L’unica cosa che accomuna Daniele Pradè e Pantaleo Corvino è l’amore per Firenze, declinato in modo diverso vista la notevole differenza caratteriale dei due direttori sportivi che hanno monopolizzato gli ultimi quindici anni viola.

Con Pradé ci siamo sentiti più volte nei tre anni di assenza: mai una polemica con chi l’aveva sostituito, solo una grande nostalgia per quella che considera una delle sue due città del cuore (l’altra è ovviamente Roma, dove è nato e dove ha cominciato).

Un vero signore nei modi di fare, un dirigente a cui piace il gruppo, un direttore sportivo che come tutti ha commesso sbagli, non avendo però alcun problema nell’ammissione.

Che tutto questo basti per costruire una nuova grande Fiorentina non lo so e potremmo fare l’elenco delle cose buone e meno buone viste durante i suoi primi quattro anni, partendo da Borja Valero per finire a Benalouane, ormai uomo simbolo dell’inizio del declino.

Certamente, almeno dal mio personale punto di vista, il suo ritorno a Firenze è stata una grossa e piacevole sorpresa. 

Se ne va Pantaleo Corvino, da sconfitto e nel modo più triste, dopo un colloquio definitivo con Commisso, che evidentemente non ha cambiato idea sui motivi del fallimento della stagione appena conclusa.

Se ne va e merita l’onore delle armi, perché non si è risparmiato mai, perché ama davvero la Fiorentina e perché qui è stato dieci anni, metà ottimi e metà brutti, con punte disastrose.

Ha ancora una volta sbagliato dal punto di vista mediatico perché si è spesso arrampicato sugli specchi per spiegare scelte errate, mai che una volta l’abbia sentito fare un’onesta e sana autocritica, ma l’uomo è questo e va preso così.

Ha sbagliato secondo me a tornare, ma questo è un altro discorso, poi si è gettato a capofitto nel lavoro con risultati scarsi che però non giustificano la cattiveria che sento e leggo spesso nei suoi confronti.

Non posso che augurargli buona fortuna, se davvero vorrà continuare nel suo lavoro.

Ha ha ragione chi pensa che la grande e benedetta disponibilità di Rocco Commisso non debba essere scambiata per debolezza.

L’uomo è tutto meno che sprovveduto, sta guardandosi intorno per capire cosa fare, per cominciare ad agire.

E qui comincia il difficile perché sarà bene ricordare come abbiamo finito la stagione, con quali tristezze tecniche ci siamo confrontati.

Insomma, c’è una squadra da costruire, un tecnico da scegliere, e ci sono molti giocatori da piazzare perché non credo che Commisso si divertirà a pagare stipendi a vuoto,

A me è venuto in mente l’arrivo di Mario Cecchi Gori: più o meno la stessa età, stessa voglia di mettersi in mezzo alla gente con palese indifferenza tra il suo 730 (come si chiamerà negli States?) e quello di chi gli chiede un selfie, che però ai tempi di Marione non esisteva e non era certo un male.

Certo, uno ha amato la Fiorentina dal primo vagito e Rocco solo da qualche settimana, ma qui conta il futuro e quindi è ufficialmente iniziata la luna di miele tra Commisso e il popolo viola.

Solo sorrisi e abbracci, promesse poche e va bene così, anche se siamo in attesa dell’agognato annuncio della riconferma di Chiesa.

Quanto ai Della Valle, il tempo costruirà la distanza giusta per un giudizio più sereno che non tenga conto solo degli ultimi tempi così rancorosi.

Avrei evitato di parlare ancora di soldi nel momento dell’addio e penso che in questo momento siano come quelle mogli che vedono l’ex marito convolare felici a nuove nozze: con tutto il politicamente corretto possibile di questo mondo non gli si può anche chiedere di essere felici…

Il tutto e subito è sbagliato, ce lo ha insegnato la vita, ma il calcio è sogno, è passione, e quindi ci piacerebbe vedere già da stamani la Fiorentina a stelle e strisce fatta e finita.

Non è ovviamente possibile, ma non dovrebbe mancare molto ad una dichiarazione definiva di intenti riguardante Federico Chiesa, ovvero toglierlo ufficialmente dal mercato, ma devono essere parole di Commisso e non di Della Valle.

Sarebbe un gran colpo e qui svelo un piccolo retroscena.

Nella prima stagione viola di Pioli quell’ottimo dirigente e gran persona che è  Gino Salica convocò una specie di Stati Generali per capire cosa non funzionasse nella comunicazione tra la Fiorentina, che secondo lui molto faceva, e i tifosi.

