Sarebbe l’unico in concorrenza con Matteo Renzi, che spero faccia prima o poi l’ultimo passo e provi davvero a cambiare le cose.
Sto parlando di Papa Francesco e pensando al giorno della sua elezione devo confessare (tanto siamo in tema…) una mia debolezza: resisto bene al sonno, peggio alla fame.
Accade così che il 13 marzo scorso al compleanno di Picchio De Sisti, organizzato splendidamente da Giglio Amico, mi sia dato verso le 20 alla fuga perché atterrito dall’ipotesi di aspettare ancora almeno un’ora e mezzo per mettere qualcosa sotto i denti.
Sono scivolato via con destrezza, approfittando della distrazione generale e dalla pizzeria di Grassina (a casa ormai non mi volevano più) ho visto in diretta l’annuncio, l’habemus papam.
Siccome facevo il tifo per Scola (noi italiani facciamo sempre il tifo irrazionalmente per qualcuno…), lì per lì ci sono rimasto un po’ male, fino a quando non ho visto per la prima volta Papa Bergoglio.
Mi ha emozionato, subito coinvolto e così mi sono messo a sentirlo, io che sono ebreo di famiglia, quasi ateo per convinzione e initmamente refrattario ad ogni liturgia religiosa.
Da allora è stato un crescendo, tanto che in casa mi prendono pure in giro, ma io un Papa così non l’avevo mai visto.
Mi sembra molto più a sinistra di tanta gente che ho stancamente votato negli anni, mi pare molto sintonizzato sulla vita di noi comuni mortali.
Vediamo se dura, ma intanto, se Francesco si presentasse alle prossime primarie sai che distacco darebbe agli altri concorrenti.

Per come la vedo io trenta milioni per Jovetic sono una quotazione assolutamente esagerata per svariati motivi: la crisi economica, quello che il giocatore ha fatto vedere fino ad oggi, l’impossibilità di dargli una giusta collocazione tattica.
E’ una seconda punta?
Un trequartista?
Nell’attesa che il dibattito si sviluppi, mi chiedo chi sia pronto a fare un investimento così alto per un giocatore reduce da un campionato da 6, ad essere generosi.
E’ vero che una delle storture del calcio è che si paga per quello che si è fatto e non per ciò che si progetta avvenga in futuro, ma davvero Jovetic vale due volte Osvaldo (a livelo comportamentale certamente sì, ma in campo?).
Ed ecco quindi affacciarsi la domanda del titolo: e se non si presenta nessuno?
Ce lo teniamo con le boccucce, i silenzi e i mal di pancia?

