Mi ha smosso qualcosa dentro e niente sarà come prima, lo scrivo il giorno dopo, non pretendendo certo che altri la pensino come me.
Non so cosa succederà al prossimo Fiorentina-Juventus, ma riesco a riconoscere le emozioni, e quella dei bianconeri che entrano tra gli applausi viola nella Chiesa di Piazza Santa Croce è tra le più forti degli ultimi anni, più ancora di quando vidi il Milan schierato al gran completo al Franchi per Stefano.
Il saluto ai tifosi viola di Buffon con gli occhi lucidi è qualcosa che va al di là del calcio, è la fratellanza nello sport e dunque nella vita.
Sono stati semplicemente meravigliosi: non era un atto dovuto e nessuno avrebbe avuto qualcosa da obiettare se si fosse presentato solo un dirigente rimasto in Italia.
Qualche volta ho esagerato anch’io, per la rabbia di Cagliari e Avellino, ma da ieri sono ancora più convinto che siano solo avversari, i più forti e dunque i peggiori, ma mai nemici.
E se qualcuno allo stadio continuerà con i cori idioti, avrò pietà per loro.

Vanno trovate le parole giuste, i toni giusti e non è facile.
Passata l’emotività dei primi momenti è come se ci rendessimo conto con la sua assenza di cosa sia veramente successo, e sarà così soprattutto domenica, prima, durante e dopo la partita.
Mi hanno colpito le manifestazioni di affetto degli altri tifosi, soprattutto degli juventini: esiste una parte sana nel calcio, ed è la maggioranza, in cui l’altro è l’avversario e mai il nemico da abbattere.
Speriamo serva per il futuro.
Ho pensato fin da domenica che questa tragedia sia come il fallimento del 2002, che fu poi in chiave calcistica, quindi per questo molto meno grave, la riedizione dell’alluvione del 1966, che sia insomma qualcosa che unisca tutti, indistintamente.
Era questo il pensiero di Davide Astori, uno che si batteva da dentro lo spogliatoio, in campo e davanti a telecamere e taccuini perché la Fiorentina ripartisse e trovasse slancio tra la propria gente.
Non è retorica pensare che gli piacerebbe moltissimo un nuovo rinascimento viola, a cui lui insieme ai grandi del passato, compreso Mario Ciuffi, darà la sua benedizione dall’altra parte del cielo, sempre sperando che da quelle parti qualcosa esista veramente.

Tutti noi ricorderemo tra vent’anni cosa stavamo facendo quando abbiamo saputo.
E questo vale più di mille altri commenti a spiegare quello che è successo oggi.
La vita si dice che sia una roulette: ecco, oggi mi piacerebbe che avessero chiuso il casinò e che la pallina smettesse di girare.
Ciao Davide.

Imbecilli di Pavia, potreste fare un salto a Firenze e regalare anche al sottoscritto la certificazione gentilmente fornita in Lombardia?
Potreste cioè attaccare anche al mio appartamento l’adesivo di antifascista?
In questo giorno così incerto per il futuro, è una delle poche certezze politiche che ho: ero, sono e sarò sempre un antifascista e un anti a qualsiasi dittatura, nera o rossa che sia.
Grazie per il servizio e…buon voto a tutti.

Non siamo decisamente un popolo di montanari.
Parlo di noi fiorentini, felicemente stupiti del bianco che sta coprendo in queste ore la città e io ogni volta mi stupisco dello stupore.
Piace molto anche a me il paesaggio imbiancato, e per questo molto inusuale, che vedo dalla finestra, però sono sorpreso dal totale blocco delle nostre normali attività.
Passi per i figli felici di non andare a scuola (e chi non lo sarebbe?), ma insieme alla neve fioccano le disdette degli appuntamenti della giornata: a quest’ora ne ho già avute due sul cellulare.
Insomma, ci blocchiamo del tutto o quasi ed è come se avessimo un ideale camino da accendere per riscaldarci insieme alle persone che amiamo.
E allora (per chi può, naturalmente) facciamolo davvero, stacchiamo la spina, accarezziamo e ricarichiamo le batterie, magari dopo un paio di pallate tirate per puro divertimento.

Non avevo ancora 24 anni e mi trovai nella sede viola con Tito Corsi e altri due signori molto più anziani ed esperti di me a trattare per gli allora misteriosi diritti radiofonici: quanto ero esuberante, impetuoso ed impaziente!
Volevo tutto e subito e a pensarci ora è quasi incredibile che questa frenesia non mi abbia troppo fregato nella gestione degli affari.
Andò a finire che la radiocronaca la prendemmo in 3: Radio Blu (considerata l’intrusa, perché di Prato), Radio One e Radio Firenze, però in trasferta ci andavo soltanto io e così in poco tempo sbaragliai il campo costruendomi una piccola fortuna mediatica.
Da quel lontano 1984 è passata una vita, ho archiviato mogli e passaggi radiofonici, ho tre figli e alla fine sono diventato un po’ più tranquillo nell’affrontare il mondo che mi circonda.
I diritti radiofonici si sono trasformati da incubo (bisogna prenderli a tutti i costi, contro tutto e tutti!) ad argomento di programmazione aziendale per un qualcosa che mi è cresciuto tra le mani e di cui sono orgoglioso, anche perché comprende l’assunzione di diverse persone.
E quindi, programmando…, abbiamo deciso di continuare il rapporto con la Fiorentina, o la Fiorentina ha deciso di continuare il rapporto con noi, insomma: andremo avanti insieme fino al 2021.
Per qualcuno è una bella notizia, per altri no, a me fa piacere vedere cosa siamo orologi replica diventati e dare così un senso ad un sogno cominciato quasi per scherzo oltre quartanta anni fa in due stanze di un seminterrato a Sesto Fiorentino.

