Chissà cosa pensano gli idioti di Londra, quelli della metropolitana, della multa comminata alla Juventus per i cori antisemiti di domenica pomeriggio.
Questi giganti del pensiero, credendo di offendere, hanno dato di ebrei ai tifosi viola: 15mila euro di sanzione e diffida per un anno, con rischio di chiusura della curva.
In effetti, a pensarci bene, qualche tifoso viola è ebreo, qualcuno anche islamico o valdese, e addirittura pare che qualche ebreo tifi per la Fiorentina, non solo in città, ma in qualche angolo del mondo.
Così come immagino che qualche juventino sia di religione ebraica: lui/lei che fa?
Si offende per essere stato etichettato/a come viola o lascia correre?
E soprattutto: in questo momento quante mamme inconsapevoli stanno partorendo l’imbecille che tra sedici o diciotto anni andrà allo stadio ad urlare queste cretinate?

Vittoria meritata, senza troppe discussioni, a tratti si è vista un’ottima Fiorentina.
All’andata il resto lo faceva Kalinic, che è pure sfortunato e che è certamente lontano dalla migliore condizione.
Ma se stanno bene Borja Valero, Vecino e Badelj, tutto cambia nella Fiorentia e il gioco fluisce con maggiore continuità.
Rimane il rammarico dei tre punti in quattro partite contro avversari assolutamente inferiori e oggi quei risultati ci impediscono di sognare inchiodandoci ad un pericolosissimo quinto posto.
Atleticamente sono sembrati in ripresa, ci aspettiamo un finale di stagione importante e soprattutto non vogliamo vedere la Juve festeggiare lo scudetto al Franchi.

Andrea Della Valle ha certamente delle responsabilità sull’andamento della squadra, nel bene e nel male.
Sono assolutamente d’accordo con quanto detto da Sconcerti ieri nel Pentasport, ormai c’è presa una fissazione: se vinciamo sono bravi Sousa e i giocatori, se perdiamo tutti addosso a Della Valle e a Cognigni, che tra l’altro non ha mai detto al Corriere Fiorentino in gennaio di non voler andare in Champions.
Andrea Della Valle deciderà a fine stagione se ha sbagliato a scegliere uomini che certamente a gennaio hanno molto sbagliato, perché la storia del difensore è assolutamente intollerabile.
E anche il mancato arrivo di un paio di centrocampisti presentabili.
Detto questo, qualcuno mi deve spiegare cosa dovrebbero fare oggi Andrea Della Valle e l’odiato Cognigni.
Andare tutti i giorni al campo a motivare la squadra?
Portarli in ritiro dopo esibizioni come quelle dell’ultimo mese, anche se queste cose le decide Sousa?
Mettersi in pantaloncini e provare a giocare in difesa, magari domenica al posto di Astori?
Ragazzi, forse è il caso che ci si dia una calmata.

Smettere di essere fissato sul passato, considerato sempre più bello del presente e del futuro e invece…
Smettere finalmente di considerare i figli come qualcosa di possessivamente tuo: sono in prestito, hanno la loro vita e prima o poi prendono il volo.
Smettere di avere paura dei cani, passare con grande piacere del tempo in santa pace in un’area a loro riservata.
Ritrovare nel lavoro l’amico di una vita e ricominciare insieme un percorso molto divertente e stimolante.
Lasciare Radio Blu.
Imparare a tenere in ordine la casa.
Tifare dichiaratamente Juventus in una partita di calcio (la finale di Coppa Italia, se arriviamo quinti).

Quattro punti in sei partite, la sensazione che in tanti abbiano staccato la spina a due mesi dalla fine del campionato, con le coppe andate da tempo.
Questa squadra corre poco e corre male e sarà pure colpa del pessimo mercato di gennaio, tesi per me destituita di ogni fondamento e che se fosse vera meriterebbe l’allontanamento di tutti, ma bisogna darci una scossa perché per ora ci salvano solo i guai degli altri, prima l’Inter, ora Milan e Sassuolo.
Da tempo ho la convinzione che sia stata fatta una preparazione ad hoc per partire sparati e adesso stiamo pagando il prezzo, tre uomini su tutti sono la fotografia di questa situazione: Kalinic, Alonso e Vecino.
E Sousa mi pare in difficoltà sotto vari punti di vista, è molto più morbido del puntuto Montella post Siviglia, ma basterebbe che dicesse chiaramente di voler restare anche nella prossima stagione e tanti problemi sarebbero risolti.
Ma se continua così, saremmo noi a chiederci se lo vogliamo tenere oppure no.
E la società sarà bene che capisca fino in fondo l’enorme errore di gennaio e soprattutto semplifichi i processi decisionali, magari riducendo il numero dei dirigenti che, caso più unico che raro nel mondo del calcio, sono più dei difensori in rosa…

