Il traguardo è triste, lo so, ma esaltante potrebbe diventare la strada per arrivarci: la salvezza.
Sì, la salvezza, magari con qualche giornata di anticipo, ma niente di più.
Pericolosissimo fare i calcoli sulla passata straordinaria stagione, qui non si parte dai 74 punti dello scorso maggio, ma da -19 e abbiamo un mese di tempo per ficcarcelo tutti in testa, io per primo.
Ci sarà pure un motivo se a distanza di vent’anni si ricorda ancora come epica la salvezza della Lazio che nel 1986 partì da -9 e se i giocatori che fecero parte di quella squadra sono ricordati quasi come i vincitori del loro ultimo scudetto.
Cambiamo frequenza mentale, sintonizziamoci sul Prandelli pensiero e cominciamo a pedalare.
Se poi in corso d’opera ci fanno qualche sconto meglio, ma non aspettiamoci niente per non rimanere ancora una volta delusi.

Sono stanchissimo e soddisfatto per lo scampato pericolo.
Ha ragione Della Valle ad infuriarsi perché vuole la Champions, ha ragione Ceccarini perché non è possibile essere così vicino alla Juve nelle sentenze, avete ragione voi che soffrite di mal di pancia per i 19 punti in meno (io comincerò a pensarci tecnicamente da domani), ma devo raccontarvi di questo mio stato mentale e morale da scampato pericolo.
Quando è arrivata l’anticipazione de La Stampa che ci dava in B con 6 punti di penalizzazione, mi sono passati davanti tutti i miei fantasmi calcistici: Cagliari e l’82, Baggio, Avellino, Carnevale e il ’93, i mezzi illimitati di Cecchi Gori, i bastardi che giocarono la stagione infame 2001/2002, la C2.
Erano tutti lì ad indicarmi l’unica strada possibile: la B.
Ecco perché ora vedo il bicchiere mezzo pieno, da domani, ve lo prometto, torno a scendere in trincea per affermare i nostri diritti.

P.S. Io rispetto le vostre idee ed i vostri legittimi dissensi per la sentenza, ma non accetto assolutamente mancanze di rispetto, come ho letto stamani.
Dire che “non ho capito niente” o che “faccio il gioco dei nemici della Fiorentina” se sono contento di essere ancora in serie A, sia pure a meno 19, è offensivo e non lo posso assolutamente accettare perché ho sofferto come voi gli ultimi 80 giorni di questa storia maledetta.
E in più avevo e ho la responsabilità di gestire la trasmissione più seguita della Toscana e quindi mi sono dovuto imporre un basso profilo che cozzava con la mia rabbia interiore.
E’ vero, hanno commesso una grossa ingiustizia, adesso racconteremo tutto al Pentasport e continueremo certamente la nostra battaglia, ma intanto siamo in serie A e per me questo è quello che per me conta di più.

Rischio molto con quello che sto per scrivere, ma alla quarta indiscrezione mi pare giusto farvi partecipi: pare che sia serie A con 15 punti di penalizzazione.
Sottolineo pare, perché qui di docce scozzesi ne abbiamo fatte fin troppe negli ultimi tempi e quindi dobbiamo andarci con i piedi di piombo.
Però io comincio a sperarci.

Mi è molto piaciuto il modo in cui Diego Della Valle ha affrontato la questione Mencucci: ha e avrà la nostra fiducia, ha detto, gli chiederò solo di essere più attento quando parla con altri toscani.
Alla faccia di tutti coloro che per questioni personali consideravano già morto come dirigente l’amministratore delegato viola..
Guardate invece come si è comportato Galliani con Meani oppure gli Agnelli con Moggi (meno con Giraudo e soprattutto Bettega).
Conosco l’uomo Mencucci e, come ho detto e scritto fin dall’inizio, sono pronto a giurare sulla sua onestà.
Non solo, ma poiché ho avuto con lui anche qualche scontro per questioni diciamo così commerciali, sono certo che non ha mai avuto deliri da onnipotenza legati al ruolo che occupa.
Insomma, non ha mai pensato di comandare lui,, saltando i fratelli Della Valle.
Anche un contratto di poche decine di migliaia di Euro (spiccioli per il giro d’affari della Fiorentina) necessitava del benestare di tutto il consiglio di amministrazione.
Ma non è questo il punto: il fatto è che nel calcio si assiste quasi sempre ad uno scaricabarile vergognoso e la lezione di stile data da Diego Della Valle in queste ore di febbrile attesa merita di essere sottolineata.

