Da quasi due mesi dedichiamo una parte del Pentasport alla vergognosa vicenda della GKN, con un’attenzione particolare al futuro delle 422 persone che stanno vivendo una situazione angosciante.

E’ una storia molto triste e anche molto fiorentina: non a caso si è mossa con passione la città senza distinzioni politiche e magari sarebbe bello se anche la società viola desse in qualche modo il proprio contributo.

Quello che fatico a capire è l’atteggiamento dei vertici politici e sindacali nazionali: qualche dichiarazione di facciata tanto per salvare la faccia, una visitina scappa e fuggi, ma nessun atto concreto che segnali la reale discesa in campo per una guerra che dovrebbe essere di tutti, perché il caso è, come si dice in questi casi, paradigmatico. 

E proprio stamani un signore che parla a nome del famigerato fondo Melrose ha ribadito che nulla cambia e che si andrà avanti con i licenziamenti, fregandosene di tutto e di tutti.

E a Roma che dicono?

Soprattutto intelligente, a costo zero per quanto riguarda il disavanzo tra entrate e uscite (compresi i ratei delle passate campagne), ma con un’incomprensibile mancanza. Dovremmo essere più forti, non si sa di quanto.

O ci sbagliamo tutti clamorosamente sull’adattabilità di Kokorin al calcio italiano, e quindi sulle sue qualità, oppure è veramente clamoroso affrontare la stagione con un solo vero attaccante. Lo scorso anno ad inizio agosto, Chiesa compreso, erano quattro, oggi solo due: perché?

Comunque abbiamo il regista, invocato a più riprese dal povero Iachini, tanto amato dal presidente, quanto scarsamente preso in considerazione da chi faceva il mercato.

Berardi è stato trattato, ne ho avuto conferma anche a mercato finito e le stesse parole dei dirigenti del Sassuolo certificano quelle che erano le nostre informazioni: le offerte ci sono state, ma non all’altezza del valore del giocatore.

Peccato, davvero peccato, perché sarebbe stato un colpo eccezionale, che ci avrebbe fatto pensare meno alla salute di Vlahovic e al rischio di sue squalifiche.  

Che bella Fiorentina.

Non ho problemi ad ammettere che per ora hanno ragione loro, Commisso, Barone e Pradè. Perché dieci su undici ieri sera erano quelli dell’anno scorso e l’undicesimo è stato il migliore insieme a Vlahovic.

Una squadra intensa, che sa quasi sempre cosa fare e che dovrebbe solo capitalizzare di più sotto porta per non rischiare beffe diddixili da sopportare.

Il meglio però potrebbe ancora arrivare, perché chi ieri era in panchina o in tribuna dovrebbe essere meglio di chi ha giocato e io continuo a sognare il super regalo da Sassuolo.

Intanto godiamoci questa domenica di doppia festa perché pare, mi dicono, che la Juve abbia addirittura perso in casa con l’Empoli.

Due pedine importanti: un vero vice Vlahovic è un esterno che sia sulla carta di quello che abbiamo ed ecco costruita una squadra che potrebbe perfino andare oltre al nono posto.

L’acquisto di Torreira è un bel segnale e se fossi Commisso, o chi lo consiglia in termini di comunicazione, chiamerei a raccolta la stampa intera e annuncerei una moratoria al conflitto latente con i media.

Riparte il campionato a Firenze, la gente torna allo stadio e quindi azzeriamo il passato.

Sotterrare la penna e il microfono, se intinti nel veleno della polemica pretestuosa, in cambio di una serena accettazione della critica.

Sono però quasi tristemente certo che non se ne farà di niente.

Sono uno di quelli che godono se la Fiorentina vince per uno a zero al novantesimo, su rigore inesistente e dopo aver rischiato di prenderene almeno tre.

Che ci volete fare? Quando si perde, mi girano moltissimo e veramente fatico ad accodarmi alla fila di chi fa i complimenti per la partita dell’Olimpico.

Da Mourinho in giù è tutto un fluire di applausi, ho sentito perfino parlare di prestazione strabiliante di Gonzalez: e quando farà gol e fornirà due assist cosa diranno?

Intendiamoci, di motivi per sperare in una stagione diversa dalle ultime tre terrificanti ce ne sono e il primo, e più importante,  è il gioco visto abbastanza a lungo per essere più che fiduciosi sul lavoro di Italiano.

Se prendi però tre gol e una traversa, se Terracciano è tra i migliori in campo, qualche domanda forse me la farei.

E la risposta è una sola: alzare il livello qualitativo della rosa da qui al 31 agosto. 

Buon segno: la scarica di adrenalina è la stessa di cinquanta e passa anni fa.

Parte il campionato e fantastico su cavalcate vincenti, da squadra sorpresa che sfiora o forse addirittura vince lo scudetto, non importa come.

Vivrò questa stagione da emigrante dello stadio, ma non cambia niente, la Fiorentina è qualcosa di irrazionale che appunto non si può spiegare con l logica.