Bisogna rovesciare il concetto di fondo: non siamo noi a doverci meritare il sì dei giocatori, ma loro a dover sperare di essere riconfermati.
Perché spesso siamo dei maestri a farci del male da soli e quindi pensiamo solo alle nostre magagne e non a quello che succede nel giardino del vicino, che spesso è tutt’altro che più verde del nostro.
Stare nella Fiorentina è un privilegio: si è pagati regolarmente, la piazza è calda, ma non asfissiante, la città tra le più belle al mondo e non andiamo oltre sul piano comparativo per non fare la solita figura dei provinciali.
Sono proprio sicuri, non so Kalinic e Vecino, di avere una vita professionale e personale migliore a Milano o a Napoli?
Se poi si parla di ingaggi raddoppiati, allora è un altro discorso, ma questi soldi andrebbero meritati e non mi pare proprio che nella Fiorentina ci siano oggi calciatori retribuiti a valori inferiori alle proprie prestazioni.

Il valore aggiunto di chi racconta una partita di calcio via radio credo sia la propria percezione dell’avvenimento.
La puoi descrivere bene o meno bene, ma la devi “sentire” e quindi sbilanciarti e quindi pure sbagliare conseguentemente a quello che provi in quel momento.
Prendiamo il gol della Samp domenica scorsa: me lo possono far rivedere cento volte, farmi notare che Tatarusanu aveva un paio di giocatori davanti che lo coprivano, ma io mi devo fidare della prima impressione e cioè che Tata sia partito con quel secondo di ritardo che per un portiere è tutto.
E così è stato per mille e mille altre azioni raccontate in quasi 1400 radiocronache, perché quando si ha un microfono in mano e si parla della propria squadra del cuore non si è semplici notabili dell’avvenimento.
Al contrario lo si vive come quando, nel mio caso personale, si andava in Ferrovia e con quella fantastica maglia viola c’erano Antognoni più altri dieci.
Per questo continuerò a sbagliare, ma non rinuncerò mai a trasmettere le mie emozioni.
E d’altra parte, se avessi voluto essere in un altro modo, diciamo pure un radio/telecronista normale, la prossima domenica non sarei andato ad Empoli, ma in un qualsiasi altro campo della serie A per raccontare via satellite una partita qualsiasi di cui non me ne frega assolutamente niente.

I miei sospetti di una ventina di giorni si stanno dimostrando fondati: siamo stanchi, corriamo poco e corriamo male, soprattutto ci muoviamo pochissimo senza pallone.
La brillantezza di un tempo è un ricordo che fa male, basta pensare alla gara di andata contro la Sampdoria a Genova.
Il problema è che oltre ad aver preso tre punti contro Verona, Frosinone e Sampdoria non avremmo meritato di più e questo è gravissimo.
Ci stiamo avvitando e scendendo in classifica, meno male che come tutte le primavere sta rifiorendo Ilicic, oggi assolutamente il migliore in campo.
Come contro il Verona eravamo passati in vantaggio, la potevamo gestire e non ci siamo riusciti e questo è un problema di personalità, quindi un problema di Sousa
Non siamo più disillusi, ma preoccupati, almeno per me è così.

Vabbeh, ho le mie attenuanti…
E’ da un po’ di tempo che prediligo la qualità alla quantità e quindi passare del tempo con i miei figli è il massimo della vita.
Vado quindi spesso a prendere Cosimo a scuola e là davanti c’è uno splendido prato, invitante per il “matchino”, succede che sono in cinque e i novenni mi chiedono di partecipare in abiti lavorativi (e meno male che odio la cravatta!) alla sfida.
“Ok, mi metto in difesa e non tiro”: avevo detto che dopo l’infortunio dell’estate non avrei più giocato e invece…
Il resto non ha prezzo per un padre diversamente giovane come il sottoscritto, perché sono in squadra in Cosimo e dialoghiamo calcisticamente come immaginavo non sarei mai riuscito a fare visti i 46 anni di differenza.
E non mi sono neanche fatto male, ora però davvero basta, a meno che…

Per me Montella è stato un ottimo tecnico, che ha regalato gioco e quarti posti, che nella filosofia corviniana vorrebbero dire scudetti.
Non capisco quindi perché dovrebbe essere fischiato quando domenica tornerà al Franchi e non credo che alcune sue improvvide uscite sui tifosi e l’ambiente, vedi soprattutto dopo il Siviglia, scalfiscano quanto di buono realizzato nei tre anni in viola.
Quello che proprio non comprendo è però la sua tenacia nel pensare di avere ragione sulla famosa clausola rescissoria, che Montella ha liberamente firmato senza troppi problemi e che ha cominciato a stargli sulle scatole fin dall’inizio della scorsa stagione.
Per una mia costruzione mentale e morale non riesco a sopportare chi si sottrae agli impegni presi, che siano scritti o verbali: a costo di farmi del male, voglio sempre rispettare la parola data.
Per questo le disquisizioni giuridiche di Montella, con cui sull’argomento ho avuto un vivace scambio di opinioni a Palermo dieci mesi fa, mi deludono parecchio.

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