Si faceva prima a dire cosa funzionasse, ma al di là delle facili battute, spiegai a Salica che il calcio è emozione e bisogno di appartenenza, non solo plusvalenze e conti in ordine, che per anni una Fiorentina molto povera si è stretta all’unica idea possibile, Antognoni, e nessuno si sognava di contestare la società.

Ecco, Chiesa aveva tutte le caratteristiche quaranta anni dopo per essere nel calcio moderno quella bandiera che è stato Giancarlo e quindi suggerii: “dichiarate ufficialmente che nella stagione 2018/19 si ripartirà da Chiesa, che Federico non verrà ceduto e che quindi sarà al centro del nostro futuro”.

La proposta, come molte altre in verità, cadde nel vuoto: nessuno dichiarò niente, Chiesa è rimasto, ma così, come se nulla fosse, quando invece non venderlo alle cifre che già giravano nell’estate scorsa era stato un buon colpo per il popolo viola.

Vediamo se con la comunicazione italo-americana andrà un po’ meglio, sempre ammesso che si trovi l’accordo economico con Federico, che comunque credo abbia abbastanza voglia di restare,

Da bambino ricordo le furiose litigate allo stadio tra chi amava Chiarugi e chi lo detestava, salvo poi magari rimpiangerlo quando è andato al Milan.

Ci siamo divisi su tutto, a Firenze è sempre stato così e non solo per la Fiorentina, che essendo materia fortemente opinabile, e non necessitando di una controprova, è divisoria per definizione.

Ci siamo divisi sui Pontello, su Cecchi Gori e ora sui Della Valle, su Agroppi e Antognoni, sui tradimenti di Baggio e via andare: ogni motivo è buono per accenderci e dare il via alla nostra inestinguibile carica polemica.

Perché non ci basta dire la nostra, no.

Noi vogliamo argomentare con dovizia di particolari le nostre ragioni e davvero non esiste in Italia, e forse nel mondo, qualcuno che lo sappia fare meglio dei fiorentini.

Per questo spesso risultiamo pesanti, a tratti insopportabili, ma non cambieremo mai, con l’aggravante che da un po’ di tempo sono arrivati i social.

Ne sono stato alla larga per anni, poi ho cominciato col blog, scappando dal resto e sono sempre più convinto della mia scelta.

Perché è sui social che la nostra sana carica polemica diventa molesta e tossica, trasformando spesso uomini e donne in odiatori occasionali che sfogano le proprie frustrazioni in insulti ed invettive da codice penale e asilo infantile.

E in questo caso purtroppo noi fiorentini ci omologhiamo tristemente al resto del mondo.

Ho una casa in vendita da un anno, chiamo a scadenze più o meno fisse il mio agente immobiliare che mi dice che non ci sono offerte.

Mi tengo la casa e certamente non faccio lavori di miglioramento.

Poi arriva un possibile compratore e intavola una trattativa, mi offre una cifra e decido se vendere o meno.

Ecco, alla Fiorentina è andata più o meno così: era in vendita da almeno due anni, cioè dal famoso comunicato del 2017, ma fino a poco fa non si era presentato nessuno di serio.

Al massimo “prime visite”, sempre rimanendo alla metafora immobiliare.

Queste sono le mie informazioni, ripetute nel tempo, poi ognuno si faccia i film che vuole.

P.S. Siccome sostengo la LIFC (Lega Italiana Fibrosi Cistica) della Toscana, penso che sia giusto comunicare che ho cominciato a querelare chi mi insulta via Facebook: è tutto documentato.

Tutte le somme raccolte dal grande Mattia Alfano andranno quindi alla LIFC

Abbiamo tutti un gran bisogno di cambiamenti, ne abbiamo bisogno da almeno un paio di anni, solo che prima non esistevano prospettive e per questo dovevamo cercare di vivere al meglio con i Della Valle.

Adesso che si profila una reale possibilità, la strada va percorsa senza isterismi.

Perché in Italia esiste la proprietà privata e la Fiorentina è da quasi 17 anni nelle mani di Diego e Andrea Della Valle, anche se sentiamo questa squadra come qualcosa di nostro, ma nessuno tranne loro può decidere cosa fare, se e a chi venderla.

Noi no.

Abbiamo bisogno del cambio anche noi che lavoriamo intorno alla Fiorentina, guadagnando uno stipendio: il famoso “sistema Fiorentina” estrapolato da dialoghi privati con la redazione e su cui qualche mentecatto ha costruito una ridicola campagna contro me e la radio.

