Se avete tempo e voglia, leggetevi su Repubblica l’intervista al “bambino zero” della provincia di Modena, Davide, che a 7 anni ha fatto partire l’inchiesta che ha allontanato decine di ragazzini dai loro genitori.

Babbi e mamme finite in galera o consumati dalla disperazione, una madre si è suicidata, molte persone sono morte di crepacuore per qualcosa che non è mai esistito e che pure ha catalizzato a lungo l’attenzione pubblica. Tutti hanno avuto la vita distrutta.

Sono particolarmente sensibile all’argomento per aver dovuto sopportare per lunghi anni manipolazioni e enormi falsità di qualcuno adulto verso giovani e bambini, veleni dettati solo da gelosia e idiozia. Situazioni che mi hanno squassato l’anima, ma in qualche modo ne sono uscito fuori: ammaccato ma vivo.

Per questo mi prende un nodo allo stomaco se immagino l’esistenza di questi genitori a cui qualcuno oggi, dopo questa intervista, chiederà scusa, magari dicendosi pure pentito per il male fatto.

Sai dove se le mettono le scuse questi babbi e queste mamme.

E io, nella mia ingenuità di fondo che ancora mi accompagna nonostante abbia passato la sessantina, non riesco a darmi una spiegazione del perché tutto questo sia potuto succedere. 

Ci sono cose che fai solo perché spinto dalla passione e per me la Fiorentina è motore perpetuo di emozioni.

Più di due anni fa mi venne l’idea di raccontare ai contemporanei la fantastica squadra del secondo scudetto con i ragazzi di allora e misi in campo tutto quello che avevo a disposizione: radio, contatti, mezzi economici.

Fu una serata per me eccezionale, quella del 13 maggio 2019, pochi giorni prima dell’arrivo di Commisso e ancora la porto nel cuore.

E la stessa spinta l’ho sentita mesi fa, quando mi sono accorto del brutto clima intorno alla Fiorentina e ho deciso di far parlare chi ama davvero senza se e senza ma questa maglia e quindi questa città.

Mi sto divertendo e appassionando a collezionare voci e racconti: appuntamento il mercoledì alle 19 nel Pentasport e ogni domenica nella sezione TV del Corriere Fiorentino

A me pare che questa storia del contratto a Ribery stia diventando un po’ stucchevole.

Ho già detto più volte come la penso: andrebbe ringraziato per l’entusiasmo messo e l’esempio di abnegazione dato ai più giovani, ma lì ci dovremmo fermare perché i 38 anni ci sono tutti e il rendimento di queste due stagioni è stato parecchio al di sotto delle speranze del 2019.

Ed è anche una questione di tempi, questa storia della possibile permanenza in viola si sta allungando troppo e certe cose o si fanno subito o non si fanno.

Il colloquio con Gattuso, il prendersi una settimana di tempo, le approfondite riflessioni sono anche un po’ irrispettose nei confronti del passato di Ribery, che a quanto pare vorrebbe restare, ma solo nella convinzione generale che sia la migliore soluzione possibile.

E, sinceramente, non penso che sia la migliore soluzione possibile. 

Grandissimo lavoro della coppia Bardazzi e Falciai in Calabria, l’idea è stata di Leonardo, io ho fatto solo l’editore.

Ora che abbiamo azzerato lo scorso campionato e (spero) bonificato gran parte delle polemiche dell’ultimo mese, direi che abbiamo posto le basi per costruire qualcosa di diverso rispetto al nostro recente passato.

Gattuso va benissimo, ma (purtroppo) non gioca, altrimenti saremmo quasi a posto per il centrocampo.

Resto dell’idea che si deve operare in profondità, rischiando magari di far partire qualcosa di buono, ma esiste un bisogno direi fisiologico di cambiare pagina, di ripartire da poco più da zero.

Attendiamo fiduciosi i prossimi annunci.

