Tu arbitro hai l’obbligo di andare a controllare di persona quello che ti hanno segnalato.
Poi decidi come meglio credi, ma ci vai.
Era già successo a Cagliari è sempre con la Juve di mezzo: mano di Bernardeschi in area e non viene neanche un dubbio, non si va a rivedere l’azione.
Difficile non pensare male, ma mi sforzerò…
Abbiamo giocato un’ottima partita con il peso di chi di solito le partite le decide, il portiere e il centravanti.
Meritavamo almeno il pareggio e ci girano, giustamente, moltissimo.
Pessima l’esultanza di Bernardeschi: si può essere milionari, giocare benissimo a calcio, ma lo stile non si compra da nessuna parte.

I nemici bisogna sceglierseli di un certo livello, vale nella vita come nello sport.
Personalmente è da un bel po’ che ho smesso di perdere tempo con gli stupidi/e, meglio i cattivi, se dotati di un minimo di intelligenza, almeno ti tengono allenato il cervello…
Nel calcio, insieme a circa un altro milione di persone, della stessa fede viola sparsi nel mondo ho scelto da una cinquantina d’anni l’avversario massimo che si possa avere: la Juve.
E hai voglia a dirmi che è provinciale tutto questo, tanto non mi smuovono: quella con “Lei”, come la chiamava il grande Mario Ciuffi, non sarà mai una partita come le altre.
E non lo sarà neanche domani, perché a suo modo ogni Fiorentina-Juventus ti resta appiccicato sulla pelle e me li ricordo tutte o quasi le sfide contro un avversario da rispettare sul campo, ma da battere in qualsiasi modo possibile.

Ho avuto la fortuna di presentare tanti momenti viola negli ultimi venticinque anni, in alcuni casi avevo una strizza tremenda perchè non è affatto facile stare con un microfono in mano e parlare ad uno stadio pieno prima o dopo una partita importante: trentamila persone che ti ascoltano e se dici una bischerata o hai un’amnesia o un mancamento, sai che figura.
Ieri è stato uno dei pomeriggi più belli tra tutti quelli, e sono tanti, che la Fiorentina mi ha permesso di vivere da quando ho iniziato a cercare di fare il giornalista.
Il posto: Palazzo Vecchio.
Il libro di Chantal Borgonovo e Mapi Denna: bellissimo e appassionante.
La Fiorentina: Antognoni, Pin, Di Chiara, Pioli, Carobbi, Malusci, Roggi, mi sembrava di giocare anch’io in quella squadra.
Il pubblico: numeroso e partecipativo, con tantissime donne, a conferma che questo è un libro che parla soprattutto d’amore, oltre che di calcio e di dolore.
Il calore delle persone che ho nel cuore: Cristina e i miei figli, seduti in platea insieme agli amici più cari.
Un’ora davvero indimenticabile: grazie Stefano, per me è come se avessi segnato ancora il gol alla Juve al 90°, il sogno di tutti i fiorentini….

Gran vittoria, sotto tutti i punti di vista.
Tre punti che irrobustiscono la calssifica e tolgono un bel po’ di veleni nella settimana santa, calcisticamente parlando.
Il gol di Chiesa è da ricordare a lungo, un po’ come la frittata di Sportiello, ma alla fine il risultato è giusto.

Mi emozionerò certamente questo pomeriggio alle 17 nella Sala d’arme a Palazzo Vecchio quando presenterò il libro di Chantal Borgonovo e Mapi Danna “Una vita in gioco. L’amore, il calcio, la SLA” perché quel Fiorentina-Milan di quasi dieci anni fa, con Roberto che al Franchi porta in giro Stefano in carrozzina è stata la radiocronaca più difficile della mia vita.
Un groppo in gola mi ha accompagnato in quei minuti in cui Stefano salutava chi gli voleva bene, ed eravamo tantisismi.
Ci saranno, oltre naturalmente alle autrici, anche Antognoni e Pioli, tanta Fiorentina di ieri e di oggi, ma soprattutto è come se ci fosse lui, Stefano, pronto a fulminarci con una delle sue battute.
Sarà molto bello e molto difficile, però è un grande onore poterlo fare dopo aver raccontato replica orologi tutti i suoi gol con la maglia che più ha amato.

Non so se porteranno i tre punti pomeriggio, ma era l’ora che i Della Valle rientrassero mediaticamente in scena.
Non importano le dichiarazioni, meglio facciano sentire a Pioli e ai giocatori che i proprietari sono loro e che non siamo una società in balia di se stessa.
Ci sono squadre in autofinanziamento da anni, squadre che fanno perfino utili e non hanno neanche minimamente la nostra immagine negativa tra i propri tifosi.
È probabile che il rapporto con la parte più calda e appassionata dello stadio sia irrimediabilmente rotto, ma se si vuole tentare una ricucitura converrà riflettere bene su come si sia arrivati a questo punto con i tifosi.
Tifosi e non clienti.

