Spinto dall’amore verso la Fiorentina, ad un certo punto, diciamo a metà di questa settimana, ho cominciato anch’io a credere nel miracolo Rossi.
Gomez no, sulla gestione dell’infortunio avevo lo stesso atteggiamento mentale mostrato oggi da Montella: non avrebbe mai recuperato e i motivi sarebbe bene che ci venissero spiegati con dovizia di particolari perché a Napoli eravamo tutti convinti che sarebbe rientrato nel giro di un mese, cioè in questi giorni.
Ma se Pepito non va neanche a Bologna come convocato, mi dite come si fa a pensarlo disponibile per la finale a quattro mesi dall’infortunio col Livorno e senza aver mai toccato il campo?
Poi possiamo continuare a distrarci e farci del male sperando nel gran finale all’americana, ma a ma pare che forse fin da domani sera dovremmo entrare tutti in partita nel modo più assoluto, perché siamo senza attacco e il Napoli (con noi senza attacco) è più forte.
Mi sono accorto che ho parlato solo della finale e non della gara di domani, su cui ogni pensiero è possibile: bisognerebbe non considerarlo “solo” un allenamento importante, ma capisco bene come sia un esercizio mentale di grande difficoltà.

Angelo Giorgetti è una di quelle persone a cui darei le chiavi di casa sicuro che ritroverei tutto meglio di prima, una cosa che ho già scritto per Saverio Pestuggia e non è un caso che ci siano delle similitudini tra i due (Giorgetti scrive meglio, Pestuggia è un asso del web).
Faccio la premessa per dire della sua onestà culturale, che è assolutamente fuori discussione.
Succede quindi che con la sua ottima penna Angelo scriva un pezzo elogiativo di Bernardeschi, il nuovo enfant prodige viola utilizzando un espediente: virgoletta cose risapute e assolutamente innocue al solo scopo di rendere più scorrevole la prosa.
Bernardeschi, che mi era sempre sembrato molto disponibile grazie anche all’intercessione del Crotone, ha un padre che fa l’avvocato e che scrive addirittura a La Nazione pretendendo una rettifica ufficiale perché quelle cose (che tra l’altro non si capiscono neanche bene) il figlio a Giorgetti non le aveva mai dette.
La Nazione (che non è il mio giornale) e Giorgetti (che non è un nostro opinionista) sono costretti a rettificare.
Bene, anzi benissimo: la famiglia Bernardeschi è soddisfatta, ma se continua così il calcio finisce entro poco tempo, è matematico.
E se ci prendessimo tutti un po’ meno sul serio?

Prendo atto con senso democratico che non siete d’accordo sul mio disaccordo, pazienza, è il bello del confronto

Tristissima vicenda quella della mancata partecipazione di Matteo Renzi alla Partita del Cuore del prossimo 19 maggio.
Ormai Grillo e Casaleggio non sanno più cosa inventarsi per far casino, dall’abuso della Shoah, alla messa in stato d’accusa di un sindaco fino ad andare d’amore e d’accordo con Chiti per stoppare la riforma del Senato o impedire la partecipazione del Presidente del Consiglio ad una partita che vuole raccogliere fondi per aiutare gli ultimi.
No, Renzi non può partecipare perché avrebbe troppa visibilità, come se ne avesse avuta poca negli ultimi quattro mesi, come se ci fosse bisogno di Antognoni e Barbarossa per orientare il voto degli italiani babbei e creduloni che guardano la televisione.
Avrei scritto le stesse cose se il protagonista fosse stato Letta, Monti, Berlusconi o Prodi: stanno affogando nel ridicolo e non se ne rendono conto.

Se Rossi e Gomez non rientrano nel gruppo oggi, o al massimo domani, io riporrei ogni ragionevole pensiero di averli a disposizione anche solo per un tempo tra undici giorni a Roma.
Le finali di competizioni importanti sono purtroppo piene di grandi giocatori non in grado di essere all’altezza del compito a loro assegnato: basterà ricordare Baggio nel 1994 in America o Ronaldo quattro anni dopo in Francia e a me sembra inutile e anche limitativo puntare le nostre carte sui due campioni che non ci sono e, soprattutto uno, ci sono stati davvero poche volte.
Vediamo cosa succede in queste ventiquattro ore e poi per favore smettiamo di farci del male da soli, anche solo pensando a quello che potrebbe essere e, molto probabilmente, non sarà.
Se poi recuperano, io sarò felicissimo, ma ci credo veramente poco.

Tre figli, la loro mamma, nonna e zie varie, tutti e tutte con una passione in comune: regalare e ricevere uova di Pasqua.
Il risultato è sempre lo stesso, uno straordinario sterminio di cioccolato fatto a pezzi, un trionfo di deliziosi cadaveri quasi sempre al latte che dalle 17 di ieri riposano in una più che voluminosa ciotola della cucina riposta in un armadio purtroppo non chiuso a chiave.
E’ uno dei momenti più difficili dell’anno, molto peggio del Natale, almeno per me.
Ore dolorose rese ancora più complicate dal fatto che il cacao sarebbe uno degli alimenti sconsigliati per mia dieta anti-calcoli (e ti pareva! Mica le barbabietole o i ravanelli, con tutto il rispetto, ma il CACAO!).
Qualcuno ha da fornire dei consigli utili e umanamente sopportabili per evitare che più meno ogni settanta/ottanta minuti io faccia una capatina in cucina per accertarmi dello stato dell’arte, prelevare un pezzetto o pezzone di quello che un tempo era stato un bellissimo uovo Kinder con sosrpresa e quindi avere un odioso senso di colpa con cui convivere fino al viaggio successivo?