Che storia incredibile quella dell’addio di Mario Ciuffi, in linea con l’eccezionalità del personaggio.
C’è una linea di demarcazione precisa: da una parte tutti quelli che si sono approfittati di lui, che gli hanno spillato soldi e anche negli ultimi mesi di vita gironzolavano nella zona di Careggi e che più o meno sono stati allontanati in vari modi (grazie Pietro Vuturo!).
Insieme a loro metterei quelli che io non ho mai sentito e visto per mesi e che si sono fatti vivi dopo, e non è un caso che delle spese del funerale si sia fatto carico il Comitato creato ad hoc a gennaio solo e unicamente per aiutare Mario e Renza a pagare una casa dove andare a stare in affitto.
Dall’altra parte ci siete voi che avete versato soldi e fatto sentire il vostro calore in mille modi diversi, con una menzione particolare per alcuni che adesso andrò a nominare, anche se saranno un po’ scocciati da questa esposizione.
Parto da Mario Tenerani, che ho sempre stimato come giornalista, tanto da offrirgli nel 2010 di coordinare Radio Sportiva insieme a Fabio Russo, e che in tutti questi mesi ho potuto conoscere meglio.
Perché se da un lato era normale che io aiutassi Mario in qualche modo, dopo tutti gli anni passati insieme, dall’altro non era affatto scontato il suo intervento così puntuale e continuo, che vi assicuro è stato molto importante, soprattutto per averci fatto conoscere Don Vincenzo.
E poi i ragazzi del comitato: Mario Tintori, Antonello Vannucci, Maurizio Nencini, Matteo Lucherini, l’indispensabile amministratore Marco Galletti, l’infaticabile uomo della Banca (un grazie Chianti Banca e a Moreno Roggi!) Paolo Piazzini, il notaio Federico Silvani.
E ancora la straordinaria Lucia Benvenuti che insieme ad Andrea Bruno Savelli, Saverio Pestuggia e Sara Lupo, ha reso meno amari gli ultimi giorni di Mario.
In mezzo a questi due mondi c’è tanta povera gente che parla, straparla, bisbiglia e origlia, divertendosi a mettere in giro maldicenze sul Comitato.
Non più tardi di una settimana ad una festa di viola club un noto procuratore ha voluto sapere come quando e perché e mi ha rivolto domande strafottenti che nascondevano insinuazioni: ho avuto pietà per lui…
A tutta questa marmaglia umana è giusto rispondere solo con i fatti, senza infangarsi nemmeno un po’.
E i fatti sono che l’unico fine per cui è stato costituito il Comitato era ed è trovare una casa in affitto.
Nient’altro: niente soldi consegnati tout court alla vedova, niente soldi per pagare debiti pregressi, nessuna organizzazione di eventi o tornei intitolati a Mario.
E se alla signora Renza le soluzioni abitative prospettate non dovessero piacere, quei soldi andranno in beneficenza perché di gente che ha bisogno ce n’è davvero tanta in giro.
Scrivo questo perché gli oltre 22mila euro raccolti sono una bella somma, ma quei quattrini non si toccano, sono tutti ancora fermi lì per i motivi che leggerete qui sotto nella lettera che ci ha inviato Don Vincenzo della Madonnina del Grappa.
Questo vuol dire che quei fondi dureranno di più per pagare l’affitto, ma intanto proprio grazie a Don Vincenzo la signora Renza ha dalla morte di Mario un tetto sopra la propria testa e nessun problema di altro tipo.
Vi ho voluto raccontare tutto, ma proprio tutto, perché ci sentiamo estremamente responsabili verso tutte le persone che hanno donato dei soldi, da Andrea Della Valle a Pantaleo Corvino, fino ad arrivare a chi ha dato col cuore anche 5 euro.

Carissimi amici viola,
anche al fine di rendere giustizia ad una mia esigenza di assoluta trasparenza nei confronti delle attività della Madonnina del Grappa vi vorrei pubblicamente aggiornare sulla questione Renza, vedova del nostro amato Ciuffi. La mia vicinanza nei confronti della popolazione di Firenze che ha sempre visto la Madonnina del Grappa come punto di riferimento per un certo tipo di disagio sociale (diremmo il più estremo) nonché l’amore che tutti noi proviamo per il nostro vessillo calcistico (la Viola), ci ha condotto ad aiutare la famiglia Ciuffi, la cui passione per i valori più sani e leali è sempre stata ben conosciuta.
La sig. Renza attualmente risiede provvisoriamente con modalità gratuite in una nostra casa all’interno dell’Opera; tanto quanto in attesa di una ancor migliore soluzione che si sta concretizzando sempre più.
Tale provvisorietà è dovuta al fatto che l’appartamento individuato ancora non è disponibile per ragioni giuridiche che però sembrano in via di risoluzione in tempi brevi. Tempi che poi saranno leggermente allungati dai necessari piccoli lavori di adeguamento al fine di una decorosa abitabilità.
Confermando ancora in questa occasione la vicinanza della Madonnina alla propria città ed ai colori viola che tanto uniscono una cittadinanza di per sé come noto sempre pronta alla polemica e critica in tante cose ma non certamente per la squadra viola o per la operatività della Madonnina, invio un caloroso abbraccio a tutti i tifosi viola.

