Il Milan visto ieri sera è assolutamente battibile, ha pure segnato Pato che quindi (e qui ci tocchiamo tutti) non dovrebbe aver bisogno della solita Fiorentina per resuscitare.
Una squadra lenta e prevedibile, in cui Montolivo è obiettivamente il migliore, ma che credo onestamente faticherebbe a trovare posto nel centrocampo viola.
La difesa poi non è confrontabile, sia in termini di qualità tecnica che di personalità.
In attacco senza Jovetic sono messi meglio, però solo a nomi, perché mi sembra che a parte il ragazzino gli altri siano piuttosto giù di giri.
Abbiamo insomma una grande occasione, intanto per giocarcela alla pari, se non addirittura partendo da livelli superiori, ma soprattutto per prendere tre punti che farebbero sognare e qui mi fermo altriemnti qualcuno chiama la neurodeliri.

Giorgio Porrà è uno dei giornalisti più bravi in assoluto, certi suoi programmi televisivi restano delle chicche ancora godibili a distanza di anni.
Mai conosciuto direttamente, solo incrociato qualche volta nei diversi miei pellegrinaggi calcistici.
So che ha combattuto una dura battaglia e che l’ha vinta, speriamo per sempre, ma non è questo il punto perché uno può essere un leone come lui nella vita e poi un cane nella professione che esercita.
Ho detto di questo particolare della sua esistenza per spiegare che certamente è una persona che sa valutare bene cosa dire e come, soprattutto quando gli argomenti escono dal calcio.
Dico la verità: anche a me è sembrata fuori tempo, non in linea con il suo livello professionale, l’uscita con Montella su Pomigliano e Della Valle.
Mi è apparsa una polemica forzata, motivata non dalla voglia di attaccare i Della Valle e/o la Fiorentina (e perché poi?), ma piuttosto dalla fregola che ogni tanto ci prende di uscire dalle righe, di lasciare il “calcese” per addentrarci in altri settori.
Una domanda sbagliata però non giustifica l’ondata di indignazione che ho letto e sentito nei confronti di Porrà, anche perché Montella si è difeso benissimo da solo e sinceramente non è che con quelle parole ci hanno offeso la mamma, la moglie o la sorella.
Se uno dovesse disdire l’abbonamento a Sky per questo, mi spiegate per cosa paghiamo il canone alla nostra amata RAI che mantiene e ingrassa tantissimi nullafacenti, oltre a proporci programmi vergognosi?
Ecco perché vi invito a stare un po’ più calmi e ad arrabbiarvi meno su certe cose, che, credetemi, sono davvero marginali.

Ce lo ricorderemo a fine campionato dell’importanza di questa vittoria, arrivata nella giornata più difficile, con la squadra stanca e con la pancia piena dopo le due vittorie consecutive.
Abbiamo avuto due trascinatori: Borja Valero e Pizarro, che hanno pazientemente preso per mano la squadra nel momento più difficile, dando i tempi giusti nel primo come nel secondo tempo.
Voglio pubblicamente dire bravo a Toni, che spero mi costi un bel po’ di soldi (ma le donazioni alla Fondazione Borgonovo fatele lo stesso…) perché io non credevo che potesse riemergere così.
Ha conservato l’istinto da killer in area di rigore e dà pure una bella mano alla squadra, ma prendiamo lo stesso una grande punta a gennaio perché ne abbiamo bisogno nella volata finale.
Dove possiamo arrivare è impossibile oggi da dire, molto dipende dalla tenuta atletica dei giocatori più importanti e dalla fortuna/sfortuna di non avere stop importanti, anche se Aquilani in panchina è una grande garanzia.
Infine Montella, la rivelazione più bella, un tecnico che potrebbe (attenzione, ho scritto potrebbe…) ripercorrere la strada di Cesare.
Stasera è bello, più bello del solito, amare la Fiorentina.