La vera domanda al termine di una serata molto grigia è questa: con chi giochiamo in attacco all’Olimpico?
Ok, ci dicono che martedì Rossi riprenderà con gli altri a pieno regime (ma non era Gomez quello più avanti?), ma intanto voglio la conferma della notizia e poi non riesco a convincermi del tutto della possibilità di mettere Pepito dentro fin dall’inizio con così pochi giorni alle spalle di contrasti veri.
Matri è stata una delusione totale, l’ennesima.
In più non giocherà a Bologna e allora bisognerà andare alla cieca, tirare la monetina e sperare che uno tra lui e Matos faccia il centravanti per una sera.
Il ragazzino si è involuto, va a cercare le fasce perché a stare là davanti, per giunta da solo perché Ilicic è un simulacro di giocatore, ancora non ce la fa, però intanto tra una settimana gioca lui e si spera che finalmente si sblocchi perché ora i minuti messi alle spalle in serie A senza lo straccio di un gol cominciano ad essere tanti.
Sulla partita poco da dire: sono più forti e hanno vinto.
Noi c’eravamo poco, il problema è che adesso c’è l’Inter a 2 punti e in vantaggio nei confronti diretti: cerchiamo di non sciupare tutto in questo ultimo appassionante mese.
Buona Pasqua a tutti.

Farei giocare Matri per vedere se esiste un minimo di possibilità di recuperarlo in vista della finale di Roma.
Matos ha avuto le sue occasioni, ne avrà altre perché è un ragazzo sveglio e bravo tecnicamente, ma purtroppo nel calcio bisogna metterla dentro ed essendo ancora a quota zero in campionato mi pare che non sia scattata quella scintilla che avrebbe acceso i motori per la gara contro il Napoli.
Credo pochissimo al recupero di Rossi e Gomez: credo che ci si voglia fare abbastanza del male nel prospettare scenari rosei secondo i quali in dieci giorni si recupera una condizione che oggi è abbondantemente sotto il 50%.
E poiché Montella è molto più saggio di tanti sognatori, e vuole giustamente uomini in grado di garantire una condizione atletica accettabile, a me pare che siamo parecchio aggrappati a Matri e ai suoi gol.
Non si hanno invece più notizie di Rebic, neanche per sbaglio: ormai è considerato, tecnicamente parlando, un disperso ed è un vero peccato perché su di lui la Fiorentina ha investito una somma ragguardevole per l’età del ragazzo.

Ognuno di noi ha le proprie fissazioni.
Le mie un po’ le conoscete: nel calcio appena sento parlare Corvino mi si intasa la vena, e lui ogni volta che parla conferma la deriva in cui è caduto dal 2010 ad oggi, se vedo Baggio di persona e qualche suo vecchio filmato in maglia viola mi sciolgo, i gol di Antognoni mi rapiscono ancora.
Guai a chi mi tocca Guccini e, tutto in altro campo, Isabella Ferrari, Nanni Moretti lo vado sempre a vedere (ma può anche non piacermi), le immagini in bianco e nero mi inchiodano alla televisione.
Il mio amico Aurelio Virgili ora ha la fissazione in negativo con Neto, Piero Ceccatelli, che è un ottimo giornalista e profondo conoscitore di calcio, quella di Balotelli.
Ecco spiegato il titolo: possibile che sui due maggiori giornali sportivi italiani si titoli in prima pagina sul “cuore di Balotelli” solo perché ha visto dopo un anno la figlia?
Via, non è possibile perdersi ancora così, per vicende di questo livello.
Ho cercato di resistere alla sistematica demozione di Piero, ma alla fine devo ammettere che l’attaccante del Milan è molto chiacchiere e distintivo: se cominciasse a segnare (per l’Italia) quanto alcuni suoi predecessori forse riusciremmo a digerire meglio certe esagerazioni.

Vista la disponibilità di Borja Valero, io cinque minuti li troverei per fargli firmare il nuovo contratto, magari la prossima settimana, prima della finale di Coppa Italia.
Qualche mese fa scrissi che mi sembrava un po’ presto per parlarne, ma di fronte alla manifesta volontà dello spagnolo (e anche di Gonzalo), se non ci sono richieste folli di aumento di ingaggio, io darei un bel segnale mediatico e pure tecnico, perchè Borja e Firenze sembrano nati per stare insieme e non mi stupirei di una sua permanenza definitiva in città.
E anche se capisco che in questi momenti non è facile trovare il tempo per fare tutto, io mi ritaglierei un altro po’ di spazio e troverei altri cinque minuti per far firmare (finalmente!) il rinnovo a Pradé, meglio ancora se per due stagioni, per avere il tempo di programmare.

Se avessimo Messi con un nonno italiano, lo capirei perché si farebbe, come si dice, di necessità virtù, ma così no, proprio no.
Non è per fare il nazionalista a tutti i costi, ma già Camoranesi nel 2006 mi sembrava una forzatura ed era, mi pare, piuttosto bravo (poi piazzarono Semioli al suo posto e si vide la differenza).
Ma che la Nazionale italiana debba mettere dentro con la maglia azzurra giocatori assolutamente normali come Romulo, Thiago Motta (ancora!) e Paletta mi pare senza senso: possibile che non esistano in Italia difensori e centrocampisti al loro livello?
Stavolta non sono assolutamente d’accordo con Prandelli e non parlo di scelte tecniche, ma di criteri di scelta: va bene la globalizzazione ed il mondo senza frontiere, però giocano le rappresentative dei rispettivi Paesi e un minimo di appartenenza ci dovrà pur essere, o no?

« Pagina precedentePagina successiva »