Nell’aprile del 1990 ero un giovane uomo, ancora molto ingenuo, che si entusiasmava facilmente e che credeva spesso a ciò che gli dicevano.

Tornavo da Roma, dopo una partita contro la Lazio, con Dunga e Baggio e per tutto il viaggio ascoltai  la gran voglia di Roberto di rimanere a Firenze ibbamorandomi dell’idea che potesse ancora giocare con la maglia viola.

Quasi trent’anni dopo, e con tanti errori, alcuni molto gravi, fatti nella valutazione delle persone che hanno accompagnato la mia vita, ho smesso di essere così ingenuo e quindi non sposo alcuna tesi a proposito di Federico Chiesa e del suo rapporto con Firenze.

Mi sento però abbastanza sicuro nell’affermare che non gioca alla meno e che “mentalmente” sta benissimo, solo che non è più brillante come nella scorsa stagione, o almeno lo è ad intermittenza.

Detto questo, e precisando che tra Chiesa e la Sacher Torte c’è la sua bella differenza, a me viene in mente la famosa battuta di Nanni Moretti.

Ma sì, con tutti i fuoriclasse che abbiamo in squadra, col gioco spumeggiante dato dall’allenatore, con le grandi prospettive di classifica che abbiamo, continuiamo pure ad accanirci su Chiesa, magari fischiandolo sabato sera: continuiamo così, facciamoci del male.

Una sola cosa è stata peggiore della brutta Fiorentina di Verona: le parole di Montella sulle aspettative di classifica della squadra.

In pratica, per il tecnico viola, bisognerebbe essere anche soddisfatti di stare al decimo posto perché semmai erano state illusorie le tre vittorie consecutive di diverso tempo fa.

Non dobbiamo avere troppe aspettative da questa stagione…

All’inizio non credevo di averle sentite quelle parole, tanto che me lo sono fatte ripetere: sono dichiarazioni molto gravi che cozzano con la storia della Fiorentina, con i suoi 28.000 abbonati, con l’impegno economico e non solo di Commisso e soprattutto con l’inestinguibile amore dei tifosi.

Il Verona ha ampiamente meritato di vincere e Dragowski è stato di gran lunga il migliore, basterebbe questo per fotografare la situazione attuale, ma qualcuno dovrebbe spiegarlo a Montella.

Ci sono cose di cui non ho mai capito l’importanza o almeno non completamente.

Per esempio la cittadinanza onoraria, qualcosa  che pare aver travolto le giunte di mezza Italia e che vede protagonista l’ignara Liliana Segre, donna di gran classe che non credo sia troppo contenta per il clamore che suscita ogni iniziativa che viene intrapresa suo malgrado e, per dirla come il leggendario Scajola, a sua insaputa.

Sullo sfondo di argomenti  terribilmente seri come razzismo e antisemitismo vanno in scena teatrini di dubbio gusto sull’assegnazione della cittadinanza onoraria alla signora Segre.

Biella prima no e poi sì, Sesto San Giovanni no e via a seguire, con il fondato sospetto che sia anche un modo per avere un po’ di vetrina nazionale, mentre non capisco il senso e l’importanza di un titolo di cui mi sfugge la motivazione, perché ampiamente superata dalla nomina a senatrice a vita.

Qualcuno, in un furioso crescendo di buonismo, ha addirittura lanciato l’ipotesi di eleggere Lilana Segre Presidente della Repubblica, nel 2022 a 92 anni…

Da ebreo quasi ateo molto critico e non osservante a me piacerebbe di più se ci fosse qualche maggiore riflessione sullo strisciante razzismo quotidiano piuttosto che ascoltare o leggere queste esagerazioni, che poi svaporano un paio di giorni dopo l’enunciazione.

Si è rivisto Federico Chiesa, quello di Milano di un mese fa, con la doverosa avvertenza sulla scarsa consistenza dell’Armenia.

E’ sfuggita alla maggioranza dei critici un particolare importante: nell’ascesa del ragazzo non c’è mai stata una fase di riflusso, che è invece fisiologica per tutti o quasi, l’ha avuta perfino Baggio nell’autunno 1987, dopo quel fantastico gol a San Siro ed Eriksson lo voleva dare in prestito alla Sampdoria.

Federico invece è sempre andato in crescendo di rendimento, pur mantenendo un rapporto non esaltante con i gol fatti.

Le sue quotazioni sono però sempre cresciute, in tutti i sensi, dal 2016 fino alla scorsa estate.

Per questo non mi sono mai troppo preoccupato per le sue ultime prestazioni non certo esaltanti, derubricando a sciocchezze l’idea che arrivassero dal malcontento di vestire la maglia viola.

Vedremo a Verona se mi sono sbagliato…

Ci serve moltissimo un centrocampista titolare e anche un attaccante di cui Montella si fidi, visto che pare che a Verona Vlahovic ri mette nuovamente a sedere in panchina.

Florenzi non è né l’uno né l’altro, eppure lo andrei a prendere di corsa perché alzerebbe sensibilmente la qualità di una squadra che non mi pare così straordinaria dal punto di vista tecnico.

Siccome non lo paghiamo noi, lasciamo a Commisso il compito di decidere se sia un’operazione finanziariamente corretta e vorrei ricordare che dal punto di vista strettamente economico è stata una mezza follia pensare di dare 16 milioni lordi in due stagioni ad un giocatore che ha già 36 anni.

