Ottima serata, meno complicata del previsto e allietata dalla lieta novella del ritorno del figliol prodigo.
Il migliore in campo, chi l’avrebbe detto?
Se si è sbloccato o no ce lo dirà la Roma, mi è piaciuto il suo uscire dal campo senza stare a gigioneggiare troppo, consapevole che molto deve essere ancora fatto per riconquistare la fame del giocatore che era un anno e mezzo fa.
Nonostante la mancanza di diversi titolari, c’è stata una buona circolazione della palla, soprattutto nel primo tempo e comunque non mi sembra che siano mai stati corsi particolari pericoli.
La squadra corre di più che a dicembre, bisogna pretendere di più da Cua e possiamo essere molto sereni in attesa della Roma.

Il primo ricordo non può che essere che per quella notte del maggio scorso in cui è morto il calcio.
Poi dallo schifo totale siamo come sempre ripartiti anche se il retrogusto amaro di una follia consentita ed impunita personalmente me lo porterò dietro per sempre.
Riecco quindi la Coppa Italia, con il suo consueto strascico di pro e di contro, a cominciare da chi far giocare: i migliori o quelli che non si devono mai e che svariati motivi, non ultimi quelli di mercato, avrebbero bisogno di un po’ di vetrina.
Di partite scivolose come quella di stasera ne ricordo diverse, per esempio un’incredibile eliminazione con Prandelli contro un Torino nettamente inferiore all’Atalanta.
Conterà in negativo anche la scarsa partecipazione del pubblico: chi ha la fortuna di lavorare è difficile che possa raggiungere velocemente ed entro le 18 il Franchi, ma il predominio della televisione è totale, sia questa a pagamento o visibile a tutti.
Io manderei in campo Gomez, per un’ulteriore prova d’appello e se le cose non dovessero andare si butta dentro Babacar e si spera che finisca come a Verona.

Certe emozioni non si scordano mai.
Era il primo settembre 1979, mi ero appena diplomato, non avevo,come si dice, ne’ arte ne’ parte, solo una gran voglia di fare il giornalista e partiva l’avventura.
Se non ci fosse stata Radio Blu non so come sarebbe andata a finire, quasi sicuramente avrei avuto una vita molto più “normale”.
In questi 35 anni di avventura bellissima ed indimenticabile non ho mai pensato di essere qualcuno e ancora oggi mi sorprendo se qualcuno vuole fare una foto con me o mi chiede un autografo.
La mia idea è sempre stata quella di entrare nelle case e nelle auto delle persone e proprio per questo ci vuole garbo, educazione, sensibilità: pur avendo commesso diversi errori, spero di essere stato all’altezza di ciò che chiedevano le persone che ascoltavano.
Radio Blu è stata la mia vita fuori dalla mia famiglia, le ho dato e mi ha dato tutto, per tanto tempo l’ho chiamata “la mia bambina”, poi ho smesso perché è talmente cresciuta che mi sembrava riduttivo.
Il prossimo 30 giugno si chiude una storia bellissima ed il primo luglio ne comincerà un’altra, sempre col Pentasport e i suoi “figli”, oltre che con “Viola nel cuore”.
Triste?
Direi più emozionato, sapevo da mesi che sarebbe arrivato il momento dell’annuncio, poi saranno le 20 dell’ultimo giorno di giugno e si chiuderà il sipario.
Sarebbero tante, troppe, le persone da ringraziare e ancora c’è da tanto da lavorare, quindi vado a pensare al Pentasport di questa sera…

Per una volta non facciamo troppo gli schizzinosi e godiamocela senza problemi.
Non la meritavamo?
Può essere, ma le volte che c’è andata male?
Impietoso il confronto tra Gomez e Babacar, in tutti i sensi.
Il tedesco ha fallito l’ennesima prova d’appello e domenica sera, se esiste una logica, andrà senza troppi rimpianti in panchina.
Per me il migliore è stato Joaquin, ma se qualcuno mi dice Tatarusanu, Mati o lo stesso Babacar non starei troppo a discutere.
Siamo ancora in corsa per l’Europa, a pensare in grande anche per quella che conta di più.

Ancora Gomez, sempre Gomez, fortissimamente Gomez.
Il quesito, che appena un anno fa sarebbe sembrato quasi una bestemmia è se sia il caso di farlo giocare a Verona oppure tenerlo in panchina.
Credo che sia giusto mandarlo in campo perché abbia ancora una possibilità, per vedere se si scuote dopo una settimana in cui è stato al centro del mondo e non certo per meriti calcistici.
E d’altra parte non è che abbiamo chissà quali soluzioni offensive alternative.
Diamogli quindi fiducia ancora una volta e vediamo se riesce a sbloccarsi, poi semmai ci metteremo a fare altre considerazioni.

