L’aspetto più doloroso del mio divorzio sono stati certamente i figli: dipende dalla coscienza di ognuno di noi, ma anche se hai fatto di tutto per evitare a loro una così grande sofferenza, ti porti dentro per sempre un inestinguibile senso di colpa.

Per carità, il divorzio è un’enorme conquista civile (e io ne sono un…grande utilizzatore finale), solo che ho l’impressione che spesso “nell’egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti” ci si dimentichi dei caduti sul campo: i figli, appunto.

Sono tornato ancora una volta stamani su questa mia riflessione, che oggi rendo pubblica, leggendo dell’inaspettata separazione della coppia d’oro Hunziker-Trussardi, mentre intanto spunta da qualche parte l’ennesima reunion tra Belen e De Martino.

Tutte cose che sanno di fuffa vippettara, lo so benissimo, solo che anche in questi caso ci sono bambini o adolescenti di mezzo, sballottati da una ragione all’altra, pressati e vessati psicologicamente da chi è convinto di essere nel giusto, perché non è mai colpa nostra,  e poi sparge veleno a piene mani sull’altro genitore.

Non credete alle separazioni politicamente corrette, non esistono, se non nella stessa percentuale di probabilità dei gol di Kokorin.

Anzi, sono le peggiori. Perché dietro la patina del “resteremo uniti per il bene di nostro figlio” si nascondo quasi sempre rancori enormi, gelosie per la nuova compagna (questo è una aspetto molto più femminile che maschile), odi profondi trattenuti a stento.

Invece di tanti corsi pre-matrimoniali, ci vorrebbe veramente un manuale scritto da esperti sul come ci si debba separare, quando proprio si è arrivati al capolinea e soprattutto quando ci sono dei figli.

Mi offro volontario per raccontare per esperienza personale subita e anche praticata tutto quello che non si deve fare, e non credo di essere il solo a poter essere interpellato. 

Sinfonia bellissima, sotto la direzione del maestro Italiano, giocatori divertiti e divertenti, che hanno regalato un gran spettacolo, purtroppo per pochi intimi allo stadio.

Esiste una consapevolezza di squadra che non si vedeva dai tempi del primo Montella e del Prandelli più bello, meglio del primo anno di Sousa, dove la rosa era però superiore, pur mancando di un Vlahovic.

Un aspetto importante è che per ora non c’è un nuovo acquisto che stia deludendo, a cominciare da Torreira, spesso invocato nelle passate stagioni e ora si capisce il perché.

Siamo in piena corsa per l’Europa, ci temono e ci stimano: siamo tornati ad essere la Fiorentina, altro che parte sinistra della classifica.

Possiamo credere in questo gruppo e Italiano ha fatto un altro scatto per la sua corsa a diventare un tecnico di primo livello.

Ci siamo ripresi subito, giocando una partita diventata estremamente difficile dopo l’espulsione dello sconcertante Dragowski: siamo stati squadra nel senso più pieno del termine.

Segnare cinque reti a Napoli sa molto di impresa e non a caso la memoria è andata al giorno in cui Batistuta ne fece due, andando in rete per la decima giornata consecutiva. Era una Fiorentina più forte dell’attuale e proprio per questo i meriti del tecnico sono maggiori.

Le dichiarazioni di Commisso sul Financial Times non mi hanno sconvolto, sono concetti già espressi e converrà abituarsi alla ruvidezza del linguaggio presidenziale, io almeno dopo due anni e mezzo ci ho fatto l’abitudine e poi alla fine, più che le parole,  contano i fatti.

L’aspetto per me più sorprendente di questa storia è l’attesa di un mese e mezzo prima della pubblicazione del pezzo. Per me è qualcosa di giornalisticamente inspiegabile, in radio dopo un giorno tutto diventa vecchio.

E a proposito di radio, grazie a tutti voi che ci seguite e ci avete permesso di raggiungere il record di ascolti per la Toscana: 124.000 utenti nell’ora media, meglio addirittura della mia vecchia creatura Radio Sportiva e molto davanti a tutte le altre radio che parlano quotidianamente di Fiorentina. 

Sospenderei il giudizio, appellandomi alla banalità del “troppo brutta per essere vera”.

Se poi è vera, se cioè assisteremo di nuovo a spettacoli indecorosi come quello di ieri a Torino, allora converrà farsi delle domande precise sui giocatori e anche sulla guida tecnica, che per adesso è quanto di meglio si sia visto in casa viola da agosto ad oggi.

Una vera doccia fredda, presa a tradimento a gennaio, quando proprio non ne sentivamo la mancanza: non ha funzionato proprio niente, ognuno giocava per conto proprio.

Abbiamo visto colpi di tacco, rabone che fanno andare il sangue alla testa, assenza di grinta, errori tecnici in larga quantità degni del motovelodromo delle Cascine.

Davvero troppo per pensare che fosse la Fiorentina e quindi facciamo finta di non esserci nemmeno andati a Torino.

La pressione ora è tutta su Italiano, perché alla fine la Fiorentina è stata radicalmente cambiata. In meglio.

Senza troppi squilli di tromba abbiamo metà squadra titolare nuova e ancora Vlahovic: come possiamo non pensare all’Europa?

Il calcio poi va cotto e mangiato all’istante, la programmazione funziona, ma solo fino ad un certo punto, perché poi le variabili del pallone sono imponderabili ed è più funzionale alla struttura societaria piuttosto che a quella tecnica.

