Che belle le cartoline che arrivano da Reggio Emilia.

Il 7 indicato da Castrovilli a Ribery, ormai leader conclamato dello spogliatoio, la foto del francese al migliore in campo, la commozione di Commisso, il bacio di Pradè al presidente e la felicità piena viola nello spogliatoio.

Castrovilli incredibile, sono dieci partite che non sbaglia un colpo, mai visto uno così all’esordio in serie A.

Continuo a pensare che si debba giocare con l’attaccante centrale anche se Boateng non è andato male, solo che manca profondità-

Sorridiamo e sorride la classifica: siamo davanti a Torino e Milan, due in teoria molto più forti di noi.

Mi sono divertito, che è cosa rara per me in televisione.

Ho ceduto alle richieste di Italia 7 e ho iniziato una collaborazione che spero incontri il favore di chi segue le trasmissioni viola: clima amichevole, un interlocutore di livello come Brovarone, una conduttrice, Veronica Maffei, che sa di cosa si parla e via alle chiacchiere.

Ingredienti semplici, senza troppi voli pindarici e soprattutto senza avere la pretesa di inventare chissà cosa perché alla fine solo di pallone si parla, cercando comunque di tenere alta la qualità del dibattito.

Appuntamento un lunedì sì e uno no alle 21.20 e, come direbbe Bucchioni…vi aspetto numerosi.  

Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, abbiamo giocato alla pari cin la Lazio ed il gol di Immobile è viziato dal fallo su Sottil: questi sono i fatti, incontrovertibili.

Viene però il dubbio che se Lukaku fosse stato della Fiorentina e avesse messo il pallone in mezzo, quasi certamente non avrebbe trovato nessuno, perché i viola non hanno centravanti.

Una precisa scelta tecnica, che ormai non paga più e non si capisce  l’esigenza di mandare spesso in campo Boateng per cercare di sparigliare le carte, con due potenziali numeri nove in panchina.

Certo, ci sono altre cose che non vanno, a cominciare da Badelj, che da agosto ha giocato una sola partita a Milano, per finire a Lirola, davvero troppo discontinuo ed evanescente.

Infine Ribery: non vorrei sciupare il processo di beatificazione di questo straordinario giocatore, ma forse a 36 anni sarebbe il caso di metterci la testa, specialmente se sei in panchina e quindi neanche preso dal furore agonistico.

Un  errore che rischiamo di pagare caro. 

Ci piacciono molto quelli che raccontano ciò che ci fa piacere sentire, quelli che solleticano le nostre pance con frasi e comportamenti ad effetto.

Federico Chiesa non è proprio niente di tutto questo, questione anche di cromosomi, basta pensare al padre, che nei tristissimi mesi pre fallimento viola nel 2002 fece esattamente le stesse cose di Di Livio, ma niente delle sue azioni è rimasto nella memoria dei tifosi proprio per la mancanza di ostentazione.

Sul ragazzo da agosto sta piovendo di tutto, dai cartellini gialli fuori luogo alle accuse, peraltro reiterate, di essere un cascatore, fino ad arrivare agli spifferi fiorentini: non passa mai la palla, tira troppo, si lamenta con i compagni, si è montato la testa.

A me sembrano cose da matti e stiamo partecipando da protagonisti  al concorso Tafazzi 2019, con buone possibilità di vincere l’ambito premio. 

Federico Chiesa è esattamente quello dello scorso anno, con i suoi strappi laceranti (do you remember la partita di Milano?), la sua generosità e la sua poca precisione nel tiro.

Ma, come avrebbe detto il grande Nanni Moretti, “continuiamo così, facciamoci del  male”.

Sono quelle partite che quando le vedevo in Ferrovia da ragazzo uscivo dallo stadio pieno di rabbia perché proprio non potevo sopportare che, dopo aver mancato più volte il gol, finisse zero a zero.

Avremmo meritato di vincere perché nel secondo tempo abbiamo dominato, non trovando però mai la giocata giusta, anche per via della giornata piuttosto normale di Ribery e soprattutto Chiesa.

E’ sorprendente Castrovilli: sono due mesi che gioca da sette abbondante, non ne ha sbagliata una e ieri sera è stato il migliore in campo, oscurando Tonali.

Peccato, davvero peccato, perché alla fine saranno due punti che ci peseranno e speriamo di non doverli troppo rimpiangere.

Un’ultima annotazione: ma se Balotelli avesse avuto la maglia viola e avesse giocato in quel modo, tenendo quell’atteggiamento, sarete stati contenti?

A distanza di oltre diciassette anni non riesco a scordare l’angoscia dei giorni del fallimento della Fiorentina.

Ci hanno spedito prima tra i dilettanti e poi ripescati in C2 per un debito di 20 milioni di euro, dopo averci fatto il pelo e il contropelo per un’intera stagione in cui si parlava solo di stipendi non pagati, messa in mora da parte di gente che preferirei non vedere più.

Dopo averci costretto a vendere Toldo e Rui Costa, dopo averci portato a vivere solo di paure, e infatti siamo finiti diritti  e filati in B in un clima schifoso in cui ognuno pensava solo al proprio orticello.

Ci hanno fatto fallire nonostante potessimo contare su circa trenta milioni di diritti televisivi futuri: no, niente, implacabili.

Venti milioni di euro!