Voglio i nomi, i cognomi ed il codice fiscale dei miei amati compatrioti che gli chiedono di tornare in Parlamento…

Berlusconi chiede scusa agli italiani
“Non ce l’ho fatta. Crisi ha cancellato sforzi”Lo leggo dopo ROMA – Finora non lo aveva mai fatto, ma adesso, per la prima volta, Silvio Berlusconi chiede scusa agli italiani e lo fa nel libro di Bruno Vespa “Il Palazzo e la Piazza. Crisi, consenso e protesta da Mussolini a Beppe Grillo”.
“Pensavo di chiedere scusa agli italiani perché non ce l’ho fatta – dice Berlusconi -. La crisi ha cancellato i nostri sforzi, anche se noi abbiamo lasciato la disoccupazione al punto più basso degli ultimi vent’anni”.

Berlusconi continua: “Abbiamo garantito la pace sociale negli anni più duri della crisi. Abbiamo impiegato 38 miliardi in ammortizzatori sociali. Abbiamo tagliato le spese ai ministeri con la prima vera spending review e attuato il più grande stanziamento sulla cassa integrazione della storia italiana”.
“È vero che lei ha pensato anche di non entrare in Parlamento?” chiede Vespa.
“Si, è vero anche se sto ricevendo pressioni da tutti i miei di restare in campo come padre fondatore del movimento”.

Se me l’avessero detto prima dell’ultimo Fiorentina-Cagliari non ci avrei mai creduto.
E’ stata la prima partita in cui ho portato Cosimo allo stadio e confesso di aver pensato a certi piccoli eventi traumatici che poi sconvolgono una vita: questo ragazzino, dopo uno spettacolo del genere, mi diventa juventino.
Meno male che ancora non capisce troppo di calcio e dopo una ventina di minuti si è messo a giocare con il suo Nintendo e che della partita se n’è fregato.
Sono passati meno di sei mesi ed il mondo si è come rovesciato: ADV non ha sbagliato un colpo e ha scelto gli uomini giusti al posto giusto.
Quelche giapponese vedovo di Vernole sta cercando di spacciare bufale tipo che ci sia ancora il vecchio DS ad ispirare le mosse di mercato, oppure che in fondo questa squadra era già stata costruita da chi c’era prima e che quindi Pradé e Macia non facciano altro che seguire certe indicazioni.
La verità è che finalmente, dopo due anni di niente assoluto, con un ambiente disintegrato da penose guerre intestine, a Firenze siamo ritornati “a fare calcio”.
Ed è bellissimo, è come ritrovare un vecchio amore mai sopito.

Spettacolari, sono stati spettacolari.
Non me la sono sentita di dare un’insufficienza a nessuno, neanche a Mati Fernandez, perché una prova così meritava solo un applauso generale.
Bisognava esserci a Genova per capire le difficoltà ambientali, con un pubblico prevenuto e sempre caldissimo, che si è arreso solo verso la fine e dopo avere ammirato una squadra che avrebbe meritato di vincere tre a zero.
C’è un simbolo e si chiama Ljiajc, qui comincia il discorso di Montella, perché lui ha fatto dove altri hanno fallito: Mihajlovic, Rossi e non si sa bene cosa sarebbe successo con Prandelli.
Ora, o almeno ieri, ha giocato, come chi si sente importante e mette il suo talento al servizio degli altri.
Una squadra tosta e tecnica, che fa paura, che magari indugia un po’ troppo nel fraseggio, ma questo fa parte dei rischi di una manovra che punta a non buttare via neanche un pallone.
Bravissimi.

Risultati bellissimi, adesso tocca a noi.
Sul Napoli non dico niente, altrimenti ripeto la brutta figura dell’anno scorso, ma resto convinto delle mie idee.
La Lazio si sta sgonfiando, il Milan non ha difesa e anche a centrocampo non mi sembra un granché, la Roma è un colossale flop e davvero mi sarebbe piaciuto vedere la nostra reazione se avessimo preso 19 reti in 9 partite.
Abbiamo il nostro destino nelle mani: se vinciamo stasera cominciamo a fare paura anche per il terzo posto, io mi sto già preparando mentalmente alla partita.