Tra Sarri, Pirlo e Allegri, la Juventus, che ha un  debito pari al PIL di un piccolo Stato africano, pagherà complessivamente 27 milioni di euro lordi per la propria guida tecnica. Oltre a darne 31 netti a Cristiano Ronaldo, che ha pure il broncino per come è andata la stagione.

Esattamente 19 anni fa la Fiorentina fallì per 22 milioni, visto che nessuno si presentò a rilevarla e le autorità federali, severissime, applicarono alla lettera tutte le leggi vigenti.

Tanto…chi se ne frega se fallisce la Fiorentina, guidata all’epoca da dottori commercialisti assolutamente estranei ad ogni fantasioso salvataggio costruito su plusvalenze vere e soprattutto false.

La Roma, con il deficit accumulato nell’ultima gestione, ha un patrimonio negativo di 40 milioni e la tanto decantata nuova proprietà americana ha per ora versato solo una ventina di milioni su quanto dovrebbe pagare. Però darà 14 milioni lordi a stagione a Mourinho e sta pensando, pare a Donnarumma.

L’Inter ha chiesto a tutti i suoi giocatori di rinunciare a due mesi di stipendio ricevendo risate e alzate di spalle, ma per pagare gli emolumenti ha dovuto contrarre un debito di 250 milioni di euro che dovrà essere restituito in tempi abbastanza stretti. Se qualcuno glieli compra a peso d’ora dovrà venderne almeno due di titolari inamovibili, ma intanto ha dato 15 milioni lordi a Conte non si sa a quale titolo, visto che aveva un regolare contratto ed è stato lui a volersene andare.

Il Milan…beh il Milan è il sogno realizzato dell’ex ministro Tremonti quando parlava di finanza creativa. 

In tutto questo gioco al massacro, che pare però l’orchestrina che suona sul Titanic, a Firenze, dove non si sgarra di un giorno sugli stipendi e dove si assolve sempre agli impegni presi, siamo ad aspettare il 9 giugno per sapere cosa succede con Italia Nostra e l’eventuale sospensione dei lavori al Viola Park.

La mia migliore performance da giornalista risale all’ottobre 1992. Scrivevo su Panorama, che allora vendeva un milione di copie e non era ancora entrato nella galassia berlusconiana, ero in borsa di studio a Milano e feci un’inchiesta piuttosto dura su certe discriminazioni operate dalle banche ai danni dei non italiani.

Ebbi il richiamo nelle storie di copertina e zero riscontri tra parenti e conoscenti: nessuno mi disse niente.

In compenso qualche giorno dopo le due doppiette di Batistuta e Baiano alla Samp vennero ascoltate da centinaia di migliaia di persone. Ero, da tempo, popolare per le mie urla dei gol viola.

Non ho mai pensato di compiere una missione facendo il giornalista sportivo e capisco i puristi che definiscono questa professione come qualcosa a metà tra l’inchiesta e i reportage dalle zone più calde del mondo. Sono completamente d’accordo con loro.

Raccontare una partita e/o parlare ogni giorno di calcio, dirigendo una redazione è un lavoro come un altro e quando tutto questo finirà certamente non soffrirò di “pippobaudismo”, cioè il timore di essere dimenticato.

Mi fanno sorridere i mentecatti che (mi dicono) mi insultano sui social, magari prendendo a pretesto la mia religione di appartenenza. Questi poveracci non sanno che non solo non me ne frega niente delle loro idiozie, ma che da tempo ci rido sopra pensando alla miseria mentale in cui vivono

Non mi sento migliore di altri, semmai più fortunato perché faccio da decenni qualcosa che mi piace e sempre con il massimo rispetto verso chi mi ascolta o mi legge.

Esiste un approccio profondamente diverso tra noi italiani e Rocco Commisso nel vivere il calcio.

Provo ad entrare nella testa di un uomo che si è fatto completamente da solo, che a 12 anni non poteva permettersi neanche un piatto di spaghetti alle vongole e che ora possiede un patrimonio di svariati miliardi di dollari.

