Dunque, Corvino e Montella.

Accoppiata improbabile, ma può anche darsi che funzioni, chi lo sa.

Dotati di uno straordinario ego e di una certa propensione alla permalosità, sono certamente due uomini che conoscono benissimo il proprio lavoro.

Ventiquattro anni di differenza tra loro, che vogliono dire tanto, in tutti i sensi.

E dietro e sopra ad ogni cosa, come sempre, Mario Cognigni, a cui Montella ha reso omaggio in apertura di conferenza stampa con una dichiarazione inaspettata che intendeva sanare le ferite del passato: che piaccia o no è il terzo fratello e vigila su tutto e tutti.

Questa è la Fiorentina oggi, di cui è tornato ad occuparsi anche Diego Della Valle (Andrea non ha mai smesso) e questa non è affatto una brutta notizia.

Siccome io sono di quelli che all’inizio del campionato punto sempre al meglio del meglio, anche questa volta voglio essere positivo, sperando di rivedere il gioco di Montella e pensando con tristezza a come è andato via Stefano Pioli.

Quando si è cominciato a riparlare di Montella, a pelle ho pensato che fosse una soluzione intrigante, che contraddiceva quanto ho spesso pensato dei cavalli di ritorno.

Dispiace molto per come si è arrivati a tutto questo, si poteva evitare di parlare di serietà e competenza e personalmente avrei fatto la stessa cosa di Stefano: mi sarei dimesso, non poteva fare altrimenti.

Ci voleva la scossa, e prossimamente la rivoluzione, e sono curioso di vedere cosa succederà con Corvino, responsabile almeno quanto Pioli dell’attuale situazione, che non vedo assolutamente sinergico con Montella, ma nel calcio ci sta tutto e potrebbe anche darsi che nasca una nuova coppia esplosiva, che funzionerà benissimo per il bene della Fiorentina.

Per Stefano Pioli resta l’affetto e la stima personale, condivisa immagino e spero dalla maggioranza dei tifosi viola.

Continuiamo con Pioli?

E se non continuiamo con Pioli, con chi lo cambiamo?

Abbia comunque perso la faccia e anche l’umiltà ed è certificato il fallimento della stagione, la terza consecutiva.

Ai Della Valle il compito di invertire la tendenza: hanno il dovere di agire, per la Fiorentina e anche per il loro buon nome.

Sono sempre molto prudente con i giovani, non bisogna caricarli di aspettative e avere molta pazienza.

Ora però è arrivato il momento di osare qualcosa in più, col Frosinone e col Bologna.

Non esiste momento più favorevole perché, purtroppo senza problemi di classifica, si può anche concedere a loro il diritto/dovere di sbagliare.

Sarei veramente sorpreso se non riuscissi domani sera a dare dei voti ad almeno un paio dei giovanotti viola.

Se le gare con Torino e Roma si fossero svolte all’inizio della stagione, oggi avremmo tutto un altro stato d’animo perché le occasioni da gol nelle due gare sono state almeno dieci e qualcosa di buono si è visto.

In questa valle di lacrime che è diventata la classifica della Fiorentina siamo invece a commentare l’ennesima occasione mancata per arrivare non si sa dove, ma per regalarci almeno una sera tranquilla e soddisfacente.

Prendersela sempre con Pioli è un esercizio ripetitivo e inutile, non può essere merito degli altri quando le cose funzionano e al contrario colpa solo del tecnico se non vinciamo più.

Queste gare devono servire a capire chi è da Fiorentina e chi no, perché bisogna rovesciare il concetto: non sono i giocatori a farci un piacere a vestire la maglia viola, ma è esattamente il contrario.

Speriamo che lo capiscano in questi ultimi cinquanta giorni della stagione.

Ormai ci siamo infilati in questo grigiore che tutto avvolge e che tutto condiziona.

Se si analizzassero le azioni da gol, avremmo pure meritato di vincere, il problema è che non l’abbiamo messa dentro e che, soprattutto, alla fine non ci interessa neanche più di tanto conquistare i tre punti.

Siamo rassegnati al decimo posto, che è un risultato pessimo e che, lo ripeto, costringe la proprietà a riflessioni generali su cosa siamo e cosa siamo stati fino ad oggi.

Meglio pensare ai grandi del passato, da Bati stuta con la sua magnifica festa nella più bella piazza del mondo, a Giancarlo Antognoni, che oggi compie 65 anni, ma per noi che siamo cresciuti con lui è sempre come se ne avesse 20.

