Via, è partita la bambola Nico e se davvero si vendesse all’Atalanta sarebbe come sedici anni fa avessimo dato Mutu alla Roma, cosa che accadde davvero, ma che grazie a Prandelli non si concretizzò

Me lo sto chiedendo da un mese: ma perché dobbiamo rinunciare al miglior giocatore viola?

Per soldi? Per incompatibilità ambientale? Boh

E poi, all’Atalanta? Non esiste, per motivi facilmente comprensibili, esattamente come quelli che lo potrebbero sciaguratamente portare a Torino

Sono sempre più preoccupato e spero veramente che siano i soliti discorsi d’estate

Ieri nel filo diretto del Pentasport l’ho detta grossa, lo sapevo bene, e a mente fredda confermo, partendo da un presupposto fondamentale: non capisco perché si debba pensare di cedere i migliori, che sono pochissimi e tra loro il migliore dei migliori è Nico Gonzalez

La mia affermazione, al limite, lo capisco, dell’eresia viola, è che se per motivi per me incomprensibili si debba fare cassa a quel punto sarebbe meglio scatenare un’asta al rialzo per Kayode, gran bel prospetto di futuro ottimo giocatore

Meglio cedere lui che Nico, e naturalmente i frustrati da tastiera si sono scatenati offendendomi su violanews.com, dove hanno riportato la notizia, e ora spiego sommessamente il perché del mio pensiero

Nico è una certezza, Kayode no, ma soprattutto esiste una differenza sostanziale tra l’attaccante e il difensore: il primo è talento disciplinato dall’insegnamento tattico e affinato dall’esperienza, il secondo si può costruire molto di più, poi ci sono i fuoriclasse tipo Maldini, Scirea, Baresi o altri, ma sono proprio eccezioni

E comunque, ribadisco, meglio tenerli tutti i pochi talenti viola

P.S. Grandi complimenti a Giovanni Sardelli, che da giorni sta malissimo in Inghilterra e che ieri ha regalato a tutti gli ascoltatori di Radio Bruno una prestazione migliore di quella viola

Oggi Firenzedintorni.it compie sei mesi, pochissimi per il percorso che vogliamo compiere, ma comunque abbastanza per confermare quello che insieme ad un gruppo di giovani innamorati della città avevamo in testa quando è iniziato il viaggio: raccontare Firenze, velocemente, con inchieste ed esclusive, facendo parlare tutti, senza invasioni pubblicitarie di alcun genere

Aprite il giornale e non dovete andarlo a cercare in mezzo ad una selva oscura di pop-up, è un tratto distintivo di firenzedintorni.it e non cambierà mai perché tutti i nostri sponsor sono accuratamente selezionati

In questi sei mesi vi siete moltiplicati, regalandoci fiducia e motivazioni per fare sempre meglio: grazie e buona lettura

Che senso avrebbe vendere Nico?

Dal punto di vista tecnico nessuno, è il miglior giocatore della Fiorentina, ha vinto due volte la Coppa America e avrebbe pure conquistato il Mondiale se non si fosse infortunato, la differenza con gli altri è quasi imbarazzante

Discontinuo? Sì, ma il tanto celebrato Leao che stagione ha fatto? Chi prensiamo al suo posto avendo già gente fortissima come Sottil, Ikone, Kouame? Callejon gioca ancora?

Ci dobbiamo rinforzare e dopo aver rinunciato a due centrocampisti molto tecnici come Bonaventura e Castrovilli perdiamo il miglior talento?

Non discuto sullo scambio in difesa tra Pogracic e Milenkovic perché credo e spero che sia stata una scelta tecnica, certamente corroborata dal risparmio sull’ingaggio, ma immagino si volesse cambiare qualcosa dopo una stagione pessima del serbo

Ma Nico? Se va via, allora comincio a preoccuparmi davvero, fermo restando che i dubbi sulla costruzione della nuova Fiorentina restano tutti, specialmente in attacco, ma magari Kean mi smentirà clamorosamente

C’è il Viola Park, che è strepitoso, e ci sono decine di migliaia di tifosi che non aspettano altro che vedere la Fiorentina, magari con qualche contatto con i propri beniamini: si potrebbero unire queste due verità oggettive?