Contro gli oltre 150 oggi del Milan e la gigantesca montagna di miliardi di debito  Lazio e Roma delle stagioni scorse, e tutto questo nella quasi indifferenza generale perché molti erano centrati sulla voglia di cacciare Vittorio Cecchi Gori.

Come si fa a dimenticare?

P.S. Avete sostanzialmente ragione, non sono stato chiaro e chiedo scusa.

Il mio non era un ragionamento analitico, ma, se si può dire, “di sistema”.

So benissimo che è stato VCG a farci fallire, l’ho ripetuto più volte giusto un anno fa quando qualcuno lo rimpiangeva al posto degli odiati Della Valle, ma con noi (e pochi altri) sono stati inflessibili e hanno fatto trionfare le regole.

Con altri no.

 

E’ incredibile il livello di ipocrisia raggiunto con il conflitto scatenato dalla Turchia contro i curdi.

Ma guarda un po’: ci siamo, anzi si sono…, accorti ora che le guerre si combattono con le armi e che l’Italia è da sempre una vera eccellenza in questo settore.

“Sospendere la fornitura” è il grido di battaglia dei benpensanti, le anime vergini della politica e della società, come se chi acquista mitragliatrici, bombe, carri armati e aerei militari spendesse i suoi miliardi di dollari per tenere tutto graziosamente nel giardino di casa.

Ma quando qualcosa che uccide viene venduto, che uso si pensa faccia l’acquirente?

Certo, siamo in buona compagnia, perché anche Francia e Germania piangono lacrime di coccodrillo: teniamo Erdogan nella Nato, ci facciamo ricattare con i milioni di rifugiati che potrebbe liberare, lo rimpinziamo di armi (e in parecchi guadagnano cifre notevolissime) e poi battiamo i piedi se quello combina ciò che vediamo tutti i giorni?

Consiglio a tutti un film strepitoso, “Finché c’è guerra c’è speranza”, con Alberto Sordi magnifico: andrebbe rimandato in questi giorni in televisione a reti unificate.  

Quando abitavo a Grassina ho votato Casini, nelle ultime elezioni Nardella e se fossi andato a Campi Bisenzio avrei indicato Fossi.

Si potrà, anche giustamente, obiettare sul voto al PD, ma non sulla coerenza delle mie intenzioni.

Ora, premesso che il diritto/dovere civico di recarsi alle urne prescinde secondo me dalla creazione o meno di un nuovo stadio, credo davvero che la maggioranza dei cittadini non capisca il senso di questa zuffa non proprio edificante tra sindaci dello stesso schieramento politico.

Come finirà proprio non lo so, certamente il “fast, fast, fast” di Rocco ha personalmente contribuito a farmi interessare del tema stadio, argomento che sinceramente mi è sempre stato sulle scatole da quando nel 2010 ho visto che ogni progetto più o meno ambizioso si perdeva tra le imbattibili sabbie mobili della politica e della burocrazia.

Ma una visione collegiale, fosse anche dettata o imposta dal PD, no?

Già, ma cosa è oggi il PD?

La mia scelta ideale sarebbe avere il “mio” Franchi, o anche Comunale, coperto e moderno.

Perché lì ci sono 53 anni della mia vita, da Hamrin a Ribery, passando attraverso De Sisti, Antognoni, Baggio, Batistuta e molti altri.

Lì sono stato otto campionati in Ferrovia a soffrire le tante Fiorentine anonime degli anni settanna

Lì in maratona, ho fatto le prime radiocronache abusive nel 1983, con la gente che bestemmiava nel telefono di fortuna, collegato con due antennine ad una casa vicina.

Al Franchi ho goduto e sofferto come tutti, e 37 anni di servizio militante dietro ad un microfono vogliono dire più o meno 800 partite e sempre nel solito posto: come non posso averlo nel cuore?

E allora perché non firmo anch’io per mantenerlo come casa futura viola? Perché purtroppo è qualcosa che va  a cozzare con la realtà, nel senso che visti i vincoli la scelta di ristrutturarlo non è possibile.

E anche perché è come se ci fosse un’altra volontà nascosta: lo stadio solo e comunque a Firenze, e su questo non sono affatto d’accordo.

Si faccia questo benedetto stadio coperto e accogliente dove è possibile costruirlo: a Campi, a Scandicci, alla Mercafir, insomma dove sia possibile investire in tempi rapidi sulla nostra inestinguibile passione.

Ai Cinque Stelle, da me spesso attaccati per populismi vari e giravolte politiche che lasciavano perplessi, ma il taglio di 345 parlamentari è qualcosa di importante ed il merito è soprattutto loro, che ci hanno creduto e alla fine ci sono arrivati.

Una riforma davvero epocale, che oltre a portare benefici economici snellirà lo zoppicante cammino legislativo italiano e che naturalmente vedrà molti scontenti, in primis coloro che rischiano di non essere eletti.

Una volta tanto: bravo Di Maio.

P.S. So benissimo che sarebbe stato meglio modificare il bicameralismo (e infatti votai sì nel dicembre 2016), ma noi non avevamo bisogno di 945 parlamentari. Erano così numerosi perché la nostra democrazia nasce dopo una dittatura e quindi furono presi tutti gli accorgimenti possibili per evitare di ricaderci.

74 anni dopo, mi pare sia arrivato il momento di ridurre. 

 

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