Inutile ora essere troppo polemici o ritornare sul tormentone “io l’avevo detto”.

Facciamo 40 punti, salviamoci e poi analizziamo, processando mediaticamente chi ha sbagliato e ricordandoci che Commisso il 30 giugno tirerà fuori 67 milioni di euro per la Fiorentina.

Ripartiamo dal secondo tempo, un buon secondo tempo fino a quando Cesare ha avuto la pessima pensata dei tre cambi in contemporanea che hanno sgonfiato la squadra.

Vlahovic prima o poi la mette dentro, l’importante esche giochi come ieri, Ribery e Callejon insieme non ce li possiamo permettere e personalmente lascerei in panchina il francese, anche se rischio di essere accusato di blasfemia calcistica.

La classifica la dobbiamo vedere o no?

Esercizio solo teorico, perché tanto la guardiamo tutti, compresi quelli che abitano lo spogliatoio viola.

Stiamo cominciando a conoscere meglio Rocco Commisso, con i suoi pregi e i suoi difetti, come tutti.

Tra le qualità c’è, secondo me, il parlare chiaro e pazienza se qualcuno se la prende a male, l’importante è farsi capire.

Mi pare invece che si stia assistendo ad uno stucchevole balletto intorno alla vicenda stadio, con un recupero mediatico ed inaspettato del partito del “quella è un’opera di interesse artistico rilevante e quindi attenzione a ciò che volete fare”.

E qui mi cascano le braccia: comprendo il tentativo di mediazione tra le varie posizioni, ma il concetto di fondo è uno solo e cioè che o si fa come dice Rocco, che ci mette i suoi soldi, o non se ne fa di niente.

In quanti modi lo deve dire?

E’ prepotente? Non credo, perché ognuno di noi con i nostri soldi decidiamo autonomamente come spenderli

E’ poco diplomatico? Può darsi, ma qui sono 12 anni che si va avanti con i balletti sulle punte e zero risultati.

Niente stadio, niente Fiorentina rinforzata? Può essere, anzi è molto credibile ed è qui che c’è davvero da arrabbiarsi, se si ama il colore viola.

Perché la stragrande maggioranza dei fiorentini non ha mai, e sottolineo mai, considerato il Franchi un’opera d’arte, piuttosto un luogo di culto per esercitare il rito pagano del tifo, con la grandissima rottura di scatole di doversi esporre, senza copertura, all’acqua o alla fastidiosa calura estiva.

E in oltre 40 anni di frequentazione professionale io l’ho visto visitare solo come casa di Antognoni, Baggio, Batistuta, Rui Costa, Mutu, Toni e via a seguire, non certo le scale elicoidali o per una foto alla Torre di Maratona.

Forse però siamo noi, e siamo in tanti, a non capire niente.

Oggi il nostro blog compie quindici anni e Radio Sportiva dieci.

Curiosa coincidenza tra due momenti della mia vita professionale sideralmente distanti tra loro: il più intimo e il più mediaticamente rilevante, visto che nel 2010 fondavo e dirigevo una radio nazionale che oggi ha un milione di ascoltatori e che viaggia sugli stessi binari creati in quella stagione ormai lontana.

E anche il blog funziona alla stessa maniera del 2005, quando in pratica mi fu imposto dal mio fraterno amico Saverio Pestuggia.

La cosa più curiosa è che, mentre tutto restava più o meno uguale, sono profondamente cambiato io, tanto da non riconoscermi in tante cose della mia vita privata di quei tempi, ma questo è un altro discorso.

Grazie a tutti voi per l’affetto e la pazienza con cui mi seguite su queste pagine virtuali.

Ventotto anni fa ci sembrava impossibile, con quella squadra e con Mario Cecchi Gori presidente.

Finivano le partite, avevamo avuto qualche occasione, si era visto qualcosa, magari c’era stato un torto arbitrale, però alla fine zero punti.

E avevamo una squadra infinitamente superiore sul piano tecnico e caratteriale, con Batistuta, Baiano, Pioli, Iachini, Effenberg, Carnasciali.

Oggi mancano i pesci pilota: l’unico mi pare Pezzella, gli altri mi sembrano impauriti e con molta poca personalità.

Vogliamo dire alcune cose emerse? Ci manca parecchio Chiesa. RIbery non ce lo possiamo permettere e sinceramente possiamo anche fregarcene della sua grandezza passata. In nove partite i tre attaccanti hanno fatto due gol, forse siamo peggio dell’anno scorso, ma dirlo da almeno sei mesi è un attentato alla tranquillità viola. Biraghi è velocemente tornato sui livelli di Dalbert. Il secondo anno di Castrovilli, sempre difficile, è molto peggio di quanto qualsiasi pessimista potesse prevedere. Pulgar, Lirola e Duncan valgono la metà del loro prezzo di acquisto. Amrabat è la controfigura di se stesso o forse un conto è giocare a Verona è un altro a Firenze.

Ma non tirate in ballo per favore le pressioni, che non ci sono assolutamente, o le polemiche dei giornalisti, nella media.

Prendiamoci il risultato e qualche piccolo progresso sul piano del gioco e portiamo a casa.

In mezzo all’emozione per la morte di Maradona si è vista una Fiorentina molto convalescente, ma un po’ più presente a se stessa e con i cambi che per una volta hanno determinato.

Sono sempre dalla parte di chi privilegia il risultato al gioco e quindi oggi va bene così, anche perché quella di Montiel è una bella storia, che sembrava persa in qualche campo minore.

Andiamo a Milano con un pizzico di sicurezza in più, o un po’ di paura in meno, dipende da quale parte si vedano le cose.

Su Vlahovic ci andrei piano: ha sbagliato molto, ha un atteggiamento che confina con l’irritante, ma quanto ha corso, buttandosi su tutti i palloni.