Perché, se da un lato mi pare eccessivo questo pessimismo cosmico che si respira in giro, dall’altro mi piacerebbe che ci fosse un’inversione di tendenza, anche rispetto alle insane abitudini del calcio italiano

Il calcio è dei tifosi, noi siamo il contorno e la squadra il piatto forte, che va gustato dal vivo per continuare ad amarlo ed invece negli ultimi vent’anni si è fatto tutto il contrario

Gli allenamenti aperti almeno due volte alla settimana, Palladino permettendo, e vedrete che qualcosa succede nell’umore generale

Estate 2007, La Nazione mi chiede di intervistare Barzagli che sta per arrivare a Firenze

Recupero il numero e va in scena qualcosa di incredibile: lui è diventato Campione del Mondo un anno prima e non vuole credere che sia io al telefono, pensa ad uno scherzo perché fin da quando era bambino ascoltava tutte le mie radiocronache tifando moltissimo Fiorentina

Poi arriva il Wolfsburg, gli offre il triplo e lui va in Germania facendo infuriare Corvino, dopo di che si trasferisce alla Juve, dove vince moltissimo e adesso si parla di lui come possibile allenatore delle giovanili viola

Tutta la famiglia Barzagli tifa Fiorentina, l’ultima volta che ho visto uno di loro è stato nel dicembre 2012, al capezzale di Mario Ciuffi per una dolorosa coincidenza ospedaliera e parlammo a lungo della situazione della squadra di Montella

Può darsi che venga, oppure no, ma per favore evitiamo di dire sciocchezze

Questione di feeling, che non è mai scattato davvero, perché il calcio è molta emozione e ben poca razionalità

E’ passato poco più di un mese dal divorzio tra la Fiorentina e Italiano e non si avverte nessuna mancanza particolare, come se questi ultimi tre anni, con altrettante finali perse, siano passati come acqua fresca nel cuore dei tifosi viola

Viene in mente Terim, grande istrione, che lasciò una Fiorentina in piena caduta libera, anche se in finale di Coppa Italia, poi vinta da Mancini: nell’immaginario di tanti è ancora ricordato con un sospiro di rimpianto, eppure quando abbandonò la nave di Cecchi Gori, perché si era già accordato col Milan, aveva perso tre gare di seguito e pareggiato in casa col Brescia

Italiano non ha mai capito Firenze e si potrebbe dire tranquillamente anche il contrario, ma l’onere della prova, spiace dirlo, è sempre sulle spalle di chi viene ad allenare da queste parti diventando così la seconda persona più importante della città dopo il sindaco, salvo superandolo in certi particolari frangenti

Prandelli, ad esempio, lo ha compreso benissimo, Montella molto meno, Italiano per niente

Cosa sia il calcio perimetrale non lo ha capito nessuno, ma suonava così bene che tutti ce ne siamo un po’ invaghiti e lo abbiamo fatto nostro

Il calcio perimetrale del quasi fiorentino Spalletti, raccontato insieme a diverse altre affabulazioni linguistiche di alto profilo, assomiglia alle convergenze parallele di Aldo Moro di fine anni sessanta, anche quelle non significavano niente, ma avevano un bell’effetto

Nel vedere la più brutta Nazionale degli cinquant’anni, ho pensato alla nostra eccessiva bulimia linguistica e un po’ anche al bombardamento tattico a cui Italiano ha sottoposto la Fiorentina, specialmente nell’ultima stagione

Conosco un po’ Spalletti, mi ci sono scontrato qualche volta, e lo ammiro per come allena e anche per come sa sempre tenere la scena, con lui non ci si annoia mai, è uno dei nostri: le galline del Cioni, la testa battuta sul bancone della sala stampa, i polpastrelli di Hugo e molto altro ancora.

