Due ore con Rocco
Nelle situazioni bisogna trovarsi e quando affronti un’intervista impegnativa come quella di ieri con Commisso è bene avere in testa due spartiti da leggere.
Il primo è quello degli argomenti che vuoi affrontare, ed è giusto riempirlo di annotazioni e appunti, il secondo invece deve essere completamente libero da schemi: un libro bianco dove il tuo pensiero di giornalista ed intervistatore può svariare senza problemi.
Ed è proprio in questa sezione del cervello che ad un certo punto mi è venuta una cosa semplice, ma decisiva: ve bene, su alcune cose non sono d’accordo con lui e secondo me Rocco è troppo sensibile alle critiche.
In alcuni casi ha ragione ad arrabbiarsi, in altri dovrebbe capire che certe annotazioni fanno parte del circo mediatico costruito da sempre intorno al pallone.
Detto questo però, la domanda è: per la mia Fiorentina preferisco un signore italo-americano forse un po’ permaloso che tira fuori 300 milioni in meno di due anni o un simpatico mister X qualsiasi sempre sorridente e accomodante, ma con le vipere nelle tasche e con il costante mirino del pareggio in bilancio?
Ovvio che la risposta sia scontata, perché alla fine di tutti i discorsi i fatti sono chiari: Commisso non ha alcun interesse in Italia, né politico, né economico e certamente non pensa di speculare (e quindi di guadagnare) con la Fiorentina.
I tantissimi soldi che tira fuori hanno il solo scopo di soddisfare un suo vecchio sogno che si sposa benissimo con le nostre voglie di grandezza calcistica, quasi sempre mortificata dalla mancanza di quattrini.
E pazienza se qualche volta ci azzuffiamo radiofonicamente per ribadire le nostre idee, anche perché ai tifosi delle diatribe con opinionisti e giornalisti interessa pochissimo.