Quasi tutti i temi che verranno trattati a Verona nei giorni dedicati alla Famiglia (con la F maiuscola, mi raccomando…) sono lontani da me anni luce: la penso in altro modo e ho la fortuna di vivere in un Paese che mi permette di manifestare quello che mi passa per la testa.

Allo stesso tempo non capisco perché chi ha idee molto lontane dalle mie non possa e non debba ritrovarsi per discuterne liberamente, poi saranno i numeri a determinare maggioranze e minoranze.

Mi fa semmai un po’ sorridere l’incoerenza di certi campioni di moralismo, che hanno alle spalle una vita privata piena di divorzi, figli senza coniuge e magari anche interruzioni di gravidanza volontarie.

Col passare degli anni, e anche grazie agli incontri che la vita mi ha regalato, ho radicalmente modificato il mio modo di vivere, qualcuno potrebbe pensare che sia cresciuto, dipende dai punti di vista.

In una cosa sono comunque rimasto uguale, la coerenza.

Non è che posso dimenticarmi di chi ero e di cosa ho fatto prima di diventare ciò che sono adesso e di conseguenza non posso certo salire sulla cattedra per impartire lezioni di moralismo al mondo.

E questo è invece un comportamento che in politica, e non solo, viene invece seguito da molte, troppe persone.

Credo di essere uno dei più autorizzati a parlare: ho creduto per un anno in più di quanto fosse giusto al Cecchi Gori pensiero e ne ho pagato le giuste conseguenze, perché chi parla in pubblico se sbaglia deve rendere conto dei propri errori.

Dovevo prendere le posizioni che presi nel 2001, quando oltre che direttore di Radio Blu ero responsabile di Canale Dieci, già nel 2000 e per questo mi inflissi un anno di assenza dal video.

Mai però avrei pensato di dover assistere a questo ritorno di fiamma viola su Vittorio Cecchi Gori e ne sono stupito quanto contrariato.

Vittorio Cecchi Gori ha fatto fallire la Fiorentina con operazioni a favore delle sue aziende che non poteva fare e che hanno portato prima all’amministrazione controllata e poi al funerale del primo agosto 2002, data per indimenticabile perché è stato un grande dolore.

Nessuna Coppa Italia (e forse nessun scudetto) pareggia una simile umiliazione e sentire oggi che esiste chi lo rimpiange (magari gli stessi che lo insultavano diciannove anni fa) è sconcertante.

E veniamo all’equivoco Della Valle: non è che ricordando come sono andate le cose si vuole difendere gli ultimi tristi anni della Fiorentina, perché sarebbe come confondere le mele con le pere.

I Della Valle sono assolutamente colpevoli del disamore creato verso la Fiorentina, non sanno comunicare e se continuano così andrà sempre peggio

Chi oggi invoca Cecchi Gori lo fa di pancia per andare contro all’attuale proprietà, ma è secondo me assurdo.

E comunque, tanto per essere chiaro: preferisco il grigiore aziendalista dellavalliano alla morte calcistica di Cecchi Gori: ci vorrebbe un colpo d’ala, qualcuno di importante che compri, ma all’orizzonte non si vede niente

Questo non vuol dire che smetta di battermi perchè il grigio scompaia e il cielo si colori di viola.

Lo Stato che rivuole i soldi dati come indenizzo a tre orfani, “perché tanto la loro mamma sarebbe stata ammazzata lo stesso”.

Le tempeste emotive  ed essere stati illusi che portano a quasi dimezzare le pene dei femminicidi.

Il puzzo che si comincia sentire in giro contro la possibilità  di abortire, diritto inalienabile di ogni donna.

Stiamo tornando al medioevo?

 

Un finale di partita così davvero non me lo aspettavo, un po’ perché la situazione mi pareva tranquilla sotto ogni punto di vista e molto perché conoscendo Stefano non avrei mai creduto che se ne uscisse fuori con dichiarazioni perlomeno improvvide sul  suo futuro.

Da una settimana non bisognava parlarne più e invece via con le spiegazioni inutili di Cagliari e come risposta ieri le parole indispettite di Cognigni a cui ha fatto seguito il no comment dello stesso Pioli.

La rottura è totale e soltanto i risultati positivi potrebbero servire da collante temporaneo per arrivare all’ultima di campionato.

Se però si dovesse continuare nella caduta libera in campionato e magari si andasse avanti con le punzecchiature da una parte e dell’altra, nemmeno fosse tornato Sousa, non mi stupirei di vedere Bigica in panchina nelle ultime giornate di campionato.

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