Ho però l’impressione che pensasse di allenare ancora una squadra di club e non la Nazionale, dove devi fare bene e in fretta, non sciorinare tutto il tuo sapere calcistico, lo sapevano benissimo Bearzot, Valcareggi e Lippi, molto pragmatici, e anche il massimo filosofo del pallone, Arrigo Sacchi, deve solo ringraziare il divino e detestato Baggio se non è finito a casa contro la Nigeria

Abbiamo visto una squadra penosa, che dava l’impressione di cercare mandare a memoria schemi frettolosamente provati in poche settimane, in cui la fantasia era bandita, un po’ come è accaduto spesso nell’ultima stagione viola: tieni le distanze, fai quella sovrapposizione, se parte tizio te devi essere pronto a fare la diagonale, insomma un bel calcio perimetrale

E credo che a tutto questo gigantesco equivoco abbia dato un discreto aiuto la nostra incontenibile incontinenza verbale: per una battuta noi fiorentini e toscani ci giochiamo le amicizie, ma il calcio è molto più semplice di quanto vogliano farci credere gli scienziati del pallone e  il già citato Sacchi, se al posto di Tassotti, Baresi, Costacurta, Maldini, Donadoni, Gullit, Van Basten avesse avuto Dodo, Milenkovic, Quarta, Biraghi, Ikone, Barak e Nzola forse avrebbe vinto un po’ meno, anche con gli schemi più geniali del mondo

Non sono sorpreso dalle infamanti dichiarazioni antisemite dei giovani di Fratelli d’Italia perché quelle offese, quelle schifezze, le ho sentite tante volte negli ultimi trent’anni, basta pensare all’invito di prendere il treno per Mauthausen rivoltomi nel 2016 nella metropolitana di Londra da dieci deficienti vestiti di viola

In un certo senso sono un fortunato: la mia esposizione mediatica ha permesso nel corso del tempo lo sviluppo degli anticorpi necessari a non sentirmi più avvampare dalla rabbia come accadeva nelle prime occasioni in cui mi davano di ebreo di merda

E, soprattutto, ho capito una cosa fondamentale, non facile da interiorizzare, ma necessaria: con gli stronzi bisogna conviverci, non c’è niente da fare

Era inimmaginabile che una destra che inneggia ancora a chi impose le leggi razziali non avesse una tale considerazione degli ebrei: esseri inferiori, portatori del male nel mondo, tutti ricchi, taccagni e profittatori, meglio eliminarli, come aveva giustamente pensato il cugino Adolf

E la sinistra? Illuminata, certo, come sempre, ma non abbastanza da scindere gli ebrei con Israele e quindi le nefandezze di Netanyahu, i 40.000 morti di Gaza per cui provo un gran senso di colpa, devono ricadere su tutti noi, compresi quelli agnostici e contrari alla politica israeliana

Come se ne esce? Non se ne esce, mai, perché sarà sempre così e guai, almeno per me, usare la via di fuga del vittimismo perché sarebbe un vicolo cieco

Si convive con gli stronzi, e per chi ce la fa si prova a seppellirli con una risata di scherno

Io non l’avrei preso, ma, per dirla alla Vanoni, “ho sbagliato tante volte ormai che lo so già, che è una volta in più cosa può cambiare…”

Dunque Kean, scommessa robusta verrebbe da dire, un prezzo accettabile e un’assicurazione sui gol che farà molto fumosa, tanto che la prossima scommessa sarà sulle sue reti

Fisico notevole, testa si spera maturata, voglia di rivincita certa, rendimento tutto da scoprire

Da oggi e per almeno una quindicina di partite: viva Kean, sperando che Palladino abbia ragione

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