Inevitabile. Tre fiorentini, ma forse anche due, non li metti d’accordo su quei niente, figuriamoci su qualcosa che riguarda la Fiorentina.

Il nuovo stadio non piace nemmeno a me, ma il mio giudizio è puramente estetico e personale, con tutte le riserve del caso e quindi ha un valore relativo.

Fatico a capire le guerre di religione già in atto senza neanche conoscere come staremo seduti, se avremo spazi vivibili dentro, quanto saranno migliorate le infrastrutture.

Come nell’ illuminante canzone di Pieraccioni dedicata a Firenze, noi da sempre il 24 giugno vediamo i fuochi e quando lo spettacolo si conclude sospiriamo: “eran meglio quegli altr’anni”.

Prendiamoci il punto e andiamo avanti, ma trovo che ci sia troppa soddisfazione per un pareggio sostanzialmente giusto.

Abbiamo giocato peggio che mercoledì e anche a Reggio Emilia la squadra era sembrata più consistente: nel primo tempo ci hanno dominato ed era il Verona. A Firenze.

Nessuno pretende l’Europa, ma si è contro la Fiorentina se si prova delusione per non andarci?

Non vorrei che gli ultimi tre anni parecchio tristi fossero il metro per tutto e anche Italiano può essere criticato, come tutti.

La Fiorentina ha una sua nobiltà, impreziosita da un presidente con enormi possibilità: perché devo esultare se arriviamo ottavi?

Non ho capito il cambio di Piatek con Gonzalez: se Cabral non può entrare in campo al posto del polacco, come poteva essere all’altezza della situazione quattro giorni fa contro la Juve?

Giocare senza centravanti se lo può permettere il Barcellona di Messi, non la Fiorentina degli esterni che non segnano

Son morto con altri cento
Son morto ch’ero bambino
Passato per il camino 
E adesso sono nel vento 
E adesso sono nel vento
Ad Auschwitz c’era la neve
Il fumo saliva lento
Nel freddo giorno d’inverno
E adesso sono nel vento
Adesso sono nel ventoAd Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano non riesco ancora 
A sorridere qui nel vento
A sorridere qui nel ventoIo chiedo come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni 
In polvere qui nel vento
In polvere qui nel ventoAncora tuona il cannone
Ancora non è contento
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento
E ancora ci porta il ventoIo chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà
E il vento si poseràIo chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà 
E il vento si poserà 
E il vento si poserà

E due, ma stavolta fa ancora più male e non solo perché era la Juve.

Fa più male perché stavolta avremmo meritato di vincere e già il pareggio ci stava stretto, ma se non la metti dentro non vai da nessuna parte, è sempre stato così, nel bene e nel male.

E’ stato doloroso vedere la disperazione del fiorentino Venuti, che ha molte meno colpe di Milenkovic nella frittata finale, un autogol che comunque la si giri riduce di parecchio le nostre possibilità di qualificazione.

Hanno rubato la partita, e senza l’aiuto dell’arbitro, solo con le regole del calcio e dopo averci subito per almeno due terzi della partita.

Vlahovic da cinque pieno, la coreografia e il tifo da nove, i cori razzisti senza voto e penosi, ma è una battaglia persa che comunque non smetterò di combattere. 

Va fischiato, con forza e anche rabbia, perché ci ha preso in giro e si è comportato malissimo, altro che ignorarlo.

Qualcuno purtroppo lo offenderà per le sue origini, magari saranno gli stessi che se la presero per i cori contro di lui della curva bergamasca, ma gli imbecilli li abbiamo anche noi.

Ci vuole il trattamento Berti, che non mi risulta, ed ero lì a raccontare la partita, nel 1988 sia stato offeso per le sue ascendenze emiliane.

Ho però un sospetto: e se non giocasse?

Comunque sia, è Juve-Fiorentina e tanto basta

P.S. Non parlo per ora della guerra perché ogni discorso in questo momento mi pare inutile di fronte all’orrore che stiamo vedendo seduti comodamente davanti a un televisore.

