Meglio di così…

Partita molto difficile perché molto fisica, ma abbiamo retto bene e all fine il più fisico di tutti è stato Chiesa, che ha la freschezza dei vent’anni ed una grande classe.

Malino Muriel, e ci poteva stare, bene Simeone ed era una speranza.
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Vincere a Torino contro Mazzarri e segnando nel finale è davvero un gran bel modo per iniziare calcisticamente il 2019

Per me domani bisognerebbe partire con Muriel per poi magari cambiarlo a gara in corso.

Non so se con Simeone o Mirallas, dipende anche dallo stato di forma dei due, ma bisognerebbe cominciare con la novità.
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Il Torino ci ha sovrastato fisicamente in campionato, però alla fine eravamo noi ad essere rammaricati per il pareggio e da lì sarà bene ripartire mentalmente: la mia seconda squadra del cuore non ci è assolutamente superiore.

Me li ricordo bene quegli anni che vanno dal 1978 al 1985, anni di sofferenza interiore che però il tempo ha scolorito di quel nero dell’epoca, spruzzandoci allegramente sopra l’infido venticello  della nostalgia.

Anni in cui ero l’unico ad avere un registratore in mano in mezzo a chi mi sembrava inarrivabile: i giornalisti della carta stampata.

Quanto avrei voluto essere uno di loro, mi sembrava (e lo era!) un lavoro fantastico per cui io avrei pagato, mentre invece erano incredibilmente loro a percepire ottimi stipendi: vai al campo, parli con un giocatore, scrivi il pezzo, ci metti in tutto un paio d’ore, e il giorno dopo godi come un riccio perché la tua firma è stampata in neretto sul giornale.

Io ero l’intruso, per anni spocchiosamente nessuno mi ha rivolto la parola, a parte qualche rimprovero sgomitando  fuori dallo spogliatoio nel momento dell’uscita di un giocatore, quando perdevo la mia naturale timidezza conquistando la prima fila.

Per guadagnare un minimo di considerazione ci sono voluti almeno tre campionati di radiocronaca e i primi ingaggi di qualcuno di loro da opinionista e comunque l’aria da puzza sotto il naso con cui mi hanno guardato e trattato fin dal mio primo apparire non ancora maggiorenne è durata almeno fino alla partenza di Baggio, raccontata con scoop esclusivo grazie ai primi telefonini della storia.

Quaranta anni fa avrei preso per matto chi mi avesse detto che in un ritiro della Fiorentina non ci sarebbe stato neanche un giornalista della carta stampata (che io peraltro continuo ad adorare, la carta stampata, non il giornalista), ma solo gli inviati di due radio e di due siti internet.

E uno dei quattro inviati l’ho inviato io da editore/direttore, ha proprio ragione Venditti: che fantastica storia è la vita.

E se riuscissimo ad essere “leggermente” più positivi?

Abbiamo giocato piuttosto bene l’ultima partita del 2018, abbiamo una classifica bruttina, ma non distastrosa, è arrivato Muriel, forse ci fanno la grazia di portare un altro centrocampista, insomma non è che è proprio tutto sbagliato e tutto da rifare.

Qualcuno è messo peggio di noi e brontola meno; se solo riuscissimo a spazzare via questo grigiore generale che la stessa Fiorentina ha in gran parte contribuito a creare…

Il vice sindaco di Trieste che getta in un cassonetto le coperte di un clochard e orgogliosamente riprende tutto a favore di Facebook segna personalmente il punto di non ritorno per ciò che sento verso il genere umano.

Chili e anni di melassa buonista propinatami/ci dalla sinistra hanno fatto crescere in me imbarazzanti germogli salviniani, oltre all’insopportabile prosopopea sinistroide che vuole gli illuminati sempre i migliori di tutti.

C’è però un limite al cinismo, agli italiani che vengono prima di tutto, all’egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti, e quel limite con quella coperta gettata via con totale sprezzo del genere umano è stato varcato.

Quel clochard rimasto senza qualcosa che lo coprisse può essere italiano o straniero, non lo so e non mi interessa.

Mi è però venuto in mente che quel clochard avrei anche potuto essere io, se non avessi avuto la forza e la fortuna di “tenere” economicamente e psicologicamente dopo una separazione con tre figli che nella stragrande maggioranza dei casi è uno tsunami che si abbatte sulla parte maschile.

E non mi sarebbe affatto piaciuto se il vice sindaco della città che mi ospitava mi avesse privato dell’unica mia difesa dal gelo di questi giorni: dopo mesi di celodurismo, bisogna ricominciare a mettersi nei panni degli altri, facendo tesoro degli errori del passato.

Tutti noi maschi abbiamo lasciato e siamo stati lasciati e sto parlando ad un’ipotetica platea che va dai trent’anni in su.

