Una cosa è certa ed incontrovertibile: i Della Valle e la minoranza rumorosa che contesta la proprietà viola hanno a cuore la Fiorentina.

Ed è questo il punto di partenza da cui si dovrebbe cominciare a costruire un dialogo che per ora sembra essere tra sordi.

Ho molto apprezzato l’uscita di Andrea, soprattutto per il tono: sembrava una persona ferita che vorrebbe ripartire, ma che viene bloccata dalla paura di soffrire ancora.

Si può discutere a lungo sul fatto che un proprietario di club calcistico di alto livello debba o possa sopportare gli insulti, sarebbe però un dibattito assurdo perché qui non esistono regole.

E se Andrea Della Valle non ne può più (secondo me a ragione) di venire offeso allo stadio, non si può che prenderne atto e cercare soluzioni alternative, fermo restando che ognuno è libero di esprimere il proprio dissenso.

Ci vorrebbe un passo indietro delle due parti, proprio partendo dal concetto che l’unica cosa che conta è la Fiorentina: la minoranza rumorosa contesta (quando è il caso) civilmente e Andrea Della Valle torna a Firenze mettendoci molto del suo in termini di entusiasmo e anche un po’ economici.

Sembrerebbe facile, ma ci sono dei muri molto spessi da abbattere e magari c’è anche chi ha piacere che quei muri restino in piedi.

Ho scoperto il Natale a 19 anni, con il mio primo pranzo a casa della ragazza con cui stavo insieme, alle elementari e alle medie il 25 dicembre andavo a scuola, pensa un po’.

Mi piacque moltissimo tutto, specialmente l’atmosfera che si creava nella preparazione del pranzo e poi quando si aprivano i regali.

Certo, eravamo solo in sei e posso quindi ben capire il giramento di scatole dello stare per ore a tavola con un’altra quindicina di persone che vedi una volta l’anno e che magari non ti restano neppure simpatiche.

Diciamo che i miei ultimi Natali assomigliavano (parecchio in peggio) alla Fiorentina di Mihajlovic e avevo  quindi perso certe sensazioni che invece per fortuna sto riassaporando in questo dicembre 2017.

Per esempio, i regali: che state preparando?

Vi piace più riceverli o farli?

Come mascherate la delusione se quello che scartate proprio non vi piace? O se capite che quello a cui avevate pensato non è gradito da chi lo riceve?

Sono curioso…

Una di quelle partite che quando ero ragazzo mi facevano tornare a casa livido di rabbia, più che se avessimo perso.

La mancanza del gol, l’impotenza in fase realizzativa è per quanto di maggiormente frustrante ci sia nel calcio, oggi ci aggiungiamo l’aggravante di non avere in pratica giocato il primo tempo per motivi sinceramente oscuri.

Peccato, davvero peccato, perché avremmo dato una bella scrollata alla classifica e ci saremmo regalati prospettive interessanti di fine anno.

L’errore più clamoroso resta quello di Simeone su assist perfetto rasoterra di Chiesa, da quella posizione un attaccante deve prendere almeno la porta, poi il portiere può anche fare il miracolo.

Non avremmo rubato la vittoria, ma il Genoa ci ha in pratica incartato la partita come noi a Napoli una settimana fa e senza qualcuno che inventa qualcosa queste partite si sbloccano con enorme difficoltà.

Come sarebbe andata nella passata stagione se in panchina avessimo avuto un allenatore normale, perfino bravo e non ostile alla società?

Perchè non si discute sul fatto che tecnicamente la squadra di un anno fa fosse più forte di questa, che però ci mette qualcosa in più, anzi molto in più, sul piano della grinta, della concentrazione e della volontà.

Ripenso agli ultimi dieci minuti di ieri, con Benassi e soprattutto Veretout a tascinare tutti in avanti per non arrivare ai supplementari, poi è chiaro che contano gli episodi (vedi rigore stupido preso dalla Samp), però la voglia di vincere si vedeva benissimo.

Cominciamo a divertirci ed è una sensazione inattesa dopo mesi di nuvole nere e mugugni senza fine.

 

 

(Da un amico) Per il problema “virus” se usate Firefox o Chrome come browser potete installare l’ add on NOSCRIPT che blocca una bella fetta di queste porcherie

L’ho tenuta a casa per una notte, nel giugno 2001: Chiesa era venuto in TV con un bambino pestifero sempre in movimento e l’aveva portata lì con lui.

La Fiorentina era talmente disorganizzata che il buon Enrico non sapeva a chi lasciarla e allora dissi che me la sarei portata via io, promettendo solennemente la restituzione la mattina successiva.

