Diciamo che, per usare un eufemismo, in questa stagione siamo piuttosto sfortunati con gli arbitri: dopo Udine e Bologna, il fallo su Milenkovic era solare e il gol doveva essere annullato, senza contare la mancata sanzione su Di Marco, di qualsiasi colore dovesse essere il cartellino, comunque molto tendente al rosso.

Un punto in più cambiava poco la classifica, ma dava molto morale, anche perché raggiunto in rimonta con tre gol dell’attacco, i due su azione bellissimi.

Ha tradito la difesa, con errori enormi da parte di Milenkovic e Dodo in uscita e con lo sciagurato finale di Venuti, che a questo punto non so nemmeno come reagirà davanti alla sensazione generale che non sia all’altezza della Fiorentina, fosse anche quella al tredicesimo posto attuale.

Senza contare che Quarta, alla fine il meno peggio, si è fatto saltare come un birillo da Lautaro e che Biraghi è da tempo a livelli bassissimi e lo si nota soprattutto per come si sbraccia con i compagni e non ho capito perché debba battere lui tutti o quasi i calci piazzati, neanche avessimo un incrocio tra Platini e Maradona: ma Jovic, Bonaventura e magari Quarta sono così peggio?

Sconfitta brutta proprio perché immeritata e situazione compromessa, e non da ieri, per sogni europei, davvero una pessima domenica viola.

Non andiamo più di così, dopo due mesi converrà farsene una ragione.

Manca fluidità, manca il regista dinamico (do you remember Torriera?) che fa girare la squadra, abbiamo certamente gli attaccanti più scarsi tra le possibili pretendenti ai primi sette posti in classifica.

Direi che questo basta e avanza per capire come mai siamo in quella posizione e anche il perché di certe prestazioni ondeggianti tra la noia assoluta e il vorrei ma non posso del secondo tempo di Lecce.

Se a questo aggiungiamo che l’apporto dell’allenatore è proprio scarso, nel senso che le idee sono poche e sempre le stesse, ecco disegnato il quadro della nostra attuale mediocrità. Non sarà certo solo colpa sua, ma non riesco a intravedere alcun suo merito specifico

Ammetterlo può essere doloroso, ma anche onesto, senza drammi e/o cacce alle streghe, perché le annate nascono in mille modi e questa sta vengono fuori piuttosto maluccio, cerchiamo di farcene una ragione

Non ci arrivo a capirlo: vinciamo 5 a 1 con un ottimo primo tempo e c’è un sacco di gente arrabbiata.

Chi perché gli avversari erano scarsi (ma mica potevamo cambiarli…), chi per la rete presa, chi per il palo, chi perché Cabral è entrato a quattro minuti dalla fine, chi per il mancato impiego di Bianco nel secondo tempo, chi per motivi suoi e, soprattutto, chi non sopporta Commisso e tutti i suoi discorsi sui soldi e i fiorentini.

Figuriamoci se mi esalto per la vittoria di ieri, ma se avessimo pareggiato o vinto di misura al novantesimo cosa avremmo detto e scritto?

Siamo pericolosamente sull’orlo di una crisi di nervi, credo che contribuisca anche il clima fuori dal calcio che è il peggiore mai respirato nei miei 62 anni di vita, ma un briciolo di buonsenso sarebbe auspicabile.

Si doveva vincere e si è vinto, si doveva far gol e se ne sono fatti cinque, si potrebbe per una sera e magari un mattino essere moderatamente soddisfatti?

Solito copione degli ultimi tempi: bravini, ma non segniamo e quindi, bene che vada, si pareggia.

O se ne prendono quattro, se anche la difesa tradisce le aspettative.

Si può dire, senza che qualcuno si offenda, che le troppe scommesse fatte le stiamo tutte perdendo, a cominciare da quella più importante e cioè l’attaccante.

Il bilancio offensivo è…appunto offensivo per la passione dei tifosi e la pochezza di chi sta davanti e che avrebbe dovuto sostituire uno dei migliori attaccanti del campionato.

Ci manca pure Torreira, ma a dirlo sembra che dsi commetta reato.

Poi c’è Italiano, in chiara difficoltà generale, su cui si sono appuntate le critiche di molti e c’ la societa’ che soprattutto ha speso male.

Intanto scivoliamo in classifica; salutando l’Europa e con immersione totale nel grigiore, che è una delle condizione più odiose da vivere come appassionati viola.

Sono anni che l’ho messo del dare e avere di una vita molto soddisfacente: appena non gestirò più il Pentasport e non avrò un ruolo così visibile nel panorama giornalistico fiorentino, molto rapidamente cadrò nel dimenticatoio, non riceverò più le chiamate di tanti che vorrebbero un po’ di visibilità e me ne tornerò da dove sono partito 45 anni fa. In silenzio e senza nessuna recriminazione per il tempo che è stato.

Ho interiorizzato tutto questo e penso e spero che non ne soffrirò, esattamente come mi è successo quando dopo una difesa eroica durata un decennio ho perso i capelli o come quando ho dovuto smettere di giocare a calcio per non stare bloccato giorni interi dopo un’appagante e meravigliosa partita con gli amici.

E’ il tempo che passa, bisogna rendersene conto, esattamente come non si dovrebbe mai abusare della propria posizione, pensando di essere chissà chi solo perché qualcuno ti riconosce per strada o ti dice bravo con un messaggio scritto o audio.

Per esempio, la radio.

Uno può anche essere potenzialmente un incrocio tra Bocca, Montanelli e Biagi, ma se non hai un mezzo per trasmettere, magari ben irradiato, potresti (come dico spesso) diffondere il tuo verbo via citofono, casa per casa, altro che popolarità.

