E’ uno dei nostri rari casi di ingratitudine e non ho mai capito il perché.
Ad un certo punto della passata stagione un po’ di gente, anche fra i giornalisti, si mise in testa che Riganò gli stava sulle scatole e si mise a contestarlo.
In verità qualcosa c’era stato pure l’anno precedente, ma poi lui cominciò a segnare come in C2 e allora tutti zitti.
In serie A è stato più facile contestarlo perché certamente Riganò, al di là di una mia ottimistica e strampalata previsione, non è Toni, e forse non arriva neanche a Bonazzoli, ma non è questo il discorso.
Perché una parte di Firenze, che in passato ha adottato gente molto più scarsa tecnicamente di Riganò (Tendi, Dertycia e se avesse continuato perfino Aguirre), se l’è presa con questo lungagnone di Lipari, che non ha mai negato a nessuno la propria disponibilità?
L’unico errore commesso, più dal procuratore Giuffrè (poi ripudiato), fu quello di mettersi a parlare del suo ingaggio al termine del campionato di C2, con ancora davanti due anni di contratto.
Non piacque per nulla ai Della Valle e ancora meno al popolo viola, stremato un anno prima dal vergognoso comportamento tenuto dai mercenari della stagione 2001/2002.
Riganò sbagliò i tempi, ma per il resto che diavolo avrà mai fatto a quelli della Maratona che lo fischiavano?
Mistero.
E che dire di chi andava agli allenamenti e gli urlava di dimagrire?
Se Di Livio resta il simbolo della rinascita, lui è l’uomo che ha reso concreto il progetto di avvicinamento alla nostra serie di competenza.
Senza i suoi gol avremmo sofferto molto di più e se invece di Riganò fosse arrivato Caccia magari sarebbero state contente le ragazze, ma poi chi avrebbe segnato?
Ecco perché ogni volta che lo incontro sono leggermente imbarazzato: è come se mi sentissi un po’ in debito con lui.
Forse, incontentabili come siamo, pretendevamo di più.
Però Riganò ci ha dato molto, certamente tutto quello che aveva dentro.

Se non ho capito male, funzionava così: il rispettato e potente capo di una banca (molto intimo di colui che ne avrebbe dovuto controllare le mosse) informava in gran segreto gli amici che nel giro di pochi giorni avrebbe dato il via alla scalata di un’altra banca, ovviamente senza avere i soldi per farlo.
Gli amici compravano immediatamente per se’ e per lui le azioni della seconda banca, quella da scalare, e si arricchivano mostruosamente perché una volta lanciata l’Opa i titoli schizzavano in alto e poco prima che venisse scoperto il bluff della scalata vendevano tutto, a piccole ondate.
In alternativa, sempre per arricchirsi, una bella aggiunta a debito di trenta Euro ad un milione di ignari correntisti.
Facile, troppo facile, ma la domanda che mi faccio quando leggo storie come Cirio, Parmalat, BPI, è un’altra: come è possibile che uno non si accontenti?
Voglio dire, hai rubato per cinque milioni di Euro e non ti basta?
Lungi da me la tentazione di moraleggiare, perché a tutti piace viaggiare in Bmw piuttosto che in Skoda, andare negli alberghi a quattro stelle invece che in tenda, ma santo cielo, se proprio non hai regole interiori, almeno accontentati.
Con i primi cinque milioni di Euro che hai rubato alla collettività, puoi vivere con duecentomila Euro l’anno netti senza fare nulla dalla mattina alla sera, e allora datti una regolata.
No, niente, quelli continuavano: trenta milioni da una parte, settanta dall’altra, ma per farsene cosa?
Dove li mettevano? Cosa diavolo compravano dopo la villona in Costa Azzurra, lo yacht e l’aereo personale?
Se quei soldi non sono il frutto del tuo lavoro, ma delle furbate delinquenziali figlie della tua posizione di potere non ti viene il dubbio che prima o poi ti becchino e ti facciano (finalmente) pagare il conto?
No, niente, quelli continuavano.
Con efferatezza ed ingordigia.
La stessa che ho visto in alcuni campioni stranieri di calcio, che pur avendo una quarantina di miliardi delle vecchie lire in banca, andavano a rivendersi gli orologi avuti in regalo dai tifosi pur di monetizzare la loro partecipazione alla festa del club.
Poveracci.

