Una partita vergognosa, senza il minimo rispetto verso chi ama la Fiorentina.

La degna conclusione di una stagione con troppo buonismo dirigenziale e senza un minimo di autocritica da parte di chi a tutti i livelli rappresenta Firenze.

Altro che statua a Iachini, la cui media punti in questo campionato è solo leggermente superiore a quella dell’odiato Prandelli, altro che giocatori “arrabbiati per le troppe critiche dei giornalisti””: volevano la medaglia o il tappeto rosso?

Il Crotone avrebbe ampiamente meritato di vincere, ci hanno preso a pallate per due terzi della partita e nel primo tempo Terracciano è stato spettacolare: basta per definirli indecorosi? O si devono applaudire?

Se in questa stagione, e a Crotone, ci fossero stati i tifosi quanti striscioni avremmo visto e quanti cori ascoltato?

Ci sono vari modi per chiudere male un pessimo campionato: la Fiorentina ha scelto il peggiore.

No, perché poi, alla fine di una stagione del genere, uno è contento di vedere Chiesa alzare la Coppa e dopo aver segnato in grandissimo gol, per giunta decisivo,

Comunque sia, per il monte ingaggi non c’è stato nessun appesantimento con il cambio Chiesa-Callejon.

E quelli che lo consideravano scarso e sopravvalutato?

Quindi Gattuso non verrebbe a Firenze per via della sparata di Commisso contro i giornalisti venerdì scorso e per un atteggiamento troppo acceso nel dopo gara di domenica?

Non ci credo, per due motivi. Il primo è che, semmai, dal punto di vista di chi lavora in società, e a maggior ragione per l’allenatore, le parole del Presidente dovrebbero essere una garanzia di difesa dal mondo esterno.

Gattuso ha una scorza durissima, ha vissuto senza problemi nel Milan dello straripante Berlusconi e nella Nazionale delle polemiche pre Mondiali 2006 di Lippi, figuriamoci se si lascia impressionare dalle querelle tra Rocco e la stampa locale.

L’atteggiamento ostile della Fiorentina dopo la partita? Ma se è proprio quello che piace al tecnico del Napoli, cioè la voglia di non perdere mai, neanche quando la gara non conta niente a livello di classifica. Non si vorrà mica far passare il concetto che sia Biraghi il nuovo profeta viola?

Prima se la prende con Gattuso, allontanandolo da Firenze e poi esterna in modo del tutto improprio e sguaiato indirettamente su Prandelli. Se così fosse, troviamogli un posto accanto a Ferrari nelle relazioni esterne, così almeno lo togliamo dalla fascia sinistra…

Se Gattuso non verrà, i motivi saranno altri, certamente più profondi rispetto alla contingenza dell’ultima settimana. O forse, più semplicemente, ha cambiato idea.

Aspettiamo però di vedere come va a finire, perché una mia fonte mi racconta che i giochi sono ancora aperti.

A chi giova il clima piuttosto pesante che si respira intorno alla Fiorentina?

Un paio di mesi fa la società convocò i rappresentanti della stampa per un incontro informale che avrebbe dovuto avere il meritorio scopo di rasserenare gli animi e far capire il perché erano state fatte alcune mosse.

Non vado mai a questi incontri, tranne rarissime eccezioni, e quella fu una delle eccezioni: sembrava l’inizio di un nuovo modo di confrontarsi, con reciproco rispetto e con la promessa di fare un percorso unitario, sia pure chiarendo bene i ruoli. Nel senso che la Fiorentina agisce e la stampa giudica, analizza e prevede, cercando di sbagliare il meno possibile.

C’era ancora Prandelli, che si sarebbe dimesso dopo pochi giorni (quanto fango su di lui…), ma soprattutto erano già avvenuti i misfatti che tanto hanno fatto arrabbiare Commisso venerdì mattina.

Era già stata pubblicata la notizia dell’incontro in casa Sarri, di cui molto si è parlato quella mattina con dovizia di particolari che dimostravano il contrario, il secondo nome del presidente era stato usato certamente in modo maldestro, ed erano già uscite certe definizioni sugli italo-americani a metà tra il pittoresco e l’offensivo.

Quello che non riesco a capire, fatto salvo il diritto di Commisso di criticare sempre, comunque e su tutto l’operato dei media, è perché a metà marzo si cercava un minimo comune denominatore tra Fiorentina e chi parla più o meno bene ai tifosi e perché due mesi dopo i giornalisti diventano il nemico da abbattere e su cui si scatena molta rabbia dei tifosi.

