Per la prima volta in quasi diciotto anni di vita di questo blog, che a quanto mi risulta è al quarto posto tra gli strumenti elettronici consultati da chi tifa viola, non ho scritto niente dopo la gran bella vittoria in Coppa
Non me la sentivo, e siccome questo spazio è nato solo per il piacere del dialogo con voi e non per mestiere e tanto meno per un guadagno personale, non mi pareva corretto mettere quattro righe in croce giusto solo per assolvere ad un compito che non esiste, perché qui non devo proprio fare niente di prestabilito e scrivo quando e come voglio, senza preoccuparmi del successo o della bocciatura delle mie parole
Non me la sentivo, perché quello che sta succedendo in Israele e a Gaza è devastante e occupa molto spazio di tutti quei pensieri che vanno oltre la mia famiglia
Siamo passati al rovesciamento delle parti: dalla Turchia ai centri sociali italiani, dall’Indonesia all’insopportabile Greta (lo avevo già sottolineato in epoca non sospetta), Hamas è diventata una forza di liberazione giusta e forse anche democratica, mentre Israele si sta avvicinando alle più feroce dittature sanguinarie degli ultimi cento anni
Quello che è successo il 7 ottobre? Nell’oblio, un accessorio della storia
Quello che sta succedendo a Gaza è intollerabile, nessuno conta più i morti e ricordo che fino al 6 ottobre scorso faceva notizia un attentato a Tel Aviv e la conseguente risposta israeliana, adesso siamo nell’ordine delle migliaia e migliaia di morti, che diventeranno solo un numero nella macabra contabilità post guerra
Vittime civili, bambini, donne, anziani, malati, ostaggi torturati e usati come scudi umani, uno stillicidio a cui un ebreo laico come me assistente impotente e con sempre maggiore preoccupazione, maledicendo ogni giorno di più l’assurda politica di Israele che per decenni ha e si è nascosto il problema palestinese, contando solo sulla propria forza economica e militare
Il fatto che sia una democrazia in tutto e per tutto peggiora ancora di più la situazione perché Netanyahu lo hanno votato gli israeliani, a cui evidentemente va benissimo una politica che divide gli uomini tra chi è di serie A e chi di serie B. E figuriamoci se chi sta sotto può aver diritto ad uno Stato
Mancano i pontieri, tra i falchi di Tel Aviv e chi vive a Gaza, ognuno nega alla controparte di esistere e intanto si continua a morire e a far crescere l’immonda pianta dell’antisemitismo