Chi fareste giocare in mezzo a Udine: Ambrosini o Pizarro?
Certo, molto dipenderà dalle condizioni di forma dei due, ma mettiamo che stiano entrambi benino e non benissimo: sarebbe più utile un recuperatore di palloni o un regista?
Un dubbio dele genere sarebbe stato considerato al limite della bestemmia tecnico-tattica appena quattro mesi fa ed invece l’ipotesi di un Pizarro in panchina non è affatto remota.
Merito della continuità di rendimento di Ambrosini, “colpa” di questo primo terzo della stagione a corrente alternata di Pizarro.
E comunque c’è di buono che non siamo più Pizarro-dipendenti, almeno non nella misura in cui lo eravamo nello scorso campionato, quando ogni squalifica, ogni problema del cileno sembravano dei macigni che arrivavano tra capo e collo.
Un bel passo avanti, perché prima o poi, e forse già dal 2014/2015, bisognerà davvero pensare ad una Fiorentina senza Pizarro.

Molto lentamente ci stiamo avviando ad una certa parità tra uomini e donne, almeno in casa Guetta.
Ieri sera si è affacciata Valentina, l’unica tra i discendenti a mostrare un minimo di interesse per le partite in televisione, e le ho detto che Cristiano Ronaldo aveva fatto cose pazzesche.
Il suo commento, secondo me fantastico e che testimonia del cambiamento in atto è stato: “ma come fa ad essere così bravo, se è così bello”.
Che è un po’ la stesso metro che noi maschi abbiamo usato per secoli e di cui in tutta sincerità sono un po’ prigionisero anch’io: ci pare strano che una bella donna possa essere anche intelligente e magari molto più in gamba di noi uomini.
E certo, già ci fa alzare il testosterone, mica vorrai che ci metta pure in difficoltà con altre doti: a tutto c’è un limite, santo cielo…
Comunque, lato estetico a parte, Cristiano Ronaldo è mostruoso e davvero non capisco come possa perdere il Pallone d’oro che in passato è stato consegnato a chi valeva un terzo rispetto a lui.
E’ meno simpatico di Messi e meno brutto di Ribery, però credo che nel 2013 non ci sia stato davvero nessuno al suo livello.

A me piace quando un giocatore della Fiorentina segna in Nazionale e nel caso di Pepito Rossi il godimento è stato doppio per tutto quello che il ragazzo ha passato.
Non me ne voglia il mio amico Piero, che tra l’altro è un grande intenditore di calcio, ma a me pare che pure Balotelli abbia giocato un’ottima partia e comunque per noi conta soprattutto la prova del talento viola che ha dimostrato come sia in grado di essere straordinariamente importante giocando come appoggio alla prima punta.
Anzi, verrebbe da dire che in quella posizione va pure meglio, anche se nei due mesi senza Gomez mi pare se la sia cavata abbastanza bene.
Non male nemmeno l’idea di farlo uscire verso la metà del secondo tempo e giocando di lunedì non si può temere che possa essere spremuto in vista della partita di Udine.
Discreto pure Pasqual, che non dovrebbe essere lontano dal staccare il biglietto per il Brasile, operazione assolutamente impensabile appena tre mesi fa.

La strada è per me ancora molto lunga, ma è indubbio che almeno sul piano dell’impegno ci sia stato un cambiamento radicale dell’atteggiamento di Vargas.
Non è devastante, ma neanche più un lavativo come è stato per due anni e mezzo, un periodo calcisticamente lunghissimo in cui non si è minimameente vergognato di percepire uno stipendio che non stava guadagnando.
Oggi pare fare tesoro dei tanti errori commessi e dovrebbe ringraziare Montella e la società, in particolare Pradé, se non gli è stata chiusa in faccia l’ultima porta.
Lui ci ha messo del suo, lavorando come avrebbe dovuto fare sempre e rinunciando (fatto altamente meritorio in questo calcio di mercanti senza scrupoli) a buona parte dello stipendio nell’attuale stagione.
Adesso aspettiamoci la continuità e magari qualcosa in più sul piano tecnico, perché il Vargas del suo secondo anno con Prandelli era un altro giocatore rispetto a quello buono, ma tutto sommato normale, che abbiamo visto in questo scorcio di stagione.
Sono sempre diffidente, però si sta meritando la seconda (o terza, o quarta, fate voi) possibilità.

