Ad un certo punto pensavo che potessero entrare in campo anche Benalouane, Tino Costa o Richards perché c’erano proprio tutti e tutti (purtroppo) inseme: Maxi Olivera, Cristoforo, Dragowski, Bruno Gaspar…

Che brutta conclusione di campionato, che amarezza vedere la Fiorentina sballottata così, da una parte all’altra del campo, senza idee, pesante nelle gambe e con una confusione totale nella testa.

Niente prova dignitosa, uno sbracamento totale che non rende merito prima di tutto alla Fiorentina stessa, che è stata complessivamente molto più che dignitosa e a tratti trascinante.

Vabbeh, voltiamo pagina, stando molto attenti alle valutazioni da fare, a cominciare da Saponara e con qualche dubbio anche su Pezzella, che ha giocato un girone di ritorno all’altezza del Gonzalo Rodriguez della passata  stagione, cioè davvero poca roba.

Ci aspetta una prova di maturità, giocare una partita inutile col solo stimolo di finire bene una stagione comunque da ricordare.

Vincere a San Siro non è mai banale, fare un dispetto al Milan è divertente.

Magari con una doppietta di Chiesa, per perdere la scommessa…

Sono sempre stato severo con me stesso e di conseguenza anche con le persone che mi sono state e mi sono accanto: prima il dovere e poi il piacere è da una quarantina d’anni il mio pensiero di riferimento.

Ho sempre sperato che chi sta dalla mia parte fosse migliore degli altri: più corretto, più leale, più intelligente.

E’ per questo che a volte mi lancio in battaglie assolutamente anacronistiche e autolesionistiche con i “miei” tifosi a proposito di cori e striscioni, ma il calcio è ben altra cosa rispetto alla vita e alla morte.

Il mio rapporto con la religione con cui casualmente sono nato è tendente allo zero: non sono credente, non seguo nessuna delle oltre 600 regole dell’ebraismo, rimango iscritto alla Counità di Firenze solo per non recidere completamente il filo che mi lega ai miei primi quattordici anni di vita.

Mi sento profondamente italiano, ma, appunto, contano anche le mie radici ed è per questo che da decenni tengo a precisare con tutti che l’essere ebreo non vuol dire automaticamente essere israeliano o filo-israeliano.

E’ da tanto che provo un profondo imbarazzo, e a volte anche rabbia, per quello che sta succedendo a Gaza, per i morti palestinesi che pesano meno di quelli israeliani,  per questa poltica dell’odio inestinguibile adottata da entrambe le parti.

Si può morire nel 2018 per un cambio di ambasciata di cui nessuno sentiva il bisogno?

 

Il ragazzo è di quelli che ti sarebbe piaciuto avere come figlio o, in alternativa, come possibile genero.

Certo, conoscendo il babbo era più che probabile che venisse fuori qualcosa del genere, tralasciando i meriti della mamma, che si ritrova a gestire in casa un ottimo calciatore e un ex campione.

Roba da chiedere di allargare le stanze per via dell’ego incontenibile, ma non è il caso della famiglia Chiesa, che sta mettendo in cantiere anche un altro quattordicenne di belle speranze, per ora alla Settignanese.

Intanto Federico rilancia e visto che quasi sicuramente non vincerà la scommessa degli otto gol ripropone la sfida per la prossima stagione, sempre con l’intento di aiutare la Fondazione Borgonovo.

Ne riparleremo, magari domenica alle 20.50 mi ritrovo a prenotare ancora una volta il locale per la classica merenda di fine campionato…

Siamo crollati nel momeno più inaspettato, quando tutti, ma veramente tutti, eravamo là a spingere per la realizzazione di una mini impresa che sarebbe restata nella storia.

Non vorrei comunque che si enfatizasse troppo la portata del traguardo mancato: erano i prelimiari di Europa Leagues, non la Champions, perché a me pare che si stia un po’ esagerando, altrimenti davvero i tanti quarti posti degli anni passati dovevano essere festeggiati come scudetti.

Comunque sia, ieri proprio non c’eravamo e il Cagliari non ha rubato niente.

Dispiace perchè l’idea di giocarsela in un colpo solo a Milano era affascinante, ma si vede che non ne avevano più e che anche la lucidità era venuta meno, vedi la doppia follia di Veretout nel finale.

Adesso ci vuole molta intelligenza per capire chi tenere e chi no, e la portata storica di quello che è stato fatto negli ultimi settanta giorni avrà un valore definitivo solo se sarà la base per un salto di qualità che solo una maggiore disponibilità economica, oltre naturalmente all’abilità di Corvino, potrà garantire.

