Mi chiama Leonardo Petri, uno di quelli che ho messo giornalisticamente al mondo (in collaborazione con Saverio) e mi chiede di partecipare ad una diretta con lui e Andrea Vignolini su Facebook.

Ora: io non ho Facebook, non ho Instagram, non ho Twitter, non ho Tik Tok, non ho niente e vivo molto bene lo stesso, ignorando pure che ci fossero le dirette su Facebook.

La proposta mi è sembrata talmente folle…che ho accettato e più o meno alle 21, se mi riesce, mi collegherò da casa Guetta.

So bene il ruolo dei padroni di casa a Lady Radio, ma qui la radiofonia non c’entra niente, mi dicono che siano piuttosto avvelenati con la proprietà e qui ci confronteremo perché la penso in altro modo.

Alla mia età, con 44 anni di radio alle spalle, mi posso prendere tutte le libertà che voglio e divertirmi a sparigliare le carte.

Per favore non scherziamo: ci hanno preso a pallate, Dragowski è stato il migliore in campo, nonostante i tre gol presi.

Abbiamo un portiere e un centravanti, che non sarebbe neanche poco nel calcio, ma ci manca tutto il resto, a cominciare dall’inesistente centrocampo formato da chi invece  avrebbe dovuto farci compiere compiere il salto di qualità: Amrabat, Castrovilli e Bonaventura.

Sulle fasce laterali, quelle su cui bisognerebbe pigiare forte, abbiamo due terzini, uno dei quali difende malissimo: che sia una squadra costruita male è certificato da mesi.

Nonostante tutto questo, l’avevamo rimessa in piedi, ma solo per due minuti, altra dimostrazione di pochissima tenuta psicologica.

L’unica consolazione è che mancano sempre meno giornate alla fine e abbiamo sempre otto punti di vantaggio: ci salviamo e poi facciamo un bel po’ di considerazioni generali e particolari.

Se giochiamo dietro, perdiamo: non è matematico, ma quasi.

Meglio affrontarli a viso aperto, rischiando qualcosa, anche perché non abbiamo una classifica così pericolosa.

Conterà più di ogni altra cosa il centrocampo, Amrabat e Castrovilli saranno decisivi, loro che stanno facendo un campionato piuttosto deludente, il primo più che il secondo.

Giochiamo contro la più bella squadra del campionato, sul piano del gioco, tanto vale provare a fare calcio.

Ieri abbiamo ricordato Alessandro Rialti ed è incredibile il senso di presenza che c’era in tutti, che si trattasse di colleghi o compagni di viaggio calcistici.

La sua assenza è qualcosa che pesa e non succede, credetemi, spesso.

Era accaduto con Mario Ciuffi e, per me, con Manuela Righini: avresti voglia di chiedere, di sentire come la pensa e non puoi.

Ed è quanto di più bello una persona possa lasciare a chi rimane.

Prendiamo questo punto, ringraziamo e portiamo a casa.

Poteva andare molto peggio, quindi bene così, con una giornata in meno è un a distanza maggiore dal Cagliari.

Grandissimo Vlahovic, il resto in linea con questa stagione triste e malinconica.

Buona Pasqua a tutti, la seconda da prigionieri delle nostre paure, l’ottimismo si è svaporato da tempo, resta solo la voglia di resistere per ripartire non si sa quando

La Juve ha sospeso i tre geni che qualche sera fa hanno gozzovigliato fregandomene altamente del Covid.

Poteva non farlo, nessuno la costringeva, era solo una questione di opportunità, o di opportunismo, perché i tre potevano fare comodo nel derby di domani.

Hanno scelto la strada della serietà, inevitabile, visto quello che stiamo passando, ma assolutamente non scontata in questo Paese di furbi.

Ottima decisione e brava Juventus: per una volta non costa fatica scriverlo.

Facciamo bene i conti: con Cristina abbiamo un bel mutuo da pagare per la casa dove abitiamo, da divorziato ho tre figli tutti interamente sulle mie spalle e abbiamo pure tre cani.

