Siamo sempre lì, alle scommesse: da vincere, da perdere, chissà…

Nessuno può dire con esattezza se i due arrivati valgano più o meno di Pasalic e Piaca, certamente hanno meno appeal, mentre è sicuro che l’operazione Gerson l’hanno capita davvero in pochi e tra questi mi auguro che ci sia Pioli.

Continuo a pensare che Corvino faccia più o meno bene con quello che passa da Casette d’Ete e ho chiaro quanto sia difficile far quadrare i conti, però continua a sfuggirmi un aspetto che riguarda la comunicazione.

A me non pare che la Fiorentina abbia fatto peggio della Sampdoria di questa estate o del Torino della passata sezione di mercato, e non a caso parlo di due squadre che ci sono finite dietro in classifica e che hanno vinto lo scudetto (purtroppo) dopo di noi.

Eppure i Della Valle e la loro gestione riescono ancora una volta a conquistarsi l’oscar dell’impopolarità tra i tifosi, proprio non riescono a scrollarsi di dosso questa patina di antipatia che se fossi al loro posto mi porterebbe a farmi delle domande sul modo di affrontare il rapporto con Firenze e il popolo viola.
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Il paradosso è che sono bravissimi nel comunicare in tutti i settori delle loro attività tranne che nel calcio, dove il farsi capire e trovare la sinergia con chi ti ascolta è fondamentale.

Noi siamo difficili, al limite del’impossibile, ma mi verrebbe da dire che loro non è che si impegnino più di tanto…

Il rovesciamento della sentenza sul Milan, perché oggi è così, ma domani le cose andranno certamente o forse meglio. A certe società permettono certe cose, ad altre no.

La rabbia e lo scoramento del popolo viola per una mancata qualificazione al terzo (terzo!) turno preliminare europeo preso non per meriti sul campo: e che cavoli, ma l’orgoglio?

Il prestito secco di Gerson: se va bene ci logoriamo sapendo che se ne va, se va male abbiamo buttato uno stipendio. Era indispensabile?

La strategia comunicativa dei Della Valle, semmai esiste una strategia comunicativa.

Tutto questo fermento per lo stadio e i continui rimandi viola: ma davvero siamo convinti che porti così tanti soldi? Dopo dieci anni personalmente non ne posso più.

Il muro contro muro senza se e senza ma dei ragazzi del 1926: sono preoccupato anch’io, ma non vedo alternative e temo che così non si aiuti la squadra.

Gli imbecilli e delinquenti di qualsiasi colore calcistico che si sono dati appuntamento questo pomeriggio a Moena.

Come finisce oggi col Tas?

Non ho alcuna idea precisa, ma mi piacerebbe sentire le vostre sensazioni a poche ore dal verdetto che comunque non pare scaldarci più di tanto.

Certo che pensare di organizzare una trasferta in quattro giorni non è il massimo della vita e se dovesse andare bene certamente pagheremo qualcosa in campionato perchè il tour de force estivo toglie benzina alla preparazione, ma tornare in Europa, anche in questo modo, sarebbe davvero una grande soddisfazione.

I Della Valle sono la migliore, e da anni l’unica, soluzione per la proprietà viola.

Al di là delle fantasiose uscite di questo o quell’avventuriero, uscendo dal tam tam del nipote della portinaia che ha ascoltato un lontano parente che si era detto sicuro dell’arrivo dei cinesi (boni quelli!), del fondo americano o dello sceicco, è bene che la Fiorentina resti nelle mani dei fratelli.

Basta andare dalle parti di Cesena e soprattutto Bari per capire che fine fanno certe cordate, meglio non mettersi nessuna pietra al collo…

Siamo in autofinanziamento?

