Giusto far tornare i giocatori dieci giorni prima rispetto al previsto e giusto anche fare uscire allo scoperto Jovetic, su cui, me lo sento, ci dobbiamo aspettare qualcosa che non ci farà molto piacere.
Mi pare infatti che il mondo del montenegrino sia in fibrillazione, pronto a qualche dichiarazione roboante e non proprio d’amore.
Sono solo sensazioni, spero di sbagliare.
L’inizio mediatico di Montella è stato eccellente: simpatico, ma non troppo alla mano, quasi a voler sottolineare chelui è l’allenatore e che il carisma non è una questione di età.
Sul piano squisitamente dialettico Pradè non sta sbagliando un colpo, poi bisognerà vedere cosa riesce a fare con Macia sul mercato, però queste conferenze stampa che non si trasformano in risse o in esaltazione dell’io del protagonista mi sembrano un bel passo avanti rispetto al recente penoso passato.
Ribadisco il concetto: i signori Pradé, Montella e Macia sono chiamati a unire e hanno un compito mica troppo semplice: riportare la gente allo stadio, convincere le decine di migliaia che non faranno l’abbonamento a venire a vedere la Fiorentina.
Ieri ad aspettare Montella all’uscita c’erano non più di una cinquantina di persone, roba che non si vede nemmeno nella Lega Pro, mentre questa, lo ricordo a chi si fosse distratto, sarebbe la gloriosa Fiorentina.

Se davvero oggi presentano Montella (pare, anche se ad ora non esiste nessuna comunicazione ufficiale), possiamo a buona ragione dire che tra qualche ora partirà ufficialmente la nuova stagione viola.
Piccolo, ma concreto proposito per quello che stiamo per vivere: mi piacerebbe che fosse la stagione dei sorrisi, della comprensione, del dialogo tra una società che pare avere troppa paura ad aprirsi ed una tifoseria congestionata dalle solenni arrabbiature delle ultime due annate, cariche di delusioni quanto di veleni a tutti i livelli.
Parta Montella, che ha carisma, con qualcosa di dissacrante e divertente: il popolo viola nella sua stragrande maggioranza non aspetta altro che qualcuno che unisca e non divida.
Proviamo un po’ tutti a disintossicarci (anche il sottoscritto, certamente…) e ritroviamo il gusto di andare allo stadio, di seguire la Fiorentina con la passione nei nostri giorni più viola.
Quasi per combinazione, ma fino ad un certo punto, in questa settimana parte nel Pentasport un piccolo e spero prezioso regalo: una raccolta di contributi con i protagonisti del secondo scudetto, quello quasi insperato, e perciò ancora più bello, del 1969.
Avevo neanche 9 anni, parlare ora con le mie “figurine” di allora è stato per certi versi esaltante e per altri un modo per ripensare a perché avendo abbondantemente superato l’età della ragione sono ancora qui ad occuparmi di un pallone che rotola.

Ho tifato e sofferto anche per l’Italia di Lippi, figuriamoci se non lo faccio per quella di Prandelli, il miglior allenatore della Fiorentina degli ultimi trent’anni, e ancora attaccatissimo a Firenze.
Ognuno si regoli come gli pare, sui sentimenti non ci sono certezze, ma a me pare un controsenso non essere dalla parte del nostro Paese, anche al netto di errori di valutazioni oggettivi come quello di tenere in rosa Bonucci e mandare a casa Criscito.
Gli Europei tra l’altro rappresentano per me il primo ricordo vivo del calcio, perché ho qualcosa di vago in testa sull’eliminazione contro la Corea nel 1966, mentre resta vivo il sapore della sofferenza per la prima partita di finale contro la Jugoslavia nel 1968, quando stavamo perdendo meritatamente fino all’insperato pareggio di Domenghini a pochi minuti dalla fine.
Fare bene quest’anno sarebbe di aiuto un po’ a tutti, ed è vero che c’è molto marcio nel nostro calcio, ma se si decide di continuare a seguirlo si deve anche accettare che in campo vada, tanto per dire, Buffon, straordinario tra i pali e un po’ meno fuori.
E poi, ripeto, in panchina c’è il “nostro” allenatore, non un santo, come alcuni hanno voluto dipingere, ma certamente un’ottima persona e uno straordinario professionista.

