Vibrazioni viola
Che sensazione di leggera follia sta colorando l’anima mia…
Immaginando preparo il microfono…qualcuno…stasera gioca qualcuno…
Ragazzi, le vibrazioni viola sono forti, poi sarà Juve-Fiorentina e tutto il resto conterà meno
Che sensazione di leggera follia sta colorando l’anima mia…
Immaginando preparo il microfono…qualcuno…stasera gioca qualcuno…
Ragazzi, le vibrazioni viola sono forti, poi sarà Juve-Fiorentina e tutto il resto conterà meno
Questa, mi spiace, ma ve la beccate così.
Un giornalista qualche giorno fa mi ha detto di fare cose radiofoniche al posto della psicanalisi e così oggi “sfrutto” il blog per fare uscire quella ventata di ricordi che imperiosamente spinge la mia vita interiore senza dover ricorrere all’analista…
Ho appena letto che Bersellini è entrato nella storia per aver vinto l’ultimo campionato di soli italiani (oggi sul Corriere invece ricordavo come nel nostro mondo viola sia entrato per aver fatto giocare insieme Baggio e Antognoni) e così le immagini di quella stagione 79/80 mi hanno preso a tradimento alle spalle.
Il primo anno a Radio Blu, il primo anno senza dover andare a scuola tutti i giorni, una leggerezza e un senso di onnipotenza mai provato ne’ prima ne’ dopo.
Il primo esame dato senza problemi a scienze politiche lavorando, le vacanze in Danimarca, il divertimento con piccole grandi cose, il mondo nelle mani.
Ti sentivi padrone di tutto e avevi pochissimo: è qualcosa che non si può spiegare a chi oggi ha tanto ma si sente vuoto dentro.
Che bella domenica
E’ stata talmente sballottata e attaccata questa Fiorentina, che viene voglia di coccolarsela, come accade con un figlio che ha subito un’ingiustizia
Vittoria meritata, illuminata dal gol di Chiesa e per me dall’aver riabbracciato dopo 31 anni (eh sì, 31 anni…) Daniel Passarella
Nessun trionfalismo, per carità, ma intanto a Firenze sta tornando la voglia di calcio, aspettando quella partituccia senza importanza di mercoledì prossimo…
Cresce il PIL, cresce la propensione al risparmio degli italiani, perfino Gentiloni invita al sorriso: stiamo davvero tutti meglio?
Sento effettivamente in giro meno lamentele, ma non saprei dire se è solo un discorso di percentuali in più o se davvero dopo dieci anni è finalmente cambiato il vento.
Dieci anni che ci hanno cambiato dentro, resi più sospettosi, impauriti per il futuro, attaccatissimi al nostro particolare, all’orticello che coltiviamo.
E purtroppo questa paura e senso di disagio interiore lo abbiamo trasmesso a piene mani ai nostri figli che sono oggi molto più preoccupati di quello che perderanno (certamente hanno e gli abbiamo dato troppo) piuttosto che essere vogliosi di conquistarsi una loro vita piena ed indipendente.
Al di là dei cento o duecento euro in più in tasca, che comunque “non fanno schifo a nessuno”, come avrebbe detto il grande Gaber, sarebbe importante ritrovare quel sentimento di fiducia verso il prossimo, che poi moltiplicato per i tanti che siamo non è altro che un po’ di sano ed indispensabile ottimismo.
Non conosco i pensieri di Andrea Della Valle, ma mi permetto di dargli un consiglio non richiesto: torni al Franchi sabato pomeriggio e se ne freghi se arriva qualche coro ostile.
Non credo che avverrà perché anche la parte più oltranzista del tifo si è data la missione di sostenere la squadra sempre e comunque, però anche se accadesse, non mi pare qualcosa di particolarmente importante: piacere e andare d’accordo con tutti non si può e la libertà di pensiero è il nostro bene più prezioso.
La Fiorentina è dei tifosi affettivamente, ma appartiene molto più prosaicamente alla famiglia Della Valle, che dovrebbe averne cura come la più particolare tra le loro proprietà perché una squadra di calcio è un qualcosa che vive di emozioni e non solo di bilanci.
E nelle emozioni, si ama, a volte ci si perde, ci si arrabbia e si va oltre.
