Ascoltando e leggendo le reazioni al presunto interessamento del fondo saudita alla Fiorentina sono consapevole di correre il rischio di poter essere in minoranza, ma non mi interessa.

Trovo triste e al limite della volgarità la velocità con cui in tanti si sono vogliosamente lasciati affascinare dall’idea che arrivino gli sceicchi con le loro vagonate di soldi a farci sognare i prossimi acquisti di Benzema, Donnarumma e Kante.

Dobbiamo ancora consumare il nostro primo rapporto con Commisso e già siamo pronti ad andare con un altro proprietario solo perché fa luccicare una moneta più robusta? Evidentemente per parecchi tifosi sì, e a me questo non piace.

Commisso e il suo gruppo hanno commesso degli errori, che sono stati puntualmente evidenziati su questo blog e soprattutto in radio, ma ha buttato dentro un sacco di soldi e non certo per perseguire interessi personali in Italia. Basta pensare alla sponsorizzazione: 25 milioni di euro per reclamizzare nel nostro Paese un brand che in Italia non è mai stato e mai sarà commercializzato.

Non conosciamo quasi niente del fondo, ci sono anche situazioni abbastanza preoccupanti sul versante diritti umani, però non importa: vendiamoci pure a chi ha il portafoglio più pieno e a Commisso, salutato come nuovo imperatore fiorentino neanche trenta mesi fa, arrivederci e grazie.

Eh sì, siamo proprio una strana razza, ma rivendico almeno l’orgoglio e la dignità che invece mi pare si siano persi da quando esiste la possibilità di arrivare ai petrodollari in salsa viola.

 

Ci voleva proprio una serata come quella di ieri con Sinner per amare sempre di più lo sport e le sue storie.

E’ stato bellissimo vedere Sinner entrare in campo come se dovesse giocare agli Assi, in tutta tranquillità, disintegrare il numero sette del mondo e dedicare con grande sincerità a Berrettini il successo più importante della sua carriera.

Il tennis ha ritmi più forsennati del calcio, i soldi che corrono ai più grandi livelli sono più o meno gli stessi, eppure l’aria che si respira è completamente diversa.

Mi verrebbe da dire che (per fortuna) mancano i procuratori e soprattutto l’esasperazione da tifo, che troppo spesso sfocia in razzismo e teppismo e che infetta spesso la gioia di partite che vorremmo vivere in ben altro modo.

So di aver in parte contribuito al passaggio antropologico da tifosi a commercialisti/ragionieri: il fallimento del 2002 è stato per me come un incidente stradale. Non mi sono mai completamente ripreso.

Ho rotto anche troppo le scatole con i miei conti proprio perché temevo di essere “abbandonato” economicamente dai Della Valle e quindi fallire di nuovo.

Confessate le mie colpe, ed avendo una proprietà ancora più ricca della precedente, io non riesco a capire tutta questa frenesia nel voler vendere Vlahovic a gennaio.

Ci rendiamo conto dell’enorme rischio tecnico che corriamo con la sua sostituzione? E quanto prenderemmo in più rispetto a giugno? Vale la pena?

Sapete come la penso: lo porterei a fine contratto, ma quesito è un altro discorso, e certamente ne riparlerei a fine campionato,

Purtroppo però decisivo, che ha stravolto una partita che avremmo meritato di pareggiare e che ci ha visti più forti per settanta minuti, non pochi.

Se fossimo rimasti in undici, era più facile che segnassimo noi che loro, anche se la nostra qualità offensiva è veramente scarsa, Vlahovic a parte.

È ormai chiaro che questa squadra ha una sua identità di gioco, peccato che manchi chi deve concretizzare.

Callejon è da tempo a fine corsa, Sottil non decolla e Saponara ha problemi di ritmo e di continuità: visto che Italiano punta molto sulle fasce direi che siamo messi abbastanza male e Gonzalez non fa miracoli.

Continuiamo poi ad aspettare Castrovilli, derubricato a giocatore assolutamente normale, tanto da far venire il dubbio che sia meglio Duncan.

Però giochiamo a calcio, con idee e consapevolezza, e questo è già un bel passo avanti.

Ci vuole lo spirito dello scorso dicembre, aiuto dalla voglia di far vedere a Chiesa quel qualcosa che doveva essere rimandato negli spogliatoi del Franchi.

Sul piano tecnico siamo inferiori, inutile girarci intorno o mettersi a fare confronti ruolo per ruolo.

Nessuna concessione al personalismo, piuttosto la conferma di quella forte coesione mostrata nello stringersi intorno a Vlahovic.

Il pareggio prima non firmo mai, figuriamoci contro la Juve.