Ne abbiamo bisogno perché dobbiamo raccontare storie nuove, perché siamo sfiniti anche noi dal silenzio e dalla non comunicazione dei Della Valle, perché si lavora molto meglio se si respira aria di rinascita e si crea un nuovo entusiasmo.

È talmente banale che dovrebbe essere un concetto acquisito da tutti, ma dirlo o scriverlo provoca ad alcuni (in malafede) il mal di pancia.

Con una battuta mutuata dai grandi di questo mestiere si potrebbe dire che guadagnarsi da vivere parlando o scrivendo di Fiorentina è sempre meglio che lavorare..

Non ci vuole fretta ed invece vorremmo cambiare tutto subito, meglio se ancora prima.

Buon 2 giugno a tutti, oggi è una data fondamentale per la nostra democrazia, cerchiamo di ricordarcelo.

Ho paura che la montagna partorirà il classico topolino.

Traducendo: il CDA di domani potrebbe essere interlocutorio e concludersi con la semplice volontà di vendere la società, che sarebbe poi la ripetizione di quanto già scritto dai Della Valle più o meno due anni fa.

Stiamo seriamente rischiando di compromettere la prossima stagione in questo ristagno di rabbia e risentimenti che è ormai diventata la Fiorentina.

Corvino che si assolve su tutto e va oltre nell’autoreferenzialità, i Della Valle stizziti e infuriati con Firenze, il mercato che non esiste, Montella in attesa di notizie.

I proprietari viola continuano a giocare a nascondino, con lettere incomprensibili ai giornali e silenzi pieni di rabbia, quando invece è il popolo viola ad essere infuriato.

E in mezzo a questo caos i tifosi: un milione circa in Italia, tutti con la stessa dignità, che vadano in tribuna o in curva, che la seguano allo stadio, alla radio o alla televisione.

Tutti ad aspettare qualcosa, che a questo punto non può che essere il cambio di proprietà, nella speranza di non cadere dalla padella dell’anaffettività dellavalliana alla brace di una futura situazione economicamente instabile.

Per evitare altre delusioni eviterei di coltivare troppe speranze su cosa accadrà domani e se verrò smentito sarò il primo ad essere contento.

C’è molta confusione sotto il cielo viola, anche tra i tifosi.

C’è una gran voglia di resa dei conti, contro questo o contro quello: mi raccontano di ridicole liste di proscrizione in cui vengono indicati al pubblico ludibrio giornalisti e opinionisti accusati addirittura di collaborazionismo.

Siccome si sta parlando per fortuna di calcio e non di guerra civile, prendo queste curiose divagazioni della mente umana per quello che sono, cioè bischerate, mettendoci sopra un velo di ironia che non guasta mai.

Essendo per mia fortuna tra i “pennivendoli” più popolari e quindi più discussi, sono ai primissimi posti della classifica e va bene così: meglio avversato che compatito.

A chi mi contesta in termini più o meno civili rispondo che direi e scriverei tutto quello che ho detto e scritto negli ultimi anni e che non mi pento proprio di niente per il semplice fatto che non ho niente di cui pentirmi.

Ho utilizzato il sacrosanto diritto di critica alla  mia maniera, avendo sempre presente la nostra realtà, portandomi dietro come un macigno il fallimento del 2002 e comunque senza mai assaltare alla giugulare l’interlocutore o chi è oggetto della mia analisi: è una questione di stile.

Il mio da quarant’anni è questo, che piaccia o meno, e quando sono andato oltre le righe ho sbagliato, chiedendo scusa, come accadde per esempio con Malesani oltre vent’anni fa.

Chi mi vede come tribuno della plebe pronto a tutto pur di raccogliere un applauso dalla folla ha sbagliato cavallo.

E da responsabile del Pentasport ho sempre lasciato parlare tutti nella massima libertà, avendo come unica discriminante il fatto che avessero qualcosa di interessante da dire.

Nel corso di queste ultime tribolate stagioni la Fiorentina si è arrabbiata con noi almeno quanto i tifosi più accesi e ogni volta abbiamo ascoltato, elaborato e continuato il nostro lavoro senza essere mai condizionati dall’umore di un dirigente o dal tono di una mail o di una telefonata.

Se le Brigate Viola non mi faranno prigioniero, tenendomi segregato in qualche covo sotto la Fiesole in attesa di un riscatto pagato da qualche misericordioso sponsor (magari con la pagina del giornale sullo sfondo, per rassicurare i familiari sul mio mancato decesso) prometto solennemente di proseguire sulla stessa strada anche per i prossimi anni.

  

« Pagina precedentePagina successiva »