Siamo arrivati ad un punto in cui occorre fare chiarezza per capire chi siamo veramente come Fiorentina, abbandonando sogni e recriminazioni.
Siamo la rappresentazione calcistica di una delle città più belle del mondo (per me la più bella, ma sono chiaramente fazioso) e pur avendo un milione di tifosi, almeno per quanto riguarda la parte fiorentina, che ha la maggioranza relativa del Parlamento viola, abbiamo tutte le caratteristiche di chi è nato qui.
Siamo polemici, corrosivi, intelligenti (non tutti, certo, ma mediamente ci eleviamo dalla media), presuntuosi, passionali, innamorati della maglia e discretamente taccagni.
Qui non si perdona niente a nessuno: si è fatto scappare Dante, bruciato Savonarola e si sono contestati Antognoni e Batistuta per qualche partita sbagliata. Baggio no, perché non si è fatto a tempo e perché lo avevamo adottato, ma se rimaneva saremmo arrivati anche a lui. Garantito.
Come si fa ad andare d’accordo con noi? Impossibile.
Non resta quindi che una serena convivenza, con reciproca capacità di sopportazione e ancor più di tolleranza, qualità che non paiono proprio essere tra le tante possedute da Rocco Commisso, che non riesce a capire il perché dopo aver messo dentro ogni stagione 40 milioni di euro (25 di sponsorizzazione a babbo morto, più 15 di disavanzo tra entrate e uscite), che moltiplicati per tre fanno un totale di 120 milioni, non sia amato e coccolato come invece ritiene di meritare.
La verità è che i tifosi pensano che la Fiorentina sia cosa loro per la passione e l’amore con cui si dedicano tutti i giorni alla squadra e che quindi sia stata data “in prestito” a Commisso, accolto in modo perfino esagerato come un liberatore. Sta a lui, secondo una buona parte del tifo, pareggiare questo onore unico al mondo bittando dentro la fornace viola vagonate di soldi, molto, ma molto di più di quanto faccia adesso.
Peccato che non sia così, che l’azionariato popolare sia una specie di “Aspettando Godot” in chiave calcistica, che non arriverà mai e che quindi Commisso sia il vero proprietario della Fiorentina e quindi l’unico assolutamente legittimato a fare dei suoi soldi ciò che vuole: metterne di più o anche tornare al famigerato autofinanziamento dellavalliano.
Certo, poi si può fare calcio meglio e comunque non mi pare che l’annata sia andata così male e non mi sembra neanche che ci siano in giro mecenati che regalino più di Commisso. Così come si potrebbe evitare di far diventare ogni incontro più o meno diretto con la stampa una specie di sfida all’OK Corral, ma questi alla fine sono dettagli, perché il carattere delle persone non si cambia. I fiorentini hanno il loro e Commisso il suo.
Cerchiamo di fare chiarezza con noi stessi, capire cosa vogliamo dalla Fiorentina(io direi lo stazionamento dal quarto al settimo posto) e poi proviamo a dialogare con Rocco Commisso più di calcio e meno di quattrini.