Vittoria con qualche affanno di troppo, ma giusta e con un gran gol di Biraghi, uno che ne aveva assolutamente bisogno.
Purtroppo il nostro attacco è questo, concretizza pochissimo, pur buttando sempre il cuore oltre l’ostacolo, ma bisogna metterla dentro e con Simeone e Falcinelli facciamo una fatica tremenda.
Coraggioso pioli nel buttare dentro Cristoforo, scelta su cui non avrebbe scommesso nessuno e invece ha avuto ragione lui.
Siamo nuovamente nella parte sinistra della classifica, non sarà molto, ma nei momenti di vacche magre bisogna accontentarsi.
E dopo aver vinto io sono sempre più incline ad una visione ottimistica della vita.

Stamani mi sono sentito un tifoso dell’Atalanta.
Stavo seguendo poco prima delle 6 Rainews24 e volevo vedere i gol delle italiane in Coppa.
La partita più importante era certamente Atalanta-Borussia Dortmund, la più combattuta, la più prestigiosa.
E cosa ti fanno sul cosiddetto servizio pubblico? Mandano in onda tutte le reti, tranne quelle di Bergamo: fantastico.
Atalanta-Borussia saltata, come se non si fosse giocata e allora mi sono venuti in mente i tanti episodi che hanno fatto infuriare i tifosi viola, a cominciare da quello che è stato una mia piccola fortuna, nel novembre 1984.
Quando decisero alla Rai di ignorare Anderlecht-Fiorentina dandomi l’input per organizzare in un giorno la radiocronaca dal Belgio: faticosissimo, ma esaltante.
Ma il canone non lo pagano (più o meno) tutti in Italia?

Camilla vota per la prima volta e ho provato a darle una mia spiegazione sull’essere orientati a destra o a sinistra nello schieramento politico.
La destra, le ho detto, privilegia il merito, la sinistra vorrebbe una più equa distribuzione della ricchezza partendo dal presupposto che si possa stare anche un po’ peggio se poi chi ci circonda ne guadagna in tutti i sensi.
Le ho praticamente spiattellato i principi ispiratori della mia vita nella cosiddetta polis, evidenziando così la contraddizione che mi porto dietro da tempo: ho dei pensieri di destra pur avendo sempre votato, tranne la prima volta i radicali, prima il PCI e poi via via ciò che quel partito è diventato.
Speravo che la sinistra diventasse sempre più socialdemocrazia e sempre meno centralismo democratico, cosa che in effetti sotto diversi aspetti è avvenuta, ma in salsa italiana, con cioè tutti i nostri quasi secolari difetti.
E adesso?
Sono nella totale incertezza: non rinnego il lavoro di Renzi, ma di fronte al dispiegarsi degli imbarazzi della Boschi e alla sua nuova discesa (anzi salita, a Bolzano…) in campo ho provato un forte disagio, acuito dal cambio di casacca di ex forzisti ed ex ciellini a cui purtroppo andrebbe il mio voto fiorentino.
Apprezzo Gentiloni, però dovrebbe essere veramente sorretto da tutti e non mi pare sia il caso attuale.
Dall’altra parte mi riconosco in alcune affermazioni di Salvini a proposito degli immigrati e sull’Islam, oltre al concetto che prima vengono gli italiani.
Mi vengono però i brividi quando sento certi accostamenti e certe mancate prese di distanza dal fascismo e dall’autoritarismo.
Il cuore batte (anzi, batterebbe) a sinistra, ma la testa è orientata a destra, un bel caso di strabismo politico e non credo di essere l’unico a provare questo disagio.
Andrò a comprarmi un paio di mollette per il naso e una maschera anti-politica, entrerò nella cabina elettorale e metterò il mio segno su quello che mi sembrerà il meno peggio, ma non era così che avevo immaginato il mio Paese qualche anno fa.

Un punto che non serve a niente se non a tamponare parzialmente le critiche del 2018.
Abbiamo giocato un gran primo tempo, ma il calcio ha regole precise, anche se non scritte, e la prima è che il pallone lo devi mettere dentro, poi si discute di tutto il resto.
E noi l’uomo che ci regala questa sicureza non ce l’abbiamo, in compenso abbiamo preso dodici reti da palla inattiva e quindi vuol dire che dietro non siamo proprio delle aquile, a dispetto del valore di Astori e Pezzella che sono certamente di buon livello.
Così finisce che non abbiamo battuto nemmeno questa volta chi ci precede in classifica rimanendo nella parte sinistra e ricominciando una settimana grigia perché il lunedì è proprio brutto quando non vince la Fiorentina.

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