Abbiamo giocato meglio del Parma, avremmo meritato la vittoria, ma non è questo il punto è lo sapevamo.

Perché questa è una squadra con poche idee e con una difficoltà paurosa in attacco, e anche questo lo sapevamo.

Noi, ma non evidentemente Pradè, Barone e Commisso.

Ora il tempo è scaduto e bisogna decidersi: se si vuole continuare con Iachini lo si certifica con forza e lo si difende fino al termine della stagione.

Altrimenti si cambia oggi, perché domani è già tardi.

Io cambierei, ma il mio parere conta zero, ormai non ci resta che aspettare Rocco.

Beppe Iachini cucinato a fuoco lento, anche da noi alla radio: non lo merita, ma questa è la situazione per il semplice fatto che nessuna voce societaria si è levata in sua difesa .

Nel senso che nessuno ha detto a chiare lettere che rimarrà a prescindere, non lo possono dire e lo capisco.

A questo punto che succederà dopo Parma.

Perdiamo male e qui non ci sono più remore: viene licenziato.

Pareggiamo, più o meno con onore, che facciamo? Rimandiamo la decisione e continuiamo con lo stillicidio?

Pareggiamo di c..o e si ripropone il precedente quesito, con qualche probabilità in meno di restare.

Infine, come si spera, vinciamo, non importa come.

Iachini resta nonostante tutto e tutti?

Insomma, 1 X 2, come ai gloriosi tempi del Totocalcio, ma avrei preferito non giocare questa schedina.

Continuiamo con Iachini, sperando in un campionato modesto ma senza brividi da retrocessione?

Anticipiamo il decollo di un progetto importante spendendo una valanga di soldi (di Comisso e non nostri…) piantando le tende in casa Sarri o in casa Spalletti per un triennale oneroso, ma pieno di speranze e anche di rischi economici?

Andiamo col il secondo traghettatore in meno di un anno, che però non accetterà certamente un contratto per otto mesi? E chi, semmai?

E i giocatori?

Tutti belli riparati dietro al paravento di Iachini?

Nessuno è difendibile dopo la prestazione sconsolante di ieri: a Rocco il compito di decidere.

I commercianti, la gente che lavora davvero, non commette atti di violenza e di teppismo

Dedicata a chi ha sputtanato Firenze

Avete facce di figli di papà. 
Buona razza non mente. 
Avete lo stesso occhio cattivo. 
Siete paurosi, incerti, disperati 
(benissimo) ma sapete anche come essere 
prepotenti, ricattatori e sicuri: 
prerogative piccoloborghesi, amici. 
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte 
coi poliziotti, 
io simpatizzavo coi poliziotti! 
Perché i poliziotti sono figli di poveri. 
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano. 
Quanto a me, conosco assai bene 
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi, 
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui, 
a causa della miseria, che non dà autorità. 
La madre incallita come un facchino, o tenera, 
per qualche malattia, come un uccellino; 
i tanti fratelli, la casupola 
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni 
altrui, lottizzati); i bassi 
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi 
caseggiati popolari, ecc. ecc. 
E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci, 
con quella stoffa ruvida che puzza di rancio 
fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente, 
e lo stato psicologico cui sono ridotti 
(per una quarantina di mille lire al mese): 
senza più sorriso, 
senza più amicizia col mondo, 
separati, 
esclusi (in una esclusione che non ha uguali); 
umiliati dalla perdita della qualità di uomini 
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare). 
Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care. 
Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia. 
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete! 
I ragazzi poliziotti 
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione 
risorgimentale) 
di figli di papà, avete bastonato, 
appartengono all’altra classe sociale. 
A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento 
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte 
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte 
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque, 
la vostra! In questi casi, 
ai poliziotti si danno i fiori, amici.

Un secondo tempo ingiustificabile, sotto ogni punto di vista. Abbiamo rischiato grosso e siamo stati anche fortunati.

Non può essere un problema fisico e tanto meno tecnico, non rimane quindi che la testa, che sia un fatto di concentrazione o altro.

E qui ovviamente entra in gioco il tecnico, che sta provando a sistemare le cose, che arriva da due successi risicati, ma che fatica a convincere il popolo viola e su questo argomento vado giù molto leggero.

Comunque sia, turiamoci il naso per seconda volta in tre giorni, prendiamoci ciò che più conta nel calcio, cioè la vittoria, e speriamo che qualcosa in più si veda a Roma, dove potremo (forse) giocare di rimessa senza avere l’onere di impostare la manovra. 

Quanto è facile essere solidali e illuminati con la pancia piena, uno stipendio sicuro, la casa di proprietà e qualche soldo da parte?

Ora che però tutto sembra scricchiolare come se ci stessimo preparando alla slavina, in quanti conserveranno  quell’atteggiamento buonista che ho sempre sopportato a fatica e che ogni volta fa dire la cosa giusta al momento giusto?

Siamo contro chi taglia gli alberi in Amazzonia, dalla parte delle donne che trent’anni dopo denunciano molestie, assolutamente favorevoli ai diritti degli ultimi, a patto però che non ci passino avanti: basta e avanza se rimangono penultimi, noi dobbiamo stare davanti.

Per non parlare dei gay, dei neri e degli ebrei: noi (voi) ci schieriamo al loro fianco in ogni loro battaglia, qualcuno ha dei dubbi?

