Stiamo tutti tifando per vedere Ribery titolare contro la Juve.

È una suggestione forte, anche perché l’ultima volta che il francese ha giocato contro i bianconeri li ha fatti fuori dall Champions.

Nulla contro Sottil o Ghezzal, ma Ribery è un’altra cosa e non è detto che ci si deve godere la sua classe solo negli ultimi 30 minuti della partita.

Sei anni fa uno alto più o meno come lui e con la sua stessa classe fece saltare il banco…

Gli riesce una cosa su due ed è stato obiettivamente tra i peggiori dell’opaca Italia di ieri sera.

Nella Fiorentina bastano un paio di azioni alla sua maniera per elevarsi dall’attuale grigiore generale,  con la maglia azzurra no, e infatti è stato giustamente sostituito da Pellegrini.

Federico Chiesa sta vivendo il momento più difficile della sua sfolgorante carriera ed è qui che lui deve dimostrare di essere forte a sufficienza per superarlo e noi abbastanza pazienti per non scivolare nel luogo comune che gioca così perché  “sta pensando ad altro”.

La definirei una crisi di crescita, assolutamente normale in un ragazzo che deve ancora compiere 22 anni: a 21, tanto per fare un intrigante tuffo nel passato, Baggio era in bilico per andare in prestito alla Sampdoria perché secondo Eriksson non era adatto al livello della sua squadra.

Si può aiutare Federico e soprattutto la Fiorentina evitando cadute di stile e rimandi all’estate che sta per finire e in cui lui non ha mai parlato, personalmente lo aspetto a breve sui suoi livelli.

Il Pentasport compie quarant’anni, un’età impensabile quando ho cominciato, un’età che induce a diverse riflessioni e molti ringraziamenti.

I più importanti vanno a chi ha fatto diventare il Pentasport quello che è oggi, le ascoltatrici e gli ascoltatori, e a seguire le decine di persone che da Saverio in poi mi hanno seguito ed affiancato in questa cavalcata viola nell’etere.

Stasera mi regalo tre ore per festeggiare l’evento, dalle 18 alle 21 riascolterete voci che hanno accompagnato i vostri pomeriggi e sarà (spero) emozionante vivere ancora certe sensazioni.

Per raccontare cosa è stato e cosa è il Pentasport trovo che la cosa migliore sia riproporre l’articolo che generosamente mi ha chiesto Il Corriere Fiorentino per ricordare la ricorrenza.

Buon Pentasport a tutti.