Siamo obiettivamente da sesto/settimo posto, altro che parte sinistra della classifica, e se non ci arriviamo a questo punto rimarremmo delusi.

Sarebbe bello che finisse come vorremmo tutti: rinnovo per cinque anni e Vlahovic simbolo della Fiorentina presente e futura.

Non finirà così, purtroppo, e le dichiarazioni del serbo a me sono sembrate un po’ di circostanza e un po’ un modo per vivere il più tranquillamente possibile questi mesi fiorentini.

Assomigliano parecchio alla battuta fatta al tifoso in ritiro sulla firma del contratto e alla fine temo sia l’ennesima presa di giro: il ragazzo è fortissimo, professionalmente fantastico, ma non siamo riportati dalla piena e da queste parti ne abbiamo viste di cose.

Dal rifiuto di Antognoni di andare alla Juve e alla Roma fino alle lacrime di addio di Baggio e Batistuta, siamo stati spettatori e cronisti di cose ben più importanti di questo teatrino, in fondo abbastanza squallido.

Perché non basta spendere parole al miele per Commisso, nella vita contano i fatti e l’unico fatto possibile è dire sì alle proposte della Fiorentina. 

Il resto è aria fritta.  

Ve li ricordate i buoni propositi della primavera 2020? Le canzoni sul balcone e le bandiere arcobaleno con la scritta “andrà tutto bene”?

Saremo migliori, dicevano in tanti, non io che sull’argomento natura umana ho sempre idee confuse, e comunque una cosa sembrava certa: il rispetto per l’interlocutore, l’ascolto di chi abbiamo davanti.

Ventuno mesi dopo è saltato tutto, ci siamo incattiviti, provati e destabilizzati dalla mancanza di normalità, dalla paura di non sapere come sarà il domani, frustrati dalle aspettative, puntualmente andate deluse.

Sono peggiorato anch’io, non ho problemi ad ammetterlo: ho toccato il punto di tolleranza zero con i  no-vax, che invece sono partiti da subito con una violenza dialettica, e in alcuni casi pure fisica, sorprendente.

Siamo stanchi, stanchissimi, prevedo affari d’oro per avvocati divorzisti, psicologi e psicanalisti, sempre che ci siano ancora i soldi per pagare le notule.

Comunque sia, buon 2022 a tutti e non diciamo niente, che forse è meglio.

 

  

La situazione è sfuggita al controllo di chi deve decidere, gli inni all’ottimismo nei primi giorni di dicembre, quel compiacimento nel dire e ridire quanto eravamo bravi in Italia rispetto al resto del mondo sono evaporati più o meno con la stessa velocità con cui è calata la considerazione dei tifosi viola verso Kokorin.

E quindi adesso che si fa?

Una cosa sola, inevitabile e purtroppo tardiva.

Si bloccano i non vaccinati, si impedisce loro di moltiplicare il disastro della nuova variante, ci si impone a livello di Stato, senza se e senza ma.

La mia libertà di uomo, la mia tranquillità di padre e marito sta pagando da mesi un prezzo ingiusto alle mattane di questa gente, spesso violenta nel linguaggio e nei modi, in cui non mi riconosco neanche come concittadino e che da un anno viene sapientemente aizzata da sobillatori di professione, quasi sempre di provenienza fascista.

Ora basta, ora veramente basta.

Abbiamo un Presidente del Consiglio che ha dimostrato di poter prendere delle decisioni forti a livello economico e che non ha alcun baratto politico di cui tenere conto: che agisca in nome e per conto delle milioni di persone normali come me che vorrebbero tornare a vivere con un minimo di tranquillità, pur sapendo che la fine di questo incubo è molto lontana.

Stacchiamo la spina dopo un girone di andata sorprendete, pieno di spunti interessanti e molto promettenti per il futuro.

Il cuore di chi ama la Fiorentina porta la mente a pensare sempre in grande, l’ho fatto anch’io immaginando tracolli di Atalanta e Napoli (e in effetti qualcosa è successo) e ipotizzando un successo dietro l’altro, ma sono sogni.

E’ esattamente come inseguire la felicità, se proprio riesci a raggiungere certe vette, quelle durano un minuto, forse due, e poi “svaniscono in fretta e non si ricordano più”.

Più accessibile la serenità, una pienezza di pensiero e di sentimento che nasce dalla consapevolezza di ciò che si è e di quello che si è fatto in questo transito terrestre.

L’augurio agli oltre cinquemila amici che hanno la bontà e la pazienza di venire a sbirciare ogni giorno nella nostra piazza virtuale è di recuperarla questa serenità.

E per i fortunati che già la sentono scorrere dentro di loro, il consiglio è non farsela sfuggire, perché è veramente qualcosa di prezioso e unico. Quasi come la salute.

Un grande abbraccio a tutti.   

Manca la controprova, ma con Biraghi in campo penso che avremmo vinto.

Una grande reazione, da squadra matura contro un avversario molto complicato, con punte di eccellenza davanti e qualche lacuna dietro.

Resta il rammarico per i due punti lasciati lì, che ci avrebbero lanciati vicino alla zona Champions.

Torreira gigantesco nel secondo tempo e difesa da rivedere, tranne Odriozola, che qualcosa concede, ma quanto spinge.

Uma squadra neanche paragonabile come quella degli ultimi anni ed è questo che ci deve consolare per aver preso solo un punto.

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