Da un lato si chiede di stare tutti uniti, dall’altro si parla di sciacalli.
Ecco a voi una nuova genia del popolo viola, declinato ovviamente sul versante dei media.
Trattasi probabilmente dei pronipoti di coloro che la mattina si svegliavano e si alzavano pensando a come fare del male alla Fiorentina.
Ma dove vive questa gente che prospera sulle disgrazie altrui?
Dove si nascondono i bastardi?
Chi sono?
Perché odiano così tanto la Fiorentina ed il suo direttore sportivo?
Pantaleo, dammi un bastone che vengo con te a cercarli e a cacciarli dal tempio.

P.S. Avevo detto che non avrei commentato più le uscite mediatiche sulla terza difesa d’Italia, sullo straordinario girone di ritorno, sui 4 scudetti vinti e sul fantastico ciclo ed infatti su questi argomenti taccio.
Qui è però in ballo una questione di interesse nazionale, il pericolo è altissimo; stiamo infatti per essere invasi dagli sciacalli e la chiamata alle armi suona per tutti gli uomini e le donne di buon senso.

Per soli sei mesi rientro anch’io nella categoria degli sfigati.
Mi sono infatti laureato a 28 anni e mezzo, arrivando al traguardo nel marzo 1989, veramente senza fiato e con la voglia di chiudere alla svelta con lo studio.
A mia parziale (o totale, fate voi) discolpa posso dire al vice-ministro Martone che non ho mai frequentato per un solo giorno l’università di scienze politiche, avendo dato tutti i miei esami prendendo solo i libri di testo e mettendomi a studiare nel tempo libero che mi lasciava il lavoro.
Riuscirò ad essere assolto?
Nel dubbio, devo dire che l’uscita dell’enfant-prodige Martone (figlio di giudice e professore ordinario ad appena 29 anni) non è però affatta campata in aria se solo avesse fatto delle precisazioni.
Per esempio proprio sul fatto che se uno/a studia e basta è logico in un Paese normale che si debba pretendere un completamento del ciclo di studi al massimo a 25/26 anni.
Quando andavo a dare gli esami in via Laura c’era un numero sempre numeroso di fancazzisti, all’epoca detti quelli della panca, che molto si divertivano, molto copulavano e pochissimo facevano.
Pretendere di più da chi ha la fortuna di avere genitori che ti campano per almeno un quarto di secolo mi sembra il minimo che si possa chiedere a queste nuove generazioni sempre più deboli caratterialmente.

Ok, ha la soglia del dolore molto bassa, e allora?
Va bene, Batistuta e anche Rui Costa a Cagliari avrebbero giocato, ma loro hanno mai avuto un infortunio come il suo?
Ragazzi, andiamoci piano con le polemiche su Stevan Jovetic.
Premesso che tutti sono utili e nessuno è indispensabile, sarà bene ricordare che qualcuno è più utile degli altri e che la Fiorentina senza Jovetic rischia seriamente la retrocessione.
Jovetic è quasi campione molto gentile, che al contrario di molti suoi compagni ha ben chiaro cosa voglia dire giocare nella Fiorentina, forse perché ne ha conosciute altre più belle e più forti dentro e fuori lo spogliatoio.
Purtroppo i disastri degli ultimi due anni hanno portato a questa situazione: il quasi campione Stevan Jovetic ci fa quasi un favore a rimanere nella Fiorentina, a non piantare grane, a non chiedere più soldi.
Cerchiamo quindi di darci una regolata, perché se comincciamo a discutere pure lui possiamo davvero fare festa.

P.S. Scusate ragazzi, ma la domenica sera, dopo la partita, uno potrà fare quello che gli pare oppure no?
Questo vale per Jovetic, ma anche per quelli scarsi, a meno che non si instauri uno stato di polizia calcistica, ma non mi pare proprio il caso.