Don Vincenzo Russo
L’iban per le donazioni a Renza Ciuffi è IT 93 Y 08673 02805 042000420174 Banca del Chianti, “Comitato Amici di Mario Ciuffi”, viale Matteotti 27, Firenze

Ma che lo state ancora a sentire?
Basta guardarlo nelle sue interviste, nelle sue conduzioni, per come si pone sempre.
No ragazzi, non vale la pena di arrabbiarsi: una volta ha approfittato di un suo giornalista per fare il furbo e intervenire a Radio Sportiva senza chiedere nulla a me, scorrettissimo.
Per qualificarlo basta ricordarsi di come ha usato la tragedia della morte di un giovane uomo per darmi addosso e scrivere cose infamanti sullo stile della Fiorentina (dimenticando che io non sono alle dipendenze di nessuno, ma deve essere difficile da comprendere per chi è abituato a certe situazioni).
Il responsabile delle relazioni esterne del Milan Giuseppe Sapienza è un grande professionista con cui è possibile dialogare, e poi ci sono fior di giornalisti rossoneri, da Luca Serafini a Carlo Pellegatti: simpatici, competenti, che piacciono tantissimo ai milanisti.
Provate a chiedere in giro quale sia il suo indice di (s)gradimento e poi capirete che non è davvero il caso di arrabbiarsi troppo.
A me personalmente fa solo ridere.

“Gliela faremo vedere noi al metalmeccanico”, disse uno scatentato Flavio Pontello agli attoniti Pecci e Graziani il giorno in cui andarono a firmare il contratto con la Fiorentina, riferendosi nientepopodimeno che all’avvocato Gianni Agnelli.
Ci andò vicino a fargliela vedere, prendendola invece in quel posto a Cagliari, e noi tutti con lui, purtroppo.
Si sarebbe molto diverto il fiorentinaccio Conte Pontello a leggere e vedere in televisione le bordate di un gelido (e per questo ancora più cattivo) Diego Della Valle verso il rampollo Elkann, che non risponde mai, preferendo a volte mandare in avanscoperta il ben più truce Marchionne.
Ormai il campionario delle invettive è variegato: si passa dal consiglio di andare in barca a vela o a sciare evitando di fare danni al lavoro, al bambino colto a rubare la marmellata per finire col bamboccione messo non si come e perché a dirigere il più grande gruppo industriale privato italiano.
Un Diego così era il sogno di tutta la Fiesole ed è un peccato che le sue motivazioni siano essenzialmente di natura politico-economica, ma intanto il discorso Jovetic si complica assai e questo un po’ ci fa godere: per Conte, per Marotta, per Ramadani e anche per il giocatore “che vuole stare solo in Italia”, ma pare non alla Fiorentina.

P.S. Un abbraccio a tutti i ragazzi del blog che si ritrovano stasera a cena, non posso esserci, ma sono con voi col pensiero.

Vorrei condividere tutto questo ottimismo che si respira intorno al rinnovo di Ljajic, ma sinceramente non ci riesco.
Siamo più o meno al punto dove eravamo due anni fa con Montolivo, con due differenze non da poco.
La prima è che’ex capitano aveva appena detto chiaramente che non avrebbe rinnovato e almeno in questo gli va dato atto di aver dimostrato molta chiarezza.
La seconda è che (per fortuna) stavolta ci siamo risparmiati la quinta colonna fiorentina che per almeno otto mesi ha soffiato sul fuoco anti-società, occupando militarmente l’etere e organizzando riunioni carbonare tra tifosi promettendo mirabolanti rivelazioni di cui non si è saputo mai niente.
Quello almeno ce lo siamo risparmiato, ma è una magra consolazione.
Resta infatti la sostanza del discorso: tra nove mesi Ljajic può tranquillamente firmare a costo zero e poichè quasi sempre “testa di giocatore è buona solo per portare cappello”, può anche darsi che guardandosi indietro e pensando ai tre campionati e mezzo trascorsi in viola sia lui a sentirsi in credito con la Fiorentina e non viceversa.
Togliamoci quindi dalla testa ogni possibile discorso di riconoscenza, qui è solo una questione di soldi.
Quelli da dare a Ljajic per convincerlo a rimanere, e quelli da dare a Ramadani per rinunciare alle lauti provvigioni che comporterebbe un trasferimento.
Niente di più e niente di meno.
C’è da fissare un limite economico, oltre il quale non andare, e prepararsi eventualmente a tenere in tribuna tutto l’anno un’ipotesi di campione.