Sì, ed è triste per tutti, ma a coloro che mugugnano (e io da tifoso sono tra quelli) ricordo che per gestire noi la Fiorentina senza tirare fuori un euro, situazione che parrebbe sulla carta molto semplice, bisognerebbe prima comprare la società, ripagando più o meno i Della Valle dei soldi fino ad oggi spesi e poi offrire adeguate garanzie al mondo bancario ed economico: io al momento non ce la faccio, e voi?

Detto tutto questo, vorrei sommessamente suggerire ad Andrea Della Valle che ricordare con orgoglio di aver tenuto i propri campioni è proprio il minimo sindacale per il passionale e giustamente esigente popolo viola che per entusiasmarsi avrebbe bisogno di ben altro.

Tutto questo mi riporta a quando ero un ragazzo e il compianto Melloni alla fine di ogni mercato ci raccontava come il miglior acquisto, al di là di Zagano, Ricciarelli, Zuccheri e Amenta, fosse non aver venduto Antognoni.

Ma era un altro calcio e, soprattutto, i Della Valle sono finanziariamente, molto, ma molto di più e infatti nel passato ci hanno regalato momenti di grande soddisfazione: è proprio così difficile fare uno sforzo in più?

 

P.S. In un suo post Pietro Vuturo ha fatto delle supposizioni assolutamente fuori luogo.

La democrazia però è questa: consentire a tutti di esprimersi, se non si offende.

Quindi per questo ho passato il post, certo anche che fosse dettato da un momento di rabbia che nonostante i quasi 58 anni anni ancora fa da velo a Pietro quando si parla di Fiorentina.

 

Nonostante la scarsa mia presenza televisiva, ci sono ancora molti tifosi che (bontà loro) ancora mi riconoscono e mi chiedono lumi sul futuro viola.

Al sempre presente scetticismo fiorentino inzuppato nel bartaliano “l’è tutto sbagliato, tutto da rifare” ho  controbattuto col fanciullino pascoliano che alberga dentro la mia anima da tifoso fin dai tempi in cui comprammo il povero Saltutti, che per il dodicenne David di allora doveva andare in Nazionale.

E credo molto nella frase che è ormai diventato il mio tormentone: “se prendiamo Pasalic e Piaca, un buon secondo portiere e una punta d’esperienza non siamo affatto male, certamente meglio dell’anno scorso” e sfido chiunque a darmi torto.

Il problema è che però il tormentone ce lo hanno riproposto per l’ennesima volta Corvino e la Fiorentina, perché pare che alla ducentesima puntata dello sceneggiato “Dalla Croazia con furore” Piaca e Pasalic non arrivino.

Il perché conta il giusto e poi anche questo è un film già visto e nemmeno tra i più appassionanti.

Mi date per favore qualche buon motivo per convivere con l’ottimismo?

Nel mio percorso di educazione siberiana per arrivare ad un felice e spero definitivo rapporto di coppia, sono finalmente giunto ad uno snodo fondamentale: il corretto accompagnamento della metà del cielo durante la spesa.

Dopo aver oltrepassato le colonne d’Ercole dell’Ikea, ormai doppiate con sprezzo del pericolo almeno una decina di volte negli ultimi tre anni, e dopo aver imparato un certo ordine in casa, traguardo  che mi è stato ufficialmente riconosciuto con tanto di pergamena morale, sono ora a cercare di capire cosa voglia dire “fare una spesa per la famiglia”.

E’ il caso però di ripassare un paio di definizioni guida che ho appreso con stupore negli ultimi tempi.

Frigorifero da adolescenti: trattasi del mio prezioso elettrodomestico prima della convivenza con Cristina, cioè mezzo vuoto e comunque con possibilità di concedere asilo politico a cioccolate varie e salumi assortiti Con respingimenti alla Salvini di frutta e verdura.

Prendere qualcosa per cena: frase subdola, che nasconde un mondo sommerso, perché non si specifica mai  di quante cene si parli e per quante persone.

