Per tutto il secondo tempo ho sperato che ci fosse un sussulto di orgoglio, un guizzo di dignità che portasse la Fiorentina a cercare di vincere la partita e non c’entra niente l’Empoli che pure avrebbe meritato di restare in serie A o Prandelli.

Invece niente, la tristezza più assoluta, che si abbina benissimo alla scelta profondamente sbagliata dei Della Valle di non venire allo stadio nella partita più importante.

Puoi saltarne mille di gare, non questa, perché sei il proprietario e ci metti la faccia anche a costo di prenderti gli insulti.

Cosa succederà adesso non è facile da capire, di minuti dalla fine del campionato ne sono passati tantissimi e non si è visto niente di ufficiale.

Ci vuole un deciso cambio di rotta e se davvero esistono le condizioni per una cessione della società in mani sicure è meglio per tutti.

Ogni cambio di proprietario dal 1980 ad oggi è sempre stato avvelenato da situazioni pesanti o drammatiche come il fallimento e questo eventuale addio dei Della Valle non farà eccezione.

E meno male che alla fine qualcosa si è mosso.

Squadra in ritiro da ieri sera, Andrea a Firenze, Diego forse in arrivo oggi.

Niente di eccezionale, mi pare, solo il minimo indispensabile per dare un po’ di ordine e senso a questa orribile stagione.

Non andremo in B, ma la lezione di queste settimane sconfortanti e il distacco emotivo provocato dagli ultimi anni di calcio anaffettivo dovranno essere la stella polare per la ripartenza.

Con o senza i Della Valle.

L’assordante silenzio della Fiorentina è preoccupante, il mancato ritiro e l’ennesimo giorno libero sono invece i sintomi di una pericolosa percezione della situazione.

Non mi pare che la squadra sia stata particolarmente stressata dall’ambiente e chi parla di responsabilità del tifo non ricorda evidentemente ciò che è accaduto negli ultimi quarant’anni in situazioni analoghe.

Le contestazioni non c’entrano nulla con i 40 punti in classifica, in altre piazze sarebbe successo molto di peggio.

I calciatori alla fine di questa terrificante stagione, comunque vadano le cose, dovrebbero restituire almeno una mensilità ai Della Valle, ringraziandoli di avere mediaticamente e gestionalmente sbagliato tutto consentendogli così di stare belli coperti, tanto i colpevoli non vivono a Firenze, ma nelle Marche.

Un bel cadeaux anche a Corvino, ritenuto giustamente tra i principali responsabili del fallimento  e inviso da tempo alla stragrande maggioranza del popolo viola: per questi giocatori che ci hanno portato sull’orlo del baratro un parafulmine così poco incline all’autocritica è un’autentica manna dal cielo.

E comunque avanti così: due parole paternalistiche nei comunicati, gli inviti a stringersi stretti intorno alla Fiorentina, lo stato di agitazione e di confusione di Montella, la latitanza dei Della Valle e di Corvino ed ecco servita la maionese viola nella settimana più difficile dell’anno.

Speriamo che non ci rimanga indigesta domenica sera.

Premessa necessaria: non ho scheletri nell’armadio, non devo favori a nessuno, non mi sono mai iscritto a nessun partito per entrare a lavorare, tutto quello che ho fatto nella vita, errori compresi, è frutto unicamente del mio lavoro e delle mie capacità.

Figuriamoci quindi se mi faccio intimidire da ciò che è successo nelle ultime ore nel variegato e per me incomprensibile popolo dei social.

Stanno circolando tra i tifosi i messaggi che mi sono scambiato con la redazione in occasione del flash mob precedente alla gara col Milan: sarebbero cose private e quindi è stata avviata un’indagine con la Polizia Postale, ma siccome, appunto, non ho niente da nascondere, ecco il racconto della vicenda.

La protesta era prevista alle 16, fuori quindi dal nostro orario classico di trasmissione, e ho deciso che non valesse la pena di fare una diretta fiume perché secondo me non ne esistevano i presupposti: dieci minuti di urla e rabbia contro i Della Valle si potevano raccontare in apertura del Pentasport alle 18, anche perché di Fiorentina quel giorno ci saremmo occupati già otto ore.

Tutto qui.

C’è poi stato un dibattito interno perché diversi redattori non erano d’accordo con me e io ho invitato tutti a comportarsi da giornalisti, valutando la reale portata della cosa, e ho chiesto non fare gli ultrà, ricordando inoltre come non mi sia mai andato bene il concetto del tanto peggio, tanto meglio.