C’è qualcosa che sfugge nell’accanimento mostrato per la permanenza della Cancellieri al Governo.
Altri ministri sono stati indotti alle dimissioni per molto di più o molto di meno e comunque alla fine se ne sono andati, qualunque fosse la loro appartenenza politica.
La Cancellieri no, lei va a chiedere protezione da Napolitano e la trova pure.
Letta le riconferma la fiducia, i partiti che sostengono la maggioranza sono in imbarazzo, ma nessuno prende posizioni precise a livello di direzione.
In questo momento che vi assicuro essere drammatico dal punto di vista economico per le piccole e medie imprese, per i lavoratori dipendenti e a partita iva, in Italia ci dobbiamo occupare dei casini combinati da una signora benestante con figlio milionario che sarebbe incidentalmente il ministro delle gisutizia (con la g volutamente minuscola), una dama dall’animo gentile che chiama parenti di arrestati perché amici di famiglia assicurando loro attenzione.
E lasciamo perdere ogni considerazione sulla Ligresti’s band, perché basterebbe fare un salto in Piazza della Libertà a Firenze, negli uffici di Fondiaria per avere un’idea illuminante di come sia stata ridotta una delle più belle compagnie assicurative fiorentine e nazionali.
In un paese normale una vicenda del genere sarebbe stata liquidata un giorno dopo, con le dimissioni o con una mozione di sfiducia votata dall’intero Parlamento.
In Italia no, in Italia siamo ancora ai distingui se ha chiamato lei o se ha chiamato il fratello di Ligresti.
Siamo all’accettazione che il “non è giusto” riferito all’arresto della family sia un moto del cuore.
Siamo, ovviamente e giustamente, nella melma fino al collo.

Dai che non è male vedere da lontano il casino che succede dalle altre parti pensando che non tocca a noi.
Vedi per esempio alla voce Sampdoria, dove non è che siano troppo lontani dalla Fiorentina del novembre 2011, a partite invertite, e magari può pure succedere che alla fine Mihajlovic, se davvero ci andrà, faccia meglio di Rossi a Firenze (e non ci vuole molto).
Oppure al Milan, dove hanno un allenatore che è un separato in casa, due a comandare e un centravanti assolutamente ingestibile.
Io non sarei contento nemmeno se fossi un tifoso dell’Inter, perché Moratti che se ne va è una sconfitta per loro e in fondo anche per tutti i romantici come me che hanno una certa idea del calcio.
Noi che siamo passati dentro il tunnel della scontentezza prima e del possibile abbandono affettivo poi, adesso possiamo tirare un bel sospiro di sollievo e assistere con enorme leggerezza a ciò che accade in altre piazze.

Il vero problema è che il famoso quarto d’ora di celebrità di Andy Wahrol pare sia diventato un diritto acquisito.
Tutti lo reclamano, molti lo ottengono e non importa se per arrivarci bisogna mandare il cervello all’ammasso.
Per esempio: chi si ricorderà tra un anno di tale Emanuela Corda, che ieri ha pensato bene di stupire l’Italia con la vergognosa frase secondo cui merita di essere ricordato anche il giovane marocchino autore materiale della strage di Nassirya?
Libera professionista, diploma di liceo classico, toccata dalla grazia divina del web ed eletta con i 5 Stelle (con conseguente enorme beneficio economico presente e futuro), questa signora vicina ai quarant’anni che fa pure parte della Commissione Difesa (siamo proprio messi bene…) deve avere avvertito fortissimo l’impulso di uscire dalla massa dei parlamentari per distinguersi in qualcosa.
Ed eccola lì la frase ad effetto, quella su cui oggi tutti, noi compresi, siamo qui a censurare, imprecare, ma intanto ne parliamo.
Intanto la matura classica Emanuela Corda si è fatta un nome sulla pelle dei morti di dieci anni fa, chissà come gode nel vedere il suo nome sulle prime pagine dei giornali.
E forse tra qualche tempo, quando penseremo a Nassirya, qualcuno si ricorderà vagamente che nel Parlamento italiano c’era stata una frase oltraggiosa per tutti gli italiani, ma speriamo (almeno quello) che il nome della signora Corda sia nel frattempo finito nell’oblio.