Toni debordante, in campo e fuori.
Così accade che se non segna per due partite già si comincia a gonfiare il caso.
A me pare che questo splendido attaccante e ottimo ragazzo lo si stia spremendo un po’ troppo.
Duetta con Fiorello, va alla Domenica Sportiva (o a Controcampo, non ricordo bene, ma non fa differenza), scherza con Gilardino alle Iene, è in lizza per i Telegatti (Telegatti!?!), appare su Famiglia Cristiana, sui settimanali da parrucchiere si intervista la sua splendida fidanzata, ogni dieci giorni esterna in sala stampa, lo si vede seduto in bagno mentre stacca la carta igienica nello spot di Sky, la sua faccia campeggia sopra le scarpe da calcio più famose del mondo, viene tirato in ballo polemicamente da Cosmi, Capello e perfino da Cottafava: e che diamine, ma un po’ di stacco no?
Senza contare la trovata molto discutibile per cui si possa parlare con lui pagando un tot al minuto.
Pare che l’iniziativa non sia decollata.
Meno male perché non mi sembrava una gran pensata: per Toni che risponde e per chi spende soldi, restando magari parecchio in attesa.
L”uomo ha spalle grosse per sopportare un successo trovato a 28 anni, però non si deve esagerare e sarà bene ricordare che anche Nostro Signore si prese un giorno alla settimana per riposare.
Lasciamolo un po’ in pace Toni, non facciamo processi nell’infausto caso di digiuno nelle prossime due partite e soprattutto ricordiamoci che uno così erano sei anni che non si vedeva a Firenze.

“Dovrei essere matto per dire cose del genere nei confronti di uno come Paolo e della tifoseria. Con me si son sempre comportati bene. Sono arrabbiato per l’intervista: non è assolutamente vera e denuncerò gli autori”.
Secondo Dabo, i francesi ce l’hanno con la Lazio e con Di Canio e avrebbero voluto montare un caso. Per lui Di Canio potrebbe addirittura fare il capitano della Lazio: “Io sarei d’accordo a dargli la fascia contro la Juve. Quello da convincere sarebbe Paolo”.
Che serata! E hanno pure assolto Giraudo e Agricola, quindi Juve pulita.
Meno male che sono appena tornato dalla festa della Fiorentina, dove si respiravano refoli di aria pulita.
Comunque per me Dabo quelle cose le ha dette.
E se non le ha dette, le pensa.
E se non le pensa, che accompagni pure il camerata Di Canio alle prossime adunate in piazza Venezia.

Sì, compriamo Ousmane Dabo, non tanto per il suo valore di centrocampista (oddio, mica ci scomoderebbe), ma per aver detto a France Soir quello che tutte le persone dotate di normale intelligenza pensano di Paolo Di Canio.
L’eccezionalità è che Dabo è un compagno di squadra di Di Canio.
Ecco in sintesi le sue dichiarazioni.
“Non gli parlo più e faccio bene. Devo dire che mi sono rotto le p… di giocare con uno come lui. Ne ho abbastanza di questi fascisti. Sono una minoranza tra i tifosi della Lazio, non più di due o tremila (a me veramente sembrano un’enormità…), ma sono i più in vista. Io non vado mai a salutarli, non li considero neppure.
La cosa peggiore è che scandiscono canti in mio onore e questo prova quanto siano stupidi. E’ sconcertante che Di Canio faccia pure il simpatico con noi, giocatori di colore.
Mi ha anche invitato a casa sua (forse per mostrargli la collezione delle sculture di Mussolini?) e questo mi mette in difficoltà perché non so più cosa pensare”.
Lo invitiamo noi a cena Dabo, purché continui a dire quello che pensa.
Di più: chiederemo appunto a Della Valle di comprarlo a gennaio, purché oggi o nei prossimi giorni non smentisca tutto.
In quel caso, lo rimandiamo a Roma con il foglio di via.
Anzi no. Per far contento il suo attuale capitano, lo spediamo direttamente al confino a Ventotene, come accadeva nei favolosi (per Di Canio) anni trenta.

Quanto ci costerà andare tutti in trasferta a seguire le partite casalinghe della Fiorentina?
Parecchi soldi, immagino.
E allora, visto che ci è andata di lusso con la sanzione di multa più diffida, non sarebbe il caso di fare un po’ di ordine in tutti i settori dello stadio ed impedire che qualche mancamentato mentale ci porti a vedere i viola a 300 km. di distanza?
Mi preoccupano di più i parterre di maratona e tribuna, dove non esistono controlli (vedi squalifica del ’97 contro il Barcellona).
In curva invece è ora che i capi tifosi (i nostri per fortuna non sono politicizzati) si facciano sentire.
Stavolta, se ci mazziano, non è colpa ne’ di Galliani, ne’ di Carraro.