Ergo: con la Fiorentina ci lavoriamo, nel senso che è l’argomento di cui ci occupiamo all’80% tutti i giorni, e se crolla il sistema Fiorentina “andiamo tutti a casa”, nel senso che viene meno ciò che interessa a chi ci ascolta.

Ho anche ricordato che spesso abbiamo preso posizioni scomode, che molti in società si sono arrabbiati per le nostre trasmissioni e che avremmo continuato a mantenere la nostra indipendenza, ma, nonostante le idee di alcuni, da direttore non ritenevo opportuno fare la diretta.

Personalmente poi, pur rispettando il parere di tutti se espresso senza offese o minacce,  non ero d’accordo con quel tipo di protesta e l’ho anche detto via radio, ma quella era una mia semplice valutazione.

Sbagliata o giusta che sia stata la mia decisione, rifarei tutto, messaggi “rubati” compresi.

P.S. Sui nostri social sono andati in tempo reale e sono ancora presenti i video della contestazione

Se avessi voluto censurare, come scrive qualche idiota, li avrei fatti inserire?

La vostra rabbia è la mia e ci sarà da chiedere conto dello scempio fatto da febbraio ad oggi.

E sarà giusto valutare la negatività degli ultimi tre anni, ma tutto questo un minuto dopo la fine del campionato.

Dobbiamo salvarci, solo a questo dobbiamo pensare fino a domenica prossima.

Lo so che è un discorso che assomiglia sinistramente a quanto detto prima di Bergamo, ma onestamente non trovo altre parole.

La squadra dovrebbe andare in ritiro e i Della Valle, o almeno Andrea, stare a Firenze in seduta permanente.

Qui ci giochiamo la pelle, io in B ci sono già andato due volte e mi è bastato.

Un minuto dopo la fine del campionato tengo le linee del Pentasport aperte ad oltranza per sfogarvi e sfogarci, ma ora no.

Sarebbe giusto, ma non va bene.

Che ce ne facciamo di due DS?

Ci sono cose che fatico a capire, perché alla fine il calcio rimane qualcosa di semplice in cui meno confusione c’è e meglio è per tutti.

Leggo di Sabatini, Marino e altri che dovrebbero affiancare Corvino, che quindi continuerebbe la sua avventura in viola nonostante l’evidente negatività delle ultime tre stagioni, che è diventata fallimento nell’ultima.

Il motivo di questa (eventuale) scelta mi sfugge.

Vuoi continuare con Corvino contro tutto e tutti? Fallo, ma senza palliativi.

Se fossi un comunicatore viola, una volta preso atto della scelta della dirigenza, convocherei una conferenza plenaria in cui con molta umiltà Pantaleo prenda atto che il saldo dei primi tre anni è stato negativo, ammetta diversi errori e tiri una bella riga che metta un punto fermo per ripartire.

Ma affiancargli un DS, dopo aver già riconosciuto il potere di Montella, nettamente superiore a quello di Pioli, mi sa tanto di gabbia di controllo.

Mi ricordo ancora quando nella Fiorentina operavano insieme Corsi e Allodi: fu un disastro e anche se era un altro calcio penso che Corvino sappia sbagliare o azzeccarci (speriamo) da solo.

A questo punto potrei chiudere qui e ritirarmi a vita privata.

Prima che inizino danze di gioia e inni di ringraziamento, vi dico che non accadrà e che continuerò con più forza di prima, ma per quanto riguarda ciò che avrei voluto fare nella vita di amante della Fiorentina quello che è successo è stato la realizzazione di un sogno.

L’ho detto ieri sera a Cristina: una cosa del genere nemmeno l’avrei immaginata, per me il massimo da bambino sarebbe stato conoscere un calciatore viola, se poi fossero stati Merlo o Chiarugi sarei quasi diventato matto per la felicità.

E invece la vita ti regala queste emozioni che chiudono il cerchio delle tue voglie infantili e adolescenziali.

Ti trovi su un palcoscenico a presentare la festa dello scudetto cinquanta anni dopo e ti sembra di essere stato magicamente paracadutato nelle figurine Panini, davvero come in una favola.

Superchi, Esposito, Brizi, Chiarugi, Merlo, Maraschi, De Sisti, Rizzo, Bandoni, Stanzial, Cencetti: tutti lì attorno a te che dirigi insieme a Massimo Sandrelli i novanta minuti di uno scudetto da riassaporare in tutto e per tutto.

