So che rischio di essere denunciato per bestemmia calcistica, ma io contro il Parma darei un turno di riposo a Toni.
Non tanto per le due ultime partite deludenti (però bisogna pensare che pur giocando male, tra Livorno e Lazio il bomber si è trovato almeno quattro volte nel posto giusto per segnare) quanto per la sua palese stanchezza e l’usura fisica che lui stesso ha denunciato parlando del problema alle caviglie.
Se Toni la scorsa settimana ha fatto quell’uscita, vuol dire che era proprio al limite, anche perché evidenziare un proprio punto debole vuol dire automaticamente invitare i difensori avversari a picchiare proprio lì.
Sì, pur sapendo di essere anche psicologicamente in difficoltà senza il migliore attaccante italiano, io proverei a vedere come funziona con Pazzini e Bojinov, per poi riavere il bomber abbastanza rigenerato contro il Siena.
Credo che lo stia pensando pure Prandelli.
Magari non ne farà di niente, ma ci sta pensando, e mi sembra anche normale dopo sei mesi e mezzo giocati da Toni ad un livello che ci ricorda il più grande giocatore viola degli ultimi quarant’anni, Gabriel Batistuta.

Tra le braccia di Morfeo, anzi tra i suoi pugni, avrei dovuto finirci io.
Questa almeno è stata la convinzione espressa ripetutamente dal fantasista del Parma , la prima volta nel marzo del 2002, quando mi fece una telefonata al cellulare per dirmi che mi avrebbe fatto chissà che cosa perché lo avevo accomunato in un Ring dei Tifosi a Marco Rossi e Nuno Gomes nella hit parade dei maggiori responsabili della vergogna Fiorentina.
Il suo desiderio di cazzottarmi, condiviso immagino da diversi miei colleghi, non si è ancora realizzato, ma deve essergli rimasto appiccicato addosso, perché tre anni dopo c’è stato un “simpatico” scambio di battute tramite Bettarini, che avevo chiamato per un’intervista e che al momento si trovava nello spogliatoio del Parma.
Dire che ci furono offese da scaricatori di porto è un po’ limitativo per gli scaricatori di porto.
Ora, essendo io più vecchio di sedici anni, ma anche più alto di dieci centimetri, più in forma dell’anno scorso e (ahimè) sempre molto più pesante di lui, proporrei che il sotto-clou di Parma-Fiorentina fosse costituito da questo famoso match di pugilato Morfeo-Guetta.
Ne prenderei tante, ma lui si stancherebbe prima della partita ed io avrei la grande soddisfazione di sentire il popolo viola inneggiare al mio nome.
Esperienza indimenticabile!

Attenzione a non aspettarci troppo da Montolivo.
C’è in giro un’attesa messianica nei suoi confronti che non mi piace.
Poiché la Fiorentina stenta a produrre gioco sulle fasce laterali, ecco che si pensa di risolvere tutto cambiando modulo: via con il rombo e bacchetta di direttore d’orchestra in mano a questo ragazzo taciturno di 21 anni, rimasto però per quasi sei mesi in naftalina.
Se Prandelli cambierà davvero gli schemi provati e riprovati fin da luglio, sarà bene armarsi di pazienza e non pretendere quello che invece noi a Firenze (ma non solo a Firenze…) pretendiamo sempre: tutto bene e tutto subito.
Comunque Parma-Fiorentina è una buona partita per inizare con il nuovo corso, qualche spazio gli emiliani lo concedono e certe novità è meglio sperimentarle in trasferta.
Da Montolivo non vorremmo acuti isolati, ci basterebbe una prova da sei e mezzo per dieci partite consecutive.
A quel punto cominceremmo davvero a pensare in grande.

Siamo (sono) stanchi.
La vittoria della Lazio non è del tutto meritata, ma mi chiedo dove Prandelli, che continua ad avere tutta la mia ammirazione, abbia visto l’ottima prima mezz’ora della squadra.
Toni stenta, eppure una sua girata per poco dà il pareggio ed il dubbio rimane: bisogna dargli o no un turno di riposo?
Su Jorgensen e Fiore pochi dubbi: almeno uno a Parma dovrà star fuori (più facile Fiore) e dentro Jimenez.
Adesso Prandelli sceglierà il meglio in allenamento tra quelli più freschi e meno male che il caldo è ancora lontano.
Infine, un sentito grazie alla Fiesole.
Hanno dimostrato coerenza con i loro striscioni ed i loro comportamenti.
Questa curva non è politica, alla faccia di tutti i tentativi di infiltraggio da sinistra e (soprattutto) da destra.