Sono quindi solo un gradino sotto Walter Biot, che di figli e cani ne ha quattro, più un mutuo che definirei medio alto, ma non esorbitante.

Nel paese del giustificazionismo a molti di noi e di voi pare normale che la moglie del dottor Biot, che comunque lavora presumo non gratis come psicoterapeuta,  e che quindi partecipa all’immane fatica del marito per tenere i conti in dis-ordine, giustifichi la cessione del diletto consorte alla Russia dei segreti di Stato a botte di 5000 euro ad informazione.

Come fare poveraccio? Lo sport dei figli, i motorini dei suddetti, forse addirittura una o due macchine per i pargoli. 

E poi la vita di società, che costa, si sa. Un’esistenza infernale.

“Non riuscivamo a campare”, ha dichiarato la signora Biot, al secolo Claudia Carbonara, con soli 3000 euro netti di stipendio, più gli introiti della sua attività: come fai non provare un senso di profonda solidarietà di frontae a un caso umanitario come questo?

Sono talmente convinto che quasi quasi vado a vendere i segreti del Pentasport a Lady Radio, sul prezzo ci metteremo d’accordo.   

Non ho capito perché si continui a parlare della salvezza della Fiorentina come se fosse un’impresa.

Non siamo a livello del Crotone o del Parma, e neanche a quello di Cagliari e Torino.

Possiamo gestire la classifica, basta non farsi prendere dal panico, cosa che invece mi pre stia un po’ accadendo.

Al di là dell’organico, che vale certamente più dei punti che abbiamo, ci sono squadre in difficoltà, come e più di noi.

Salvarci non è un’impresa, ma la naturale conclusine di questo triste campionato.

Ho conosciuto Cesare Prandelli nel febbraio 2005, mentre arbitrava a Orzinovi una partita di tennis del figlio, non troppo convinto delle decisioni a suo sfavore prese dal padre.

L’incipit della storia racconta tutto il resto: Cesare Prandelli è un uomo onesto, ricco di valori per me importanti, che sa fare molto bene il proprio mestiere di allenatore, ma in un mondo che non è più il suo.

Come tutti quelli che gli sono affezionati mi sono chiesto anch’io se per caso non avessi anch’io qualcosa da farmi perdonare per questo epilogo molto amaro, e pur essendo sempre molto severo con me stesso, stavolta mi sono assolto.

Sono stato onesto nei giudizi, spesso dispiaciuto per le insufficienze che gli ho dato sul Corriere Fiorentino, ma ho adottato con lui lo stesso metro usato, per dire, con Mihajlovic o Delio Rossi.

E in verità non mi pare che ci sia stato chissà quale accanimento mediatico nei suoi confronti, se così fosse stato Cesare lo avrebbe scritto o detto.

E’ un malessere interiore, penso, profondo e irreversibile: la delusione di vedere che non sei riuscito a dare quello che tu e gli altri si aspettavano, un sogno accarezzato dieci anni e poi dissolto per varie ragioni.

Un dolore che va rispettato e che, passato il tempo del dispiacere, ce lo renderà ancora più vicino a noi.

Meritavamo il pareggio? Sì

Siamo crollati inspiegabilmente negli ultimi venti minuti contro chi aveva speso moltissimo giovedì sera? Sì

Ecco, più che per le sostituzioni più o meno azzeccate credo che la gara giro proprio su questo interrogativo: perché avevano più dinamismo e più voglia di noi, che invece avremmo dovuto uscire alla distanza.

Il migliore? Eysseric, e quindi ha avuto ragione Prandelli e torto io, il fatto che non fossi il solo a sbagliarmi non cambia niente.

E adesso calma col caricare la partita di Genova l, che non sarà affatto decisiva, come non lo erano quello con lo Spezia e il Benevento.

Ci salveremo, lo ribadisco, e poi andranno analizzate queste sue prime stagioni di Commisso.

Serenamente e senza sconti.

« Pagina precedentePagina successiva »