Voterei ancora Matteo Renzi perché mi pare l’unica possibilità per uscire dall’immobilismo della politica.
Perché sta cercando davvero di cambiare l’Italia, anche se ha esagerato nella creazioni di aspettative che per ragioni oggettive non potevano essere poi rispettate.
Credo che ci sia un vizio di fondo nel come in Italia si guardi alla politica e cioè che la si consideri come se fosse un continuo campionato di calcio, in cui esiste il tifo a favore e ancora di più il tifo contro.
Sto con Renzi e contro Grillo (per esempio), come se si giocasse Fiorentina-Juventus, mentre invece la politica è ben altro, è la sintesi dei rispettivi interessi e dei rispettivi ideali, la sommatoria delle esigenze di chi deve essere governato.
Anche per questo sono profondamente disinteressato alla querelle tra Diego Della Valle e Matteo Renzi che invece pare tanto turbare il popolo viola, come se assistesse ad un doloros bisticcio in famiglia che imbarazza.
Non conosco l’eventuale programma politico del patron della Fiorentina, ma personalmente lascio sempre aperto il cervello: se ci saranno cose interessanti, dirò la mia da cittadino.
Per ora seguo con preoccupazione gli sforzi di Renzi, sottolineandone anche gli errori di percorso, alcuni dei quali erano evitabili, se solo ci fosse stato meno voglia di stupire e di dare spazio soprattutto a determinati ministri (io ancora non ho capito perché a recuperare in Congo i bambini da adottare sia andata la Boschi, che cura i rapporti con il Parlamento).
Per ora lo rivoterei e credo che pensino come me la maggioranza delle italiane e degli italiani che ancora si sforzano di entrare nel seggio.

Capisco che interessi più vincere qualcosa, anche una nuova Coppa Italia, però dopo quello che abbiamo passato nel 2002 la notizia dovrebbe rallegrarci: siamo finanziariamente la società più solida in Italia.
Non la più ricca, ma quella che dà maggiori garanzie per il futuro.
Sarebbe bella questa licenza poetica in più in fase di mercato, e magari potremmo pure concedercela, però l’idea di essere i più affidabili a me non dispiace affatto.
E qui, come si diceva nei lontani anni settanta, si apre il dibattito: siete soddisfatti anche voi?

Sì, io sono stato uno di quelli che ha maggiormente sottolineato le prove negative di Borja Valero.
Pensavo e penso che fosse un mio preciso dovere farlo per una forma di onestà intellettuale verso chi ha la bontà di seguirmi: essendo uno dei più bravi, era ed è logico aspettarsi da lui molto.
Se quel molto diventa qualcosa che va al di sotto della sufficienza, è giusto sottolinearlo.
E Borja da Parma,cioè Gervasoni, in poi non è più lui.
Adesso però è arrivato il momento di fargli sentire tutto il nostro affetto, di fargli capire che siamo tutti dalla sua parte, così come lui è stato dalla nostra quado si è trattato di rinnovare e ha davvero fatto una scelta di vita.
Firenze è la sua casa, cerchiamo di farglielo capire.

Ne avevo già intravisto le potenzialità per non diventare un secondo Lippi o un secondo Mazzarri, fate voi.
Era successo al Franchi con la storia delle parrucche e poi quando aveva mimato la direzione d’orchestra sugli insulti cantati, anche se dopo, a partita persa, era scivolato nel vittimismo.
Ora poi che è diventato allenatore della Nazionale pare essere molto sopra le parti, non facendo sconti a nessuno.
Sto parlando ovviamente di Antonio Conte, che ha pubblicamente cazziato il suo ex pupillo Bonucci per il post da ultrà contro la Roma, che non convoca Balotelli per manifesta incapacità tecnica, che alla fine avrà con Firenze, sede della Nazionale, un rapporto migliore di quello che aveva Prandelli.
Perché si è posto nel modo giusto quando è andato a trovare Montella, perché ha spesso la parola giusta per i viola, che si tratti di tirare su il morale a Rossi o parlare di Aquilani.
Per ora sta transitando dalla casella neutralità, ma chissà come andrà a finire se continua così.

Un momento straordinario, tra i tanti di ieri sera, che ho avuto la grande fortuna di vivere da comprimario, ma da vicino, grazie alla Hall of Fame viola.
Non me l’aspettavo e non se l’aspettava nessuno la commozione di Bati, è arrivata all’improvviso, come se avesse deciso che fosse arrivato il momento tra la sua gente, perché Firenze è la sua città, di lasciarsi andare, di essere se stesso a 23 anni di distanza dal suo arrivo “quando io ed Irina non avevamo niente”.
Con lui ho avuto un rapporto straordinario per cinque anni e pessimo per quattro, non è un segreto per nessuno e un po’ pensavo di conoscerlo, ma mi sbagliavo.
E’ stata una serata semplicemente perfetta, con punte inarrivabili, tra Bati e Albertazzi, Merlo e Mazzoni, Antognoni e i ragazzi del primo scudetto.
Una serata da portarsi dentro a lungo.