Gaucci straparla, ma c’è del metodo nella sua presunta follia.
Il metodo è quello dello sterco (siamo su un blog serio, quindi cerchiamo di evitare volgarità…) nel ventilatore.
Si accende l’interruttore e si guarda l’effetto che fa: al massimo si collezionano decine di querele.
Gaucci mi ricorda quei commercianti protestati che comprano, comprano, comprano e non pagano mai, tanto al massimo continueranno ad essere pubblicizzati per assegni e cambiali a vuoto.
Oppure, per volare più alti, Alì Agca, che ad un certo punto pareva sapere tutto su tutto, dal rapimento Moro a Ustica, passando per la strage di Bologna.
Ovviamente in mezzo a tante balle ci sono pure frammenti di verità.
Per esempio non mi sembra del tutto fuori dal vero la storia dei tifosi della Lazio che minacciano Gaucci dopo la sconfitta del Perugia con il Milan nel 1999, che consegnò ai rossoneri lo scudetto.
Archiviamo in fretta, facciamoci una risata e pensiamo alla Lazio (a ai suoi simpatici sostenitori).

Canale Dieci è stata un pezzo della mia vita, professionale e non.
Adesso che finalmente Vittorio Cecchi Gori l’ha venduta, leggo un po’ esterefatto di comunicati preoccupati per la sorte dei lavoratori, che io peraltro conosco benissimo, avendo diviso con loro nove anni di lavoro.
Francamente non capisco.
Premesso che chi scrive questi comunicati non ha mai mosso nel passato un dito per difendere la televisione in tante giornate di fuoco, non comprendo bene cosa avrebbero voluto che accadesse.
Canale Dieci è stata acquistata dall’unico editore puro di televisioni che esiste in Toscana, Boris Mugnai, e sinceramente non so come vorrà organizzarla.
Ma era forse preferibile continuare con il lento ed inarrestabile declino degli ultimi tempi?
Se Canale Dieci è miracolosamente sopravissuta quasi quattro anni al crac della Fiorentina e non è fallita insieme al resto delle attività di Cecchi Gori, lo deve alla lungimiranza di Andrea Parenti, di Marco Duradoni e alla passione di un signore che ci ha purtroppo lasciato troppo presto: Paolo Fanetti.
Consentitemi un breve amarcord.
Dopo l’inizio faticoso, ma tutto sommato positivo con Grassia, ci furono anni entusiasmanti.
Quelli vissuti con Sandrelli, direttore dal 1994 al 1998, stagioni in cui sembrava che tutto fosse possibile: si organizzavano eventi, si creavano trasmissioni dal nulla, c’era un entusiasmo contagioso e litigioso da cui sono usciti tre professionisti che ora si impongono con la loro bravura a La Sette.
Poi sono arrivati periodi più difficili, in cui io, come responsabile dello sport, ho commesso qualche errore.
Ne cito soprattutto due: la battaglia personale a Malesani e, soprattutto, aver dato credito a Cecchi Gori per un anno di troppo, dal 2000 al 2001.
Ed è stato proprio per questo che quando è fallita la Fiorentina ho pensato fosse giusto pagare la mia scelta sbagliata e mi sono così “auto-squalificato” dal video per un anno, perdendo soldi e visibilità.
Oggi però mi scoccia molto che in pochi ricordino come nell’anno della vergogna (stagione 2001/2002) Canale Dieci si sia distinta per una posizione apertamente contraria al proprio editore, circostanza direi non proprio frequente nel mondo dei media.
In quei mesi feci da paracadute a tutta la redazione, prendendo ogni settinana una telefonata rabbiosa di Luna e Cardini (a proposito, dove sono finiti? Il mondo avverte la loro mancanza…), ma è una scelta che ripeterei ancora oggi.
In conclusione, per come si era arrivati, questa vendita di Canale Dieci può essere un ottimo inizio: con le persone giuste al posto giusto e con una rinnovata voglia di fare.