Rocco Commisso prende terribilmente sul serio qualunque cosa lo riguardi, anche indirettamente, perché questo è sempre stato il suo modo di intendere la vita.

 Lo capisco benissimo perché nel mio piccolo (oh, infinitamente più piccolo, chiariamoci bene) anch’io ho molto poco senso dell’ironia se vengo solleticato su certi argomenti tipo serietà o buonafede e quindi capisco benissimo Commisso quando si arrabbia su certe frasi. E il mio grado di permalosità, pur essendo un po’ sceso negli ultimi tempi,  rimane a livello almeno di Europa Leagues.

Mi vorrei però soffermare sull’indirettamente di cui sopra, perché in quella parola è compresa la Fiorentina e in senso lato il calcio italiano per come l’ho sempre visto e vissuto da quando ho l’età della ragione.

Il pallone è un grande gioco, in campo e anche fuori, dove la chiacchiera scritta o parlata ha fortemente aiutato l’affermazione di questo sport a livello nazionale. Ed è così ovunque: parole, parole, parole, non solo da noi e non solo a Firenze o in Italia, ma anche in Inghilterra, Spagna, Francia e perfino nell’algida Germania.

Temo che su questo argomento dovrà essere il presidente ad adeguarsi a noi e non viceversa e quindi vorrei dirgli in assoluta serenità che non c’è niente di male ad aver fatto il nome di quindici allenatori e non azzeccarne quattordici. Non deve prenderla come un affronto personale o un attacco di lesa maestà.

E così sarà anche per la campagna acquisti: verranno fatti decine e decine di nomi e quasi tutti saranno sbagliati, ma intanto la gente ne parlerà al bar o sotto l’ombrellone, poi ognuno trarrà le proprie conseguenze sulla credibilità di questo o quel giornalista.

Aspettare solo le comunicazioni ufficiali è certamente molto corretto, ma anche terribilmente noioso, mi creda presidente.

Dopo 39 anni di radiocronaca viola, dalla prossima stagione cambieremo il nostro modo di raccontare la Fiorentina.

La società viola ha deciso di non cedere i diritti radiofonici per le gare in casa, stimolandoci quindi a trovare un modo diverso per stare accanto ai tifosi durante le partite.

Rimarrà immutato il nostro impegno giornalistico, a Firenze e in trasferta.

La novità è intrigante e  ci regalerà un’estate diversa, con una preparazione  che ci troverà in gran forma con l’inizio del campionato.

E’ stato bello aver azzeccato l’arrivo di Gattuso e aver tenuto la posizione per una decina di giorni, ma sinceramente non me la sento di farne una questione personale con chi aveva detto o scritto altre cose.

Come tutti ho sparato anch’io negli anni qualche sciocchezza o fatto analisi sbagliate: succede e succederà, fa parte delle incertezze di questo mestiere. Si ammettono e si riparte.

Detto che la Fiorentina è stata perfetta e sottolineato che l’eventuale offerta di 3 milioni l’anno netti a Vlahovic con clausola a 100 milioni mi trova assolutamente d’accordo, penso che sia arrivato il momento della distensione.

Non ci sono secondo me conti da regolare o vendette da consumare, però ovviamente parlo del mondo che conosco e della redazione che dirigo.

Si può e si deve continuare ad osservare tutto con spirito critico, ma sarebbe auspicabile ci fosse un minimo di tranquillità. 

Poi mi sbaglierò, ma al momento è Gattuso il favorito sulla panchina viola.

Lo sto dicendo e scrivendo da una settimana e se avrò sbagliato, pazienza, ma le mie informazioni sono credibili.

Sarebbe la soluzione migliore per tutti, inferiore solo a quella di Sarri, su cui un giorno ci spiegheranno il perché del rifiuto di qualsiasi seria trattativa.

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