Formidabili quegli anni. Un po’ perché quando ne hai venti, e tutto sembra possibile, il ricordo diventa inevitabilmente dolce, e un po’ perché in quelle stagioni esisteva una voglia di fare, un’energia che oggi si fatica a ritrovare. Le radio private. Nascevano e morivano come funghi, l’etere era un far west: un imprenditore avventuroso piazzava un ripetitore, apriva uno scantinato, ci piazzava dentro un mixer e due microfoni e si poteva trasmettere. Nel 1979 avevo già due anni di esperienza alle spalle, ovviamente gratuita, girovagando tra le emittenti fiorentine che relegavano il calcio alle ore serali, quelle “in cui tanto la gente guarda la televisione” e quindi si poteva tranquillamente togliere un’ora di dediche per parlare della Fiorentina. Nemmeno due mesi prima avevo dato la maturità e considerai quasi miracoloso il fatto che qualcuno mi pagasse centomila lire al mese per far sfogare la passione giornalistica. Il misterioso nome Pentasport ha una storia molto semplice: nelle altre radio eravamo in cinque a parlare di discipline diverse e così inventai Pentasport, che non ho mai voluto cambiare. Sono passati quattro decenni ed è cambiato tutto Non poteva essere altrimenti, ma se all’epoca mi avessero detto che sarebbe andata così, avrei chiesto dove si poteva firmare perché è stato davvero troppo bello. Solo la mia compagna di viaggio è rimasta la stessa di allora, la Fiorentina: una passione diventata lavoro. Per questo non ho (quasi) mai sentito la fatica di seguirla in 37 anni di trasferte. I primi tempi pensavo che il Pentasport fosse una trasmissione “carbonara”, nel senso che non la seguisse quasi nessuno, figuriamoci. Mi riportò alla realtà Giovanni Galli nel 1980, quando spense con le sue possenti mani il registratorino da quattro soldi con cui lo volevo intervistare per chiedermi conto di alcune critiche radiofoniche, a suo dire eccessive. Il fatto che ci fosse qualcuno che in casa o in macchina prestasse attenzione a ciò che dicevo mi dette coraggio e tentai il salto di qualità: il giocatore in studio a commentare la partita della domenica. Il primo fu Alessio Tendi, scarpe calcisticamente grosse e cervello fino, uno che non le mandava a dire e che ogni lunedì criticava senza problemi l’allenatore Carosi specialmente quando lo teneva in panchina. Era davvero un altro calcio… Poi arrivò Eraldo Pecci e niente fu come prima. In nove mesi di trasmissione mi massacrò dialetticamente, prendendomi per i fondelli dal primo all’ultimo minuto. La mia conclamata permalosità venne travolta dalla sua irruenza verbale, dovetti subire e imparare. L’anno dopo nacque con Ciccio Graziani un’amicizia che dura ancora adesso. Durante il tragitto verso la radio, a gennaio mi disse che con grande sofferenza aveva deciso di lasciare la Fiorentina per andare alla Roma del suo amico Bruno Conti. Lo sapevo solo io, ma non tradii la fiducia, rinunciando allo scoop. Intanto erano cominciate le radiocronache, quasi per scherzo, e anche in quel caso all’inizio ho pensato che fosse una cosa solo per pochi intimi. Non era esattamente così e me lo spiegò dettagliatamente Pasquale Iachini, un altro compagno del Pentasport, dicendomi che nello spogliatoio viola erano infuriati con me. Un po’ Antognoni, ma soprattutto due particolarmente carismatici: Oriali e Passarella. Che avevo combinato? Durante la radiocronaca di Napoli-Fiorentina, non sapendo come far passare il tempo di una partita inguardabile e noiosissima, cominciai a raccontare dei ripetuti scambi tra le due società, facendo credere a chi ascoltava (ma ascoltava qualcuno?) che ci fosse una combine in corso. Dopo una notte insonne, Iachini e il mio amico Pecci mi portarono dentro lo stanzone dove la squadra si preparava all’allenamento e mi aiutarono a distendere gli animi. Il Pentasport intanto cresceva e si moltiplicava, non più solo una volta alla settimana, ma due e poi tre, infine tutti i giorni fino ad arrivare all’attuale programmazione su Radio Bruno, che copre ogni avvenimento viola, dalla mattina alla sera. In mezzo a tutto questo ci sono state esclusive uniche come quella di Baggio che già alla Juve fece infuriare i tifosi bianconeri. Le battute di Francesco Toldo che risponde sempre presente ad ogni richiesta di intervento o i collegamenti intercontinentali con Daniel Bertoni, sempre affettuoso. E ancora, le guerre mediatiche con Batistuta e Malesani, gli scambi al veleno con Ranieri, poi diventato un amico, e gli scontri al calor bianco con parecchi protagonisti viola, ma poi alla fine i rapporti si sono sempre ricuciti. Oggi il Pentasport ha dieci giornalisti che sanno fare tutto, dai social al taglio delle interviste in tempo reale, mentre io in quarant’anni non sono riuscito nemmeno ad imparare ad alzare un cursore. Ed è stato meglio così perché quella sera forse il Pentasport non sarebbe andato in onda…In compenso ho sempre la stessa voglia di quarant’anni fa di ripartire ogni giorno per provare a raccontare nel miglior modo possibile la Fiorentina, cercando di non esser banali. Riuscirci o no è la grande scommessa quotidiana di questo bellissimo mestiere.

Abbiamo chiaramente dei problemi e il più grande si chiama Montella, che sta progressivamente perdendo la fiducia della piazza.

