Prendiamoci il nostro meritato quarto d’ora di serenità, dopo la strizza di un primo tempo da paura.
Ci ha aiutato il fattore C, ma poi abbiamo ampiamente meritato la vittoria, anche se non ho capito le scelte iniziali Rossi, che sembrava quasi temere il Cesena, giustamente ultimo in classifica.
Non è che adesso cambia qualcosa nelle valutazioni globali, è solo che stiamo un po’ più tranquilli, ma certo la Fiorentina che vorremmo vedere è un’altra cosa.
Preoccupa l’infortunio di Jovetic e la prolungata astinenza di Amauri, che sembra un po’ l’ultimo Gilardino, nel senso che pur lottando come un leone non arriva neanche a tirare in porta.
Grandissima la Fiesole, in tono minore il resto dello stadio, da imbecilli fischiare lo scosciato Cerci prima che entri in campo (tra l’altro non ha pure demeritato).
Coraggio, c’è chi sta peggio di noi.

Ma le avete viste le facce dei giocatori della Fiorentina domenica scorsa, prima di entrare in campo all’Olimpico?
Vi sembrava avessero gli occhi della tigre?
Quelli avevano una paura boia, erano timidi e impacciati, avevamo perso ancora prima di cominciare a giocare.
Per questo motivo mi chiedo: ha senso fischiare ed insultare la squadra a gara in corso?
Mi pare che quello di incoraggiare la Fiorentina a prescindere sia un sentimento diffuso, eppure resistono ancora sacche di contestatori, che forse non pensano troppo alle nefaste conseguenze di una mancata vittoria contro il Cesena.
Intendiamoci: di motivi per rovesciare addosso ai responsabili dell’attuale situazione il nostro malcontento ne abbiamo fin troppi, ma stavolta davvero è meglio lasciar perdere.
Tutti uniti fino al termine della gara e poi, semmai, ci sfoghiamo.

Dunque Marco Bruno, il “simpatico” No Tav che ha pesantemente insultato il coetaneo carabiniere invitandolo a sparare, si ispira a Peppino Impastato, il ragazzo fatto a pezzi dalla mafia il 9 maggio 1978, lo stesso giorno in cui ritrovarono il corpo di Aldo Moro.
A me pare un insulto alla memoria.
“Ho agito per paura”, ha detto Bruno, ma non spiega di che cosa.
Povero cucciolo, anzi: povera pecorella smarrita, rifacendosi al suo linguaggio dileggiante.
C’è una parte del nostro Paese che ragiona stereotipi, per loro il signor Marco Bruno è un eroe e non importa quello che fa o quello che dice.
Conta solo essere contro e allora io mi chiedo quante persone sappiano esattamente per cosa si protesta e quante invece, penso la stragrande maggioranza, abbiano di tutta questa vicenda solo una vaga percezione, perché il tutto è assorbito dell’eco degli scontri e dalla violenza dei dimostranti.
Davvero un bel servizio per la propria causa.
E in quanto al signor Marco Bruno, tranquilli: tra poco verrà fuori che è un bravo ragazzo, magari che fa del volontariato e che in fondo bisogna capirlo.
Voi ci riuscite?

P.S. A me sembra che alcuni di voi e non io vedano il dito e non la luna.
Non ho elementi per giudicare se sia giusta o meno la protesta NO Tav, io non ho parlato delle ragioni delle parti.
Il post si riferisce al gesto idiota di uno che poi dice di ispirarsi a Peppino Impastato, un ragazzo morto per i suoi ideali e a cui una cosa del genere non sarebbe nemmeno passata per l’anticamera del cervello.
Se poi è un bravo ragazzo (immaginavo che sarebbe venuta fuori la solita retorica italica) e ha un figlio, questo non cambia la sostanza della questione: è diventato un personaggio per avere insultato un carabiniere.
E io questo non lo posso accettare, per rispetto dell’Italia e di chi è preposto alla nostra sicurezza.

