Premesso che non sono mai stato un frequentatore di eventi (quasi sempre cerco una via di fuga quando mi invitano) e anche da ragazzo non ho organizzato niente e neanche ho frequentato discoteche e/o posti alla moda, una domanda me la sto facendo: cosa diavolo c’è da festeggiare in questa estate post tragedia Covid?

Perché la gente, non solo i giovani, si dà appuntamenti pericolosi e numerosi per lanciarsi in danze e altro come se vivessimo in un mondo privo di pensieri?

Sinceramente non capisco lo spirito del tempo.

Non dico che dopo la terrorizzante ipotesi della quarantena si debba vivere in una quaresima continua, ma esisterà pure una via di mezzo tra la triste seriosità di chi pensa che tutto debba andare sempre e comunque peggio e la spensierata imbecillità con cui in tanti si buttano in queste feste oceaniche senza mascherina e distanziamento sociale

Quando ad aprile pensavo all’estate me la immaginavo stravolta, quasi violentata dalla malattia.

Non che la cosa mi tornasse particolarmente, non sono mai stato un fanatico delle vacanze, figuriamoci che fino a non troppi anni fa mi dava noia la sabbia, ma ho lo stesso frequentato a lungo la Versilia per questioni affettive.

Pensavo però al mondo circostante, il mio e quello più vasto che sarebbe poi la società ed ero seriamente preoccupato, anche perché avevo ben chiaro che la quarantena avrebbe creato voragini psicologiche soprattutto in chi non aveva avuto come me la fortuna di lavoratore.

Non è accaduto niente di tutto questo e a parte le mascherine e le code per entrare in qualche negozio a Tonfano sembra un’estate normale, così come ovunque, e allora sono doppiamente preoccupato.

Perché sta andando in scena una rimozione collettiva e personale di quanto è accaduto, stiamo scivolando verso la fine dell’estate con la stessa mentalità di chi prova i brividi della roulette russa.

Può darsi che ci sia un clic, ma potrebbe anche essere che possa esplodere il colpo in canna.

Ma non dovevano essere al massimo due mandati?

Ne vedremo delle belle nel 2023…

Il passare dei giorni dalla fine del campionato, le sovrapposizioni delle proposte parlamentari sullo stadio e anche una certa giustificata stanchezza mentale per l’abbuffata di calcio strano degli ultimi 45 giorni, ci stanno facendo perdere di vista il problema fondamentale della Fiorentina prossima ventura: noi dobbiamo, e sottolineo dobbiamo, comprare un attaccante che assicuri sulla carta almeno 15 reti vere, al massimo con 2/3 rigori.

Niente scommesse sui giovani e neanche niente vecchi leoni che di reti ne hanno sempre fatte poche, alla voce classe abbiamo già Ribery, che però non segna con frequenza (se lo avesse fatto, Messi e Ronaldo avrebbero vinto meno Palloni d’oro), quindi ci vuole il bomber.

Se per acquistarlo è necessario sacrificare Chiesa a prezzi di mercato, che per me non superano i 50 milioni, che si proceda pure e comunque non è pensabile affrontare un’altra stagione con i tormenti offensivi delle ultime due.

Non ce lo possiamo permette, perché sbagliare è umano, perseverare è diabolico e continuare su questa strada è da incoscienti. 

Alcuni sono rimasti delusi dalle parole di Commisso ieri a Sky. Vedremo cosa dirà oggi nella conferenza stampa polifonica in onda dalle 16 su Radio Bruno, in attesa delle sue parola vanno fatte alcune considerazioni.

La prima è che Rocco ha comprato la Fiorentina solo per “divertirsi”, togliersi uno sfizio: non ha alcun interesse commerciale e/o politico in Italia, non deve ingraziarsi il potente di turno, non deve aprire nuove attività.

Il divertimento, come sappiamo tutti, costa, ma fino ad un certo punto e qui veniamo alla prima delle illusioni: chi pensava di aver trovato lo zio d’America, pronto a spendere vagonate di soldi per regalarci sogni tricolori o almeno di Champions, si sbaglia e non poco.

Rocco spende, ma oculatamente, come ha sempre fatto nella sua vita: non è Moratti, che ha tirato fuori un miliardo di miliardi in 25 anni solo per passione e anche perché ce li aveva da buttare via.

Se esiste un progetto su cui investire, vedi alla voci stadio e Centro Sportivo, Rocco butterà dentro decine di milioni, altrimenti lascerà perdere, preferendo il passo lento al fast, fast, fast.

E qui veniamo alla seconda illusione:  Rocco gradisce che il popolo viola lo abbia eletto a suo condottiero, gli fanno piacere gli applausi, ma sarebbe un grande errore pensare che questa dimensione “populista” lo possa condizionare nelle scelte, come è accaduto con Iachini. Decide lui, sempre e comunque, perché la Fiorentina è sua.