Ognuno nel secondo caso reagisce a modo suo, seguendo le proprie inclinazioni, ma esiste un minimo comune denominatore che deriva dall’imprinting maschile: il senso del possesso, quella cocente frustrazione per la perdita di qualcosa che è stato nostro, una deriva esistenziale a cui le donne giungono (per fortuna) in misura nettamente inferiore alla nostra.

Una donna che ci lascia ci pare una sconfitta senza scampo, una retrocessione in serie B causata da marchiani errori arbitrali, qualcosa di aberrante che necessita di rivincita e vendetta.

Difficilmente analizziamo i motivi della fine della storia, molto spesso reagiamo con una violenza verbale,  a volte fisica, una violenza che i migliori di noi contengono nel cervello di cui ci hanno dotato (leggete a questo proposito l’ultimo bel libro di Francesco Piccolo).

Mai però avevo sentito o letto di minus habens che avevano messo il guinzaglio alla compagna da cui stavano per essere lasciati, il tutto ovviamente dopo le consuete botte inflitte con la criminale consapevolezza che è un diritto picchiarla perché il “bene” di tua proprietà sfugge di mano.

E’ successo a Napoli, ma temo che potrebbe accadere ovunque, oppure qualcuno ha davvero messo altre volte la catena ad una donna e non è stato scoperto o denunciato, e a questo punto mi pare inutile ogni ulteriore commento.

Passeggio per i Lungarni e ad un certo punto un tifoso mi fema e mi chiede se davvero abbiamo preso Muriel, alla mia risposta affermativa scuote la testa e borbotta: “l’era meglio Gabbiadini”.

Inevitabile a Firenze…

A me pare un ottimo colpo, per tempismo e caratura del giocatore, che tecnicamente vale parecchio e che deve essere adeguatamente stimolato per rendere al meglio tendendo fra l’atro ad ingrassare, e questo personalmente me lo rende parecchio simpatico.

Se poi davvero prendiamo Diawara o Rog per il centrocampo, possiamo dirci soddisfatti e pensare che forse il 2019 sarà più ricco di soddisfazioni rispetto agli ultimi tre anni, anche se non è che si debba fare chissà quale sforzo per fare qualcosa in più…

Sarò più buono nel 2019?

Molto difficile, perché più buono di così…

Confesso una certa difficoltà nello stilare un memorandum per l’anno che tra poco va ad iniziare: qualcosa ovviamente non è andato come avrei voluto, le paure per le persone che amo ci sono sempre, ma se dovessi lamentarmi del 2018 sarei veramente un ingrato.

Sono stati dodici mesi molto intensi, pieni di lavoro, di soddisfazioni e con una luce accecante ad ottobre.

L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando e questa è la novità…auguri a tutti voi.

Avremmo meritato di vincere e abbiamo giocato una partita più che dignitosa.

Due pali, altre due occasioni da gol, un rigore possibile direi che potrebbero bastare per marcare la nostra differenza su un campo da sempre difficile.

Invece abbiamo pareggiato, abbiamo fatto sette punti invece degli otto che avevo ipotizzato e siamo sempre lì, nella zona grigia della classifica.

Dispiace perché ci stiamo scivolando verso la malinconia, ci vorrebbe un mercatuccio di speranza, ma non è il caso di farci illusioni.

A me girano più stasera che mercoledì dopo il Parma, e a voi?

Non meritavamo di perderla, così come non meritavamo di vincere a Milano, il calcio è questo ed è la sua bellezza e la sua dannazione.

Non si può cambiare giudizio ad ogni partita, siamo da sesto, settimo posto: se ci arriviamo Pioli e i giocatori avranno fatto il massimo di quanto era nelle loro possibilità e le scelte di Corvino si saranno rivelate azzeccate, altrimenti si traccia una riga e si riparte.

Con o senza Corvino, con o senza Pioli.

Diverso il discorso per i Della Valle: ieri Firenze era il terzo stadio italiano per affluenza di pubblico, a poche migliaia di spettatori dalla Roma, che come città ha almeno sette volte i nostri abitanti e questa è la prima considerazione che ci porta all’amore inestinguibile del popolo viola.

La seconda è che qualsiasi bene di proprietà (e la Fiorentina, sarà bene ricordarselo è di proprietà dei Della Valle, che hanno speso 230 milioni in sedici anni, e non dei tifosi) diminuisce di valore se non fai delle manutenzioni e le manutenzioni costano, come sa bene chi deve rifare un bagno o le facciate di casa.

La traduzione del concetto è: cari fratelli Della Valle, siete proprio convinti che questo (amato, da noi) bene  sia giusto tenerlo così senza alcun intervento esterno, cioè senza un esborso economico di varia entità che consenta per esempio a gennaio l’acquisto di un attaccante decente?

Siccome è chiaro che viviamo da separati in casa, e quando si è separati in casa la colpa è di entrambi, il mio è un concetto prettamente economico, magari pensateci bene da qui al 3 gennaio e cambiate la rotta.

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