Ho un’ottima considerazione del Montolivo calciatore, che per me vale da 6,5 a 7, a seconda dell’annata che imbrocca.
Quella di quest’anno è nettamente inferiore alle aspettative e sono rimasto anch’io deluso perché speravo in un suo contributo molto più alto alla causa viola.
La media complessiva è sotto la sufficienza e non sarebbe neanche da portare in Nazionale, se non facesse parte dei fedelissimi di Prandelli.
Ha inciso pochissimo, all’inizio era quasi paralizzato dalla paura, poi si è un po’ ripreso, ma non sta certo giocando all’altezza delle sue possibilità.
Il suo sarà un addio avvelenato, come non sarebbe dovuto succedere.
Detto questo, io continuo a non capacitarmi dell’odio (sì, odio) che questo quasi ex giocatore viola è riuscito a calamitare negli ultimi otto mesi.
A parte la bischerata infantile di Verona, che io avrei risolto con una bella donazione alle popolazione alluvionate, e l’espulsione di Udine, il suo comportamento è stato irreprensibile dentro e fuori dal campo.
Voglio dire: se ce la prendiamo con lui, che dovremmo dire di Vargas e Kharja, per tacere dei senza patente, di quelli visti e beccati nei soliti locali e alle solite ore?
E in campo ha giocato peggio di Lazzari, Kharja, Romulo, Salifu, Vargas, per parlare solo dei suoi compagni di reparto?
Non credo proprio.
Certo, da uno come Montolivo, che andrà non a caso al Milan, ci saremmo dovuti aspettare molto di più e non è normale che sia stato inferiore a Behrami e anche a Pasqual.
Ma questa tutta questa voglia di vederlo ad ogni costo in tribuna a me pare una sorta di sfogo alle nostre frustrazioni viola che hanno ben altre origini.
P.S. Guardiamo di chiarirci: io non faccio alcun paragone con Salifu, non metto a confronto due giocatori che sono distanti anni luce per stipendio, esperienza, potenzialità.
Ho solo detto che complessivamente, e soprattutto oggettivamente, il rendimento di Montolivo è stato per ora superiore, pur nella sua mediocrità.
E spero di invertire il mio giudizio a fine campionato, ma Salifu, che deve crescere e a cui va dato tutto il tempo di crescere, ha per ora giocato bene solo le prime partite fino all’errore di Roma.

Mi espongo al pubblico ludibrio e dico la mia tatticamente, partendo dal preupposto che ho solo più di 1200 partite commentate alle spalle e nessun diploma di Coverciano appeso al muro: contro il Cesena bisognerebbe mettere Jovetic dietro ad Amauri e Cerci.
Perché l’aspetto più paradossale della gestione Rossi in questo suo primo periodo in viola è propri la mancanza della specialità della casa, cioè il gioco d’attacco.
Quando mai infatti si era vista una formazione di Rossi così balbettante in avanti?
Magari rischiava il contropiede e perdeva, ma mi ricordo di partite di Lazio e Palermo con almeno tre, quattro occasioni da rete a partita.
E’ chiaro che bisognerà fare con quel di pochissimo che abbiamo in casa, cucinare una sorta di ribollita in salsa viola per vedere di fare gol e prendere i tre punti.
Ea proposito di Jovetic, mi sono sembrate completamente fuori luogo le dichiarazioni del procuratore di Ljajic che ha tirato in ballo Stevan per giustificare il niente del proprio assistito a Roma.
E’ proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia, anche nel calcio.

Capisco che sia qualcosa di strano, qualcosa di difficile da pensare in questi giorni così avvelenati, eppure ce la dobbiamo fare.
Dobbiamo ritrovare per qualche settimana, diciamo al massimo dieci, lo spirito del 2002, quello del post fallimento.
Quella rabbia e quell’orgoglio tutti fiorentini che noi sappiamo tirare fuori dopo i disastri.
Questa volta si tratta per fortuna solo di calcio, eppure la chiamata alle armi dovrà funzionare per evitare la retrocessione.
La difficoltà maggiore è che ci dobbiamo stringere intorno ed incitare chi ci ha ridotto in queste condizioni.
Sarebbe se come nell’agosto del 2002 fossimo andati allo stadio e avessimo visto ancora Morfeo, Marco Rossi, Baronio e in tribuna Ottavio Bianchi.
Ovviamente mi chiederete a questo punto dei Della Valle: per me loro sono responsabili soprattutto di scelte sbagliate e di omesso controllo.
Non è poco, certamente.
Eppure io continuo a pensare che una volta passato il pericolo è da Andrea Della Valle che si debba ripartire.
A patto che, dopo aver ammesso di aver sbagliato, azzeri tutto e rifondi squadra e società.
Ma per questi due mesi abbondanti turiamoci il naso e pensiamo solo alla Fiorentina.

