Abbiamo due ragazzi in rampa di lancio e li lasciamo a candire in panchina, nonostante il quasi straziante stato di forma di Dodo e la conclamata difficolta’ a difendere di Biraghi

Arthur dopo una partita e mezzo si e’ inabissato fisicamente e nell’intervallo non lo cambi con Duncan, che almeno corre. Idem per Bonaventura che in due settimane pare invecchiato di dieci anni

Rispetto a giovedì si buttano dentro solo portiere e centravanti, con esiti pessimi, ma in questo caso dipende dalla qualita’ di chi gioca

In piu’ l’Inter e’ normalmente di almeno una categoria superiore alla Fiorentina, con la stanchezza della Coppa forse due: ecco (forse) spiegata una delle peggiori figure rimediate a San Siro negli ultimi 50 anni, pari solo al 5 a 1 col Milan del 1977 e al 6 a 0 rimediato contro Kaka e compagni nel 2004

Una vittoria molto calcistica, intesa come sofferenza, e anche alla fine meritata, perché il fin troppo sottovalutato Rapid ha avuto le sue occasioni, ma come a Vienna è vistosamente calato nel secondo tempo

Prendiamoci il meglio di una serata di passione perché ieri sera bisognava fare molta prosa e pochissima poesia e meno male che dei tre tenori viola, Gonzalez ha cantato in pratica da solo, con le sue inevitabili pause, ma anche con acuti assolutamente unici

Adesso vediamo cosa viene fuori a Montecarlo, ma questa era una salita niente affatto facile da superare e aver piantato la bandierina viola in cima al monte ci fa sentire oggi tutti molto meglio predisposti verso il prossimo

La Fiorentina ha tre giocatori che sanno giocare a calcio ad un livello superiore alla media: Arhur, Bonaventura e Nico Gonzalez, gli altri possono toccare punte di eccellenza in qualche partita, essere talvolta decisivi, ma non sono così bravi

Per far girare la squadra bisogna che almeno due dei tre siano sui loro standard molto alti, a Genova lo erano tutti e tre e ieri è accaduto nel primo tempo con Arthur e soprattutto Nico, mentre Bonaventura si limitava al compitino

Poi, calato il brasiliano, ci siamo inabissati sulla manovra, che è diventata molto lenta e orizzontale, con il povero Gonzalez che provava a cantare e portare la croce, ma ad un certo punto aveva bisogno delle bombole di ossigeno

Di solito gli uomini decisivi giocano in porta e in attacco, noi invece li abbiamo nel mezzo e non è detto che sia sbagliato, ma è certamente originale rispetto ai consueti canoni calcistici

Il vero problema sarà vedere quanto reggono questi tre e, soprattutto, se ne troviamo altri strada facendo, magari Beltran e Kayode, oppure nei pochi giorni che mancano alla fine del mercato

Un bel passo indietro, e siamo d’accordo, ma senza esagerare nelle critiche

Più che altro e’ mancata la brillantezza e non si capisce perche’ non ci siano stati cambi rispettoo a Genova, a parte Dodo

Ma…il pareggio sarebbe stato piu’ giusto e tutto e’ girato sull’errore di Mandragora, il peggiore in campo

Sconfitta rimediabile, se non ci facciamo prendere da angosce varie ed evitando processi sommari

Lo storico Cardini: “Il generale Vannacci non ha studiato Giulio Cesare, di sicuro era bisex”

«Il generale Roberto Vannacci che si definisce erede di Giulio Cesare, dovrebbe sapere come funzionava la sessualità ai tempi dei romani. Se non era gay, l’imperatore di sicuro era bisessuale, come era normale ai suoi tempi». Il professore Franco Cardini, medievalista, storico e docente universitario, Il mondo al contrario lo ha letto. Cardini, 83 anni, iscritto al Msi dal 1953 al 1965, finito recentemente al centro delle polemiche per aver definito i giovani della Repubblica sociale di Salò, «ragazzi seri e onesti, in buona fede», esprime un giudizio impietoso. «Se il generale avesse scritto di tecniche militari forse avrebbe avuto meno successo, ma sarebbe stato meglio. Di storia ne mastica pochina». 

Cardini, è un brutto libro?

«Un trattato di sociologia storica rischia di scivolare nel brutto se l’autore non è abbastanza preparato. Ci sono molte cose interessanti che però si perdono nell’insieme. Mi ha per esempio sorpreso che un generale che è stato a capo dell’istituto geografico militare, se la prenda con i migranti ignorando la ragione profonda del fenomeno, e cioè lo sfruttamento del territorio da parte delle multinazionali che hanno ridotto le popolazioni alla fame. Da quello che scrive, sembra quasi che partano per fare una gita in gommone». 

A indignare è stata anche la sua definizione dei gay come anormali.

«E Platone? E Socrate? È il concetto stesso di normalità che è stato superato, per studi scientifici ma anche etici. Se il tema è la morale cattolica, anche in questo caso dovrebbe aggiornarsi: se qualcuno domani impazzisse e decidesse di proporre una legge per far diventare reato l’omosessualità, io sarei tra i primi a battermi per fermarla. E non sono certo un progressista. Ma la società è laica». 

Nell’esercito continua a esserci una deriva machista, omofoba, fascista?