Ma quasi quattro mesi dopo Sassuolo (a Reggio Emilia) il tempo della rabbia dovrebbe essere finito e quindi sarebbe il caso di tornare a seguire tutto in prima persona.
…per essere vero.
E’ sbocciata la viola, come titolava romanticamente un giornale sportivo nelle favolose settimane del secondo scudetto?
Ovviamente nessuno lo può dire e comunque, dato per scontato che il Verona era imbarazzante, rimane il gioco espresso nel primo tempo e tre punti che fanno un gran comodo.
Thereau non è un campione, Benassi difficilmente andrà in Nazionale e Simeone (purtroppo) non è Batistuta, ma con il buon senso, un’unità di intenti e nessun mal di pancia da spogliatoio e da panchina qualcosa di buono si può fare, è nelle nostre possibilità.
Se poi sabato torna allo stadio Andrea Della Valle, che mi raccontano ormai decongestionato dai veleni della passata stagione, aggiungiamo un altro mattone per la ripartenza e per prenderci qualche soddisfazione
Chi indossa una divisa ha dei precisi doveri da cui discende la nostra fiducia nelle forze dell’ordine, che nel mio caso è molto alta.
Comunque siano andate le cose nella nauseante vicenda fiorentina dei carabinieri e delle studentesse, i due saranno giustamente allontanati dall’Arma.
Allontanati e licenziati: avranno modo di ripensare a cosa vuol dire indossare una divisa così prestigiosa.
E però… io non ho alcuna certezza su come siano andate le cose, perché la versione per cui “non abbiamo urlato per paura delle pistole” non mi convince in alcun modo.
Il tema è spinoso e riguarda il confine tra il consenso e il rifiuto di una donna non presente a se stessa davanti alla proposta di un rapporto sessuale.
Non ci sono certezze sull’argomento o almeno io non ne ho e non credo che le abbia nessuno, per questo il giudizio di un tribunale è quanto di più difficile e aleatorio ci possa essere.
Incrocio un paio di vecchie conoscenze viola e mi confermano quello che sento dire da luglio ad oggi e cioè che il clima nello spogliatotio è ottimo, non ci sono mal di pancia e il lavoro di Pioli in questo senso sta andando verso la direzione giusta.
Una squadra di bravi ragazzi, ma più scarsa tecnicamente della scorsa stagione e con zero punti in classifica non è certo il massimo della vita, ma almeno non ci sono con i veleni della passata stagione, causati soprattutto dall’allenatore.
Alla fine comunque anche questo conta qualcosa, così come conta l’appoggio incondizionato che il popolo viola ha deciso di dare a chi veste quella maglia, lasciando perdere i contrasti con la proprietà.
Tutti i fiorentini tra i quaranta e i sessanta anni gli devono qualcosa, e non solo a lui.
Quando ho saputo della morte di Gastone Moschin, mi sono messo a fare un’ideale classifica tra chi fosse il più citato tra gli “amici” che hanno segnato la nostra epoca di ragazzi molto veloci di favella e alla fine piuttosto bischeri: non c’è un vincitore.
Il Melandri è comunque quello con cui ho sentito la maggiore identificazione, preso com’ero in giovane età da certe passioni che parevano inestinguibili e che poi invece si esaurivano per consunzione naturale o per sopravvenuti arrivi.
Due scene memorabili: quando chiede al fantastico professor Sassaroli il permesso di portargli via la moglie e quello non solo gliela cede volentieri (“ho sofferto, ho sofferto come un cane per tre quarti d’ora…”), ma gli ammolla pure l’antipaticissima figliolanza, il cane enorme e la governante tedesca
E poi quando viene colto da sospetto afflato religioso per arrivare a meta con la nuova passione e si avvia portando la croce al Calvario, frustato senza pietà dagli amici.
Era l’ultimo di quegli eroi cinematografici, per me assolutamente inimitabili.
Il calcio italiano è questo, hai voglia a dare la maglia numero 10 a Insigne…
Siamo parecchio autoreferenziali, ci diciamo tra noi quanto siamo bravi, pensiamo ai 100 milioni di Belotti, ai 40 di Bernardeschi e poi veniamo umiliati da una Spagna poco più che normale
Una bella botta per tutti, ma il talento purtroppo non si allena, o li hai o non lo hai e nella seconda ipotesi ti devi arrangiare, magari con molta meno presunzione