Un’altra ottima prestazione, in linea con le ultime partite e non so in questo momento chi giochi meglio tra Atalanta e Sassuolo.

Solo che abbiamo perso, pur meritando il pareggio e a tutti girano fortemente le scatole.

Abbiamo pensato troppo alla Juve? Non direi, magari Italiano quando ha tolto Bonaventura (ma che gli e’ preso?) e soprattutto Gonzalez.

Ikone però è stato tra i migliori e semmai io continuo ad essere fortemente scettico su Amrabat, che proprio non può fare il regista.

Il migliore? Castrovilli, e vediamo se si placano i veleni che lo riguardano.

. Il peggiore? Quarta, e sarebbe l’ora di vedere progressi significativi dopo quasi un anno e mezzo di calcio italiano, altrimenti non si capisce a cosa gli serva il talento.

E’ la bellezza della radio: unica, non confrontabile con niente di simile dal punto di vista mediatico e per me passione pura.

Alle 13 di ieri mi è venuto in mente che il 16 maggio saranno esattamente 40 anni da quando passeggiai sconsolato e poco più che ventenne sotto il sole sardo pensando a chissà quando mai saremmo andati così vicino a vincere lo scudetto.

Eppure ero in un’età in “è tutto chi lo sa”, perché “a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età”, ma si vede che ero in uno stato di premonizione sul futuro.

Ecco quindi passare dall’idea all’azione.

In un’ora abbiamo creato l’evento radiofonico per martedì 16 maggio 2022: quattro ore di diretta con i protagonisti di quel tempo, uno dei quali mi affiancherà per un tratto nella maratona.

Ne riparleremo, ma intanto è partita l’iniziativa del Pentasport e nel ripensare a quel tricolore scippato sento dentro di me che ben poco è cambiato della rabbia che provai quel giorno, soprattutto dopo aver visto le immagini da Catanzaro.

Una vittoria meritata, che regala consapevolezza nei mezzi di una squadra che ora sa anche soffrire.

I tre punti contro l’Udinese a ovviamente non sono scontati, ma se arrivassero, per dirla alla Ciuffi, saremmo ufficialmente in lotta per la Champions.

Ipotesi fantascientifica a luglio e io ero tra gli scettici, ma che ricorderebbe quello che accadde nel 2005, dopo la salvezza all’ultima giornata con Zoff.

Abbiamo un’anima che è il frutto del lavoro di Italiano e anche quelli che stanno fuori sono “dentro” all’idea collettiva.

Ed è davvero un grandissimo risultato.

Per me è stato immenso, dei tre grandi viola degli ultimi cinquant’anni quello con cui sono più entrato in sintonia.

Antognoni era la divinità, Batistuta lo strapotere calcistico che nei rapporti personali (almeno con me) sfociava nell’arroganza, Baggio il calcio, per come lo intendo io.

Cinque anni intensi, di cui due di grande sofferenza, quando eravamo davvero in pochi a crederci.

Il Pentasport nel 1987 non era certo ai livelli attuali, ma sostenemmo una guerra senza esclusione di colpi contro chi lo voleva mandare in prestito a Cesena o Genova sponda Samp.

Da compagno di chiacchierate sono passato ad ammirarlo come campione e ho sempre goduto sempre delle sue giocate, tranne ovviamente quando era alla Juve.

Lui non si è mai dimenticato di Firenze e il fatto che questo Peter Pan fantastico oggi compia 55 anni è il segno indelebile di come il tempo sia passato, anche se lui invecchia allo stesso modo di quando giocava: con una classe insuperabile.

Un grande successo, che va al di là dei tre punti e dove c’è il marchio di fabbrica di Italiano.

Abbiamo dominato e pareggiare avrebbe davvero lasciato l’amaro in bocca e invece il finale è stato da sceneggiato sciogli lacrime di Rai1.

Lassù qualcuno lo ama, o almeno non gli vuole male, ora vediamo se Amrabat si sblocca dopo diciotto mesi di quasi niente.

Assurdo non pensare all’Europa, bellissimo pensarci andando con la memoria a dove eravamo l’estate scorsa.

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