Inevitabile dopo sette sconfitte e due pareggi consecutivi, roba da far esonerare Conte (forse), figuriamoci Montella, che per di più arrivava dai licenziamenti di Milano e Siviglia.

Nello scorso campionato era perché non era la sua squadra e comunque c’erano i Della Valle e Corvino a fare da raccoglitori di tutti gli insulti, oggi è perché sono stati cambiati troppi giocatori…

Non ho idee precise sull’argomento, ne ho invece sul fatto di stare tutti molto tranquilli perché il momento è brutto, ma esiste la forte volontà di superarlo e l’ambiente è per fortuna nuovamente unito.

Per settanta minuti il Genoa ci ha surclassato e ha assolutamente meritato la vittoria, questo è il dato più sconfortante.

Sui giovani era logico che andasse così: una calda e una fredda, la serie A è un’altra cosa rispetto alla B o al campionato primavera, solo che a dirlo o scriverlo si passa per gufacci.

Aspettiamo buone nuove dal mercato: un centrocampista e un esterno, visto che la punta è arrivata e forse converrà ripensare anche alla difesa, dove rispolverare Ceccherini non sarebbe una cattiva idea.

E’ una vecchia storia: racconto qualcosa a X, che poi lo riferisce ad Y, che ancora trasferisce il tutto a Z: state tranquilli che quando sarà raccontato all’ultimo destinatario, il concetto alla fine sarà stravolto rispetto alla partenza.

La stessa cosa accade per il sentito dire a livello radiofonico o scritto e qui parlo in prima persona, anche se mi rendo conto di tornare a sollevare qualcosa che appartiene al recente passato e che ha portato diversi idioti ad offendermi a più riprese.

Io non ho mai detto o scritto che il calcio a Firenze sarebbe finito senza i Della Valle, che al contrario ho spesso criticato per la loro anaffettività, mancanza di empatia e comunicazione, tanto da promuovere inutilmente nove mesi fa un movimento che portasse ad un confronto per spiegare cosa volessero davvero fare della Fiorentina, cosa che ha fatto molto arrabbiare la società.

Ho invece sempre affermato qualcosa che non rinnego assolutamente e cioè che nel mondo e nel calcio di oggi sarebbe stato molto difficile trovare chi comprasse la Fiorentina (e infatti ci abbiamo messo anni a scoprire Commisso) e che comunque avrei preferito il brutto grigiore dei Della Valle a qualsiasi avventura che ci rispedisse nell’inferno di eventuali futuri fallimenti. Ma il livello a cui ci avevano portato, compresa la sceneggiata con Pioli, lo trovavo deprimente; l’ho scritto e detto a più riprese.

L’unica cosa su cui posso dare ragione ai miei contestatori è che avrei potuto fare di più per spingere Della Valle ad abbassare il prezzo e quindi a rendere più agevole la cessione, ma qui entrano in campo le mie personali convinzioni sul fatto che ognuno con le cose proprie fa ciò che vuole.

Ottimo principio se applicato alla vita di tutti i giorni, un po’ meno comprensibile dal punto di vista del tifoso e me ne rendo perfettamente conto, sopportando con tranquillità le critiche, quando non tracimano nelle offese.

E comunque il telefono senza fili mediatico fa comodo a tanti: leoni da tastiera, frustrati, giornalisti e opinionisti senza seguito, procuratori carbonari in cerca di consenso e via andare.

Contenti loro…

Dal Conte Pontello a Diego Della Valle ho conosciuto professionalmente uomini di grande successo e di enormi disponibilità economiche, almeno rispetto alla media.

Ecco, uno come Rocco Commisso non l’ho mai visto in oltre quarant’anni di vicinanza alla Fiorentina, ma anche di esperienze in altri campi lavorativi.

L’unico che lo ricorda per alcuni aspetti è Mario Cecchi Gori, ma solo per la capacità di porsi alla pari con l’interlocutore, dimenticando ogni differenza.

Era così in parte anche Vittorio, ma poi si perdeva tra amici e amici degli amici che lo portavano fuori strada.