Ma… anche adesso che il mondo sembra annunciare nuove albe sempre più nere?

Siamo disposti a rinunciare davvero a qualcosa di nostro, che sia qualcosa di concreto, di economico o anche la semplice limitazione nel muoversi.

Conte si affida al senso di responsabilità degli italiani e a me viene in mente, appunto, l’egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti, perché tutti hanno (abbiamo) un valido motivo per spostarsi.

La nonna, il fidanzato/a, un amico/a che non vedo da anni, portare il regalo per il bambino appena nato alla coppia di amici che abita a trenta chilometri.

E tutto ci sembra non solo credibile, ma addirittura dovuto: libera, libera, libera.

Libera nos domine. 

Erano importanti, direi fondamentali, i tre punti e quindi bisogna accontentarsi, ma sembra di essere il giorno dopo una sconfitta.

Prendere e portare  a casa, turandosi il naso per il gioco, esattamente come facevano quelli che per trent’anni hanno votato Democrazia Cristiana, pur non essendo convinti del tutto, e anche meno.

Il gioco? Lasciamo perdere.

Viviamo su spunti estemporanei, qualcosa si vede sulle corsie laterali, dove per fortuna Biraghi sembra un altro giocatore e anche Lirola parte sempre fortissimo.

Gli attaccanti? Per ora latitano, non facendo nemmeno il minimo sindacale, cioè difendere il pallone per far salire la squadra.

Poi, Castrovilli. Meno brillante dell’anno scorso, ma decisivo, quindi fondamentale per tutti.

Stiamo cuocendo Iachini a fuoco lento, con punte di maleducazione che proprio non merita, vedi le prese di giro per l’atteggiamento in panchina.

Mi sbaglierò, e mi auguro fortemente di sbagliare, ma questo è un film che ho visto decine di volte, a Firenze e non solo.

La difesa dell’allenatore di martedì era un atto dovuto, ma lì ci siamo fermati e io ho come l’impressione che, al di là del forte scetticismo dei tifosi, Beppe sia debole all’interno dello spogliatoio.

Non perché qualcuno gli giochi contro, ma più semplicemente perché ormai credono poco o quello che dice.

L’unica cosa che avrebbe potuto rovesciare quella che, lo ripeto, è una mia semplice impressione, sarebbe stato un Commisso stile Berlusconi nel settembre 1987: “fate e pensate quello che volete, ma questo resterà a lungo l’allenatore del Milan, quindi adeguatevi”.

Impossibile però pensare ad una cosa del genere adesso, a Firenze, e quindi avanti così: andamento lento, sperando che i risultati spazzino vi quest’aria davvero poco piacevole .

Tra i molti modi di pareggiare una partita, la Fiorentina ha scelto il peggiore. Come contro la Sampdoria, gioca venti minuti e poi si ferma, non si sa perché.

Non lo sa Iachini, che è l’aspetto più grave, e non lo sanno Commisso, Barone e Pradè, che paiono smarriti di fronte al naufragio di Cesena; che si fa adesso?

Ci sono rendimenti sconcertanti rispetto alle aspettative: Cáceres, Castrovilli, Vlahovic prima di tutto, ma anche Ribery e Bonaventura sono sotto la sufficienza e alla fine si sono salvati in pochissimi.

Ribadisco il quesito post Samp: tutta colpa di Iachini? Non direi, però certamente è “anche” colpa di Iachini, sul piano del gioco e della personalità.

Non ci siamo con la testa prima di tutto, perché non puoi essere in vantaggio di due reti dopo tre minuti contro chi è nettamente inferiore e poi farti rimontare, rischiando pure di perdere. Se succede, molte cose non funzionano nella mentalità della squadra.

Infine, le maglie. Vi piacciono? A me proprio per niente, ma se vincessimo sarebbero certamente più belle per tutti.

Mi succedeva in trasferta.

A Milano quasi sempre, a Roma qualche volta, a Napoli e spesso (non so perché, forse per via dello stadio diviso in piccoli palchi in sala stampa) a Bergamo: una quarantina di minuti prima di iniziare la radiocronaca, mi soffermavo sul percorso della mia vita, alle tante speranze che avevo di diventare giornalista ed ero molto soddisfatto della grandissima fortuna che avevo nel commentare la Fiorentina.

La stessa cosa mi è accaduta ieri verso le 14 nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, ad un livello ancora più alto.

Stavo mettendo a punto gli ultimi dettagli per l’evento dedicato ad Alessandro Rialti, quando all’improvviso ho sentito il bisogno di sedermi sulla poltroncina predisposta sul palco.

Ho osservato rapito il Salone, ho pensato a dove eravamo, “alla storia che era passata per quei muri” e all’enorme onore che avevo per poter stare lì davanti ad un centinaio di persone con un microfono in mano e il pensiero è stato: “che grandissimo culo è stato per me essere nato a Firenze”.

Non me ne voglia chi non è nato nella mia città, ma davvero è difficile da comprendere quello che proviamo noi che abbiamo avuto questo privilegio, di cui ogni tanto ci approfittiamo fino a diventare quasi insolenti col prossimo.

Poi mi sono girato e già scorrevano le immagini di Alessandro con i grandi e meno grandi che abbiamo visto passare in viola negli ultimi quarant’anni e sorridendo mi sono detto: “che grandissimo culo è stato aver conosciuto ed essere diventato amico di Rialti”.

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