Si puo’ essere così pessimisti il 29 giugno?

No, non si puo’: a me piacciono piu’ Torreira e Pinamonti di Mandragora e Jovic, ma potrebbe essere che sbagli io, anzi lo spero.

Non credo che Commisso stia lì a farsi impallinare quotidianamente dall’inizio della stagione in poi e il motivo e’ quasi banale: ma chi glielo fa fare?

Per questo attendo con trepidante curiosita’ gli acquisto, ma senza atteggiamenti tafazziani che mi paiono sinceramente fuori luogo.

Dieci anni dopo, siamo sempre li.
Nel 2012 il maldestro tentativo di far ricadere la colpa del mancato rinnovo di Montolivo alla societa’, ieri il comunicato in cui ci si scusa per l’uscita improvvida della vendita della Fiorentina, sparata guarda caso il giorno della firma di Italiano.

Una vicenda degna del Vico: corsi e ricorsi della storia.

Dovra’ essere una scelta ponderata, ma non si puo’ pensare di partire con Amrabat regista.

Dopo l’attaccante importante, questa la priorita’ piu’ urgente, poi si puo’ anche pensare all’ex Verona come possibile sostituto, anche se ci torna indietro Pulgar.

Nomi in giro ce ne sono molti, però io ancora non ho capito la rinuncia a Torreira, ma deve essere un mio limite.

Questa partita silenziosa tra Italiano e la Fiorentina potrebbe lasciare delle ferite di cui avremmo fatto volentieri a meno.

Sto assolutamente dalla parte della società per quanto riguarda le richieste economiche del tecnico per i motivi etici che ho fin troppe volte scritto e detto, ma è chiaro che se si vuole proseguire nel percorso di crescita (perché la Fiorentina proviene da un’ottima stagione) bisogna che allenatore e proprietà siano allineati e convinti l’uno dell’altro/a, senza permali o ancori.

Sarà possibile? Se la risposta è no, meglio chiuderla qui con tutte le recriminazioni del caso.

Se invece, come spero, si traccia una bella riga e si riparte più uniti di prima, il cielo comincerebbe a tornare sereno, esattamente come la sera dell’ultima gara con la Juve.

Sembra passato un secolo ed era appena venti giorni fa.

Gestione Pontello: strepitosa campagna acquisti nel 1981, investimenti importanti fino al 1985, compreso l’acquisto di Baggio col ginocchio rotto, e lento rientro dal 1986, a cominciare dall’addio di Galli, Massaro e Passarella.

Gestione Cecchi Gori: ciliegine e ciliegione fino al pasticcio Seat e al divorzio di Vittorio. Dal 2000 sprofondo rosso, tra cessione di Batistuta e ammanco di 70 miliardi di lire per salvare la finanziaria di famiglia. Il risultato, mentre si chiedeva quanto costava Rivaldo, è il fallimento da cui non tutti si sono ripresi, compreso chi scrive.

Gestione Della Valle: soddisfazioni e gran colpi di mercato anche dopo calciopoli, poi si decide di rientrare e dal gennaio 2016 di proseguire con l’autofinanziamento. Proteste e invettive in tutti i luoghi e in tutti i laghi e Cognini diventa l’uomo nero per tutti.

Gestione Commisso: ci mette dentro molti soldi all’inizio, finanzia nel 2020 a gennaio una sontuosa campagna acquisti, purtroppo molto sbagliata, e adesso fa sapere che più di quello (ovvero 40 milioni, che non mi sembrano proprio pochissimi) tra sponsorizzazione a fondo perduto e perdite correnti di esercizio) non ci mette e che quindi per il mercato bisognerà fare con quello che abbiamo, cioè con i 50 milioni avanzati tra le sontuose e dolorose cessioni di Chiesa e Vlahovic e gli acquisti dell’ultimo anno.

Piacerebbe a tutti avere un Moratti che in sedici anni ci rimette un miliardo di euro o un Berlusconi che nei momenti splendore metteva mano senza problemi al portafoglio per concedersi dei fantastici regali, ma loro due sono eccezioni e non hanno mai tifato Fiorentina.

