La comunicazione
Molto spesso non sono le cose che dici, ma come le dici.
In diciassette anni di Della Valle non c’è stato verso di farlo capire ai fratelli marchigiani e dire che ci hanno provato in tanti, a cominciare da chi su questo argomento era giustamente sensibile: Sandro Mencucci e Gino Salica.
Cosa è successo di concreto fino ad oggi nella Fiorentina di Commisso?
Poco o niente, se non il più che giustificato allontanamento di Corvino e la maggiore presenza di Antognoni, ma poi per il resto, a pensarci bene, per ora è come se fossimo ad un mese fa.
Montella è sempre l’allenatore, Chiesa è sempre al centro del mercato, De Rossi un’ipotesi difficile e praticabile, Veretout sdegnosamente in partenza, Simeone forse se ne va o forse si tenta il rilancio.
Quello che però è cambiato è il coinvolgimento emotivo della proprietà, una girandola di partecipazioni ad ogni respiro fiorentino, di promesse e di apertura verso il mondo che ha superato ogni più rosea aspettativa e questo ha fatto la differenza.
E che differenza.
Per anni, insieme ad altri, ho fatto il grillo parlante sulla primaria necessità di scendere dalla torre d’avorio per comunicare meglio (peggio era veramente difficile): allenamenti aperti ai tifosi, partecipazione dei giocatori alle radio e alle televisioni locali, una simpatia non permalosa, Firenze vissuta in pieno e non tipo una sveltina e via, ma nessuno ha mai ascoltato e l’aria da liberazione che si respira dopo l’addio è alla fine il risultato di questa scelta sbagliata.
Poi, certo, conteranno gli acquisti e le cessioni, i risultati e le scelte giuste, ma è solo con una totale immedesimazione con Firenze e con il popolo viola che si crea qualcosa di veramente forte che regga nei momenti di difficoltà.