Una partita atroce, schiacciati nel primo tempo dal Cagliari, incapaci di attaccare perché, molto semplicemente, siamo senza attaccanti.
Ma chi risponde di questo scempio tecnico?
Prendiamoci il punto e continuiamo a soffrire, sperando in tempi migliori, che devono per forza arrivare perché il popolo viola non merita tutto questo.
Imbarazzi tecnici, gente che non sa cosa fare con il pallone, Vargas che vi avrei fatto vedere come si è scaldato, Ljajic impresentabile, Lazzari peggio di lui, Munari inesistente.
Sì, hanno ragione in Fiesole quando urlano “meritiamo di più”.
Meno è davvero impossibile.

Poi però a tutto c’è un limite e non deve essere sorpassato, al contrario di quello che è successo domenica scorsa e sta succedendo in alcuni post che cestino implacabilmente.
Il limite è quello della violenza, fisica e verbale.
Chi sputa o promette botte è un incivile, con me ha chiuso ed esce immediatamente da ogni forma di dialogo.
In questo Mario Cognigni non solo ha ragione, ma è stato fin troppo tenero perchè basta abbassare un attimo la guardia per essere travolti dagli istinti peggiori e frustranti.
Su questo concetto non ci sono repliche, anche le offese verbali sono vergognose se oltrepassano l’ironia il normale dissenso.
Un certo linguaggio non è accettabile nella vita di tutti i giorni e non si vede perché dalle parti dello stadio ci debba essere una zona franca dove tutto è permesso.
Non vi piace lo spettacolo offerto?
Ritenete che i Della Valle (e di conseguenza i vari Cognigni, Mencucci, Panerai) occupino scranni che sono vostri?
Fischiate, disertate, intervenite civilmente nelle varie tribune mediatiche, ma non usate mai l’arma della violenza.
Perché lì davvero finisce tutto, lì si azzera la vostra intelligenza, sempre ammesso che l’abbiate.

Abbiamo la terza difesa del campionato e non ce ne eravamo accorti.
Abbiamo centrocampisti di caratura internazionale e non ce ne eravamo accorti.
Abbiamo grandi giocatori, difficilmente sostituibili e non ce ne eravamo accorti.
Ci sono valori assoluti che non stanno rendendo e non ce ne eravamo accorti.
Veniamo da un grande periodo, riccco di soddisfazioni, e non ce ne eravamo accorti.
Se però perdiamo a Cagliari siamo in piena zona retrocessione: di quello ce ne siamo accorti tutti.

P.S. Pensandoci bene, non ci eravamo neanche accorti di aver speso negli ultimi due anni 30 milioni di euro per avere questa magnifica squadra, orgoglio della città

Pensare a Stefano Borgonovo in questi giorni di grande grigiore viola (questa storia del mancato annuncio di Amauri è un altro piccolo tassello alla confusione totale) è come dare da bere ad un assetato.
Rasserena la mente, aiuta a relativizzare, ci fa capire quali siano le cose veramente importanti della vita.
Ho ancora in testa quello che mi disse Alberto l’ultima volta in cui sono riuscito a parlarci, poche settimane prima che se ne andasse: “Quello è veramente un grande, una persona da ammirare”.
Lui, a cui del calcio non era mai fregato niente, aveva percepito nell’abisso della sua malattia quanta forza d’animo ci vuole per non rimanere schiacciati dalla vita.
Venerdì prossimo andrò da Stefano, grazie ad Aurelio Virgili, figlio del grande Pecos Bill e lui stesso persona straordinaria, che di Stefano è sempre stato una specie di angelo custode, nella buona e nella cattiva sorte.
Faremo una diretta da casa Borgonovo, cercheremo di trasmettere le risposte alle domande che vorrete inviare tramite il blog, tramite Radio Blu (pentasport@radioblutoscana.it) o violanews (redazione@violanews.com), certamente gli manderò tutto ciò che arriva via mail.
Sarò certamente emozionato e non assicuro niente sulla mia tenuta professionale.