La scrittura privata tra Fiorentina ed Arezzo esiste sicuramente, ma mi domando: che senso ha averla firmata sapendo che a livello federale non serve a niente?
A parti invertite, conoscendo la correttezza dei dirigenti viola, non ci sarebbero stati problemi, la Fiorentina avrebbe rispettato l’impegno preso.
Ma possibile che Mencucci e soprattutto Corvino siano stati così fiduciosi (stavo per scrivere ingenui, però è troppo ingeneroso) sul valore di un accordo che assomiglia molto alla stretta di mano?
Possibile.
Tranquilli che la prossima volta non succederà, intanto ora bisogna togliersi il prima possibile da questo impiccio che rischia di avvelenare il clima.
Il mio modestissimo consiglio è: prendere un chilo di bicarbonato, digerire il torto, andare con grintosa rassegnazione da quel gentiluomo di Mancini e mettersi a trattare cercando di perderci il meno possibile.
Una volta preso per intero il cartellino di Pasqual, cancellare completamente l’Arezzo (almeno fino a quando ci sarà Mancini) dalla geografia calcistica viola.

Vi continua a piacere oppure no?
A me dispiace ammettere di aver perso la scommessa su colui che considero il più talentuoso giocatore in rosa, però Fiore non mi sta certo aiutando nella mia battaglia per difenderlo.
Un solo lampo negli ultimi mesi: la gara con l’Inter, poi troppa abulia e i cinque gol segnati in campionato adesso cominciano ad essere un po’ pochi.
Nessuno sa che ha giocato a Genova con la febbre e ad Udine con la labirintite, e questo va a suo merito, perché è troppo orgoglioso per trovare a fine partita scuse che giustifichini prove deludenti.
Ecco, io spero che il calabrese Fiore trovi proprio nel suo smisurato orgoglio la forza per dimostrare a chi lo critica per partito preso (e ce ne sono, anche tra i colleghi) che si sta sbagliando.
Arriva la Lazio, vi ricordate la brutta figura della targa nell’intervallo?
Domenica è la volta buona per chiudere davvero quella grottesca storiella.

Ragazzi, basta con la politica, diamoci una tregua.
Credo di aver mantenuto la promessa di affrontare nel Pentasport il discorso sulle infiltrazioni di elementi di estrema destra nella curva Fiesole.
Credo alla buonafede di Sartoni e Brazzini e se qualcuno di voi non è d’accordo io rispetto la vostra opinione, ma ora basta, davvero.
Se dobbiamo parlare di politica, e mi andrà pure tra qualche giorno, quando ci saremo un po’ tutti disintossicati, almeno facciamolo a livelli appena appena un po’ più alti.
Vigiliamo su quello che accadrà domenica, senza isterismi e pensando alla Fiorentina per il tempo della partita.
P.S. Non mi sono evidentemente spiegato bene: basta parlare di politica e di problemi (che la politica detto per inciso dovrebbe risolvere) per la vicenda Livorno-Fiorentina, rottura del patto di non belligeranza ecc.
Su tutto il resto ci confrontiamo, come sempre

Mi arrendo alla schiacciante maggioranza di voi che non è d’accordo sulla mia idea di accomunare fiorentini e livornesi, ma concedetemi almeno l’onore delle armi.
Il mio orizzonte non partiva dallo stadio di calcio e non si fermava certo al pallone.
Senza voler scomodare la Storia ed i Medici, mi è sempre sembrato che tra un fiorentino ed un livornese ci fosse un’empatia immediata, un terreno comune su cui confrontarsi e magari anche prendersi in giro.
Evidentemente la pensate in modo diverso e amen.
La mia convinzione è però che proprio il pallone abbia avvelenato certe vostre analisi e comunque è un fatto certo che ieri le due tifoserie abbiano definitivamente rotto i rapporti tra loro.
A proposito di tifosi, mi arrivano preoccupanti segnalazioni su infiltraggi di elementi di estrema destra all’interno della curva.
Mi auguro che non sia vero (la preoccupazione sarebbe la stessa se le segnalazioni riguardassero i seguaci di Fidel Castro…) e mi fido quindi di quei capi della curva che conosco e che parlano a Radio Blu, anche se alcuni di voi su quest’ultimo argomento non sono d’accordo.
Vedere i saluti romani in Fiesole sarebbe veramente sconsolante e deludente…
Una proposta: da domani torniamo a parlare per almeno un paio di giorni di calcio?

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