Comunque sia, e rispettando la strategia comunicativa di tutti, penso che oltre che pericoloso questo clima faccia male alla Fiorentina e questo dovrebbe bastare per una tregua costruttiva.

Sulla partita di ieri, poco da dire: erano più forti e non avevamo la rabbia vista con la Lazio. A volte il calcio è perfino logico. 

Per me il giornalismo è un lavoro di responsabilità personale e dovrebbe essere non inquadrato come lavoro dipendente: dovrebbe essere pagato di più, ma senza la tutela del posto fisso a tempo indeterminato.

Chi è più bravo, guadagna di più, chi è scarso di meno o cambia mestiere, credo di essere quanto di meno corporativo ci sia nell’albo a cui sono iscritto.

Troppo facile pensare di essere indipendente ed essere protetto, ma questa è pura teoria, che però nella mia vita è stata anche la mia regola.

Io mi sento responsabile solo di quello che dico e scrivo, sono l’editore di me stesso, non devo rendere conto a nessuno e non me ne frega niente di ciò che dicono o fanno gli altri giornalisti.

Non sono il loro censore e nemmeno il loro sostenitore, semmai sono responsabile della mia redazione come è giusto che sia, ma non certo di ciò che dicono i nostri opinionisti.

Non mi ritengo affatto omertoso, come mi ha scritto qualcuno, perché ritengo di aver preso diverse posizioni isolate, vedi quella sui cori dell’Heysel che tante offese mi ha regalato.

Se Commisso avrà qualcosa di personale da dire sul mio lavoro, valuterò e risponderò.

Sbaglio e dico sciocchezze come tutti, mi sono scusato diverse volte senza problemi e lo farò in seguito se ce ne sarà bisogno.

Per tutti questi motivi mi sento seraficamente al di sopra di queste polemiche sempre più pesanti che hanno fatto partire una “Guerra Santa” in salsa viola in cui, temo, la Fiorentina perderà parecchio.

Ed è questa la cosa che più mi dispiace, per la squadra che amo da 55 anni e anche, tanto per evitare ipocrisie, per il nostro lavoro, perché se la Fiorentina va bene è molto meglio anche per noi.

Vi è piaciuta la sparata di Commisso contro i giornalisti? Liberi di pensare quello che volete

Pensate che ci sia qualcuno di noi al soldo di qualche editore o potente uomo d’affari? Tenetevi le vostre convinzioni

Ritenete che sia giusto non far parlare un giornalista se è di una testata non gradita o pone domande che non piacciono? Ognuno ha le proprie idee, che vanno rispettate

Siete convinti che si sia dei parassiti che fanno i soldi speculando sulla Fiorentina, cioè parlandone, tutti i giorni, più o meno come fanno tutti i giornalisti con il loro mondo di riferimento che sia la politica, lo spettacolo o l’economia? Non leggeteci, non ascoltateci e “sputateci addosso”

Una sola cosa però vi chiedo e dovete accontentarmi: mi dovete spiegare cosa c’entra tutto questo con le ultime pessime stagioni della Fiorentina.

Se mi dimostrate che è colpa nostra per il tredicesimo posto, la prossima volta vado anch’io in conferenza stampa, mi siedo accanto a Commisso e partecipo con passione alla fiera degli insulti.

P.S. Io non mi sento minimamente offeso da Commisso. So benissimo che fare questo lavoro espone ad essere giudicati e mi va bene così, altrimenti avrei fatto altro nella vita

Ho preso cori contro, striscioni offensivi, tanti vaffanculo, critiche pesanti e non mi pare proprio di aver mai fatto la vittima, urlato al complotto o pretendere di non essere chiamato a rispondere di ciò che dico o scrivo

E meno che mai mi sono eretto a difesa corporativa della categoria, che ha enormi difetti strutturali

Quando ho e/o abbiamo detto una cosa inesatta ci siamo sempre scusati, vedi la volta 50 giorni fa che abbiamo annunciato sbagliando l’arrivo di Commisso a Firenze. E principalmente mi sono scusato con chi ascoltava perché avevo dato un’informazione sbagliata. Succede e succederà.

Solo che mi sarebbe piaciuto sentire parlare almeno dieci minuti di Fiorentina, quella passata e quella che verrà

Il resto è perfino divertente, perché Commisso fa discutere e perché alla fine sempre e solo di calcio stiamo parlando.

