L’adepta tatuata in Lombardia, il bancario senese, il professore dell’ateneo sempre di Siena e diversi altri idioti che non è il caso di citare: ma dove erano nascosti questi microcefali nazisti che adesso vengono allo scoperto?

E, soprattutto, quanti sono? Ogni giorno ne spunta uno/a, come funghi velenosi.

Non ho risposte, ma solo sensazioni.

La prima è che lo spostamento politico verso una destra xenofoba e intollerante (perché esiste anche una destra con dei valori molto più alti del parlare alla pancia) sia stata una specie di bomba libera tutti.

In pratica è come se fosse stato sdoganato anche l’antisemitismo, evidentemente mai del tutto estirpato.

Me ne sono accorto in prima persona avendo una certa visibilità da oltre trentacinque anni

Dall’ebreo di merda con cui fu minacciato da un deposto capopopolo viola oggi in disgrazia, fino ad arrivare ai deficienti di Londra col treno per Mathausen passando in mezzo al poveraccio che ormai starnazza solo su facebook e che una volta parlò di circoncisione al cervello.

Vent’anni fa cose del genere non sarebbero mai accadute, ora invece gli imbecilli di ogni ordine e campo è come se avessero avuto una sorta di legittimazione dai tempi correnti per esternare il loro odio.

Confesso di essere preoccupato in senso generale per la deriva a cui stiamo assistendo anche se personalmente non ho paura, però poi mi chiedo se il mio sentire non sia lo stesso degli ebrei di ottanta anni fa: “ma figurati se…” e dopo è andata sappiamo come è andata a finire.

Io mi sento profondamente italiano e molto casualmente ebreo, ma soprattutto mi sento appartenente al genere umano e fatico a pensare che ne facciano parte anche certi uomini e certe donne.

Rimane

Prima di Rocco la domanda se l’era già posta un certo Lenin e la storia del mondo cambiò radicalmente.

Molto più modestamente, qui ci si accontenterebbe che cambiasse la storia viola, a cominciare dalla classifica per poi passare al gioco e alla personalità di diversi interpreti.

Montella è un uomo in difficoltà, ha quasi bruciato il credito di fiducia concesso (sbagliando) in estate, solo che non si sa dove a andare a pescare.

Prandelli? Gattuso? Figuriamoci se non piacerebbe il ritorno di Cesare, però sarebbe appunto un ritorno e ne abbiamo già avuto uno disastroso.

Qui semmai ci vorrebbe Spalletti, ma costa tantissimo: si può fare? Sarebbe un segnale forte, una spinta per uscire dal gorgo.

Per adesso si va avanti così, quasi per forza di inezia.

In bilico ta paure e diffidenze assortite, ma attenzione a non far diventare Montella (e in parte di Pradè) dei comodi alibi per i giovanotti che vanno in campo con la gloriosa maglia viola.

il Centro Sportivo, il contratto di Chiesa, il suo stato mentale e fisico, l’attesa per Pedro, gli sbagli di Montella, lo stadio che forse si farà o forse no.

Tutto giusto e tutto legittimo, ma se stasera non ci svegliamo, o per meglio dire non si svegliano, noi entriamo ufficialmente non crisi.

CI vogliono i te punti, stop.

Nell’aprile del 1990 ero un giovane uomo, ancora molto ingenuo, che si entusiasmava facilmente e che credeva spesso a ciò che gli dicevano.

Tornavo da Roma, dopo una partita contro la Lazio, con Dunga e Baggio e per tutto il viaggio ascoltai  la gran voglia di Roberto di rimanere a Firenze ibbamorandomi dell’idea che potesse ancora giocare con la maglia viola.

Quasi trent’anni dopo, e con tanti errori, alcuni molto gravi, fatti nella valutazione delle persone che hanno accompagnato la mia vita, ho smesso di essere così ingenuo e quindi non sposo alcuna tesi a proposito di Federico Chiesa e del suo rapporto con Firenze.

Mi sento però abbastanza sicuro nell’affermare che non gioca alla meno e che “mentalmente” sta benissimo, solo che non è più brillante come nella scorsa stagione, o almeno lo è ad intermittenza.

Detto questo, e precisando che tra Chiesa e la Sacher Torte c’è la sua bella differenza, a me viene in mente la famosa battuta di Nanni Moretti.

Ma sì, con tutti i fuoriclasse che abbiamo in squadra, col gioco spumeggiante dato dall’allenatore, con le grandi prospettive di classifica che abbiamo, continuiamo pure ad accanirci su Chiesa, magari fischiandolo sabato sera: continuiamo così, facciamoci del male.

Una sola cosa è stata peggiore della brutta Fiorentina di Verona: le parole di Montella sulle aspettative di classifica della squadra.

In pratica, per il tecnico viola, bisognerebbe essere anche soddisfatti di stare al decimo posto perché semmai erano state illusorie le tre vittorie consecutive di diverso tempo fa.

Non dobbiamo avere troppe aspettative da questa stagione…

All’inizio non credevo di averle sentite quelle parole, tanto che me lo sono fatte ripetere: sono dichiarazioni molto gravi che cozzano con la storia della Fiorentina, con i suoi 28.000 abbonati, con l’impegno economico e non solo di Commisso e soprattutto con l’inestinguibile amore dei tifosi.