Mi ha sempre affascinato l’atmosfera di Marassi, soprattutto la sponda genoana, veramente formidabile nell’appoggiare la propria squadra nella buona come nella (spesso) cattiva sorte.
Farà un bel caldo domani sera, in campo e fuori e ci vorrà molta freddezza, specialmente nei primi venti minuti di gioco.
Partiamo mediaticamente male: nell’ultima giornata di campionato loro hanno avuto un torto arbitrale e a noi, diciamo la verità, è andata più che bene, anche se il bilancio globale rimane negativo.
Ho molta fiducia in Pizarro, tra l’altro riposato, per come saprà dare i ritmi alla squadra, nella sua capacità di “leggere” la partita quasi da allenatore in campo.
Noi siamo più forti, loro hanno un po’ di paura, speriamo nella buona serata di Jovetic perché domani ci vorrà qualche colpo ad effetto.

Andò così: Stefania, una delle più carine della quarta I del Duca D’Aosta, si era lasciata con il suo fidanzato storico ed era approdata ad un ventenne che giocava a calcio nel Calenzano e faceva pure il dj, circostanze che lo rendevano mitico ai nostri occhi.
Poiché il rapporto con le coetanee si consumava all’epoca in una sorta di amico-confessore-sognatore (della serie “ma quando mai ci considereranno?”), una domenica mi offrii di accompagnarla con il mio Morini 125 a vedere giocare il fortunato.
Mi schiantai contro una macchina, ovviamente senza casco, perchè all’epoca proprio non usava, e il conducente mi ha poi raccontato di avermi visto rialzare la testa un attimo prima di finire sotto le ruote: un miracolo, o quasi.
Uscii molto ammaccato ma il giocatore-dj, che si chiamava Bruno Monaco, colpito dai sensi di colpa e conoscendo la mia incontenibile e quasi molesta voglia di fare il giornalista decise di portarmi nella sua emittente che per noi compagni di classe di Stefania era molto “figa”, ma che non si sentiva neanche in via Paisiello, zona piazza Puccini, dove abitavo: Radio Sesto International.
Avevo una vaghissima idea di cosa fosse una radio privata, un paio di volte avevo chiamato per una dedica e poi stop, per me contava solo il giornale.
Però era un’opportunità e partii sparato, mettendomi a disposizione in tutto e per tutto (c’era pure un certo Marco Baldini, molto bravo e molto di moda tra le fanciulle).
Mi dissero di occuparmi della Rondinella ed il 30 ottobre 1977 portai con trepidazione una pagina e mezzo scritta a macchina sulla seconda squadra di Firenze.
Ovviamente non me la fecero leggere, delegando al conduttore del programma sportivo l’onore, e così fu per sei mesi, fino a quando per un’imprecisata ragione il responsabile della trasmissione sulla Fiorentina non si presentò e così (sì, come nei film) venni scaraventato in diretta.
Mi piacque tantissimo, anche se non mi aveva sentito nessuno o quasi, visto che i parenti non erano a portata d’onda, ma da lì è iniziata una storia bellissima e un amore fortissimo per un microfono, un mixer e nient’altro.

Quando io nel 16 maggio del 1982 ero al Sant’Elia sconsolato come poche altre volte mi è capitato in vita mia, Andrea Della Valle era un giovanottino di 16 anni con ben altri pensieri in testa e mai nella vita avrei immaginato che mi avrebbe mediaticamente vendicato.
Benissimo Ljajic e Toni, grandissima vittoria contro la Lazio, ma la battuta di ADV sul fatto che abbiamo festeggiato il trentennale del terzo scudetto mi ha esaltato: che ci volete fare? Sarà l’età…
La gara è stata peggio di quanto ci si potesse tecnicamente aspettare e l’abbiamo vinta giocando così e così, mettendoci il cuore e la cattiveria che chiedeva Montella in settimana.
Benissimo, oltre ai due goleador, la difesa, dove Tomovic e Savic non hanno sbagliato un colpo e Rodriguez mi sembra di un altro pianeta rispetto ai centrali dell’anno scorso.
Possiamo anche permetterci un’altra volta Jovetic a scartamento ridotto, però non sarebbe male che per giovedì si riprendesse…

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