Florenzi al posto di Lirola o di Dalbert, oppure anche in mezzo al posto dell’irriconoscibile Badelj, pensate davvero che si vada a peggiorare?

E poi chi ha detto che debba essere l’unico acquisto viola di gennaio?  

L’Italia non ha mai avuto un Presidente del Consiglio donna e neanche un Presidente della Repubblica.

Non solo: scorrendo i nomi dei direttori dei tre principali quotidiani nazionali (Corriere, Repubblica, Stampa) si scoprirà che sono  stati tutti maschi.

Sempre e solo uomini.

Non mi piacciono le quote rosa e mi piace ancora meno l’ostentazione di essere qualcosa per reclamare diritti, che questo qualcosa sia l’appartenenza ad un genere umano (vedi appunto alla voce donna) o ad un orientamento sessuale, però non si può che essere soddisfatti di quello che è accaduto al Financial Times, la bibbia dell’editoria economica mondiale.

Dopo 130 anni di regno maschile, è arrivata al vertice del giornale Roula Khalaf, che era alla vice direzione dal 2011 e che, come si capisce dal nome e dal cognome, non è neppure nata in Inghilterra, ma a Beirut.

Uno su mille ce la fa, cantava Morandi, se invece sei nata femmina facciamo pure una su centomila…

Il risultato è ingannevole, perché meritavano di perdere con uno scarto più ampio.

Siamo stati ridicolizzati dal Cagliari, umiliati sotto ogni punto di vista e mi spiace soprattutto per i 400 che sono andati in Sardegna, che non meritavano una giornata del genere.

Non lo meritava nessuno per carità, ma loro meno degli altri.

Si impone una riflessione su tutta la linea, abbandonando il buonismo che sembra abbondare ogni volta che analizziamo ciò che da giugno in poi accade intorno e nella Fiorentina.

Da salvare c’è veramente poco, direi solo il portiere, Vlahovic, forse Dalbert e Sottil, che deve smettere di buttarsi.

Non possiamo restare aggrappati a Ribery e tutti, a cominciare da Montella, sono sotto esame.

Lo avevo già scritto un po’ di tempo fa: sono ebreo per caso, solo perché nato in una famiglia di origine ebraica e sono da almeno quaranta anni molto critico nei confronti della mia Comunità di origine.

Non ho mai creduto alla storia del Popolo eletto e non sopporto la chiusura ebraica fiorentina (ma credo che riguardi un po’ tutto il mondo) verso il mondo esterno, tipo la storia che sia meglio sposarsi tra correligionari.

Per non parlare poi della politica israeliana, che a volte mi ha fatto vergognare: da decenni credo e spero nella creazione di uno Stato Palestinese che affianchi pacificamente Israele.

Fatte queste premesse, trovo vergognoso quello che sta accadendo con Liliana Segre e comincio ad essere seriamente preoccupato per il rigurgito di antisemitismo che esonda dal web, e non solo da quello.

Lei è straordinaria nella sua pacatezza, noi dovremmo riflettere sullo stereotipo degli “italiani brava gente”, perché forse tanto bravi e buoni non siamo, se costringiamo una signora di 89 anni che ha passato l’infero dei campi di concentramento a girare con la scorta.

L’avesse fatto Boateng, che comunque l’ha già fatto, ci sarebbe stata più empatia dalle nostre parti?

Invece l’ha fatto Balotelli, personaggio e uomo discusso e discutibile, e quindi pare valere meno, quasi che avessimo ormai assorbito mentalmente l’idea che si possa fare buu ad un essere umano col diverso colore della pelle.

Al di là dello schifo e la rabbia che provo verso ogni forma di razzismo, andando un po’ più in là e sforzandomi per l’ennesima volta di entrare nella testa di chi fa queste cose una domanda mi è venuta spontanea.

Cari imbecilli di qualsiasi razza, sesso, religione, appartenenza geografica e politica, ceto sociale o carica politica che fate buu allo stadio, che rivendicate la supremazia dell’uomo bianco, cattolico e meglio ancora se del nord, o al massimo del centro, ma non vi siete rotti le scatole?

Non vi sentite mai scarichi psicologicamente e mentalmente?

I pochi neuroni che circolano nella vostra testolina non si prendono mai un bel periodo di riposo impedendovi di reiterare gesti imbecilli che vi mettono ai margini di ogni società civile?

In attesa di risposte che non arriveranno, leggetevi il fondo di un mio ex ragazzo, Ernesto Poesio, sul Corriere Fiorentino di oggi.

La terza partita in una settimana è sempre la più difficile e Montella ci aveva pure provato a mettere forze nuove in squadra, con risultati abbastanza scarsi.

Primo tempo brutto, secondo leggermente meglio, ma siamo stati troppo lenti, un tic e toc senza mai affondare.

Se Chiesa aveva la febbre, magari si poteva anche togliere dopo un primo tempo sconcertante per le sue potenzialità e a centrocampo Badelj continua ad andare con una marcia in meno.

Il centravanti?

Un optional e può darsi che il tecnico non sia convinto di cosa abbia a disposizione e allora qui si torna al punto di partenza: come si fa a cercare l’Europa senza avere un attaccante da almeno 15 gol?

Siamo lì, in mezzo alla classifica e in mezzo al guado, né troppo bene e neanche troppo male, con la sola stella di Castrovilli da esibire. 

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