E’ chiaro che hanno cambiato strategia, puntando a salvare la pelle, cioè la serie A.
Non rinunciano ad affermare di non aver commesso alcun reato, però intanto, questo è il senso del ragionamento dei legali viola, non andiamo in B e poi si discute.
Atteggiamento comprensibile, che però non so se basterà a questo punto per far cambiare idea al collegio giducante.
Se vogliono, posso andare anch’io a confermare che Diego Della Valle non si è mai interessato della gestione della società perché non si è proprio mai occupato ad esempio di diritti radiofonici, ma forse sarei considerato un po’ di parte…
Se riportano come sembra la Lazio in A la nostra rabbia, in caso di conferma di permanenza in B, aumenta in modo esponenziale e pericolosissimo.
Domenica sera amarognola per i bisbigli che arrivano da Roma e che ho letto su Violanews (ma anche a me sono giunte le stesse voci), ma bisogna rimanere calmi e non perdere la testa.

In attesa dei verdetti parziali da Roma, torniamo a parlare di Toni.
Sono stato l’unico ai tempi dell’impero fiorentno di Batistuta a dire che certe prese di posizione legate ai soldi del più grande campione della storia viola non erano affatto corrette e so solo io quante ne ho passate per affermare concetti elementari, se applicati a qualsiasi altro campo della vita.
Sarà che il passato tende sempre a rendere le cose più belle di quanto in realtà siano state, ma certamente questa storia di Toni è molto più antipatica di quella di Bati.
Perché l’argentino aveva dato tutto o quasi per nove anni a Firenze, tanto da giocare in condizioni impossibili e con mille infiltrazioni, pagando con due dolorose e terribili operazioni alle caviglie.
E, soprattutto, Batistuta ha sempre avuto il coraggio di agire in prima persona, magari con atteggiamenti sbagliati (le sceneggiate nell’albergo di Roma nel 1997, ad esempio), ma non ha mai dato la colpa ai giornalisti come invece ha fatto il neo campione del mondo dopo la doppietta in Germania.
Bati voleva guadagnare di più e lo diceva in tutte le salse e molto spesso a Luna e Cecchi Gori.
Tornando a Toni, siamo stati noi vil razza dannata a spedire a Folgaria Tullio Tinti per dire Prandelli che il bomber se ne voleva andare, perché lui di scendere in B non ne vuole sapere (Bati lo fece, a 24 anni, in piena ascesa e nell’anno dei Mondiali americani)?
Che tatto, che delicatezza: la stessa manifestata a maggio, quando ai primi fuochi di Calciopoli il centravanti parlò di problemini da risolvere con Della Valle.
Già, Della Valle.
A me, lo confesso, piacerebbe che la Fiorentina tenesse duro, che non vendesse Toni e lo portasse fino alla conclusione del contratto, nel 2009.
Ovviamente ragiono con i soldi e gli interessi degli altri, ma per una volta vorrei vedere cosa succede a non piegarsi ai ricatti di questi signori che se ne fregano delle nostre passioni e delle nostre ansie e ci considerano solo come un taxi da prendere al volo e poi magari non vogliono nemmeno pagare la corsa.
Nel caso specifico vorrebbero essere loro a dire quanto dovrebbe pagare l’Inter: ma fatemi il piacere…

Se fossi stato il responsabile delle comunicazione della Fiorentina, avrei lasciato parlare ieri Cesare Prandelli.
Lo dico con il massimo rispetto per chi svolge quel lavoro improbo, che io non farei mai a cifre normali.
Vorrei cioè un ingaggio da prima firma del giornalismo italiano per andare tutti i giorni a battagliare con quella categoria variegata e con non troppa preparazione culturale media di cui faccio parte anch’io.
Siamo tutti dotati di un ego ad espansione rapida, convinti di subire torti ad ogni mezza frase che non ci va bene e qualcuno di noi (qui però mi escludo) è pure convinto di essere indispensabile all’umanità solo perché sa mettere due parole in croce (ma esiste uno che fa il capo e che scrive il verbo avere senza l’acca e gli altri colleghi misericordiosi lo correggono…), oppure se qualcuno gli dice di averlo ascoltato.
Un lavoraccio, insomma, quello di tenere i rappoprti con i media, una specie di missione da non augurare a nessuno.
Detto questo, ieri era meglio se Prandelli parlava dopo l’articolo frizzante di Benedetto Ferrara, che ha messo a nudo qualche inevitabile nervo scoperto.
Inevitabile perché a questo punto la tensione si sentire, non potrebbe essere altrimenti.
Siccome Benedetto è tra i più seri e preparati tra noi, sono certo che niente del virgolettato di Prandelli è inventato e comunque non è che siano state scritte cose pesanti che potevano ipotecare il futuro rapporto tra il tecnico e la Fiorentina.
Su Prandelli si appoggia adesso l’intero progetto viola, nella tempesta assurda del processo di Roma tutti guardiamo a lui come pilastro per ripartire.
Anche Corvino certo, ma Prandelli è un’altra cosa e poi qui non è che ci si debba mettere a fare classifiche a chi è più bravo.
Ci fidiamo tutti di Prandelli, giocatori, stampa e tifosi: per questo è meglio sentire la sua voce, capire come la sta vivendo lui questa situazione da incubo.