Dispiace per Babacar, ma alla fine è stato meglio così per tutti, soprattutto per la Fiorentina.
Mi accorgo con tristezza che sto facendo ancora una volta un discorso economico come per molti altri casi nel passato, ma questa è oggi la Fiorentina, senza un filo di romanticismo, nonostante gli apprezzabili tentativi di Salica e Antognoni di conservare un minimo di feeling tra tifosi e proprietà.
Ci sono più soldi in cassa e meno da spendere di ingaggio, Falcinelli non è affatto male e quasi certamente Dabo sarà più utile del fantasma Sanchez, però i quattro terzini sono sempre gli stessi e soprattutto il cielo viola è sempre più grigio.
Peccato, perché l’amore rimane, ma è sotterrato da malintesi, ripicche, distacchi, uscite mediatiche sbagliate.
Ci sono squadre che nel passato e nel presente si sono autofinanziate senza portarsi dietro tutto questo macigno di scontentezza che il silenzio dei Della Valle contribuisce sensibilmente a far crescere.
Sentiremo cosa racconterà oggi Corvino nel consueto incontro post mercato, sperando che i toni siano più adatti alla situazione molto difficile che stiamo vivendo

Ho molta comprensione per il lavoro di Corvino perchè gli è stato chiesto di ridurre del 40% il monte ingaggi, portare una plusvalenza significativa e allestire una squadra buona per traguardi europei.
Dura per tutti, soprattutto per il terzo obiettivo, che è poi l’unico che interessa veramente chi ama la Fiorentina.
Ne ho molta meno di comprensione per Pantaleo quando invece riparte con il vecchio refrain dell’ostilità ambientale.
Ci sono modi e tempi per le uscite mediatiche e Corvino spesso sbaglia gli uni e gli altri.
Dopo una sconfitta umiliante come quella contro il Verona non ha senso parlare ancora una volta dei nemici interni, i vecchi rosiconi di Diego Della Valle, oppure, per dirla in salsa pugliese, “quelli che la mattina si alzano pensando a come fare del male alla Fiorentina”.
Ci sono e ci saranno, ma non giocano e non c’entrano proprio niente col disastro delle ultime due partite.
Quando sei in queste condizioni, devi umilmente tenere la testa bassa e cercare di capire, e magari spiegare, il perché ci stiamo liquefacendo, altro che dare la caccia a chi sta dietro a un microfono o a una tastiera.
Basta poi col pensare che il tifoso viola sia condizionabile da chi parla o scrive perché è un insulto alla sua intelligenza.
Se in migliaia urlano la propria rabbia e in fondo il proprio amore per la Fiorentina, converrebbe incanalare le energie in altro modo piuttosto che combattere contro i soliti fantasmi.

Sgombriamo subito il campo dai possibili equivoci: le responsabilità di questo disastro sono a cascata, cioè partono dalla proprietà che ha scelto Corvino e Pioli fisando paletti che paiono muri insormontabili.
Poi Corvino e Pioli (si spera anche Pioli) hanno scelto questi giocatori che ieri si sono dimostrati indegni di vestire la maglia viola, doppiando secondo me l’infamia del marzo 2012, quando ne prendemmo cinque, e potevano essere di più, dalla Juve.
Detto questo, e augurandomi da innamorato della Fiorentina che la crisi sia circoscritta a queste due giornate, c’è da capire cosa diavolo sia accaduto dal successo di Cagliari e dalle due ottime partite contro Milan e Inter ad oggi.
Perché Pezzella, Veretout e Chiesa sembrano la controfigura di ciò che hanno rappresentato per almeno tre mesi?
La questione tecnica parte da loro, che sono stati il valore aggiunto e che ieri hanno preso un bel 12, ma complessivo, da dividersi cioè equamente in tre.
Gli altri sono sempre più o meno gli stessi: Astori lo abbiamo forse sopravvalutato, Benassi è come se non fosse ancora arrivato, Badelj avrebbe fatto rispolverare a Ciuffi la famosa frase dell’impiegato del Catasto, Simeone è solo generoso e Laurini e Biraghi sono appunto Laurini e Biraghi, basta vedere il costo del loro cartellino.
Niente disfattismo, ma una sana analisi della situazione.
Speriamo la facciano anche a Casette d’Ete perché qui sta andando tutto a rotoli.

Che dirà da lassù Valter Tanturli?
Scuoterà sconsolato il testone, immagino.
La storia dello striscione del Veisseux bocciato dal Gos non è triste, ma ridicola.
Dov’è finita l’ironia fiorentina e cosa c’era di offensivo nello scrivere “Allora seguitate! Quando ci liberate?”?
Odio il moralismo e mi sembra si stia andando verso una deriva pericolosa e, ripeto, ridicola.
Se davvero è stata la società ad imporlo, dovrà essere la società stessa a sbrogliare una situazione che si sta incancrenendo e in cui perdiamo tutti.
E lo striscione fatelo entrare, ve lo scrive uno che ha una certa esperienza in materia e che non si è mai sognato di chiamare la Digos per offese a mezzo lenzuolate ben più gravi.

…a vivere senza ammazzare?
Vale per gli ebrei, cattolici, misulmani, tutti.
Oggi ho scoperto che mio zio Pierluigi, ammazzato dai nazisti nel 1944 insieme al fratello Alberto, frequentava come me il Duca D’Aosta e nel 1938 fu espulso insieme a tanti altri ragazzi tra cui il babbo di Massimo e Ruben Lopes Pegna perché “di razza ebraica”.
Ho pensato alla fortuna che ho avuto a nascere qualche decennio più tardi e a tutti gli idioti che mi hanno insultato e mi insultano perché sono nato da genitori ebrei.
Non riesco neanche più ad arrabbiarmi perché a oltre 57 anni ho capito da un po’ di tempo che non vale la pena sprecare energie con chi non è munito di cervello.
Il problema di fondo è uno solo: quanto ce ne sono in Italia e nel mondo?

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