Io lo sono, e voi? Il nostro frigo è mediamente pieno, esattamente come ogni giorno dell’anno.

Non siamo alla peste dei Promessi Sposi e non ci sono untori in giro, nemmeno tra i cinesi.

Passata l’ondata emotiva, si faranno dolorosamente i conti e scopriremo che si è parecchio esagerato.

Non vanno bene nemmeno gli eccessi di buonismo tipici della sinistra sempre aperta a tutto e sto ancora aspettando che Enrico Rossi chieda scusa per le sciocchezze dette su Burioni, ma sarà un’attesa vana.

Un gran punto direi, visto come si erano messe le cose. Se poi avessimo vinto nel finale con Caceres o Vlahovic, veniva giù (metaforicamente) lo stadio.

Non giochiamo bene, ma abbiamo un gran cuore, quello di Iachini, che è assurdo mettere ad ogni gara sotto esame per l’eventuale conferma.

Non creiamo a centrocampo per palese assenza del regista, che manca anche quando pensiamo ci sia e ogni volta rimpiangiamo chi tra Badelj e Pulgar non gioca.

Il rigore? Beh, diciamo che se ce lo avessero dato contro, oggi saremmo molto, ma molto arrabbiati…

Se dovessi puntare su un giocatore viola tra quelli attualmente in rosa in grado di segnare almeno 15 gol nella prossima stagione, farei senza dubbio il nome di Vlahovic.

Ci credo e mi piace, ciò nonostante mi sembrano molto azzardati certi paragoni e certe future sicure destinazioni.

Sto parlando di Ibra e del Real Madrid, tanto per volare basso: se vogliamo fare del male al ragazzo, continuiamo pure su questa strada, che è quella sbagliata per farlo crescere nel modo giusto.

Vlahovic è al momento un ottimo prospetto di attaccante, che molto deve ancora imparare e che  per fortuna è dotato di una grande rabbia interiore che lo porta a cercare di migliorarsi ogni giorno.

Spero vivamente che non pensi neanche per un attimo di essere l’erede di Ibrahimovic o di Batistuta, molto meglio per lui essere solo… Vlahovic

Ok, si è messa subito bene per un colpo di fortuna, ma poi i tre punti la Fiorentina se li è meritati tutti.

Una vittoria che dirada diverse nubi e che pone Vlahovic al centro del futuro viola che sarebbe poi il presente… Molto bene anche Lirola, Chiesa e il solito Dragowski, uno dei migliori da inizio stagione.

Il perché ci siano questi sbalzi di rendimento sarà qualcosa che dovrà spiegare e risolvere Inchini, che intanto si gode il “suo” Duncan, apparso subito a proprio agio.

Avevamo tutti una gran paura per questa trasferta genovese, soprattutto dopo i risultati di ieri e non c’è niente di male a dirci che ci siamo tolti un gran peso dallo stomaco.

Comportarsi da adulti, avere una relazione adulti: frasi che entrano sempre di più nel lessico cinematografico e forse anche, senza che ce ne rendiamo conto, nelle nostre case, ma cosa significa veramente?

Confesso di avere sull’argomento idee abbastanza confuse. A pensarci bene sono riuscito solo ad individuare due discriminanti: non è molto, ma da qualche parte si dovrà pure cominciare.

La prima è fisiologica e riguarda la differenza tra chi ha e chi non ha figli. Ci sono modi di pensare e di agire completamente diversi, non esiste un meglio o un peggio, semplicemente si hanno o non si hanno compiti e affanni indifferibili e inestinguibili. Per chi li sente, naturalmente.

La seconda riguarda l’assunzione delle proprie responsabilità verso ciò che ci succede nella vita. Perché, a parte le malattie o gli incidenti, tutto ciò che accade è frutto delle nostre scelte, del nostro egoismo, di ciò che pensiamo e di quanta voglia abbiamo di soffrire e di sacrificarci. Se si dà sempre la colpa agli altri, non si è adulti.

Spero di andare avanti nella ricerca…

Siamo arrivati sfiniti quasi al punto di non ritorno e, come ho già scritto in un altro post, sembra che abbiano tutti ragione.

Sullo stadio si scontrano due diverse visioni della vita e ogni punto di vista è rispettabile: trovare una sintesi vincente mi pare un’impresa degna dell’accordo per il Medio Oriente, dove infatti si litiga 70 anni.

Qui invece ci avviamo solo al dodicesimo anniversario della famosa presentazione del plastico di Fuskas, quando sembrava che al massimo nel 2012 tutto sarebbe stato pronto, Cittadella Viola compresa.