Chi è venuto a Firenze, Vincenzo Montella o Barak Obama?
Possibile che in Fiorentina nessuno abbia capito che c’è bisogno di iniziare davvero l’operazione simpatia, che non è il caso di arroccarsi.
Mi raccontano di un Montella piuttosto adirato per la presenza dei giornalisti che lo hanno seguito ovunque, io spero che sia una falsa impressione perché altrimenti si comincerebbe male.
Qualcuno in società si prenda per favore la briga di spiegare al neo allenatore viola che qui siamo all’anno zero, che abbiamo vissuto due stagioni disatrose consecutive e che il suo arrivo viene salutato come l’unico fatto davvero positivo degli ultimi mesi.
Per questo l’eventuale disappunto di Montella per la pressione dei ragazzi delle radio, dei siti e dei giornali è del tutto fuori luogo.
Però Cognigni, Mencucci e Teotino lo hanno vissuto per intero lo strazio dell’ultimo anno e allora io dico: ma ci voleva tanto a mandare Montella a prendere un caffé al bar Marisa, mettendo magari sulla sua strada Mario Ciuffi, anche senza sciarpa, per un paio di battute sdrammatizzanti e, come si dice, “off the record”?
E’ vero che ancora mancano i documenti ufficiali, ma il suo arrivo sulla panchina viola è il segreto di Pulcinella e magari non lo si fa parlare da allenatore della Fiorentina, ma un saluto, cinque minuti di cazzeggio con i tifosi, quello ci poteva stare tranquillamente.
Anzi era proprio consigliato, per stemperare la tensione che da troppo tempo si respira a Firenze, ma si vede che era troppo semplice e negli ultimi tempi qui a Firenze vanno di moda le cose complicate.

Sono stato ad Auschwitz quando avevo quindici anni e non mi fece un grande effetto perché noi bambini e poi ragazzi ebrei siamo cresciuti interiorizzando la Shoah: sappiamo tutto, anche troppo se pensiamo all’età in cui arrivano certe informazioni.
Oggi però mi sono emozionato nel leggere le reazioni dei giocatori azzurri in visita a quello che è il campo di concentramente simbolo del male assoluto.
Quasi tutti non sapevano con esattezza la genesi dell’annientamento di milioni di persone, non solo ebree, ma anche zingari, omosessuali, in una parola i diversi.
Spero davvero che qualcosa di ieri rimanga attaccato alla loro anima, per non dimenticare mai.
Una bellissima pagina di educazione civica che proprio per la presenza di questi protagonisti servirà tantissimo ai ragazzi e alle ragazze di oggi.

P.S. TRA I VARI COMMENTI CE N’E’ UNO RAZZISTA E ANTISEMITA, IL N.68. PREFERISCO LASCIARLO PER FAR CAPIRE IL LIVELLO MENTALE DI CERTA GENTE.
ANCORA UNA VOLTA IL MIO SENSO DEMOCRATICO VINCE SULLA NAUSEA E SULLO SCHIFO CHE MI PROVOCANO CERTE PERSONE

Dice: Jovetic va tenuto, altrimenti che ne sarà della Fiorentina?
Ok, figuriamoci se non sarei contento io, che a 7 anni ho pianto per l’addio di Hamrin, che ho visto le partite della Nazionale con la foto di Antognoni attaccara sul televisore, che ho pazziato per Baggio e delirato (sul campo) per Batistuta.
Premesso che la strada per arrivare a questi signori è per Stevan ancora lunghissima, io credo che si debba guardare in faccia la realtà e dirci chiaramente che oggi siamo messi peggio che nel 2005, quando ci salvammo per il rotto della cuffia.
Qui ci sono ingaggi spropositati e autentici pacchi da smistare (cioè regalare), qui ci sono i Della Valle che al massimo, ma proprio al massimo, metteranno forse 15 milioni di euro per la campagna acquisti, qui è ancora tutto da dimostrare che l’accoppiata, anzi il trio, Pradè/Macia/Montella funzioni come la premiata ditta Corvino/Prandelli.
La realtà ci dice abbiamo in casa un quasi campione del tutto spropositato per il livello in cui è precipitata la Fiorentina, un ragazzo che ha avuto un gravissimo infortunio e la cui ripresa è stata molto buona nella scorsa stagione, ma anche con qualche inevitabile intoppo: ce lo possiamo permettere uno così?
Io dico forse sì, ma con due condizioni inprescindibili: lui deve esserne assolutamente convinto di restare senza se e senza ma, e soprattutto non ci possono far passare la sua riconferma come il vero rafforzamento della squadra, come ad esempio succedeve in un’altra era geologica calcistica con Antognoni.
Se costruiscono davvero una squadra da Europa intorno a Jovetic, io sarò il primo ad applaudire.
Ma se arrivano con un assegno da 27/28 milioni di euro, ipotesi credetemi molto più remota di quanto si pensi, credo che nel viale Fanti cominceranno delle riflessioni molto approfondite sul da farsi.

Via che siamo entrati in sala travaglio, pare che si sia mosso Montella in prima persona e che il matrimonio con il Catania si stia per sciogliere.
I tempi massimi previsti sono sempre quelli: mercoledì sera, al massimo giovedì mattina, poi si cambia cavallo.
Sarebbe però meglio rimanere su Montella, che mi convince più di Zola (mica si porterebbe dietro Casiraghi, spero…).
E su Jovetic nessuna novità, se arriva l’offerta giusta va via, ma i soldi in giro sono pochi e forse i grandi club proveranno altre strade prima di arrivare a Stevan.
Sono intanto arrivati i dati di ascolto: Radio Blu ha tenuto benissimo, nonostante Radio Sportiva e si è confermata senza problemi saldamente al primo posto tra le emittenti che parlano di Fiorentina, inattaccabile con i suoi 89.000 ascoltatori (quella con gli ascolti da prefisso telefonico e dagli uomini duri, puri e con la schiena dritta manco è citata…).
Straordinario il successo di Sportiva: 491.000 ascoltatori dopo neanche un anno e mezzo di vita, molto oltre le più rosee previsioni.