Per capire come eravamo messi nell’aprile del 2005 non bisogna fare troppi sforzi, basta pensare a quello che stanno pensando adesso gli avvocati che compongono il collegio difensivo della Fiorentina, e con loro tutti noi.
La pensano in modo non proprio univoco e la divisione verte sulla strategia da adottare nel secondo tempo della partita con la giustizia sportiva che comincia domani.
E’ la stessa cosa che accadde quindici mesi fa: i Della Valle erano convinti di essere nel giusto, di combattere le loro sacrosante battaglie, ma poi, complici i loro errori tecnici (leggi soprattutto Zoff), si accorsero che qualcosa non quadrava, che qualcuno li stava spingendo verso la B.
E così, spinti dai consigli di tutti noi, sono andati a chiedere equità al vice presidente federale.
Anzi, quello si è offerto da solo come sponda per le legittime aspirazioni di giustizia di Della Valle e Mencucci.
Ora accade più o meno la stessa cosa.
I dirigenti viola sono assolutamente convinti di non aver commesso alcun illecito e hanno deciso coerentemente di andare al muro contro muro, con punte controproducenti di polemica, come il riferimento a Rossi e ai suoi pranzi con Blatter che io avrei evitato.
Però questo è un atteggiamento che non paga in alcun modo, ormai è chiaro.
La Federcalcio vuole il sangue, cioà l’ammissione di colpevolezza e poi semmai una richiesta di clemenza da parte delle società incriminate.
Insomma vorrebbe che Della Valle dicesse “ho sbagliato, ho cercato appoggi per salvarmi, ma sono stato costretto dal sistema a comportarmi così. E poi non ho ottenuto niente, perché i risultati, sono sotto gli occhi di tutti, sono stati contrari alla Fiorentina”.
Vorrebbe cioè che i Della Valle e Mencucci dichiarassero il falso per infliggere magari ai viola una pena più lieve.
Ma conoscendo i dirigenti della Fiorentina un’eventualità del genere non accadrà mai e quindi, almeno a livello di giustizia sportiva, prepariamoci al peggio anche nella prossima settimana.

Per il momento non è previsto nessuno slittamento dei campionati, che dunque avranno inizio regolarmente il 27 agosto”.
Così Guido Rossi. “Non vi sarà alcun posticipo dell’inizio della stagione”, ha aggiunto il commissario straordinario della Federcalcio uscendo dagli uffici di via Gregorio Allegri.
QUALCUNO LO FERMI PER FAVORE!!!!

Qui il vero problema è cosa fare.
Contestare stasera D’Alema? Occupare stazioni e autostrade? Marciare su Roma o su Milano verso la casa di Rossi? Restituire i certificati elettorali?
L’ultima proposta del Collettivo è civicamente inattaccabile e di buon senso, ma io in tutta sincerità non me la sentirei mai di barattare il mio diritto-dovere di votare con la passione per la Fiorentina.
Ve lo confesso con molta sincerità, perché fin da bambino amo calcisticamente la mia squadra, ma ritengo che la nostra vita sia una somma di priorità e tra queste il voto mi pare tra le più importanti.
Una volta detto che non rinuncerei al mio certificato elettorale, resta il quesito iniziale: che facciamo?
Beh, intanto pensiamo a quello che non dovremmo più fare: creare problemi di ordine pubblico,
E poi non dobbiamo mollare nel nostro amore verso la Fiorentina.
Lo dico per le presenze allo stadio e per la passione che ci dobbiamo mettere, qualunque sia la serie in cui questi nuovi e foschi padroni del calcio ci manderanno a giocare.
Sul resto continuo a credere che togliere un po’ di soldi al sistema stipulando meno abbonamenti alla televisione a pagamento sia un segno concreto di dissenso.
E poi, disertare l’eventuale mostra della Coppa del Mondo. a Firenze.
Oppure andare tutti insieme e fischiare sonoramente non appena arrivano quelli.
Dice: scusa, ma non eri te a tifare per la Nazionale? Sì, ma un conto è la partita, l’evento agonistico e la soddisfazione da italiano di battere i tedeschi e i francesi, un altro è fare da claque al tronfio Rossi e al suo codazzo.
Per me la Coppa del Mondo è finita un’ora dopo il rigore di Grosso e mi pare anche di averlo scritto.
La Fiorentina invece continua sempre, anche se continerò ad andare alle urne.

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