Visto che Jovetic vuole l’8, Aquilani mi pare l’unico in grado di “sopportare” il peso di una maglia così carica di significati com’è quella dieci della Fiorentina.
E’ un giocatore che a me è sempre piaciuto moltissimo e sinceramente non me ne frega niente delle sue passioni politiche, che probabilmente sono agli antipodi delle mie, ma visto che parliamo di calcio a me interessa solo quello che esprime sul campo, anche perché al contrario di altri non mi pare abbia mai deragliatocon dichiarazioni infelici.
Lui ha detto che se la sente e quindi mi pare che il discorso sia chiuso e che si possa archiviare con con disgusto quello che è accaduto nell’ultima stagione con Olivera (ma lo vendono? Un acquisto davvero incomprensibile, uno dei tanti) e quella specie di attaccante che è stato Silva.
Insomma, forse riusciremo a dare nuovamente a quella maglia così oltraggiata il prestigio che merita.

Sì, io mi aspetto quindicimila abbonati per ritrovare un punto di partenza dopoe le ultime due allucinanti stagioni.
Sono troppo ottimista?
Non direi, almeno a sentire quello che accade in città dove la gente che non è andata in ferie (e quanti sono!) è tornata a sorridere quando parla di Fiorentina.
C’è voglia di vederla, di scoprirla, di viverla questa squadra che promette di far divertire, pur senza voler pretendere troppo per la classifica.
La società per ora non comunica niente e quindi è un po’ come giocare al buio, tutte le ipotesi sono palusibili, ma davvero ci rimarrei male se non recuperassimo almeno il 20% rispetto all’abisso (più che giustificato, a cose fatte) del 2011.

Più di metà rosa cambiata (e meno male), pochissimi titolari tra quelli che l’anno scorso ci hanno rovinato la domenica, il sabato e il mercoledì.
Bisognerà tenere conto di tutto questo prima di giudicare nel bene e nel male la Fiorentina di Montella che già oggi pomeriggio sbatterà contro un avversario tosto e piuttosto cattivo (diretta su Radio Blu dalle 17).
Metto le mani avanti perché Montella non è Silvan, non fa giochi di prestigio, e penso che pure Mourinho e Guardiola avrebbero dei bei problemi a far girare in un paio di settimane una squadra in pratica inventata di sana pianta.
Cerchiamo quindi armarci di pazienza, senza esaltarci o deprimerci troppo alle prime folate di vento favorevoli o contrarie.

Dopo Mihajlovic e Rossi sta per alzare bandiera bianca anche Montella: pare proprio che non ci sia nulla da fare con Alessio Cerci, che pure si era pacificato con l’ambiente che lo prende ormai per quel “matto” senza cattiveria che è.
Si vede però che in allenamento non convince, e se a distanza di un anno dall’esclusione dalla rosa che andava in Inghilterra arrivano i rimproveri sempre più spazientiti del nuovo allenatore, che pure lo conosce meglio di tutti gli altri per averlo visto crescere nella Roma, beh allora c’è davvero poco da fare.
Se va via, come a questo punto pare più che probabile, è l’ennesima scommessa persa degli ultimi disastrosi anni, anche se questa volta rimane il rammarico.
Perché qualcosa questo eterno immaturo ce l’ha pur fatto vedere e potenzialmente (ma non basta) sappiamo che è fortissimo.
Ma la Fiorentina deve guardare avanti e non può più permettersi di aspettare Cerci.

Sensazioni antiche e dolcissime: siamo tornati la Fiorentina ed era giusto puntare tutto su Andrea.
Ad un certo punto, lo sapete, anch’io avevo perso le speranze, ma si vede che deve essere scattato qualcosa nella sua testa, forse orgoglio, forse passione, chi lo sa.
Per me manca ancora la punta, anche se mi assicurano che è “l’ultimo dei problemi”: sarà, ma Jovetic centravanti mi pare un grande azzardo.
Ora davvero vediamo chi è più bravo tra questa conduzione tecnica e quella precedente, che negli ultimi due mercati ha speso molto di più di quanto paghino per i giocatori Pradé-Macia con i penosi risultati che sappiamo.
Perché il bello è proprio questo: i Della Valle, che nel bene e nel male sono i primi responsabili di quanto accade alla Fiorentina perché autorizzano l’operato dei loro amministratori, sono andati soto di trenta milioni di euro per finire esimi, essere sbertucciati da molti e insultati da qualcuno.