Il popolo viola riesce ancora a sorprendermi anche dopo oltre trent’anni di marciapiede calcistico.
Ok, mi ricordo delle parole di Liedholm, che ricordava sorridendo di quando “a Firenze avevano sempre qualcosa da ridire, anche dopo una vittoria sul tre a zero”, ma pensavo che sei vittorie nelle ultime sette partite potessero contribuire a pacificare gli animi.
E invece no, ora siamo a discutere sui rischi che corre la squadra (come se non si fossero saputi prima), su Mario Gomez e il ritorno: ma sarà utile davvero?
E come mai non torna?
Che problemi ha?
Non è che ci hanno dato un pacco?
Personalmente sono molto più che soddisfatto e mi porto dentro un solo dubbio, che è quello legato al portiere, ma vedendo quanto c’è in giro faccio buon viso al grande passato viola che fu tra i pali e mi tengo, almeno per ora, Neto.
Sul resto mi sento come nei primi anni prandelliani, con la differenza di una società più strutturata e di un Andrea Della Valle più dentro al proprio ruolo di guida.
Niente male davvero, se ripenso alla paura che ho e abbiamo avuto che tutto finisse, dopo i due anni vergognosi passati dal dall’estate 2010 all’estate 2012.

Non so perché, ma tranne che sull’angolo finale ero molto tranquillo e per niente pentito di essermi sbilanciato così tanto nei primi 75 minuti stradominati dalla Fiorentina.
Per lunghi tratti sembrava davvero un allenamento, eravamo talmente superiori che diventava imbarazzante per la Sampdoria: partivano e si fermavano a centrocampo.
Ok, potevamo fare un gol in più, a volte ci specchiamo troppo nella nostra bellezza, ma non mi pare il caso di farci troppo del male: abbiamo una media di due punti a partita, da quasi due mesi giochiamo senza l’attaccante più pagato della nostra storia, ci mancavano Pizarro e Ambrosini e se qualcuno ha la faccia storta peggio per lui.
I migliori sono stati i soliti (Cuadrado, lo straordinario Rossi, Gonzalo e Borja), ma a me è piaciuto anche Mati Fernandez, che ha giocato la più dinamica partita di sempre.
Chiudo con l’accoglienza a Delio Rossi che ha fatto scrivere qualcuno di voi: lo hanno applaudito in un centinaio su venticinquemila, non mi pare un successo epocale e comunque io non ho nulla di personale nei suoi confronti.
Ha solo fallito a Firenze e ha commesso un gesto inqualificabile, per questo motivo non capisco perchè debba essere inserito nella colonnina di quelli che ci piacciono, mentre altri che hanno fatto di più vengono additati al pubblico ludibrio.
Ma sono valutazioni personali, esattamente come le vostre.

Delio Rossi è stata la più grande delusione degli ultimi anni viola.
Più di qualsiasi giocatore perché ci eravamo tutti illusi che potesse davvero far girare la ruota all’incontrario rispetto alla triste parabola che stava seguendo la Fiorentina del dopo Prandelli.
Lo avevamo invocato nell’estate del 2011, fidandoci dei risultati ottenuti e soprattutto dell’idea di gioco che aveva fatto vedere a Palermo, Roma e Bergamo.
Eravamo tanto nauseati dalla conduzione societaria e tecnica di quelle stagioni che ne avevamo fatto il nostro eroe senza conoscerlo neanche un po’.
Delio Rossi ha deluso come allenatore, ma ancora di più come uomo: non si è mai voluto mischiare con Firenze, quasi non toccasse a lui essere l’allenatore di una squadra che è inscindibile con la città.
Aveva avuto un atteggiamento simile all’inizio anche Malesani, ma aveva qualche buon motivo visto che si calava da esordiente nel mondo dei grandi, con Bati, Rui Costa, Toldo e gli altri.
Poi Alberto ha capito e negli ultimi tempi fiorentini era già un’altra persona.
La sua tristezza nelle conferenze stampa è diventata dopo qualche settimana spocchia: noi, intendo come giornalisti-tifosi, non potevamo, non riuscivamo a capire, non eravamo in grado.
Poi è arrivato il capolavoro di un uomo stressato: la scazzottata con Ljajic e il dopo è stato ancora peggio del gesto infame, che ci ha sputtanato in tutto il mondo.
Quella pretesa di virilità (“sarei stato più furbo se avessi regolato i conti nello spogliatoio”), le scuse mai chieste per davvero, la convinzione di essere stato nel giusto a menare un proprio giocatore: tutti questo per me è stato peggio delle botte del 2 maggio 2012.
Lo dobbiamo accogliere con somma indifferenza, un bluff che abbiamo subito insieme a tante altre vicende spiacevoli e triste del biennio maggio 2010-maggio 2012 e da cui siamo miracolosamente riemersi.

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