Sul resto bisognerà farsene una ragione: amare la squadra, ma tenendo ben presente la storia e l’economia.

No, non vi preoccupate (per chi si preoccupa per me…), non sono caduto in depressione.

Il titolo è riferito al fatto che ormai sono rimasto tra i pochissimi a cercare una logica nel calcio, ma è evidente che sono destinato a soccombere, anche se non cambio idea nel modo più assoluto.

Non ho nulla contro Italiano, che non ho mai avuto il piacere di conoscere, però qualcuno mi dovrebbe spiegare perché dovrebbero adeguargli il contratto firmato un anno fa, aumentandolo pare del 40%: se non andava bene, gli toglievano i soldi? Se per caso lo avessero esonerato, lo pagavano o no? Possibile che tutti i rischi siano solo a carico della Fiorentina?

E ancora: perché mai la Fiorentina dovrebbe dare delle garanzie a Italiano? Semmai dovrebbe essere il contrario perché nessun redattore del Pentasport ha mai chiesto garanzie al sottoscritto, e non credo che accada in qualsiasi altro ambito lavorativo.

Sarà la Fiorentina a costruire una squadra insieme alle indicazioni di Italiano e semmai gli unici giudici sull’operato societario sono i tifosi, che possono andare o non andare a vedere la squadra, la possono fischiare o applaudire. Noi dei famigerati media possiamo intanto esprimere opinioni più o meno in libertà.

Queste logiche perverse hanno portato il calcio alla bancarotta, nonostante l’enorme seguito e passione con cui continua ad essere seguito e da queste logiche mi pareva che Commisso si volesse smarcare proprio attingendo alla sua storia personale di imprenditore di grande successo.

Vediamo come andrà a finire, io un’idea ce l’ho già, ma…scusate non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera.

Ieri sera il mio amico di sempre, il compagno di viaggio di oltre 40 anni di vita e di confessioni, è diventato nonno.

Maurizio è una delle pochissime persone a cui avrei sempre dato le chiavi di casa, questa era una cosa che ripetevo spesso nella mia vita precedente, quella prima dello tsunami della separazione. E avevo ragione.

Le altre erano Saverio, che conoscete come mandante ideologico di questo blog, Federico, che era il mio rivale scolastico per la leadership in classe, Francesco, il figlio giornalistico diventato fratello, e Cristina, che ho avuto la grande fortuna di incontrare di nuovo sulla mia strada, stavolta però come compagna di vita.

Maurizio è speciale, lui c’è sempre stato, dal 1978 ad oggi.

Credo che le mie telefonate nei giorni più bui della mia vita siano state un incubo per la sua famiglia e se oggi ascoltate il Pentasport su Radio Bruno in gran parte lo dovete a lui, che otto anni fa mi ha accompagnato e sorretto quando sono stato costretto a non vivere più con i miei figli.

Mi ha detto dove sbagliavo, perché un vero amico fa così, non mi ha mai fatto sconti e mi vuole bene, come se fossi suo fratello. Mi ha accompagnato con le sue analisi empatiche e oggettive nei miei disastri sentimentali, fughe alla Melandri e comportamenti non proprio ortodossi: credo di aver discusso con lui non più di cinque volte in 44 anni.

Oggi che è diventato nonno insieme a Lucia provo una grande tenerezza e sono molto più indulgente con il tempo che passa, è la vita che va avanti e produce momenti bellissimi come quello che loro due stanno vivendo insieme a Teresa, la mamma, quella che ci ha messo più di tutti, e Jacopo.

Benvenuto Gabriele, sei capitato nella famiglia giusta.

Non ricordo un’estate senza tormentoni e senza mugugni, a parte forse l’anno in cui si prese Socrates, ma era un’altra era geologica. Oppure quando arrivarono Graziani, Pecci, Vierchwood, Monelli, Massaro e Cuccureddu, con le promesse d’amore dei Pontello.

Siamo quindi alle solite: chi si lamenta, chi vorrebbe cacciare Commisso e chi invece è commissiano a prescindere e gli va tutto il bene.