Il 29 di maggio del 1985 Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons Bos, Giancarlo Bruschera, Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conti, Dirk Daeneckx, Dionisio Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo Gonelli, Alberto Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni Mastroiaco, Sergio Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito Pistolato, Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo, Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla e Claudio Zavaroni erano andati ad assistere ad una partita di football nel settore Z dello stadio Heysel di Bruxelles. Con loro anche Giovanni Casula e Suo figlio Andrea di soli undici anni, l’età dei sogni, dello stupore e della gioia di vivere. Andrea voleva vivere con gioia.

Grazie al Museo della Fiorentina per questo ricordo

C’era grande forza e un sincero desiderio di cambiare le cose nell’ondata grillina che ha sconvolto l ‘Italia politica negli ultimi tre mesi.
E adesso?
Hanno detto di no a tutto, si sono arroccati in sterili esercizi di presunta democrazia, preoccupandosi solo di fare la pulci a chi non la pensava come loro, non tollerando la minima difformità di pensiero all’interno del loro movimento.
Vai con gli scontrini e le epurazioni…
Nobili i principi che hanno animato la loro lotta, inesistenti per ora i risultati raggiunti.
Tra poco inizierà la diaspora, qualcuno perché tiene famiglia, qualcuno perché non sopporta più il giogo imposto dal duo Grillo/Casaleggio, qualcuno perché ha capito che non si può solo distruggere, ma anche pensare a ricostruire e allora è meglio andare da un’altra parte.
Si stanno sgonfiando velocemente ed è un vero peccato perché potevano essere uno stimolo a cambiare qualcosa, se solo avessero accettato le più elementari regole della democrazia: confrontarsi e rispettare le regole altrui senza azzannare l’interlocutore, che non è sempre e comunque un avversario.

Se Emiliano Viviano avesse combinato quello che ha fatto Sorrentino a Palermo, spedendo in pratica in B i siciliani con gli errori casalinghi contro Bologna e Udinese, a Firenze sarebbe stato proposto per il rogo in piazza Signoria.
Ribadisco il concetto: è un ottimo portiere, incappato nella sua stagione più difficile, ma ha “solo” 28 anni, che sono davvero pochi per un portiere.
Non vale neanche lontanamente i 7,5 milioni chiesti dal Palermo, anche perché questo calcio è diventato molto più povero di qualche anno fa, ma per una cifra vicina alla metà io credo che potrebbe essere un ottimo affare per la Fiorentina.
Superato l’impatto emotivo di giocare con la maglia viola addosso, la prossima stagione di Viviano potrebbe essere l’inizio di un nuovo percorso tutto da scoprire e per certi versi intrigante.
E’ solo una questione di prezzo, ma non venitemi a dire che Agazzi (Agazzi!) è più forte di lui, perché sinceramente il paragone neanche si pone.

Sentiamo un po’ cosa ci racconterà nei prossimi giorni David Pizarro dal Cile, sempre che abbia voglia di parlare e non lasci l’incarico al suo procuratore.
Se dovesse ripetere i propositi di addio a Firenze, motivati da non si sa cosa (ovviamente faccio come Alice nel paese delle meraviglie), io questa volta mi toglierei o sfizio: tu resti in viola fino al 30 giugno 2014 e se sei così demotivato da giocare nel campionato italiano (strano perché pensavo che lo conoscesse bene, visto che è qui dal 1999) vuol dire che ti alleni tutta la settimana e poi vai in tribuna ad osservare in campo i tuoi compagni.
Io credo che questa volta ce lo potremmo anche permettere: andiamo a vedere il bluff di Pizarro, non facciamoci ricattare.
L’alternativa potrebbe essere fissare il prezzo del cartellino in non meno di quattro milioni di euro, che non sono pochi per chi compierà 34 anni nel prossimo settembre, in questo modo la sua cessione porterebbe una bella plusvalenza alla Fiorentina.
E’ veramente una brutta storia, resa ancora peggiore dal fatto che è stato come prendere una coltellata a freddo, visto che nessuno si aspettava una cosa del genere.
Però rovescerei il problema: sorridiamo di fronte alle pretese del giocatore, facciamo finta di niente e vediamo un po’ come va a finire.

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