La scintilla è scattata mentre seguivo Enrico Mentana la domenica pomeriggio, ho pensato: è professionalmente eccezionale, sa fare davvero tutto.
Soprattutto è credibile, sei sempre disposto a seguirlo in quello che dice.
Magari puoi non essere d’accordo, però ogni volta rispetti il suo pensiero.
Provate a fare lo stesso con Emilio Fede o per par condicio con Michele Santoro e vi accorgerete che proprio non ci siamo.
Voglio dire che solo certi giornalisti/personaggi/conduttori si sono meritati nel tempo e con il loro lavoro questo rispetto.
E allora mi sono detto: perché non provare a trasferire a livello regionale lo stesso concetto?
In altre parole, chi secondo voi è credibile e chi meno quando parla di Fiorentina?
Potete criticare e promuovere chi volete, e se motivate è meglio.
E’ un giochino tra noi, niente di troppo impegnativo, ma state tranquilli che tutta la stampa fiorentina, senza mai ammetterlo, leggerà il vostro pensiero.
Naturalmente in mezzo agli altri ci sono anch’io, quindi non abbiate pudore a sparare sul bloggista (si scrivera così?).
Unica regola: niente offese, altrimenti smettiamo subito.
Intanto mi metto a fare i compiti e comincio a rispondere alle domande, scusandomi per il ritardo, con qualcuno di quasi 24 ore.
P.S. Ora su questo blog esiste anche una sezione foto, ma allora è quasi una cosa seria…

Mi espongo al fuoco dei tifosi viola e provo a spiegare perché la mia terza squadra è il Livorno (la seconda, senza discussioni, è il Toro).
Lo faccio sia perché mi è stato chiesto più volte, sia perché oggi sono particolarmente soddisfatto della vittoria contro la Lazio, squadra che secondo me ha la peggiore tifoseria in Italia, seguita a ruota da Juve e Roma.
Al di là del fatto che come dicevamo a proposito di Pazzini e Bojinov certe scelte sono assolutamente irrazionali, sento con i livornesi un’affinità caratteriale che ci fa essere unici non solo in Italia, ma in Toscana.
Voglio dire che come noi fiorentini per il gusto di una battuta i livornesi sarebbero disposti a buttare a monte amicizie ed interessi.
Hanno insomma la lingua lunga, molto lunga, a volte troppo, ed io credo che il Vernacoliere venda parecchie copie anche a Firenze.
Quando siamo falliti, non mi risulta che ci abbiano goduto, come invece è successo a Siena, Arezzo, Prato, Pistoia, Lucca e Pisa.
Non a caso quasi quattro anni fa stava per andare in porto tra noi e loro un gemellaggio, poi saltato perché, a quanto ne so, qualcuno a Livorno voleva un po’ specularci politicamente.
Ecco, questa storia della politica mi infastidisce e anche apprezzando enormemente Cristiano Lucarelli trovo fuori luogo certe distorsioni rosse, sue e delle BAL (oggi i saluti romani a Di Canio dei laziali a fine gara facevano schifo).
Però hanno un pubblico fantastico: sono falliti pure loro e sono ripartiti da zero, soffrendo sempre e in questo ci sono davvero fratelli.
E’ vero che quando lo scorso anno presero dodici gol tra Siena e Parma ci inguaiarono, però mi risulta che i più accesi tra i tifosi (i portuali, tanto per intenderci) non solo non abbiano gradito, ma siano pure andati a “chiedere spiegazioni” ai giocatori dopo un allenamento.
Insomma, avverto un senso di appartenenza che non esiste con le altre realtà calcistiche toscane e meno che mai in Italia.
Con l’eccezione di quella fantastica riserva granata sopravvissuta a Torino e nel resto del mondo.

La fatica è quella della Fiorentina, e quindi di tutti noi, per conquistare questi tre punti che sono benedetti.
D’altra parte mi ricordo che anche dell’anno dello scudetto rubato a Cagliari giocammo delle partite inguardabili e spesso vincevamo per uno a zero.
I migliori? Pazzini e Bojinov (per quel poco che ha giocato), vuoi vedere che abbiamo portato bene…
La bollitura è la mia e anche quella di Pestuggia, che per un quarto d’ora abbondante abbiamo fatto giocare Montolivo e non Maggio.
Genesi dell’errore: eravamo talmente convinti che dovesse giocare Montolivo e non Pazienza, che alla fine lo abbiamo mandato in campo noi al posto di Prandelli.
E poi ci pareva giusto che un uomo di qualità come Fiore potesse essere sostituito con un altro di pari qualità, almeno teoricamente, come Montolivo.
Infine, ero troppo concentrato a non sbagliare quelli del Treviso e a soffrire per come stava andando.
Detto questo, siccome uno è più alto e l’altro più basso, uno ha la maglia 18 e l’altro 11, credo di essere pronto per essere servito, con Pestuggia di contorno, con la salsa verde…

Ci sto prendendo gusto e vi ringrazio di tutto, delle migliaia di visite, dei messaggi di apprezzamento e anche delle critiche.
Ora che sto imparando ad usare il mezzo, ho deciso di rispondere alle domande direttamente nel vostro post (si chiama così, no?).
Sono partito all’alba per essere più lucido, poi stasera tutti in apnea per tre punti indispensabili…

« Pagina precedentePagina successiva »