Ricordo Valentina sdraiata sul divano a giocarci e io che me la guardavo e riguardavo, cercando spesso con lo sguardo gli anni d’oro, 1940, 1961, 1966, 1975, 1996 e apppunto il 2001 con accanto quel magnifico nome: Fiorentina.

Mi spiacque separarmene, ma dovevo consegnare il “malloppo” in Piazza Savonarola e così feci, ma se per caso un giorno dovesse succedere…chiederei di averla con me almeno per un’ora!

Un punto che vale molto di più di quello di Roma, per la forza dell’avversario e per quei trenta minuti nel primo tempo, davvero da grande squadra.

All’intervallo il tabellino racconta di tre tiri nello specchio della Fiorentina (occasione clamorosa di Simeone) e zero del Napoli, poi è chiaro che avremmo pagato qualcosa, ma abbiamo concesso il giusto e trovato un gran Sportello.

Il pareggio è giusto e in questa valutazione c’è tutta la nostra forza perché un punto a Napoli davvero non lo prevedeva nessuno

Direi che le cose si stanno mettendo al meglio, anche se la classifica è sempre quella, ma voglio vedere se anche stasera ci sono quelli che pensano ai Della Valle…

“Io mi sento fiorentino e per fortuna lo sono”: ho omesso il non e il purtroppo dall’ultima fatica di Gaber per spiegare il mio sentire.

Essere nati a Firenze è, per usare un francesismo, un colpo di culo eccezionale, magari se dall’altra parte esiste davvero qualcuno (cosa di cui dubito fortemente) quel giorno speriamo lontano ringrazierò con tutto il cuore.

Altra cosa è però avere a che fare con i fiorentini se arrivi da fuori, soprattutto nel calcio, che a Firenze rimane il traino sociale ed emotivo della città.

Ultimo esempio, le ragazze.

Stamani all’edicola si bubava per la sconfitta di ieri con la Juve: “eh, se almeno i Della Valle spendessero un po’…”. Lo aveva fatto anche Leonardo Vonci lunedì scorso a Viola nel cuore.

Quando le ragazze vincevano lo scudetto e la Coppa Italia, cioè sei mesi fa, a nessuno venne in mente di dire bravi ai dirigenti e alla proprietà, ora invece…

Non cambieremo mai e non vogliamo farlo perché siamo convinti che meglio di noi al mondo non ce n’è.

E forse abbiamo pure ragione.

Cercgiamo di  essere obiettivi: il Napoli è molto più forte di noi, ma meglio di adesso non sarebbe stato possibile affrontarlo.

Sono in fase discendente, il gioco brillante poco si addice al dicembre calcistico e hanno preso due botte terrificanti.

Aggiungiamoci che tornano oggi dall’Olanda e ricordo bene la stanchezza dei viaggi europei, mentre noi l’abbiamo preparata con tranquillità in tutta la settimana.

Insomma, partiamo battuti, ma non è detto, proprio non è detto…

Volevamo questo dalla partita: i tre punti con una prova convincente.

D’accordo era il Sassuolo, ma qualche settimana fa era il Crotone e dopo la Spal…

Non montiamoci la testa e stiamo concentrati sul traguardo, che è il settimo posto: prova convincente da parte di tutta la squadra, con la sorpresa Laurini.

Ci sentiamo domani sera a Viola nel cuore.

Saranno gli anni che passano, sarà che gli avvenimenti personali hanno innescato negli ultimi tempi dei meccanismi particolari, sarà quello che volete, ma ancora una volta mi sono fortemente emozionato allo scorrere delle immagini delle vittorie viola innervate dalla musica di Giacomo Puccini che, pur essendo nato a Lucca, sono certo che avrebbe tifato Fiorentina e non Juventus.

E’ accaduto ieri sera alla sesta edizione della Hall of Fame.

Da un certo punto in poi ho visto scorrere frammenti di vita, a cominciare dalla Coppa Italia del 1966 (mi ricordo vagamente qualcosa), lo scudetto (quello sì che è rimasto dentro) e poi ancora la Coppa Italia del 1975 e dopo ancora i (purtroppo) pochi successi raccontati dalla mia privilegiata posizione di radiocronista.

E poi un flash al momento dell’inno finale, ripensando a Cosimo che allo stadio lo canta con convinzione.

Sono passati cinquanta anni da quando ero alle elementari e lo mettevo e rimettevo nel mangiadischi nel salotto di casa mia, sul lato B del 45 giri c’era “Alè alé Fiorentina” ed è un passaggio generazionale che ha ben pochi altri riscontri.

Una sorta di iniziazione che ti coinvolge e che ti fa tornare bambino: come si fa a non amare questa squadra?

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