Partita terrificante e comunque attesa, perché il punto era fondamentale per chiudere la partita.

Tutti sulla sufficienza politica, con la triste eccezione di Kouame, sempre più oggetto misterioso e sempre più in difficoltà sul piano tecnico, davvero a volte non sembra un calciatore di serie A.

Adesso parte il futuro e, come mi immaginavo, non è successo niente con Commisso nel dopo gara. Non si poteva annunciare Gattuso e neanche dettare programmi per il futuro a campionato ancora in corso.

Domenica sera c’è stato un corto circuito mediatico e alle parole di Rocco sono state interpretazioni estensive, forse proprio perché questa stagione è stata estenuante e molto deludente sotto ogni punto di vista.

Sulla possibile retrocessione ho detto la mia per oltre due mesi e a volte mi è sembrato che qualcuno giocasse davvero al tanto peggio tanto meglio, però può essere che sbagli.

Non vale il trionfo di Torino, ma è molto vicino a quel successo perché insperato come a dicembre e ancora più importante per la classifica.

Magnifica Fiorentina, compatta e cattiva contro chi ci aveva sottovalutato con qualche buon motivo vista la gara di Bologna.

E invece abbino tirato fuori dal cilindro il più bel coniglio possibile giocando per per 97 minuti con la grinta di chi lotta per non retrocedere ma con giocatori di livello superiore a quello di chi sta per andare in B.

Troppo facile ora parlare di Vlahovic, chi ha sbagliato giudizio ne prenda atto senza regolamenti di conti, siamo tutti della stessa parrocchia, quella viola.

Ora che siamo salvi comincia il futuro, che al di là del godimento post Lazio, dovrà essere profondamente diverso dal recente passato.

Qui fra gli ultimi tre anni disastrosi, le furiose battaglie per lo stadio, la divisione tra giornalisti buoni e quelli cattivi, il discutere su tutto e su tutti,  ho l’impressione che si sia perso il nocciolo fondamentale che ci ha fatto amare il calcio e la squadra per cui godiamo o ci arrabbiamo.

Parlo del senso di appartenenza, quell’istinto primordiale che ha ben poche spiegazioni logiche e che si chiama passione.

Passione pura, senza sovrastrutture ideologiche o guerre per bande, come invece accade da anni.

Il pallino è in mano a Rocco: sta a lui decidere quale direzione far prendere alla Fiorentina e non parlo solo di questioni tecniche, che sono comunque le più importanti.

“Noi siamo la Fiorentina” è uno slogan della Fiesole e per una volta faccio copia e incolla.

Sì, noi siamo quelli che, nel mio caso, piangevano a 7 anni perché gli avevano venduto Hamrin, che ancora ricordano il viale soleggiato e tristissimo di Cagliari alle 19 del 16 maggio 1982, che sono orgogliosi di ciò che è stata la Fiorentina fino al 2018, con i suoi alti (parecchi) e bassi (troppi per i miei gusti, ma inferiori alle soddisfazioni).

C’è una grande storia dietro all’odierna mediocrità e bisognerà ricordarsene tutti.

Se al posto di Rocco Commisso, Joe Barone e Daniele Pradé ci fossero Diego Della Valle, Mario Cognigni e Pntaleo Corvino come vivrebbe il popolo viola questi mesi?

Come avrebbe reagito al secondo anno consecutivo di stenti? Quante contestazioni ci sarebbero state?

La differenza fondamentale è racchiusa in un solo nome: Rocco Commisso, che molto avrà sbagliato, ma che tanto ci ha messo del suo, sia in termini economici che di partecipazione in prima persona. E che sembra estremamente determinato a far girare in modo diverso la ruota calcistica fiorentina.

Se la situazione non è ancora deflagrata è solo per la fiducia di in questo signore entusiasta, passato in meno di due anni da uomo dei sogni a gestore di situazioni estremamente delicate.

A lui vanno indirizzate le richieste niente affatto negoziabili e che condivido in pieno dei tifosi ai giocatori prima della Juve: “salvateci e salvatevi, poi non vi vogliamo più vedere”.

Ecco, speriamo che Rocco Commisso, sempre molto sensibile agli umori popolari, li accontenti, operando una rivoluzione che come avrebbe detto il grande Mario Ciuffi non è necessaria, ma indispensabile.

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