Una vittoria importante, ancora più che a Milano, perché come era prevedibile l’Udinese ha giocato chiudendo tutti gli spazi e lo ha fatto molto bene.

Ci voleva o la prodezza personale o la rete su calcio da fermo, come è quasi avvenuto con il poderoso Milenkovic.

La squadra sta prendendo coscienza della propria forza, il pubblico è stato fantastico, in considerazione dell’avversario e dell’orario.

Milenkovic, Caceres e Dragowski una spanna sopra gli altri e non stiamo parlando dei più bravi…

E ora una sosta da vivere con grande serenità, molto diversa da quella di settembre.

Com’ero io a sedici anni?

Vediamo un po’…

Secondo Cristina, che ho conosciuto proprio a quell’età, ero sempre arrabbiato col mondo, pare abbastanza vispo e molto smanioso di fare.

Leggevo due quotidiani al giorno (Paese Sera e Tuttosport, perché c’era Ormezzano a dirigerlo) e mi interessavo di politica, ma allora lo facevamo in tanti: ci piaceva discutere, dividerci sulle grandi questioni, pensavamo che la Democrazia Cristiana non si sarebbe mai estinta e che i comunisti avrebbero continuato in eterno a fare opposizione.

Sarei stato in grado di esprimere un voto ragionato, come dovrebbe essere quello di chi determina poi le sorti del Paese?

Direi proprio di no, nonostante il mio cercare di capire sempre quello che mi accadeva intorno, ma qui si tratta di naturale maturazione della persona.

Non voglio esprimere giudizi affrettati sui sedicenni di oggi: certamente sono sempre connessi col mondo, hanno già fatto tanto di quello che noi avremmo scoperto molto più in là e non so se questo sia un bene o un male.

In tutta sincerità non mi sembrano pronti per andare a votare e non capisco questa ventata giovanilista che ha preso un po’ tutti, da Conte a Di Maio, passando per Enrico Letta e altri politici.

Meglio, molto meglio, lasciar perdere. 

Spettacolari, una partita tra le più belle giocate a San Siro nella storia viola, con Ribery e Chiesa applauditi a scena aperta dai tifosi del Milan e anche queste sono soddisfazioni.

Ci siamo sbloccati e giochiamo bene, con personalità, non sprecando un pallone, con Ribery che incanta come nessuno avrebbe mai immaginato, nemmeno nella più rosea delle previsioni.

Saliamo in classifica e cominciamo a pensare positivo, avendo tutto per farlo: alla fine Montella era raggiante e ha ragione perché lo abbiamo molto criticato e quindi ora si sta prendendo le sue rivincite.

Una serata bellissima e tutta viola, perché quando vinci (e in quel modo) a Milano qualcosa scatta nella testa di tutti.

Non starei troppo ad esagerare sulla sofferenza finale perché dopo il gol di Bonazzoli la Sampdoria non ha fatto un tiro in porta e quindi non ci sono dubbi sulla legittimità della vittoria.

Hanno segnato Pezzella ed un ottimo Chiesa, ma alla fine la gara è girata sull’espulsione di Murillo e qui vanno elogiati il meraviglioso Ribery e il sempre più bravo Castrovilli, che hanno costretto all’ammonizione quattro volte gli avversari.

Continuo a pensare che sia meglio giocare con il centravanti, certamente cambiando tatticamente la squadra, che comunque ieri ha dimostrato un’ottima solidità mentale e ottima condizione fisica.

Ci sentiamo tutti più sollevati, a cominciare da Montella, bastava osservarlo nelle interviste del dopo partita,  e abbiamo un giorno in più di riposo rispetto al Milan che gioca stasera.

Di questi tempi non è un vantaggio da poco.

Si sta diffondendo una vera e propria leggenda metropolitana, sia pure circoscritta al nostro piccolo mondo mediatico-giornalistico e cioè che io ce l’abbia da tempo con Montella.

E’ assolutamente falso, non ho mai avuto nessun preconcetto nei suoi confronti, ne’ quando venne nel 2012 e neanche quando è tornato qualche mese fa.

I nostri rapporti si sono sempre limitati ai saluti e l’unico scambio ravvicinato che ho avuto con lui è datato maggio 2015, quando in sala stampa a Palermo abbiamo avuto un serrato scambio di opinioni a proposito della sua clausola rescissoria (per me valeva, per lui no), qualcosa di abbastanza importante, visto che da lì è iniziata la rottura con la Fiorentina, peraltro programmata da tempo dal tecnico.

Non mi resta antipatico o simpatico, mi limito solo ad analizzare quello che accade quando guida la Fiorentina, sottolinenando i pregi ed evidenziando i difetti, ovviamente secondo il mio parere, che è opinabile come quello di tutti.

Non ho neanche un’idea precisa sul fatto che debba essere sostituito, certamente non è l’allenatore ideale della nuova proprietà e la sua conferma mi pare assomigliare sempre di più all’accettazione di Sousa da parte di Corvino nel 2016.