Nei novanta minuti in cui è stato a Radio Bruno Rocco ha conquistato tutti per la sincerità e l’umiltà con cui si è messo a disposizione di chiunque volesse sapere qualcosa in più sulla sua vita e sulla Fiorentina.

Uno chiede e lui risponde, come se fossimo al bar sotto casa a parlare di calcio con gli amici.

Si è buttato dentro Firenze con lo stesso entusiasmo con cui a 24 anni nel 1973 è venuto in città per la prima vacanza della vita: allora si divertì molto, ma anche adesso mi pare si stia godendo i frutti di uno sfizio che ha riportato entusiasmo e passione.

Serata speciale al Pentasport: avremo ospite in studio Rocco Commisso ed è l’ennesima dimostrazione di come sia cambiato, e meno male, il modo di comunicare della Fiorentina.

Sarà tutto molto particolare e l’ultima volta che ho avuto un presidente viola seduto accanto a me davanti ad un microfono è stato nel 1988 con Renzo Righetti, pensate un po’.

Potete mandare i vostri messaggi audio al 3475551285, a stasera

L’errore più grande sarebbe adesso crogiolarsi nella sconfitta, nella rabbia verso Massa e nel ricordo della piacevolezza del gioco viola.

Perché alla fine abbiamo perso, come da pronostico, e da domani dobbiamo essere molto determinati verso Genova.

La serata è stata da calcio vero, con una passione straordinaria, seppellita dalla mancanza di comunicazione e di empatia della vecchia dirigenza, un difetto urlato non so più nemmeno quante volte da questa pagina.

La squadra era a caricata a mille dal pubblico e sta cominciando a giocare come vuole Montella, poi diventa un problema di qualità: i tre (più Ruiz) davanti del Napoli sono straordinari, i nostri bravi.

E’ stata mandata in campo una formazione coraggiosa, i giovani sono andati bene, ma Sottil e soprattutto Castrovilli in modo particolare: nessuna incertezza emotiva e non era facile.

Firenze e il popolo viola si stanno nuovamente innamorando della Fiorentina, “una squadra che sia all’altezza della città”.

Eccolo qui il popolo viola, lo sapevo che non poteva essere svaporato l’amore per la Fiorentina, semmai era arrugginito da anni di polemiche spesso inutili a cui tutti, e mi ci metto anch’io, abbiamo colpevolmente contribuito.

Al di là dell’arrivo di Ribery, mi ha colpito la presentazione serale del campione francese, perché davvero l’idea oggi nella nuova società è che sia il tifoso al centro di tutto: un mix tra la passione italiana per il calcio e la fantasmagorica gestione americana per gli eventi di spettacolo.

Poi, certo, domani c’è il Napoli e sarà dura già pensare ad iniziare imbattuti il campionato, però a me sembra davvero di vivere in un altro mondo ed è una svolta molto intrigante.

P.S. Ho notato che la definizione “inutili” a proposito delle polemiche ha creato…polemica e allora mi spiego meglio.

Inutili sono state le polemiche tra i tifosi, la contrapposizione tra due fazioni, una specie di guerra civile viola.

Sul resto niente da dire, si critica (senza offendere) e si contesta tutti, Guetta compreso.

Spero di essere stato più chiaro

Scusate, ma ci pensate? Ribery…

No, dico: chi l’avrebbe nemmeno pensato?

Viene per guadagnare meno di quanto gli hanno offerto da altre parti, senza Coppe e con un orgoglio smisurato, e a me sembra incredibile.

Entriamo davvero in un’altra dimensione, perché i soldi veri nel calcio sono quelli degli ingaggi dei calciatori, lì non ci sono plusvalenze o ammortamenti.

Chiesa da una parte e Ribery dall’altra, come si fa a non pensare a Robben?

Guardiamo cosa succederà con l’attaccante, ma con loro due tutti hanno segnato valanghe di reti, Gomez compreso.

Quanto ai 36 anni, che sono obiettivamente tanti, mi fido di chi lo ha valutato e poi preso e comunque se ne aveva cinque di meno non lo vedevamo neanche col binocolo.

« Pagina precedentePagina successiva »