Sì, memorabile, perché io ancora mi ricordo a distanza di 37 anni di un 3 a 0 all’Inter con tripletta di Desolati: battere così l’Inter non è proprio un avvenimento consueto dalle parti del Franchi e direi pure in giro per l’Italia.
Perché vincere in quel modo e dopo un periodo non proprio brillante (con la b minuscola) è un qualcosa che fa bene al cuore e alla classifica.
Straordinario il gol di Babacar, che ha oscurato quello bellissimo di Cuadrado e se poi segna pure Tomovic si può far festa grande e io l’ho fatta senza troppi tentennamenti, visto che nelle ultime settimane siamo stati tutti, io compreso, fin troppo critici.
Alcuni poi parevano addirittura godere del rischio che qualcosa potesse essere rotto e invece in quattro giorni abbiamo segnato sei reti e stiamo rimontando.
Battere Mazzarri, bravo quanto antipatico, è una soddisfazione nella soddisfazione, quasi come tornare a cantare di quale colore fosse il pallone: un’indicazione piuttosto utile per quelli che avevano la maglia bianca, visto che non l’hanno mai preso.

Ci sono momenti che devono essere sfruttati, occasioni da cogliere al volo.
Ecco, a me pare che insistere stasera su Bernardeschi sia una mossa coraggiosa, ma anche intelligente perché sposa l’esigenza di vedere il ragazzo in campo in una partita di grande importanza come Fiorentina-Inter con il fattore sorpresa, che potrebbe essere decisivo.
Metterlo ai margini, regalargli solo uno scampolo di gara sarebbe invece il frutto di una decisione fin troppo ponderata.
Bernardeschi-Babacar-Cuadrado, non è proprio il trio delle meraviglie che sognavamo in estate, ma potrebbe regalarci sorprese bellissime.

Dopo è tutto semplice, come lo scorso anno in Ucraina a Dnipropetrovsk.
Ma bisogna giocarle con la testa certe partite in cui hai tutto da perdere e la Fiorentina lo ha fatto benissimo, dimostrando una grande maturità.
Ho scoperto Bernardeschi, nel senso che per la prima voltal’ho visto sui novanta minuti ed è stato in partita sempre, dal primo al novantaquattresimo.
Ha molta più classe di Matos, tanto per stare ad un paragone che viene spontaneo dopo l’avventura europea della passata stagione.
Ci siamo divertiti un po’ tutti, abbiamo visto che Lazzari non è scomparso e che Ilicic può fare la differenza, se si sveglia con la luna buona.
Faceva freddo, ma era sopportabile e alla fine è andata come speravamo, adesso spingiamo insieme domenica sera per i tre punti della svolta.

Molto triste che partendo dal Meyer si sia arrivati alla discussione Brovarone-Bucchioni, con tanti a fare le verginelle.
Voglio dire che in molti si dicono scandalizzati e poi si divertono un sacco a sentire volare gli stracci, io ne avrei fatto volentieri a meno, ma era obbligatorio dare il diritto di replica a Bucchioni.
Così come era doveroso il mio intervento contro chi aveva usato parole che si potevano tranquillamente equivocare, magari potevo essere meno duro, ma la sostanza non cambia perché su certe cose, come la violenza verbale e non, non transigo.
Ora sono in un bell’albergo di Minsk, in questa Nazione dove tutto sembra molto ordinato, fin troppo direi.
Stare così lontani da casa farà bene a molti, aiuterà a recuperare un pizzico di serenità, che in questo momento ci serve come il pane.
Meno isteria e più gol, la mia ricetta per domani è tutta qui.

Era la prima volta che provavo da utente il Meyer: niente di grave, anche se la minima cosa, peraltro programmata, su un figlio di sette anni ti fa stare sempre in pensiero.
E’ stata un’esperienza unica, perché io e Letizia siamo stati letteralmente avvolti in un’atmosfera familiare che riesci a percepire solo se ci sei veramente dentro e quindi spero che per voi non succeda mai.
Ti portano dolcemente e col sorriso sulle labbra al punto dove devi arrivare e ti senti protetto, Cosimo ad un certo punto ha detto: “via, non perdiamo altro tempo e addormentatemi”.
Perché tutto è stato vissuto come un gioco, prima e dopo, e noi genitori lì, molto meno angosciati soprattutto per merito loro.
Si può fare il proprio mestiere in tanti modi diversi, ma chi sta nelle strutture ospedaliere ha molte responsabilità in più perché un suo sorriso tranquillizza, una parola giusta regala forza a chi soffre.
Il giorno dopo non posso che dire grazie a questi gentili sconosciuti che mi fanno sentire ancora più orgoglioso di essere fiorentino.

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