Che facciamo con Mario Gomez?
Lo mandiamo via ora, certificando così il più grande flop della storia oppure proviamo un nuovo recupero?
Dipende dall’offerta che viene fatta alla Fiorentina, cioè da quanto ci perde la società.
E dipende anche da chi prendiamo al suo posto, perché a gennaio si compra sempre molto male e quest’anno mi pare ancora peggio.
Nel frattempo non sarebbe male se l’ormai ex SuperMario ci desse una mano giocando a Verona, perché contro il Chievo sarà certamente lui l’attaccante, una partita finalmente decente.
Anche perché la pazienza di tutti è finita.

Ad un certo punto ho avuto paura per via di quella vecchia regola per cui nel calcio vieni punito quando non concretizzi.
E invece è andata bene, al termine di una partita divertente, dove abbiamo vinto soprattutto per merito di un centrocampo spettacolare, dove tutti hanno giocato benissimo.
Resta sullo sfondo il problema di Gomez, che pare imballato atleticamente e qui è lui che deve darsi una mossa, anche se alla fine va vicini alla sufficienza, pur non centrandola, per essere entrato in almeno due azioni importanti.
Impressiona la trasformazione di Joaquin da talentuoso puro ad esterno a tutto campo, un cambio che gli fa onore.
Spettacolare il primo tempo di Borja Valero e da applausi la prova di Pasqual, un capitano vero.
Non siamo poi messi troppo male in classifica, basta crederci davvero, remare tutti insieme e magari cautelarci con un portiere che conosca bene la serie A perché per ora Tatarusanu fa rimpiangere l’ultimo Neto.

Credo che per una volta Andrea Della Valle debba abbandonare la sua naturale propensione alla comprensione dei problemi altrui.
E’ arrivato il momento della decisione, non si possono fare sconti e tutti devono essere richiamati alle proprie responsabilità, a cominciare da chi ne ha più degli altri.
Per esempio Montella, che non può esternare come se fosse un corpo estraneo alla società: vediamo cosa succederà oggi in sala stampa, ma sinceramente sempre più spesso sembra che nella Fiorentina ci siano due modi di sentire molto diversi da loro.
Due tronconi che non si parlano, oppure che se si parlano non si capiscono e quindi non trovano quindi mai un minimo comune denominatore.
Ovviamente Pradé e Macia sono coinvolti nella confusione molto preoccupante che regna sotto il cielo viola, ma a ma pare che al di là degli evidenti errori commessi durante il mercato (ma i giocatori sono stati concordati con l’allenatore?), almeno loro stiano cercando di cucire strappi e strappetti vari.
Ma deve essere ADV ad alzare la voce, per difendere i propri interessi e soprattutto per evitare spettacoli avvilenti come quello di Parma.

Si potrebbe liquidare quello che penso con una battuta ormai fin troppo nota: ho delle idee che non condivido, ma purtroppo la realtà è molto più seria e ci coinvolge tutti.
Non possiamo più permetterci l’ottimismo della ragione, pensare cioè che gli altri capiscano, che possano affrontare un dialogo tra pensieri diversi, fedi diverse, che porti veramente a qualcosa di costruttivo.
Perché gli altri non capiscono, non hanno mai capito e non capiranno.
Ci hanno dichiarato guerra, stanno entrando, anzi sono già entrati, nelle nostre case, nella nostra vita di uomini e donne mediamente perbene, persone che vorrebbero vivere pacificamente i propri affanni più o meno reali.
Bisogna prenderne consapevolezza nel più breve tempo possibile, ancora un po’ e sarà davvero troppo tardi perché loro hanno un vantaggio fortissimo: attaccano per primi, sono motivatissimi, sanno dove colpire e sanno pure che le nostre reazioni saranno sempre le solite: condannare, protestare, la presa di posizione indignata, aspettare il prossimo massacro.
Da un po’ di tempo quando vado allo stadio ci penso con un brivido: ma qui se arrivano un paio di pazzi invasati e cominciano a sparare a raffica o si fanno esplodere inneggiando ad Allah, come facciamo a neutralizzarli?
E’ successo a Parigi, ma poteva accadere in Piazza della Signoria o sotto i portici a Torino, nella sede di un giornale o di un’organizzazione cattolica (maledetti infedeli!) che aiuta i clochard.
Proviamo a pensarci seriamente e da domani, quando sarà passato lo sdegno, smettiamo di far finta che non sia successo niente.

Vorrei sapere chi ha deciso di far battere il rigore al tremolante Gomez: non è più tempo da gesti nobili, ma da azioni per fare punti.
Un secondo tempo indegno e non so che partita abbia visto Montella, che a fine gara pareva soddisfatto per la prestazione dei suoi giocatori.
Avremmo potuto pareggiare, ma sarebbe cambiato poco, questo inizio 2015 è stato terrificante ed il caso Gomez è ormai tracimante per tutti.
Lui va a scusarsi con i tifosi a fine gara, ma quanti punti abbiamo buttato via fino ad oggi a causa sua?
Non solo lui,ovviamente, anche Gonzalo e soprattutto Savic (completamente fuori di testa) sono sul banco degli imputati.
Stiamo scivolando nell’anonimato e alla vigilia della partita l’argomento principale è stata la polemica tra Montella e la società, certo non montata dai giornalisti, ma provocata dalle dichiarazioni puntute del tecnico: complimenti.

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