Molto semplicemente continuo a pensare che ci manchino tre titolari: il portiere, il difensore di fascia destra e l’attaccante da 15 gol garantiti, sempre che Torreira resti, altrimenti sono quattro. Non pochi ad essere sinceri.

Mi pare impossibile che Rocco si voglia mettere contro la maggioranza dei tifosi e non capisco a quale scopo dovrebbe continuare a fare il presidente della Fiorentina. Da questo elementare ragionamento traggo l’ottimismo che accompagna questi giorni.

Speriamo di essere accontentati.

…e vanno spesi bene

Il tesoretto esiste e si parte dal settimo posto, insomma non mi pare che la situazione sia così tragica come traspare da alcuni commenti

A volte e’ piu’ la forma, cioè il modo di esporre le cose di Commisso, che la sostanza: proprietà solida, stipendi pagati regolarmente, centro sportivo in arrivo, tecnico di valore che dovrebbe restare

Ad alcuni piace giocare al tanto peggio tanto meglio, a me piace vedere un po’ piu’ in la’ del dito. Magari non riesco a scorgere la luna, però almeno ci provo.

Intanto proviamo a trattenere Torreira, perché Amrabat regista non mi convince affatto.

Siamo arrivati ad un punto in cui occorre fare chiarezza per capire chi siamo veramente come Fiorentina, abbandonando sogni e recriminazioni.

Siamo la rappresentazione calcistica di una delle città più belle del mondo (per me la più bella, ma sono chiaramente fazioso) e pur avendo un milione di tifosi, almeno per quanto riguarda la parte fiorentina, che ha la maggioranza relativa del Parlamento viola, abbiamo tutte le caratteristiche di chi è nato qui.

Siamo polemici, corrosivi, intelligenti (non tutti, certo, ma mediamente ci eleviamo dalla media), presuntuosi, passionali, innamorati della maglia e discretamente taccagni.

Qui non si perdona niente a nessuno: si è fatto scappare Dante, bruciato Savonarola e si sono contestati Antognoni e Batistuta per qualche partita sbagliata. Baggio no, perché non si è fatto a tempo e perché lo avevamo adottato, ma se rimaneva saremmo arrivati anche a lui. Garantito.

Come si fa ad andare d’accordo con noi? Impossibile.

Non resta quindi che una serena convivenza, con reciproca capacità di sopportazione e ancor più di tolleranza, qualità che non paiono proprio essere tra le tante possedute da Rocco Commisso, che non riesce a capire il perché dopo aver messo dentro ogni stagione 40 milioni di euro (25 di sponsorizzazione a babbo morto, più 15 di disavanzo tra entrate e uscite), che moltiplicati per tre fanno un totale di 120 milioni, non sia amato e coccolato come invece ritiene di meritare.

La verità è che i tifosi pensano che la Fiorentina sia cosa loro per la passione e l’amore con cui si dedicano tutti i giorni alla squadra e che quindi sia stata data “in prestito” a Commisso, accolto in modo perfino esagerato come un liberatore. Sta a lui, secondo una buona parte del tifo, pareggiare questo onore unico al mondo bittando dentro la fornace viola vagonate di soldi, molto, ma molto di più di quanto faccia adesso.

Peccato che non sia così, che l’azionariato popolare sia una specie di “Aspettando Godot” in chiave calcistica, che non arriverà mai e che quindi Commisso sia il vero proprietario della Fiorentina e quindi l’unico assolutamente legittimato a fare dei suoi soldi ciò che vuole: metterne di più o anche tornare al famigerato autofinanziamento dellavalliano.

Certo, poi si può fare calcio meglio e comunque non mi pare che l’annata sia andata così male e non mi sembra neanche che ci siano in giro mecenati che regalino più di Commisso. Così come si potrebbe evitare di far diventare ogni incontro più o meno diretto con la stampa una specie di sfida all’OK Corral, ma questi alla fine sono dettagli, perché il carattere delle persone non si cambia. I fiorentini hanno il loro e Commisso il suo.

Cerchiamo di fare chiarezza con noi stessi, capire cosa vogliamo dalla Fiorentina(io direi lo stazionamento dal quarto al settimo posto) e poi proviamo a dialogare con Rocco Commisso più di calcio e meno di quattrini.

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