E quindi, per un giorno, mi dimentico del mio mestiere, sogno vittorie mirabolanti e dentro di me urlo forza Viola.

Ci sarà pure una via di mezzo tra la nostra insopprimibile, e a volte insopportabile, spocchia fiorentina che ci fa pensare di essere sempre al centro del mondo e la cupa tristezza del nono posto disegnato come buon traguardo del campionato che sta per iniziare.

Commisso non lo sa, ma in questo modo sta glorificando Pantaleo Corvino, che ci accusava con qualche buon motivo di non apprezzare abbastanza i quarti posti consecutivi che ci conducevano più o meno diritti alla Champions.

Qualcosa che  a pensarlo ora ci viene il dubbio di averle solo sognate certe partite a Liverpool o a Monaco di Baviera, e invece eravamo lì, e neanche troppo tempo fa.

Non si può venire a Firenze accolti come re, avere in mano la città, fin troppo genuflessa al nuovo scintillante corso economico, e dichiarare due anni dopo di essere soddisfatti se alla fine del terzo campionato si arriva sopra il decimo posto.

E va bene difendere tutto quello che si è fatto in passato, ma anche questa storia del miglior presidente americano che al primo anno in Italia ha superato tutti i colleghi di oltre Oceano ricorda abbastanza da vicino le conferenze stampa del buon Corvino che, con la Fiorentina ad un passo dalla zona salvezza, ci raccontava che comunque alla fine del girone di andata eravamo a tre punti dall’Europa.

O Iachini, che ancora nel maggio scorso rivendicava con orgoglio quanto fosse stata forte la difesa viola nell’immediato post lockdown.

Ho il massimo rispetto per Rocco Commisso, perché non fa chiacchere, ma fatti, immettendo nella Fiorentina molti soldi.

E ha ragione quando ricorda, forse con troppa insistenza, che se si aspettava gli investimenti dei fiorentini l’attesa sarebbe stata lunga infinita e inutile, ma gli consiglio bonariamente di rileggersi la storia quasi centenaria di questa squadra sorretta dall’amore indistruttibile dei suoi tifosi.

Gli stessi che appena tre anni fa insorsero inferociti quando Andrea Della Valle a Moena osò dire che il settimo posto sarebbe stato un buon traguardo.  

Domani finisce, o dovrebbe finire.

Commisso si esprimerà e chiuderà i dubbi, o almeno così si spera, perché davvero questa storia è snervante, oltre che nociva per tutti.

Naturalmente spero che Vlahovic rimanga, visto che per fortuna devo provvedere in toto solo del mantenimento dei miei figli e non dello stato economico della Fiorentina, ma rimane il fatto che anche se dovesse andare nel migliore dei modi ripartiamo più o meno come lo scorso anno.

Continuo ad essere preoccupato per la consistenza della squadra e di miracoli compiuti da chi siede in panchina ne ho visti pochissimi nel corso di questi decenni.

Anzi, a pensarci bene,  non ne ho visti neanche uno, ma c’è sempre una prima volta..

Nessuna illusione, ma qualche speranza sì: cambi di gioco, l’idea che ognuno sappia cosa fare quando ha il pallone tra i piedi e, soprattutto, quando non lo ha.

Impressionante Vlahovic, mi incuriosisce come ragazzo, ha una forza e una serenità dentro che ci farà dannare nel tormentone di mercato.

Benissimo Gonzalez e Maleh, ottimi Biraghi e Venuti, insomma una serata che ha riportato allo stadio e al calcio.

Poi, tra otto giorni, sarà tutta un’altra storia, ma questo la sappiamo da mesi.

Pare quindi che siano arrivati a 60 milioni, più un misterioso difensore spagnolo.

Che si fa?

Anzi, che fanno?

Il precedente di Chiesa è ambiguo: vale la pena di insistere su un potenziale campione se lui non si vuole legare alla Fiorentina? E’ giusto rinunciare ad una vagonata di soldi che se spesi bene (spesi bene!!) potrebbero perfino rinforzare la squadra?

Dice: sì, ma Chiesa aveva sempre il broncino, non riempiva gli spazi e il cuore come il serbo e ad un certo punto sembrava quasi ci facesse un piacere ad indossare la maglia viola numero 25.

Vero, però il prolungamento del contratto non lo firmava lui e per ora non lo firma nemmeno Vlahovic.

E non si venga a dire che la Fiorentina non ci sta provando, perché le offerte da 3 milioni netti a stagioni  a salire (a Chiesa 4) sono state fatte, solo che per ora non c’è risposta. Offerte da grande club e in questo la differenza con la gestione Della Valle è abissale.

Discorsi tanti, firme nessuna e quindi se non si prolunga la palla passa completamente nelle mani di Rocco, che per farci contenti potrebbe pure togliersi lo sfizio di portare Dusan e fine contratto e con un ingaggio da riserva, ma conviene?

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