Bisogna rovesciare il concetto di fondo: non siamo noi a doverci meritare il sì dei giocatori, ma loro a dover sperare di essere riconfermati.
Perché spesso siamo dei maestri a farci del male da soli e quindi pensiamo solo alle nostre magagne e non a quello che succede nel giardino del vicino, che spesso è tutt’altro che più verde del nostro.
Stare nella Fiorentina è un privilegio: si è pagati regolarmente, la piazza è calda, ma non asfissiante, la città tra le più belle al mondo e non andiamo oltre sul piano comparativo per non fare la solita figura dei provinciali.
Sono proprio sicuri, non so Kalinic e Vecino, di avere una vita professionale e personale migliore a Milano o a Napoli?
Se poi si parla di ingaggi raddoppiati, allora è un altro discorso, ma questi soldi andrebbero meritati e non mi pare proprio che nella Fiorentina ci siano oggi calciatori retribuiti a valori inferiori alle proprie prestazioni.

Il valore aggiunto di chi racconta una partita di calcio via radio credo sia la propria percezione dell’avvenimento.
La puoi descrivere bene o meno bene, ma la devi “sentire” e quindi sbilanciarti e quindi pure sbagliare conseguentemente a quello che provi in quel momento.
Prendiamo il gol della Samp domenica scorsa: me lo possono far rivedere cento volte, farmi notare che Tatarusanu aveva un paio di giocatori davanti che lo coprivano, ma io mi devo fidare della prima impressione e cioè che Tata sia partito con quel secondo di ritardo che per un portiere è tutto.
E così è stato per mille e mille altre azioni raccontate in quasi 1400 radiocronache, perché quando si ha un microfono in mano e si parla della propria squadra del cuore non si è semplici notabili dell’avvenimento.
Al contrario lo si vive come quando, nel mio caso personale, si andava in Ferrovia e con quella fantastica maglia viola c’erano Antognoni più altri dieci.
Per questo continuerò a sbagliare, ma non rinuncerò mai a trasmettere le mie emozioni.
E d’altra parte, se avessi voluto essere in un altro modo, diciamo pure un radio/telecronista normale, la prossima domenica non sarei andato ad Empoli, ma in un qualsiasi altro campo della serie A per raccontare via satellite una partita qualsiasi di cui non me ne frega assolutamente niente.

I miei sospetti di una ventina di giorni si stanno dimostrando fondati: siamo stanchi, corriamo poco e corriamo male, soprattutto ci muoviamo pochissimo senza pallone.
La brillantezza di un tempo è un ricordo che fa male, basta pensare alla gara di andata contro la Sampdoria a Genova.
Il problema è che oltre ad aver preso tre punti contro Verona, Frosinone e Sampdoria non avremmo meritato di più e questo è gravissimo.
Ci stiamo avvitando e scendendo in classifica, meno male che come tutte le primavere sta rifiorendo Ilicic, oggi assolutamente il migliore in campo.
Come contro il Verona eravamo passati in vantaggio, la potevamo gestire e non ci siamo riusciti e questo è un problema di personalità, quindi un problema di Sousa
Non siamo più disillusi, ma preoccupati, almeno per me è così.

Vabbeh, ho le mie attenuanti…
E’ da un po’ di tempo che prediligo la qualità alla quantità e quindi passare del tempo con i miei figli è il massimo della vita.
Vado quindi spesso a prendere Cosimo a scuola e là davanti c’è uno splendido prato, invitante per il “matchino”, succede che sono in cinque e i novenni mi chiedono di partecipare in abiti lavorativi (e meno male che odio la cravatta!) alla sfida.
“Ok, mi metto in difesa e non tiro”: avevo detto che dopo l’infortunio dell’estate non avrei più giocato e invece…
Il resto non ha prezzo per un padre diversamente giovane come il sottoscritto, perché sono in squadra in Cosimo e dialoghiamo calcisticamente come immaginavo non sarei mai riuscito a fare visti i 46 anni di differenza.
E non mi sono neanche fatto male, ora però davvero basta, a meno che…

Per me Montella è stato un ottimo tecnico, che ha regalato gioco e quarti posti, che nella filosofia corviniana vorrebbero dire scudetti.
Non capisco quindi perché dovrebbe essere fischiato quando domenica tornerà al Franchi e non credo che alcune sue improvvide uscite sui tifosi e l’ambiente, vedi soprattutto dopo il Siviglia, scalfiscano quanto di buono realizzato nei tre anni in viola.
Quello che proprio non comprendo è però la sua tenacia nel pensare di avere ragione sulla famosa clausola rescissoria, che Montella ha liberamente firmato senza troppi problemi e che ha cominciato a stargli sulle scatole fin dall’inizio della scorsa stagione.
Per una mia costruzione mentale e morale non riesco a sopportare chi si sottrae agli impegni presi, che siano scritti o verbali: a costo di farmi del male, voglio sempre rispettare la parola data.
Per questo le disquisizioni giuridiche di Montella, con cui sull’argomento ho avuto un vivace scambio di opinioni a Palermo dieci mesi fa, mi deludono parecchio.