«Sono stato ufficiale di complemento, a me l’esercito fa simpatia. Spesso però, non per colpa sua, serve cause sbagliate. Nell’esercito come nella società ci sono sacche di resistenza. Più che di machismo, parlerei di forza di inerzia conservatrice. Bisogna avere un po’ di pazienza, i cambiamenti hanno bisogno di tempo». 

Cos’altro non l’ha convinta del libro?

«Parla della necessità che l’uomo si imponga sulla natura: fa i ragionamenti di mio padre negli anni Sessanta, quando si pensava che le risorse fossero infinite. Gli consiglio di leggere il filosofo Chomsky sul progresso». 

Perché se il libro è tanto debole, la destra si spacca e attacca il ministro Crosetto che lo ha rimosso dal suo incarico, a cominciare da Matteo Salvini?

«Crosetto è Giorgia Meloni, e Meloni non piace a tutta la destra. Un caso per tutti? La guerra Russia-Ucraina: sono in molti a non schierarsi con Zelensky. Ogni occasione è buona per far emergere il dissenso». 

Continua a definirsi fascista?

«Io mi definisco da anni cattolico, socialista, europeista. Non rinnego la mia storia. Ma sarei contento, se, al di là delle frasi fatte, si definisse cosa è fascismo e quindi cosa è antifascismo». 

Fatico a ricordare una partenza del genere, forse il 5 a 1 al Napoli di quarant’anni fa esatti, con la tripletta di Monelli che fa il tunne a Krol, e fu una stagione entusiasmante

Non mi viene neanche voglia di scrivere che bisogna essere prudenti, perché odio le frasi fatte, e allora preferisco pensare che sia la continuazione delle farneticazioni da tifoso di cui parlavo nel post precedente

Ho faticato a trovare il migliore in campo nelle pagelle per il Corriere, alla fine del primo tempo erano in tre Kayode, Biraghi e Nico Gonzales più o meno sullo stesso livello

Poi ho scelto Bonaventura, perché l’assist per la rete di Mandragora è roba da palati sopraffini, un minuto dopo aver sbrogliato con classe un’ingarbugliata fase difensiva e che non ha sbagliato niente

Ho anche cercato nella memoria un esordio così dirompente come quello di Kayode e il paragone con Chiesa nel 2016 a Torino al termine della gara non reggeva perché era troppo limitativo: non vorrei scomodare gli dei del calcio, ma siamo in scia a quello di Antognoni a Verona.

Certo, mancano le altre 400 partite in maglia viola, ma da qualche parte si dovrà pure cominciare…

Una nuova stagione, la quarantaseiesima da quando faccio radio, molte di più da quando ho visto per la prima volta le maglie viola in campo, ed era il 1966, una storica semifinale di Coppa Italia con l’Inter

Passano le stagioni e ogni volta mi sorprendo a pensare alla grande fortuna che ho avuto a fare di questa passione una buona parte del mio lavoro e sono questi i momenti in cui mi ritrovo a pensare a traguardi impossibili, a congetture astrali straordinarie che ci proiettano verso orizzonti perfino tricolori

Buon campionato Fiorentina, da una vita fedele compagna di viaggio

E’ proprio necessario togliere la maglia numero 10 a Castrovilli per darla ad un altro? Non bastano le batoste delle ultime due settimane?

Certe cose proprio non le capisco: la sacralità della maglia più affascinante, almeno per me, è stata persa da tempo: l’abbiamo data al Tanque Silva e pure ad Olivera, tanto per dire, e non la può tenere l’unico giocatore viola Campione d’Europa?

Non si è ritirato e a quanto ne so ha un ottimo rapporto con i compagni perché è un ragazzo corretto, calcisticamente molto sfortunato, che ha probabilmente sbagliato nella trattativa per il rinnovo del contratto, ma che non merita questo accanimento

Anche perché l’unico meritevole quella maglia che fu di Montuori, De Sisti, Antognoni, Baggio e Mutu sarebbe Bonaventura, che non ci pensa affatto a sfilarla dalle spalle di Castrovilli

E allora: perché continuare con questa storia?

Nel bene e nel male tutto quello che succede a Firenze per Radio Bruno e’ responsabilita’ mia e quindi…avete ragione

Non ho ben calcolato l’enorme seguito del Pentasport e dell’affetto dei 160000 ascoltatori che ci permettono di andare avanti e ho sbagliato a non scaglionare le ferie dei giornalisti costringendo alcuni di voi ad ascoltare altre voci

Mi scuso con voi, riprenderemo mercoledì e non succedera’ piu’

Adesso direi che ci siamo, manca forse un difensore e, se va via Castrovilli, un centrocampista, mentre per i trequartisti e gli esterni siamo in grande abbondanza

Le quotazioni di Igor a Cabral, mi hanno sinceramente sorpreso e potrebbero pareggiare i minori introiti di Amrabat, ormai diventato una specie di novella dello stento in salsa viola

Mi pare una squadra molto cercata da Italiano, atteso al bivio del terzo anno, scadenza molto complicata sotto molti aspetti, a cominciare da quelli psicologici

Ribadisco: per me Nzola è superiore a Cabral, mentre Beltran è una gran bella scommessa, sono curioso di vedere cosa succederà con Jovic e non credo che ci saranno scende di disperazione se dovesse partire

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