Essere delusi per la piega che stanno prendendo le cose vuol dire non avere consapevolezza di cosa siamo: una tifoseria importante, con un cuore grande così, e una squadra che ha quasi un secolo di gloriosa storia alle spalle, ma anche una società che nelle ultime tre stagioni si è barcamenata più o meno bene nell’autofinanziamento e che è l’espressione di una piazza “mediana” nel contesto italiano.

Commisso spenderà, investirà, ma non quello che vorrebbe il nostro animo di innamorati della maglia viola, almeno fino a quando il progetto stadio non decollerà. 

Solo Commisso può permettersi di arrivare al 30 luglio senza che si sappia chi sarà il prossimo tecnico.

C’è molta fiducia nei suoi confronti, non certo motivata da passate competenze o abilità calcistiche, ma piuttosto dal suo istinto nel mondo imprenditoriale, oltre che dalla correttezza della persona.

Il calcio però è qualcosa che sfugge alle normali regole della vita lavorativa di ognuno di noi, e quindi anche di Commisso. È il n mondo molto autoreferenziale, dove due più due a volte fa tre e a volte fa cinque.

La scelta del tecnico è complessa, se dovesse dare retta (e non è detto che non lo faccia) alle ragioni del cuore, resterebbe Iachini, anche col broncio dei tifosi.

Aspettiamo, applaudendo Chiesa e semmai dicendo un sentito grazie a Beppe.

Non so quando, ma la partita va ripetuta per una questione di giustizia e di dignità.

Se finisce tutto con le scuse non va bene, bisogna farsi sentire e poco importa se la classifica non conta più niente.

Ci hanno derubato e non sopporto le ingiustizie, a qualsiasi livello, nemmeno calcistico.

Poi si discute sulle prestazioni scarse di Chiesa, Kouamé, Cutrone e Duncan, però prima rendeteci quello che è nostro.

Mio figlio Cosimo si ricorda a distanza di tre anni perfettamente la scena: eravamo in centro e suona il cellulare. “Direttore!”, esordisce Pietro.

“Direttore un cazzo!!!”, rispondo io urlando inviperito di fronte all’attonito decenne.

Non ricordo bene cosa avesse combinato, c’era di mezzo Facebook e un Loreto giustamente arrabbiato perché Vuturo aveva offeso, magari senza volerlo, la professionalità della redazione.

Non è stato l’unico episodio in cui è andato lungo, ma ogni volta ha sempre avuto l’onestà intellettuale di scusarsi e di raccontare come in alcuni casi gli si intasasse la vena per via della Fiorentina.

È l’unico capo ultras con cui abbi mai avuto rapporti piuttosto profondi, c’era anche Marzio, ma poi purtroppo le cose si sono sfilacciate.

Ora sta male, non si da quanto, siamo tutti in attesa di sapere come andrà a finire, conoscendo la sua fibra di lottatore.

Istrionico, carismatico, onesto, difensore dei più deboli, con i suoi difetti: forza Pietro, ti vogliamo bene

Lo si può essere in tanti modi, per esempio come la madre dell’appuntato Montella, che chiama in causa Napoli e Gomorra per difendere il pargolo dalle accuse piacentine.

Non te lo insegna nessuno ad essere padre (e madre), bene che vada è come quando si parla degli allenatori: i migliori sono quelli che fanno meno danni possibile, tanto in campo ci vanno i giocatori.

Ecco, in campo ci vanno i figli e a volte non bastano insegnamenti verbali e esempi dati in una vita.

Arrivi a qualche certezza solo alla fine di dolorosi percorsi di consapevolezza di errori fatti, sperando sempre tra l’angoscia e il senso di colpa che non sia troppo tardi.

Poi c’è il fatto che spesso si è in due e sarebbe di solito un bene per i figli, ma bisogna vedere chi è l’altra/o, il suo livello di intelligenza e di maturità.

Alcuni farebbero volentieri a meno della controparte e comunque la mamma dell’appuntato Montella, fedele servitore dello Stato, fa per due, lei basta e avanza per tutti.

Mi fanno sorridere quelli che sono scontenti del pareggio di ieri sera a Milano.

Ci sono tifosi (tifosi?) che sperano di non fare risultato per non aumentare le possibilità di permanenza di Iachini, ma si può?

Si giocava contro una delle deve squadre più forti in Italia e vorrei ricordare come pareggiammo all’andata, mentre a Milano abbiamo avuto almeno tre occasioni per segnare.

E’ un buon risultato, che non serve a niente per la classifica, ma che regala una certa soddisfazione.

Comunque adesso tutto è focalizzato sul tecnico, anch’io sono molto perplesso sull’eventualità di continuare con Beppe, però credo sia giusto fidarsi dell’istinto di Rocco Commisso.

A lui la scelta, a lui gli oneri e gli onori di una decisione che deve arrivare a stretto giro di posta.

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