Siamo incontentabili? Sì, abbastanza.

vorremmo tutto subito, un po’ come se quelli di ora dovessero scontare il quasi niente delle passate stagioni, anche se magari sono arrivati in estate.

Fatto un doveroso esame di coscienza, in questo giorno di festa direi di goderci una gran bella classifica e pure la la pace sancita con Vlahovic, che era poi l’unica strada possibile, altro che tribuna o panchina.

Abbiamo soffocato tecnicamente lo Spezia con modalità diverse rispetto al Cagliari, ma con lo stesso efficacissimo risultato.

Da domani penseremo con una certa libidine alla Juve.

Contro l’Inter andava benissimo ed era perfino giusto essere contenti per quei cinquanta minuti da favola, ma già contro il Napoli non ero troppo convinto di tutta quella soddisfazione post sconfitta.

Tralasciando Venezia, e le quasi surreali dichiarazioni dopo la gara, ieri sera non ho ben capito il perché di tanti sorrisi.

Abbiamo perso, circostanza che già porta verso il cattivo umore, ma soprattutto io non ricordo una sola parata difficile di Reina, semplicemente perché non tiriamo quasi mai in porta.

Qui il problema è la qualità della squadra, Italiano o non Italiano. I cinque attaccanti, o sedicenti tali, hanno segnato sei gol su azione in dieci partite e tra loro c’è il nuovo astro europeo valutato settanta, ottanta milioni.

Posso dire, senza passare per disfattista, che c’è qualcosa che non torna?

E che anche se avremmo meritato il pareggio, pur considerando la pesante assenza di Gonzalez, mi aspettavo di vedere qualcosa in più? 

Passo la vita ad immaginare cosa sia il meglio per i miei tre figli, che hanno obiettivamente tanto, anzi direi tutto, certamente molto più del necessario.

Vacanze, motorini, macchine, studi universitari, cene fuori: tutto frutto del mio lavoro, niente di rubato alla collettività, però oggi non è un giorno come gli altri perché mi sento in colpa, più di altre volte, per il benessere raggiunto e donato.

La notizia degli otto fratellini molto probabilmente morti di fame in Afghanistan mi entra dentro come una lama: avrei voglia di piangere e non ci riesco.

Avrei voglia di fare qualcosa e non so cosa, se non usare questo mio spazio per vedere se scrivendo riesco a fare uscire un po’ dell’rabbiosa angoscia che non se ne vuole andare.

Mi viene tristemente in mente una fulminante battuta di Woody Allen: non so se Dio esiste, ma se esistesse, quando lo incontro dovrà darmi delle giustificazioni.

La migliore risposta possibile, tre punti, tre gol è un Cagliari sommerso sotto ogni punto di vista.

Ricomincia la marcia verso l’Europa: sarà difficile, a tratti parecchio complicata, ma possibile.

La vicenda Vlahovic si può gestire, se lui gioca così e non sono affatto convinto che sia bene cederlo a gennaio. Con chi lo cambiamo? Stiamo tutti tranquilli e vediamo come vanno le cose.

Saponara super, ma aspetterei una striscia significativa di partite positive prima di parlare di allungamento del contratto. Non si può andare sempre di pancia.

Qualcuno prospetta che la Fiorentina debba intervenire per calmare i tifosi e mi pare sinceramente una contraddizione in termini.

Perché è stato proprio il presidente a dare “in pasto” al popolo viola il suo giocatore più importante, con una scelta molto comprensibile sul piano umano, ma che ha comportato per la discutibile tempistica enormi controindicazioni.

Confesso di aver sottovalutato la rabbia di buona parte del tifo, perché credevo che la ragione di Stato, cioè l’esigenza di far punti, fosse più forte dell’avversione a Vlahovic, che sul rinnovo del contratto ha avuto e ha un atteggiamento incomprensibile ed irritante.

E invece no, sono convinto che l’essersi sentiti presi in giro dai cuoricini e dalle parole del serbo ha creato qualcosa di unico nel suo genere: qui c’è gente che è contenta se Vlahovic non segna più, tanto per fargliela pagare e per vedere se abbassa la cresta.

Peccato che per una più che criticabile scelta tecnica la Fiorentina sia l’unica squadra dei serie A, e penso anche di serie B, ad avere nella propria rosa un solo attaccante vero e qui tralascio ogni altra considerazione su Kokorin perché non mi piace sparare sulla Croce Rossa.

E allora, che facciamo? Parlo a titolo personale: io ignorerei Vlahovic, sia che segni o che vada in bianco, preferendo ovviamente la prima ipotesi, ma non faccio testo e da oltre quarant’anni non vado in Curva. 

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