Questa estate è accaduto qualcosa di strano, un’inversione di tendenza tra il calcio e gli altri sport per cui abbiamo accettato con fin troppi trionfalismi una sconfitta in una finale europea mentre invece si spara a palle incatenate contro chi, dopo aver dominato per anni, arriva “solo” quinta nel mondo.
I risultati dell’Italia agli Europei e di Federica Pellegrini alle Olimpiadi si equivalgono, ma basterebbe leggere solo un paio di giornali per comprendere l’impatto profondamente diverso che hanno avuto a livello di critica.
Io, lo dico subito, sono completamente dalla parte della Pellegrini, che sarà pure andata in televisione e sui giornali, ma che si è fatta un mazzo grosso così per arrivare “solo” quinta nel mondo.
Proviamo a confrontare la fatica di Federica con quella di Vargas (esempio pessimo a tutto tondo per tutti) e poi vediamo se qualcuno mette ancora il broncio per la mancata medaglia.

Io mi ricordo tutto di quei giorni perché è stato un periodo che ha segnato la mia vita almeno per un po’.
Più o meno a quest’ora ero già sveglio ed ero sempre convinto dell’happy end, che non potevano far sparire la Fiorentina, che i soldi li avrebbe trovati, che insomma sarebbero arrivati i nostri.
Telefonate, dirette convulse, rassicurazioni melliflue e schifose dei tirapiedi, una televisione e una radio da portare avanti, la paura che cresceva ogni ora di più.
Sono passati dieci anni, siamo rinati, ma non ci siamo mai completamente ripresi, almeno io.
Nulla è stato più uguale, anche se è vero che ci sono davvero cose più importanti del calcio e penso ad Alberto, Manuela, a chi non c’è più, e anche a Cosimo, arrivato inaspettato e meraviglioso.
Siamo diventati un’altra cosa, o forse sono solo io che ho passato i cinquanta e probabilmente sarebbe stata lo stesso un’altra cosa.
Lo dico, ma non ci credo fino in fondo, perché quel dolore per la scomparsa di una squadra di calcio che si chiamava Fiorentina resterà per sempre dentro di me.

Finalmente non sono d’accordo in qualcosa di quello che ha detto una delle punte di diamante della Nazionale degli opinionisti di Radio Blu, Luca Calamai.
Fosse per me infatti Alberto Aquilani verrebbe subito a Firenze, per dare qualità ad un reparto ancora molto bisognoso di rinforzi.
Sarà un po’ fragile, ma se quando stava bene giocava quasi titolare fisso nel Milan, forse tanto scarso non dovrebbe essere, no?
E’ vero, un anno fa è finita malissimo e sinceramente non credo proprio che Corvino avesse delle colpe, probabilmente lui e Zavaglia hanno utilizzato la Fiorentina come specchietto per le allodole: ti piglio e non ti piglio, e poi alla fine l’hanno dato al Milan.
Siamo però nella condizione dopo gli orrori degli ultimi 24 mesi mesi di fare gli offesi e rinunciare, se davvero se n’è la possibilità, ad un giocatore ancora nel pieno degli anni calcistici (28) e credo pure discretamente motivato?
Secondo me no, e se arriva con Fernandez là in mezzo forse (incredibile, ma vero) potremmo anche tornare a vedere giocare a calcio.

Collocherei Stevan Jovetic ai primissimi posti in una speciale classifica che tenga contro della modestia e della disponibilità rapportata alla bravura del giocatore, soprattutto tenendo conto della deriva toccata negli ultimi anni dal mondo del calcio, condita dall’arroganza di calciatori e procuratori.
Direi dietro all’inarrivabile Toldo e a ridosso di Baggio, Rui Costa e Antognoni.
Detto questo, temo che l’assordante silenzio dell’ultimo mese stia bruciando qualcosa del patrimonio di credibilità e simpatia accumulato nelle più o meno felici stagioni fiorentine.
Sei arrabbiato?
Sei convinto?
Vuoi fare una controproposta?
Steva, dicci qualcosa per favore, perché altrimenti qui fioriscono voci e leggende metropolitane.
E se per caso te ne vuoi davvero andare a tutti i costi, sappi che qui abbiamo sopportato di peggio, da Baggio e Batistuta in poi, ma non scordare di allegare ai saluti i 30 milioni che qualcuno deve pagare per portarti via da Firenze.

Da oggi e per due settimane diventiamo tutti un po’ più sportivi e meno calciofili.
Grande cerimonia di apertura quella di ieri sera: si può anche non amare particolarmente gli inglesi (ma Londra è fantastica, la numero uno tra le città che ho visitato), ma come si fa a non appaludire convinti di fronte alle scelte non banali legate allo spettacolo iniziale?
Spiazzante e geniale l’idea per l’ultimo teodoforo di rinunciare al grande nome, anche all’inossidabile gloria del passato, per dare spazio a chi verrà dopo di noi, cioè a sette ragazzi sconosciuti che davvero sono l’immagine del futuro.
Personalmente poi trovo Valentina Vezzali bellissima, di un fascino unico che va al di là di ogni stereotipo, e vederla sfilare con la bandiera in mano a rappresentarci è un qualcosa che fa bene a tutto lo sport italiano.
Riuscisse a prendere il quarto oro in quattro Olimpiadi entrerebbe nella leggenda, perché nella storia c’è già di diritto.

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