Poi alla fine ti chiedi: ma ero proprio io quello che stava in mezzo a loro, davvero è toccata a me questa grande fortuna tra le decine di migliaia di ragazzini fiorentini che negli anni sessanta impazzivano per questi signori?

L’avevo pensata a gennaio una serata così ed è proprio andata come speravo, a volte nella vita succede.

Con la Fiorentina, succede.

Primo tempo inguardabile, più o meno sullo stile Sassuolo e senza alcuna spiegazione plausibile.

Nel secondo si è visto qualche sussulto, ma mai quel minimo di reazione psicologica che il momento avrebbe richiesto.

Encefalogramma piatto: due reti segnate in sei gare con Montella, cinque sconfitte e un pareggio, classifica da B certa nel girone di ritorno, Corvino disperso e però pare confermato nonostante il nulla cosmico a cui assistiamo.

Al di là del fuori campo, ampiamente dibattuto nel giorno in cui invece sarebbe stato giusto rendere omaggio a chi aveva vinto lo scudetto 50 anni fa, bisognerebbe capire cosa sia successo alla squadra.

Non esistono più giustificazioni: Lafont da tre partite è il migliore, il resto è una pena e l’unica cosa da salvare rimane Chiesa nel dopo partita, con la sua dichiarazione di grande onestà e autocritica.

Già, l’autocritica: concetto completamente dimenticato dalle parti del Franchi, oppure è sempre e ancora colpa di Pioli?

Alla fine è sceso in campo Diego e lo ha fatto alla sua maniera.

Su alcune cose ha perfettamente ragione ed è quello che vado ripetendo da tempo, a costo di prendermi gli insulti.

Si contesta non andando allo stadio, non sottoscrivendo l’abbonamento, non comprando la maglietta, fischiando, ma non offendendo.

Sono anni che dico e scrivo che non si può considerare il calcio una specie di Colosseo mediatico in cui tutto è permesso, e parlo anche per esperienza personale: il giorno in cui ci arriveremo sarà un bel passo avanti, ma il traguardo mi pare lontano.

DDV ha ragione anche sulla mancanza di compratori: la Fiorentina è stata messa in vendita quasi due anni fa ed è sempre lì, potenzialmente acquistabile da tutti, ma nessuno di serio si è mai visto all’orizzonte.

Forse chiedono troppi soldi, ma è roba loro, come si fa a decidere noi quanto pretendere?

C’è poi il discorso dei soldi tirati fuori dalla famiglia in questi 17 anni: sono tanti? Sono pochi? A me sembrano parecchi, ma sono valutazioni personali.

Comunque sia, al contrario di altri, loro non hanno mai preso soldi dalla Fiorentina e neanche ci guadagnano, come altri proprietari, più scaltri. Quei milioni di euro messi dentro anno dopo anno sono quattrini veri.

Restano due criticità: la totale mancanza di autocritica dei Della Valle, perché la realtà ci racconta di una Fiorentina tredicesima in classifica, la maggioranza dei tifosi  è stremata dal poco visto e sarà colpa di qualcuno, no?

A cominciare da chi sceglie gli uomini che guidano società e squadra, cioè  i Della Valle, che non si sono mai sottoposti ad un confronto reale con la città e la tifoseria.

E poi la passione di cui parla Diego e qui, prendiamo per buono quello che lui scrive.

Se davvero esiste, dovrà  ammettere  che da anni manca completamente la percezione da parte del popolo viola di questa passione, con o senza plusvalenze.

E anche in questo caso bisognerebbe chiedersi in cosa si è sbagliato nel passato, più o meno recente.

Mi astengo sul discorso stadio, che ho sempre visto come qualcosa di molto lontano, e rimango con la curiosità di vedere cosa succederà un minuto dopo la fine del campionato.

Eppure in quello stadio, mitico, ci siamo stati anche noi e non un secolo fa.

E ci abbiamo pure vinto, in una serata che forse a pensarci ora non ci siamo nemmeno goduti abbastanza.

Non è vero che con i Della Valle sia andata sempre così: ci sono state notti magiche illuminate di viola in cui tutto sembrava possibile, anche vincere la Champions, perché no?

Poi arrivò Ovrebo, ma questa è un’altra storia.

Era meno di dieci anni fa, Gilardino segnava e noi impazzivamo inseguendo una grandezza che ci era stata promessa e che sembrava spettarci per l’amore che avevamo per quella che è sempre stata molto più di una squadra.

E ora?

Davvero ci siamo meritati tutto questo grigiore?

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