Giornate piene di dolce far niente, anche se mi sono preso uno spavento con Cosimo sugli sci, ma i bambini hanno (purtroppo non tutti) un loro angelo protettore che li assiste e che condannano per fortuna il genitore solo allo stress.
Bellissimo avere davanti ore non programmate, cene non fissate, una lentezza avvolgente e piena di fascino.
Domani si fa il bis e poi si riparte, con un bel carico di benzina nel serbatoio: speriamo che ce l’abbia pure la Fiorentina.

Non ha detto cose sensazionali, ma era necessario che parlasse.
Andrea Della Valle è uscito dal castello ed è sceso tra noi a raccontarci che non vuole mollare, che bisogna crederci, che la famiglia ha messo anche quest’anno venti milioni: se avesse evitato la solita differenziazione tra tifosi bravi (quelli che non contestano) e meno bravi (quelli che contestano) il voto sarebbe stato altissimo.
Così comunque mi è piaciuto, è stata un’uscita a sorpresa che non placherà l’ira funesta di chi odia i Della Valle a prescindere, ma dà secondo me compattezza all’ambiente e in questo momento penso che ce ne fosse un gran bisogno.

Il quesito di fondo è capire quale sia la vera Fiorentina?
Perché forse il miracolo del girone di andata aveva fondamenta fragili e cioè una preparazione ottima, ma anche impostata per avere una avvio sparato che è poi proseguito per me tre mesi.
Un’analisi completa di partenze e arrivi ci regala un organico indebolito rispetto all’anno scorso ed è da lì che è nato il mio “insufficiente” alla fine del mercato estivo, e questa è una responsabilità della società, che non a caso si è ridimensionata in termini di ingaggio.
Ma poiché il calcio non è solo numeri, ma anche fantasia e fiuto, ecco che c’è sembrato di averli fregati tutti e forse lo hanno pensato pure dentro la sede viola, raddoppiando il “non investimento” con i risultati che vediamo.
Detto tutto questo, ribadisco il concetto per cui non è possibile immaginare di non aver battuto il Verona e il Frosinone perché non sono arrivati difensori e centrocampisti.
Cioè, sono arrivati, ma è come se non ci fossero..

Mentre uscivo dallo stadio di Frosinone ripensavo a Spalletti e alle sue dichiarazioni post eliminazione a Madrid.
Ecco, dopo aver preso due punti contro l’ultima e la penultima in classifica, riterrei opportuno adottare lo stesso atteggiamento: silenzio e a casa contriti.
Poi si può discutere sul rigore non dato a Kalinic, molto nervoso e non è un caso, o appellarsi alla sfortuna per i due legni colpiti nel finale del primo tempo, ma resta il fatto che il Frosinone il suo punticino se lo è guadagnato tutto.
Siamo mosci, senza continuità di gioco e andare meglio che contro il Verona mi pareva proprio il minimo.
E’ colpa della società e dei mancati acquisti a gennaio?
Ne ho diffusamente discusso con Bernardo nel Pentasport di fine partita: per me non è possibile che sia così, che cioè dei professionisti strapagati si blocchino perché la Fiorentina ha sciaguratamente deciso di farsi del male da sola.
Se così fosse, io li manderei tutti a casa, perché i giocatori e Sousa hanno il dovere di dare tutto fino al 15 maggio e se ne devono fregare di chi c’è o non c’è, poi si discute
Con questo parametro di giudizio cosa dovrebbero dire e fare i loro colleghi che vengono pagati un mese sì e tre no?

Per evitare il bis della passata stagione, Cagliari e Verona, bisogna giocare bene e vincere a Frosinone.
Se vogliamo parlare di clima acceso per via dell’esordio di Lezzerini all’andata o perché loro si giocano le ultime possibilità di salvezza, facciamolo pure, ma sono teorie fragili perché abbiamo avuto una settimana di tempo per preparare la gara.
E poi recuperiamo il centrocampo titolare, il resto sta tutto nelle scelte di Sousa, che dovrebbe aver capito la lezione di domenica scorsa: qui non c’è tempo per recuperare nessuno, bisogna far giocare quelli più forti e pazienza se qualcuno mugugna.
L’importante è che sia contento il popolo viola.

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