Rialti è uno di quei rari giornalisti su cui poggiano le mie poche certezze di mercato.
La storia di Mihajlovic all’Inter non era sua tanto per essere chiari, e lui l’ha subita con un certo imbarazzo.
Se oggi se ne esce con questa sparata di Jovetic che se ne vorrebbe andare, vuol dire che ha ottime fonti, anche perché Rialti è uno che vuole veramente bene alla Fiorentina e sa benissimo quelle che saranno le reazioni ad un titolo del genere.
Mi piacerebbe anche sapere se alla fine è Jo-Jo che se ne vuole andare, oppure se è la Fiorentina che pensa di rifarci la squadra con i poco probabili 30 milioni della sua cessione.
Da quello che ne sapevo, se arriva un’offerta intorno ai 28 milioni, ringraziano Jovetic, lo impacchettano e lo mandano via.
Io non sono tanto sicuro che con la miseria che c’è ora in giro si arriverà a quella cifra, visto che per Lavezzi, che ha pure una clausola rescissoria, si cerca di tirare il prezzo fino a 25 milioni.
E comunque pare che Stevan, ragazzo educato e forse anche riconoscente, abbia dei mal di pancia sempre più forti, provocati forse da nubi sempre troppo dense per sperare in un pronto riscatto.
Ma poiché nel novembre scorso la situazione era se possibile ancora peggiore, io mi chiedo perché sette mesi fa abbia firmato un nuovo contratto di cinque anni, ma chi glielo ha fatto fare?
Misteri del calcio e comunque la sua eventuale partenza sarebbe una grande picconata ai progetti futuri e per evitare che faccia troppo male inviterei Andrea Della Valle ad una chiarezza cristallina.
Che spieghi per favore con dovizia di particolari chi siamo, da dove veniamo e, soprattutto, dove vogliamo andare.
Poi potremmo anche pagare un fiorino…

Montella ok, ma diamoci una scadenza perché non è che si possa andare avanti ancora per molto con questo tira e molla.
A quanto ne so l’allenatore non c’entra niente, non è lui che ha dubbi, ma è il Catania a non voler mollare.
E a dirla tutta non mi pare neanche che abbia torto, perché se fosse successo a noi ci arrabbieremmo molto e non gradiremmo affatto che un tecnico lanciato a Firenze se ne vada ad allenare il Milan o l’Inter pur avendo un altro anno di contratto.
Qui bisogna capire se la Fiorentina è disposta a tirare fuori una contropartita economica o tecnica, oppure se lascia tutto nelle mani di Montella perché se la sbrighi da solo, raccontando a Pulvirenti che lui a Catania non ci vuole più stare.
In questo secondo caso credo che bisognerà cominciare a guardarsi intorno perché in Sicilia mi sembrano piuttosto tosti e orgogliosi.
Oppure, terza soluzione, è Montella che ci mette del suo, interviene nella trattativa e accetta di guadagnare un po’ meno di quanto stabilito con Pradé e quel meno lo gira al suo vecchio presidente.
Comunque sia, qui si deve stringere e io credo che mercoledì prossimo sia il limite oltre il quale questa storia comincia a diventare pesante.

Tu sei nato Andrea Agnelli e pensi che la vita sia sempre in discesa: hai tutto, perfino il culo di vincere uno scudetto appena sei diventato presidente.
Poi gli dei si imbronciano e ti fanno passare questo maggio che ti riporta sulla Terra, insieme a noi comuni mortali.
Prima ti inquisiscono l’allenatore dei miracoli.
Tu sei molto virile e accigliato, ti piazzi accanto a lui in sala stampa e quello sciagurato ti fa svergognare chiedendo a chi indaga di avvertirlo prima, semmai dovessero fare altre perquisizioni a casa sua.
Poi scopri che hai lo stopper sotto indagine, sempre per cose in cui la tua società non c’entra niente, ma lì sei fortunato perché il tecnico della Nazionale applica uno strano metodo di giustizia e rimanda a casa solo l’altro inquisito, quello che per fortuna avevi già restituito a quel gentiluomo di Preziosi, altrimenti facevi la coppia, come con i canarini.
Infine vieni a sapere che esiste la possibilità che il tuo giocatore più forte si sia fumato tre miliardi del vecchio conio in otto mesi di scommesse, dopo aver fatto mediaticamente il diavolo a quattro con sparate variamente assortite nella loro assurdità.
Ovvio che alla fine sbarelli, anche perché tu sei Andrea Agnelli e mica sei abituato a tutto questo, tu hai sempre pascolato nell’Olimpo.
Sbarelli e straparli, ti vengono fuori delle cose tipo: “ma perché escono solo ora certe cose?”.
Te lo spiego io, che sono solo un umile lavoratore nella vigna dell’universo pallonaro: vengono fuori ora perché se le avessero tirate fuori prima, forse tu lo scudetto, con un portiere completamente in tilt, forse neanche lo vincevi.

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