Bisogna avere pazienza, una virtù che abbonda poco dalle nostre parti.

Encefalogramma piatto.

La squadra non reagisce e, se possibile, peggiora ancora di più.

Ci fosse stato Iachini in panchina, ne avremmo chiesto l’esonero immediato, ma è già stato esonerato…e quindi restano i giocatori, fermo restando che per ora Prandelli non ha potuto fare niente.

Non è possibile essere a questo miserrimo livello tecnico e che corrano così poco e male, ma quello che vediamo in campo è sotto gli occhi di tutti ed è uno spettacolo sconfortante.

Se ne è andato Chiesa (e non è arrivata nessuna degna contropartita tecnica), Castrovilli si è sgonfiato sul piano della manovra, mentre da un mese sto dicendo e scrivendo che bisogna monitorare la resa complessiva di Ribery prima di gridare al miracolo ad ogni suo assist.

Cosa rimane? Poco davvero, con le tre punte che che hanno fatto due gol in otto partite, ma se uno lo diceva prima che era un errore non prendere l’attaccante importante poi veniva tacciato di essere un nemico del popolo viola.

Situazione delicata e molto pericolosa e in termini di classifica: stiamo franando.

Pradè, ovviamente responsabile, parla di distruzione, ma chi è l’Attila della situazione?

E meno male che Ibrahimovic si è fatto male…

Ha finito di soffrire, se ne è andato dopo aver combattuto per tre mesi come un leone.

Impulsivo, passionale, ingenuo, buono.

Chissà se ha già visto Mario, la morte rimane per me un mistero profondo, sarebbe bello ci fosse davvero una continuazione, chissà.

Certamente finisce un’epoca, ciao Pietro

Sono sempre molto perplesso quando sento parlare bene o male di una categoria: i medici, gli avvocati, i carrozzieri, i giornalisti.

La responsabilità è ogni volta  individuale, non si può sparare nel mucchio, vanno fatti nomi e cognomi, che si tratti di carrozzieri, di avvocati, di medici e di giornalisti.

La sequenza mediatica è semplice, al limite della banalità: i protagonisti agiscono, chi deve commentare scrive o parla di ciò che è successo, proponendo analisi e qualche volta cercando di anticipare i tempi degli eventi.

E’ indubbiamente molto facile esprimersi dopo, ma non a caso i guadagni sono infinitamente inferiori tra chi gestisce una società di calcio o scende in campo la domenica e chi se ne occupa per informare o dare le proprie opinioni.

Se mi fosse riuscito, avrei fatto il cambio: io a giocare in serie A e Antognoni a raccontare la partita in radio, ma non ce l’ho fatta.

Per entrare nello specifico ripeterò quanto detto più volte a tutte le proprietà viola che ho visto avvicendarsi in questi quarant’anni di mestiere: se va bene la Fiorentina, andiamo bene anche noi della radio, che viviamo della passione popolare poi tradotta in sponsorizzazioni che sono alla base degli stipendi di chi lavora dietro ad un microfono.

Non esiste quindi il minimo interesse a parlare male della squadra e/o della società, a meno che non venga colto da raptus autolesionistici quasi da TSO.

Se critichiamo, è perché mi e ci sembra giusto farlo per quello che sentiamo e vediamo.

Certo, c”è anche la passione e il tifo, ma non ho mai chiesto ai miei giornalisti quanto soffrissero per la Fiorentina e neanche ho mai preteso che avessero i miei stessi sentimenti, quello che conta è che facciano onestamente e con bravura il proprio mestiere.

E se qualcuno non è all’altezza o è in malafede, oltre al sottoscritto, sarà il pubblico a giudicarlo: sempre e soltanto quello.

Sono schiacciato da mille impegni, figli interamente sulle mie spalle e una tensione che si respira  in qualsiasi luogo che frequento, ma ogni giorno che mi alzo penso che sia un giorno fortunato.

Perché posso farlo, perché non sono stato colpito (e spero che sia così ancora fino al termine di questa maledetta pandemia) dai fulmini che vengono scagliati non si capisce come.

Sono ormai tanti gli amici e i conoscenti a casa, chi sta o è stato male, chi freme perché asintomatico e io ogni volta penso: perché a loro?

Eppure saranno stati attenti, come me e come migliaia di altre persone e quindi: perché?

Non ci sono spiegazioni, è solo una questione di culo, nient’altro, anche se il direttore di Radio Maria la pensa diversamente: leggete le allucinanti dichiarazioni di Livio Fanzaga e poi decidete se piangere o ridere.

P.S. Temo che la situazione stia facendo diventare tutti più nervosi e leggo commenti abbastanza piccati.

Allora specifico quanto mi sembrava ovvio, perché già scritto più volte: VANNO RISPETTATE TUTTE LE MISURE CHE OCCORRONO PER EVITARE IL CONTAGIO

Lavarsi le mani, distanze, mascherina, starsene in casa il più possibile.

Il problema è che molte delle persone che conosco e che hanno preso il Covid hanno seguito le disposizioni e quindi ribadisco il concetto: è una questione di fortuna.

 

Tre giorni dopo, a freddo, sono ancora più convinto che sia stata la scelta giusta.

Prandelli dieci anni dopo è una bella scommessa, molto diversa dal Montella bis, una sfida che ha qualcosa di romantico e anche di tecnico perché sono convinto che vedremo giocare meglio al calcio.

Bellissimo l’addio di Beppe, pieno di sentimento e da parte sua, immagino, anche di rammarico: ha fatto quello che poteva, ma non è bastato.

Sono molto curioso di vedere il lavoro di Prandelli e sotto questo aspetto mi spiace che ci sia la sosta, però è meglio per l’inserimento nella nuova realtà viola. 

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