Una maledizione ha colpito ormai da anni il cielo viola, la maledizione degli attaccanti.
Dopo le sciagurate scelte degli ultimi anni e la loro impresentabilità in maglia viola, ora il morbo si è esteso pure alla Primavera, provocando effetti impensabili ed incomprensibili.
Quello che è successo stasera nei primi cinquanta minuti di Fiorentina-Juventus ha dell’incredibile: lo svogliato Babacar si fa male praticamente all’inizio della partita e non sembra più in grado di giocare.
Zoppica, guarda implorante la panchina, non tocca palla, è chiaramente un giocatore in meno, ma l’allenatore Semplici lo lascia in campo come se nulla fosse.
Ad un punto Babacar si accascia al suolo gemendo e pensando che forse finalmente può andare a fare la doccia.
Niente, Semplici non lo toglie.
Rientrano le squadre nel secondo tempo e chiunque abbia un minimo di razionalità pensa di non vedere più “il ragazzo dai mezzi tecnici illimitati”, come lo definì il fin troppo ottimista Prandelli.
Invece rientra anche Babacar, che ricomincia più dolorante di prima, fino a quando dopo pochi minuti viene finalmente cambiato.
Qui i casi sono due: o Semplici ha ritenuto che Babacar esagerasse e che non stesse poi così male, ma che per motivi suoi non avesse voglia di giocare, oppure il tecnico ha sbagliato tutto, lasciando in pratica la Fiorentina in dieci per oltre metà gara.
In ogni modo qualcosa di unico nel suo genere, che va ad aggiungersi alle perle della prima squadra, che ancora nella serata del 18 gennaio non ha attaccanti in rosa.
Meno male comunque che abbiamo pareggiato e che il turno è ancora superabile, magari mettendo undici giocatori a Torino.

Sta andando a finire come avevo previsto a fine anno: cessione di Gilardino, panico totale, affannosa ricerca di chi lo sostituisce, accettazione di qualsiasi cosa passi il convento.
Sentimento comune che passa dalla speranza di vedere subito qualcuno del suo livello al suo posto alla paura che davvero si facciano gli ultimi cinque mesi di campionato con Jovetic-Ljajic-Babacar-Cerci (possibilmente senza fidanzata).
In questo contesto il nome di Amauri, che a giugno nessuno o quasi (a parte Ciuffi) avrebbe voluto nemmeno dipinto, diventa una specie di divinità da adorare e da implorare (per qualcuno, non per me): ti prego vieni, questa casa aspetta te.
Direi che sarebbe pure un’eccellente operazione di marketing, quasi un classico: prima crei il bisogno e poi lo soddisfi, o almeno sembra che tu stia facendo così.
Peccato che di attaccanti ce ne vorrebbero almeno due (le squadre normali ne hanno quattro in rosa) e che se anche domani non succederà niente anche a Cagliari ce la giocheremo con la coppia Jovetic-Ljajic.

La situazione è al limiti della fantascienza calcistica: dopo due settimane di mercato, e dopo aver venduto due dei tre atttaccanti che avevamo, noi ci stiamo orientando senza fretta nei meandri delle trattative per acquistare un attaccante.
Quanti ne abbiamo di effettivi in rosa?
Uno, che a quasi 19 anni ha i tempi di recupero di un quarantenne (ah, questi problemi ai muscoli addominali! ma fategli vedere in che condizioni giocava Batistuta!!) e che è stato giudicato immaturo da due tecnici, mentre il terzo non lo ha in pratica mai avuto a disposizione.
Esiste un minimo di programmazione in tutto questo?
Penso proprio di no e intanto ci abbiamo già lasciato una qualificazione in Coppa Italia e tre punti contro il Lecce, che potevano rendere meno inutile il terzo triste campionato consecutivo.
Esiste una spiegazione a tutto questo che vada al di là delle difficoltà di manovra del nostro direttore sportivo, che guarda caso arrivano dopo aver strombazzato per anni di essere il migliore di tutti?
Io non ce l’ho, mi sforzo moltissimo, davvero, ma non trovo niente.
Però forse è colpa mia, perché sono calcisticamente limitato.

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