Devo dire che Commisso con il suo fast, fast fast mi ha personalmente risvegliato l’interesse alla vicenda che, al di là del minimo sindacale dovuto alla professione, era pari a quello che avevo per i balletti quando c’erano i programmi televisivi in bianco e nero.

Pare che la Snai stia pensando di quotare le varie possibilità: Mercafir, Campi Bisenzio, Franchi, New York…. e sinceramente non saprei cosa scommettere. 

Eh sì, siamo lì e invece pare che si stia giocando un campionato diverso e non così mediocre.

L’equivoco si chiama Rocco Commisso: è talmente trascinante, ci mette così tanto impegno e tanti soldi che ci aiuta a pensare ad un futuro certamente migliore.

Il presente invece è grigio scuro e sinceramente mi sarei aspettato un po’ di rabbia in più nel dopo partita di ieri.

Abbiamo giocato piuttosto male e senza apparenti spiegazioni se non quelle delle condizioni fisiche degli attaccanti, ma lo abbiamo saputo dopo.

Il fatto tecnicamente più grave è che saremmo anche forti (in teoria) nel contropiede e non ne abbiamo fatto uno bene, pur avendone la possibile perché eravamo in vantaggio, anche se per poco. Essere perplessi mi pare cosa buona e giusta.

Quando sono arrivato in radio alle 14.40 c’era già una fila lunghissima: che senso aveva fare aspettare tutti questi amico e queste amiche al freddo? Tanto avrebbero avuto lo stesso la precedenza alle 15…

Ho però sbagliato a non considerare nel modo giusto quello che avevamo messo in piedi e di questo chiedo scusa a tutti, ma ripareremo perché la prossima settimana faremo il secondo tempo, sperando di accontentarvi completamente.

Vi diremo il giorno e l’ora, ma l’amico Daniele Scartabelli della Publigift si è già messo al lavoro Per chi oggi non ha avuto la maglietta o non è potuto venire.

Spiace sentire critiche pesanti, ma c’è libertà di espressione e quindi farò tesoro di quello che leggo e sento.

Alla fine del Pentasport con Rocco Commisso mi arriva una mail di Stefano Prizio, che si complimenta per la trasmissione e mi invita a fare qualcosa per dimostrare quanto Firenze sia accanto al presidente viola. Vado a dormire cercando la strada giusta e mi riprometto di pensarci a mente fresca.

La mattina dopo mi sveglio, leggo i giornali e mi incazzo, dopo aver visto come la “grande stampa nazionale” tratta Commisso: qualcosa a metà strada tra lo scemo del paese e un personaggio da soap opera.

L’enorme e per me unico fascino della radio è proprio questo: alle sette ti viene un’idea, peraltro e nemmeno dodici ore dopo l’hai sviluppata con grande agilità e qualche telefonata: bellissimo.

Venerdì 7 febbraio dalle 15 alle 16 regaleremo le magliette ” Io sto con Rocco – Sono disgustato”, con versione anche al femminile, a tutti coloro che si presenteranno negli studi fiorentini di via Aretina 169.

Niente di eccezionale, per carità, solo un modo concreto per ribadire il punto di vista del Pentasport e se la t-shirt non basteranno replicheremo l’iniziativa la settimana successiva.

Non ci sono versamenti da fare o qualcosa da pagare, anche grazie alla Publigift di Daniele Scartabelli, un signore che oltre 60 anni ha il sangue viola.

Appuntamento a dopodomani.

Mi sarebbe piaciuto vedere Rocco presidente viola il 16 maggio 1982 a Cagliari, magari dopo aver visto quello che era successo a Catanzaro.

Oppure a Torino il 2 maggio 1990, dopo la spinta con sberleffo di Casiraghi nella finale Uefa.

Che avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?

Spiace dare una brutta notizia a chi ci mette soldi (molti) e passione (moltissima), ma quello che è successo ieri tra Juventus e Fiorentina non è neanche il peggio di quanto abbiamo visto e sofferto in questi anni.

Detto che il secondo rigore nella maggior parte dei casi non si concede (il primo invece sì), il discorso è globale: perché contro Genoa e Inter non si va al VAR e a Torino sì? Per tre volte e sempre in episodi che possono portare o non portare un rigore alla Juve.

Odio il vittimismo, e bisogna stare attenti a non caderci, ma alzare la voce è legittimo, fermo restando che loro rimangono più forti e che forse alla fine avrebbero vinto lo stesso.

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