Il fatto è che siamo tutti provvisori, nessuno è davvero indispensabile e ne sono ancora più convinto .se penso alle decine di giornalisti che sono arrivati e poi andati via dal Pentasport, che è andato avanti lo stesso, piacendo o non piacendo, ma certamente anche senza tutti quelli che si sono alternati in questi decenni.

E ovviamente io faccio parte a pieno titolo della compagnia, con la differenza di rappresentare un caso unico nel panorama almeno toscano, nel senso che da quarant’anni sono l’editore di me stesso e quindi, quando smetterò finirà quasi certamente anche il Pentasport, inventato insieme ad altri quattro diciannovenni nel 1979.

Il mondo però andrà avanti lo stesso, anche senza di noi e piano piano ci si dimenticherà dei miei urli e della mia esultanza per i gol della Fiorentina e delle migliaia di ore dietro al microfono.

Una prestazione così proprio non me lo aspettavo, in positivo ovviamente

E non si venga a dire che l’avversario era scarso perché ne abbiamo incontrati di più deboli, andandoci a sbattere la testa giocando spesso malissimo.

E’ stato come se avessero tutti avuto una scossa adrenalinica e la palla ha cominciato a girare molto più velocemente con risultati immaginabili.

Una partita dominata a tutti i livelli, con gol molto belli, roba da non credere che fosse la stessa Fiorentina della prima parte della stagione.

Forse la stagione comincia adesso ed è quello che sperano chi ama davvero questa squadra e non gioca al tanto peggio tanto meglio, godendo delle sconfitte perché ha Commisso sulle scatole, e non è troppo tardi.

Partita non brutta, in considerazione di chi avevamo di fronte, ma con due aspetti fondamentali: l’abbiamo persa ed è sbagliato, oltre che fuorviante, fare raffronti con l’Atalanta della scorsa stagione perché questa gioca in modo completamente diverso.

Un gol in sei partite in trasferta è lo specchio di una crisi che richiama ai dubbi estivi sulle scommesse sugli attaccanti: per ora la stiamo perdendo, senza se e senza ma e non rendersene conto sarebbe veramente autolesionistico.

Ci manca anche Torreira, comunque la si giri, o almeno uno che gli assomigli per inventiva e dinamismo, uno che potrebbe giocare benissimo insieme ad Amrabat e anche in questo caso per ora i calcoli sono stati sbagliati.

Infine i cori odiosi e razzisti contro Commisso e Italiano. La curva bergamasca è recidiva e fa benissimo la Fiorentina ad indignarsi ed arrabbiarsi, anche perché ha coraggiosamente puntato il dito con gli imbecilli di casa nostra, quelli che danno di zingaro a Vlahovic e Mihajlovic, che fanno buu ai giocatori di colori e che intonano l’insopportabile canzoncina sull’Heysel.

Vediamo ora cosa succede, a tutti i livelli, a cominciare dalle sanzioni del Giudice Sportivo.

L’aspetto più incredibile è che in pochissimi abbiano sottolineato il fatto che sarà una donna a guidare un Paese maschilista come l’Italia, una Nazione dove fino al 1981 era permesso il delitto d’onore e dove abbiamo visto piovere sentenze vergognose che giustificano le violenza e i femminicidi.

Niente,

Come in una partita di calcio il tifo ha prevalso sul ragionamento: sono tornati i fascisti, è finita la democrazia, ci rimetteranno tutti in camicia nera e via andare, dimenticando che ci sono state elezioni regolari, in piena libertà.

Tranquilli, nel 2027 si tornerà a votare senza trovare nella cabina elettorale la lista unica e il prossimo 28 ottobre non sarà festeggiato nessun centenario.

Non mi aspetto niente, né di buono e neanche di cattivo: mi limito ad osservare, sperando che l’emergenza economica sia il traino del nuovo Governo, lasciando da parte ideologie e personalismi, perché stiamo veramente camminando intorno all’orlo del precipizio mentre sarebbe opportuno tornare su sentieri più rassicuranti.

Massimo rispetto per tutti, ma non andare a votare è una forma di protesta che mi lascia molto perplesso, forse perché la mia formazione culturale è avvenuta in anni in cui l’impegno civico era qualcosa di serio, così com’era forte la memoria di chi è morto per questa democrazia.

Retorica? Può essere, ma fa parte del mio mondo e non me ne vergogno.

Andare a votare è il primo diritto-dovere del cittadino e l’avversione ai politici non dovrebbe influenzare questa meravigliosa possibilità di poter decidere il nostro futuro destino.

Vedremo lunedì la percentuale di chi è rimasto a casa, ma temo che sarà il maggior partito nazionale e questa, credetemi, è una gran brutta sconfitta per tutti.

Ci siamo giustamente indignati nel novembre scorso per quella idiota toccata a Greta Becaglia su cui, ed è un parere del tutto personale, si poteva chiudere il tutto con un bel risarcimento da devolvere in beneficienza invece di rovinare la vita dello stupido ristoratore marchigiano: la sua e quella della sua famiglia.

Detto questo e aggiungendo che ad un certo punto non se ne poteva veramente più della melassa di insopportabile buonismo scatenata a tutti i livelli per quella vicenda, non sento in giro lo stesso sdegno per l’imbecille che ad un cronista televisivo napoletano ha urlato un “terrone di merda” in diretta televisiva, esattamente come era successo ad Empoli?

Quanto vale apostrofare qualcuno via Tv con una frase del genere?

Dove sono gli inviati de “La vita in diretta” e di altre trasmissioni del genere che hanno fatto diventare per una settimana la nostra collega toscana una star mediatica?

Attendo fiducioso l’indagine della magistratura: se tocchi il fondo schiena a qualcuno sei imputabile di violenza sessuale e se offendi pesantemente la passi liscia?

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