Negli ultimi venti anni ho commentato due campionati di B e uno di C2, mi pare possa bastare per una vita intera, da giornalista e anche da semplice appassionato viola.
Qui tira una brutta aria di rassegnazione che non tiene conto di una realtà oggettiva: abbiamo gli stessi punti del Bologna (e come loro una partita in meno, ma in teoria più semplice, contro il Parma) e ancora quattro squadre sotto di noi.
Non capisco perché si debba essere convinti di retrocedere e il caso Sampdoria è stato qualcosa di unico, anche se alla fine ce la siamo tirata con quel paragone allucinante fatto nello scorso campionato, quando si è cercato si esaltare con motivazioni assurde una stagione estremamente mediocre.
Certo, qui la situazione è grave e forse sarebbe meglio che tutti lo capissero, a cominciare dai giocatori, ma anche da Rossi, che mi pare in pieno stato confusionale.
Dopo centro giorni, la Fiorentina non ha un gioco, non ha un’anima, cambia tre moduli in una partita.
Invece di una squadra sembrano tante ditte individuali messe lì a timbrare il cartellino, ritirare lo stipendio senza alcun rispetto per i tifosi.
E’ una squadra costruita in modo pessimo ed abbandonata a se stessa, perché il lavoro di direttore sportivo non è solo comprare o vendere, ma anche gestire un gruppo.
Ci stiamo facendo ridere dietro da tutta l’Italia con la storia di essere in ansiosa attesa che il “diesse più bravo d’Italia”, l’unico che cambia le classifiche (“nel 2010/2011 siamo arrivati settimi e non noni, come dice qualcuno”) ci faccia la grazia di rimanere per i prossimi tre anni.
Ieri sera in tribuna stampa all’Olimpico i colleghi di Roma mi chiedevano se la vicenda della conferma sospirata era una barzelletta oppure no.
Scusate, ma oltre ai Della Valle, che hanno avallato tutto questo scempio, chi è che ci ha condotto con mano ferma e sicura al dissolvimento della Fiorentina dal marzo 2010 ad oggi?
E noi lo preghiamo perché rimanga?
Adesso comunque anche lui, il suo ego smisurato, è stato superato dalle ultime catastrofi calcistiche.
Qui bisogna che Andrea Della Valle stia almeno un paio di giorni pieni a Firenze, che ruggisca dentro lo spogliatoio (lui e non Mencucci e/o Cognigni) e che usi il bastone e la carota.
E poi bisogna tornare allo stadio.
Sì, bisogna farlo per la Fiorentina, per quello che ha rappresentato per noi nel passato e per quello che ancora abbiamo dentro, per l’amore che sentiamo verso questa maglia viola così sbrindellata e offesa.
Poi azzeriamo tutto e certa gente io non la voglio più vedere neanche in cartolina.

Mi chiedo e vi chiedo solo una cosa: ma perché ci dobbiamo ridurre in questo stato?
Perché la Fiorentina è l’unica società del calcio professionistico a non avere almeno una, dico una anche se ce ne vorrebbero due, punta di riserva?
Perché dobbiamo giocare cinque partite senza un vero attaccante: Novara, Roma, Lecce, Cagliari, Lazio?
Poi speriamo di sbancare l’Olimpico, magari fosse così, ma a me nessuno toglie da dosso questo fastidioso senso di miseria tecnica senza alcuna giustificazione.

P.S. Ho appena ascoltato Calamai nel Pentasport e ha ragione: dovrebbe giocare Cerci e non Ljajic, che è troppo leggero e ha già fallito tre prove da attaccante.
Ditemi voi a che livello di disperazione siamo arrivati: invocare l’impiego di Cerci…, ma poi ci penso su un attimo e sogno già un lunedì pieno di insulti per il sorttoscritto: due a zero per noi all’Olimpico con doppietta di Ljajic!

Mettiamoli alla prova per l’ennesima volta, vediamo un po’ se le bordate arrivate sulle loro teste porterà a qualche reazione oppure se l’encefalogramma resterà piatto, anche se ogni tanto agitato da qualche sussulto improvviso.
Non è che mi aspetti moltissimo da certa gente (Vargas, per esempio, pare destinato ad un mesto ritorno in panchina), però io mi sarei un po’ stufato di vedere quasi sempre la stessa squadra da trasferta che dura al massimo un tempo e non segna mai.
Ieri sera a “Viola nel cuore” ha telefonato una deliziosa signora non più giovanissima che se l’è presa con La Nazione perché sotto la foto di Amauri aveva scritto: 4 partite, 0 gol.
Ho trovato questa critica (“così si deprime il giocatore”…) fantastica, il segno di un amore che ancora esiste e che tonnellate di non gioco e scelte sbagliate a tutti i livelli non hanno ancora per fortuna sotterrato.
Cerchiamo di iniziare l’opera di recupero, per favore.

Sul piano della comunicazione, negli ultimi due anni i Della Valle sono stati un disastro.
Esattamente come le campagne acquisti e cessioni, esattamente come il non gioco, esattamente l’autoreferenzialità di una società che non riesce proprio ad entrare in sintonia con i tifosi, che sarebbero poi l’unica ragione per cui vive una società di calcio, anche se oggi i diritti televisivi sembrano più importanti.
Quando però Andrea Della Valle viene (finalmente) a Firenze e dice “sì, abbiamo sbagliato” e poi mette mano al conto corrente di famiglia e stacca un assegno da 25 milioni di euro per rimediare ad un’altra stagione in cui il deficit economico è negativo quanto i risultati, beh io mi faccio una sola domanda: siamo proprio sicuri di voler scaricare questa famiglia?
Magari non avrà capito niente dei fiorentini (mica facile però avere a che fare con noi), ma dove li ritroviamo persone che tirano fuori i soldi per la “nostra” squadra di calcio?
Questa mi sembra la base da cui ripartire, poi viene il resto, ed è tanto.
Lì davvero non devono e non possono sbagliare più una mossa: aprite la Fiorentina ai tifosi, fate vedere gli allenamenti, siate più “simpatici”, lasciatevi più andare, create insomma un po’ di empatia con gente che non aspetta di meglio che tornare allo stadio e a soffrire per la Fiorentina.

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