Il Verona ha ampiamente meritato di vincere e Dragowski è stato di gran lunga il migliore, basterebbe questo per fotografare la situazione attuale, ma qualcuno dovrebbe spiegarlo a Montella.

Ci sono cose di cui non ho mai capito l’importanza o almeno non completamente.

Per esempio la cittadinanza onoraria, qualcosa  che pare aver travolto le giunte di mezza Italia e che vede protagonista l’ignara Liliana Segre, donna di gran classe che non credo sia troppo contenta per il clamore che suscita ogni iniziativa che viene intrapresa suo malgrado e, per dirla come il leggendario Scajola, a sua insaputa.

Sullo sfondo di argomenti  terribilmente seri come razzismo e antisemitismo vanno in scena teatrini di dubbio gusto sull’assegnazione della cittadinanza onoraria alla signora Segre.

Biella prima no e poi sì, Sesto San Giovanni no e via a seguire, con il fondato sospetto che sia anche un modo per avere un po’ di vetrina nazionale, mentre non capisco il senso e l’importanza di un titolo di cui mi sfugge la motivazione, perché ampiamente superata dalla nomina a senatrice a vita.

Qualcuno, in un furioso crescendo di buonismo, ha addirittura lanciato l’ipotesi di eleggere Lilana Segre Presidente della Repubblica, nel 2022 a 92 anni…

Da ebreo quasi ateo molto critico e non osservante a me piacerebbe di più se ci fosse qualche maggiore riflessione sullo strisciante razzismo quotidiano piuttosto che ascoltare o leggere queste esagerazioni, che poi svaporano un paio di giorni dopo l’enunciazione.

Si è rivisto Federico Chiesa, quello di Milano di un mese fa, con la doverosa avvertenza sulla scarsa consistenza dell’Armenia.

E’ sfuggita alla maggioranza dei critici un particolare importante: nell’ascesa del ragazzo non c’è mai stata una fase di riflusso, che è invece fisiologica per tutti o quasi, l’ha avuta perfino Baggio nell’autunno 1987, dopo quel fantastico gol a San Siro ed Eriksson lo voleva dare in prestito alla Sampdoria.

Federico invece è sempre andato in crescendo di rendimento, pur mantenendo un rapporto non esaltante con i gol fatti.

Le sue quotazioni sono però sempre cresciute, in tutti i sensi, dal 2016 fino alla scorsa estate.

Per questo non mi sono mai troppo preoccupato per le sue ultime prestazioni non certo esaltanti, derubricando a sciocchezze l’idea che arrivassero dal malcontento di vestire la maglia viola.

Vedremo a Verona se mi sono sbagliato…

Ci serve moltissimo un centrocampista titolare e anche un attaccante di cui Montella si fidi, visto che pare che a Verona Vlahovic ri mette nuovamente a sedere in panchina.

Florenzi non è né l’uno né l’altro, eppure lo andrei a prendere di corsa perché alzerebbe sensibilmente la qualità di una squadra che non mi pare così straordinaria dal punto di vista tecnico.

Siccome non lo paghiamo noi, lasciamo a Commisso il compito di decidere se sia un’operazione finanziariamente corretta e vorrei ricordare che dal punto di vista strettamente economico è stata una mezza follia pensare di dare 16 milioni lordi in due stagioni ad un giocatore che ha già 36 anni.

Florenzi al posto di Lirola o di Dalbert, oppure anche in mezzo al posto dell’irriconoscibile Badelj, pensate davvero che si vada a peggiorare?

E poi chi ha detto che debba essere l’unico acquisto viola di gennaio?  

L’Italia non ha mai avuto un Presidente del Consiglio donna e neanche un Presidente della Repubblica.

Non solo: scorrendo i nomi dei direttori dei tre principali quotidiani nazionali (Corriere, Repubblica, Stampa) si scoprirà che sono  stati tutti maschi.

Sempre e solo uomini.

Non mi piacciono le quote rosa e mi piace ancora meno l’ostentazione di essere qualcosa per reclamare diritti, che questo qualcosa sia l’appartenenza ad un genere umano (vedi appunto alla voce donna) o ad un orientamento sessuale, però non si può che essere soddisfatti di quello che è accaduto al Financial Times, la bibbia dell’editoria economica mondiale.

Dopo 130 anni di regno maschile, è arrivata al vertice del giornale Roula Khalaf, che era alla vice direzione dal 2011 e che, come si capisce dal nome e dal cognome, non è neppure nata in Inghilterra, ma a Beirut.

Uno su mille ce la fa, cantava Morandi, se invece sei nata femmina facciamo pure una su centomila…

Il risultato è ingannevole, perché meritavano di perdere con uno scarto più ampio.

Siamo stati ridicolizzati dal Cagliari, umiliati sotto ogni punto di vista e mi spiace soprattutto per i 400 che sono andati in Sardegna, che non meritavano una giornata del genere.

Non lo meritava nessuno per carità, ma loro meno degli altri.

Si impone una riflessione su tutta la linea, abbandonando il buonismo che sembra abbondare ogni volta che analizziamo ciò che da giugno in poi accade intorno e nella Fiorentina.

Da salvare c’è veramente poco, direi solo il portiere, Vlahovic, forse Dalbert e Sottil, che deve smettere di buttarsi.

Non possiamo restare aggrappati a Ribery e tutti, a cominciare da Montella, sono sotto esame.

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