I miei rapporti con la Curva Fiesole non esistono.

Dai dieci ai diciotto anni sono sempre andato in Ferrovia e quando poi ho avuto la fortuna e la perseveranza di fare questo mestiere mi sono sempre avvicinato con molta circospezione al mondo del tifo.

Per ragioni generazionali ho conosciuto qualcuno dei capi storici degli anni ottanta e novanta (mai il Pompa, però, che più o meno tutti, dopo la sua morte, affermano di aver frequentato…), alcuni li ho apprezzati, altri meno: questione di gusti ed empatia.

So per certo di non piacere alla nuova leva del cuore caldo della Fiesole, a cui riconosco la coerenza di non esporsi mai mediaticamente in prima persona, evitando così individualismi.

A me loro piacciono per alcune cose e li contesto per altre, ormai lo sapete benissimo, e non me la prendo se mi fanno cori o striscioni contro: tutta pubblicità.

Detto tutto questo, ci vorrei vedere più chiaro sulla storia dei Daspo e soprattutto vorrei capire il perché a Firenze le cose funzionano in un certo modo e a Napoli e a Roma in un altro.

Non esiste giustizia esemplare, tutti devono essere giudicati con lo stesso metro e questo credo che sia il fondamento di una società civile.

Non capisco neanche il perché i ragazzi della Curva non debbano protestare contro ciò che ritengono ingiusto stando in silenzio per venti minuti: hanno forse altre forme di dissenso che diano risalto al loro malcontento?

La mia non è una curiosità polemica, anzi.

L’Italia viene prima di qualsiasi ideologia, ammesso che si possa vivere di costruzioni mentali precostituite che poi spesso vanno ad infrangersi col vivere quotidiano e coi problemi di tutti noi.

Tra l’altro ho sempre cercato di pensare con la mia testa.

Non mi sono mai legato a nessuna schiera: magari non morirò pecora nera come cantava il poeta, perché non è nella mia indole essere e comunque contro, ma non ho mai avuto bisogno del gruppo, che fosse politico o religioso, per sentirmi a mio agio nella società.

Ecco perché attendo incuriosito i risultati di questo nuovo Governo che si va formando, e se farà meglio dei precedenti non avrò problemi a riconoscerlo e magari pure a votarlo tra cinque anni.

Sempre ammesso che il nuovo Governo nasca e che invece che tra cinque anni si torni in cabina tra cinque mesi, e lì allora sì che sarebbero dolori.

Invito tutti a leggere il resoconto della bravata del duo Casamonica in un bar gestito da una coppia romena alla periferia di Roma.

Una ferocia gratuita, che nasce dalla certezza di essere impuniti, di abitare in un luogo dove la legge non esiste.

Anzi, la legge la scrivono e la applicano loro, senza bisogno di noiosi iter parlamentari.

E hanno ragione, perché per misteriosi motivi queste due brave persone non sono state arrestate, ma semplicemente denunciate: sai che paura hanno in queste ore…

Se non ci fosse stato l’atteggiamento coraggioso della coppia romena e della ragazza disabile presa a cinghiate solo per aver osato dire che se non gli piaceva il bar potevano andare da un’altra parte, di questa storia vergognosa e angosciante non avremmo saputo nulla.

Di questa, come di chissà quante altre: strano che Salvini continui ad aumentare i suoi consensi elezione dopo elezione…

Cresce la consapevolezza di avere una squadra di uomini veri, con possibilità di miglioramento per molti di loro.

Vittoria bellissima e sofferta, che arriva dalla panchina, proprio da quelli che non ti aspetti, da Dabo, il migliore, a Eysseric e anche Falcinelli, che sembrava un altro.

E questo è un altro merito di Pioli, che questa stagione consacra tra i più bravi tecnici del campionato.

Il mio pessimismo sull’Europa è calato, anche se continuo a pensare che sia molto difficile, ma a due giornate dalla fine abbiamo ancora qualcosa da dire nel campionato e questo in pochi avrebbero potuto prevederlo e sperarlo.

Non tanto la partita di Genova, ma l’Europa.

A me pare che si sia creata un’attesa esagerata, che non corrisponde alla situazione reale perché siamo in fondo alle quattro che si giocano i due posti.

Bisogna fare nove punti e non è detto che bastino, quindi non dipende solo da noi.

Forse sono troppo realista o troppo scottato da delusioni più o meno recenti, intanto però vinciamo a Marassi e poi magari divento molto più ottimista anch’io.

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