Ovvio che in questa nebbia il discepolo (io) non sia mentalmente predisposto alla maratona e che al quarantesimo minuto all’Esselunga, in ciabatte e costume, palesi un minimo di colpevole insofferenza, che sarà poi causa di un inevitabile abbassamento sul voto finale.

Ma giuro che mi impegnerò di più per tornare alla sufficienza per poi spiccare il volo verso l’eccellenza assoluta, cioè essere spedito da solo e con fiducia “a prendere qualcosa per cena”.

A questo punto, se non dovessero arrivare Pasalic e Piaca, saremmo più o meno al livello dell’anno scorso, cioè molto orientati sul versante negativo.

Parlo di sentimento diffuso tra il popolo viola, qualcosa di indefinito e che va tenuto nella massima importanza perchè senza l’amore dei tifosi non si va da nessuna parte.

Va bene Ceccherini, ok al portiere di riserva, ma siamo ormai tutti sintonizzati da quasi un mese su quei due,   ovvero giocatori obiettivamente impensabili nel luglio 2017.

E’ anche per questo che un loro arrivo a Firenze sarebbe un segnale importante per capire che è finito un certo modo di intendere il mercato.

Aspettiamo fiduciosi, ma anche un po’ preoccupati, visti i precedenti tormentoni.

Nell’estate del 1982 la Juve aveva appena rubato lo scudetto alla Fiorentina, era infarcita di Campioni del Mondo, aveva in pratica riacquistato lo squalificato Rossi e, come se non bastasse, aveva preso i due giocatori europei più forti del momento: Platini e Boniek.

Allora come oggi sullo scudetto nessuno aveva dei dubbi: l’avrebbero rivinto loro per il terzo anno consecutivo, per una volta perfino regolarmente, dopo averlo scippato prima alla Roma (il famoso gol in fuorigioco di Turone) e poi a noi.

Il campionato era dunque una pratica già chiusa, tutti erano concentrati sulla Coppa dei Campioni, mai vinta nella storia e infatti persa ancora in finale ad Atene contro l’Amburgo.

Qualcuno vada a rivedersi come finì quella stagione in Italia, perchè nel calcio, ed è il suo bello, non esistono certezze assolute.

Neanche con Cristiano Ronaldo.

Oggi no, domani forse, ma dopodomani certamente.

Come per la rivoluzione di Gaber.

Ma quando comincia il nuovo corso dell’Italia?

E me lo chiedo senza nessun retropensiero perchè adesso quelli che ho sempre votato stanno facendo peggio di prima delle elezioni, che è un po’ come dire che Falcinelli segnerà di meno…

Solo che tra un hamburger azzannato da Salvini e una promessa di Di Maio qui stiamo ancora aspettando un primo passo verso la triplice direzione: abolizione della legge Fornero, flat tax e reddito di cittadinanza.

Personalmente mi pare vagamente possibile solo la prima, trovo (pur guadagnandoci) profondamente iniqua la seconda e completamente folle la terza, ma intanto è per quello che hanno vinto il 4 marzo.

Si decidano quindi a farci vedere se sono in grado di rispettare l’impegno con i loro elettori.

Si dice che un bravo direttore sportivo si veda soprattutto quando deve vendere, esercizio molto più difficile dell’acquisto.

E se negli anni le famose corvinate sono state obiettivamente inferiori al previsto, sul piano delle cessioni credo che Pantaleo abbia fatto veramente il massimo perchè alcuni giocatori erano veramente solo per amatori.

In questa estate dovrà però superarsi perché da Saponara in giù a me pare che pensare di ricavare, come scrivono alcuni giornali, una ventina di milioni con i cosiddetti esuberi, cioè con i vari Maxi Olivera, Cristoforo, Thereau, Eysseric sia un’impresa al limite dell’impossibile.

Se poi ci riesce, e se Rebic domani ci regala una gioia con una decina di milioni di plusvalenza, ecco pronto qualcosa di più del tesoretto e tutto sempre stando dentro il triste auto-finanziamento.

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