Statisticamente non ricordo un allenatore che a Firenze in dodici partite di campionato abbia ottenuto quattro pareggi e otto sconfitte e sia poi rimasto al suo posto e ci sono pochi casi nella storia del calcio italiano, ma ci sono pure esempi di galoppate bellissime dopo inizi terrificanti, vedi Allegri a Cagliari e Gasperini a Bergamo.

Ora però, da domani, tocca a lui e tocca alla Fiorentina, servono punti e gioco per dare un senso a questo nuovo Rinascimento Viola, perché alla fine conta solo la classifica, e lo sa benissimo anche Rocco.

Il pareggio è il risultato più giusto, inutile girarci troppo attorno, ovviamente rompe molto le scatole arrivarci così.

Essere ultimi in classifica non deve angosciare, però non mi pare neanche corretto far finta di niente, come se vivessimo in una realtà parallela, perché non è che fosse scritto di fare due punti  in quattro partite solo per aver incontrato le prime tre dello scorso campionato.

Il gioco ieri si è visto pochissimo, continua a latitare Badelj e la formula del non-attaccante continua a lasciarmi perplesso, meno comunque del cambio di Chiesa, per me senza senso.

Che sia sfortuna o incapacità i risultati di Montella sono da Guiness dei primati alla rovescia: non era l’allenatore che avrebbe scelto Commisso e la situazione comincia a diventare delicata.

Teniamoci Ribery, Castrovilli e qualche frammento di Chiesa, il resto per ora è, chi più chi meno, al minimo sindacale.

Le ipotesi per i tre risultati.

Vinciamo, e continuiamo sulla scia della positività post Juve. Montella è uno stratega ritrovato, l’antipatico Gasperini ridimensionato e aspettiamo ben contenti la Samp per tornare là dove tutti si pensa sia giusto stare.

Pareggiamo, e qui conta anche la prestazione, e quindi il come si arriva a prendere un punto non disprezzabile in assoluto, ma che ci lascerebbe comunque nei bassissimi bassifondi della classifica.

Perdiamo, e allora cominciano davvero i dolori, anche se abbiamo dato spettacolo con pali, traverse e decisioni arbitrali stile Massa e il buon vecchio Gervasoni di Parma. Montella messo in discussione, nervosismo diffuso e Rocco che continua a sorridere e distribuire ottimismo, ma con una rabbia ed un’amarezza grandi così.

Ecco perché a Bergamo conterà soprattutto il risultato, anche se siamo solo all’inizio, perché questo è il calcio ed è sempre stato così.   

Stefano Prizio per una decina d’anni ha scartavetrato il mondo viola stando bene attento a non rimanere simpatico, a non ingraziarsi nessuno, a dire sempre quello che pensava e a pensare a quello che diceva.

La vita gli ha fatto un gran dispetto, ma lui se ne è fregato e non è uscito dal campo, continuando invece a giocare anche se in condizioni di forma non proprio semplici.

Ha avuto numerosi adoratori quando era sulla cresta dell’onda (succede sempre), quando i suoi sondaggi sui giornalisti o le sue prese di posizione spaventavano il nostro piccolo cortile mediatico.

Poi il vuoto assoluto, colmato solo da Massimo Mattei (uno da cui comprerei sempre una macchina usata), qualcosa che giudico vergognoso, ma sono considerazioni personali.

La scelta di non partecipare più al Pentasport fu solo sua, adesso torna e da domani lo sentirete nuovamente in radio, con l’aggiunta di una rubrica che molto farà discutere e molto farà arrabbiare colleghi e amici: “Onda viola, fatti e misfatti televisivi”, raccontati dalla sua penna corrosiva, anche se altri gli presteranno la voce.

Ci sarà da divertirsi, che è poi il fine ultimo di chi trasmette in radio.

Manca il più, cioè la vittoria, ma che Fiorentina!

Partita meravigliosa, con Castrovilli, Ribery e Milenkovic una spanna sopra gli altri e Dragowski disoccupato, mai successo contro la Juve

Dieci angoli a zero, un bel numero di occasioni, i migliori d’Italia messi sotto per tutta la gara, una partita del genere non era prevedibile neanche nelle previsioni più rosee.

Partiamo da qui per cominciare davvero la stagione, però..che rabbia.

Magari sbaglio io, magari in questo modo non scaleremo mai posizioni nell’Olimpo del calcio, ma Fiorentina-Juve per me deve essere affrontata da provinciali.

Mi riferisco all’ambiente e allo spogliatoio, non certo all’impostazione tattica che compete a Montella.

Non sarebbe sbagliato tramite Antognoni un incontro dei giovanotti viola con Tendi, Desolati e Beppe Iachini che non erano certo dei campioni ma che contro i bianconeri hanno vinto più di Batistuta e Rui Costa.

Sì, da provinciali, con la bava alla bocca, creando un clima che poi sarà ricordato nel tempo, come per esempio fece qualche anno fa Platini a cui rimasero impressi certi ingressi a Firenze e al Franchi.

Fischi assordanti e cori avvolgenti, pieni di amore.

Rabbia e determinazione, novanta minuti più recupero  da vivere in apnea come se non ci fosse stato niente prima e niente dopo.

E’ Fiorentina-Juventus, bellezza e se ci sei in mezzo non puoi proprio viverla come una partita qualsiasi.

  

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