Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo
Cominciamo col ricordare che la frase non è come ho sempre pensato di Voltaire, ma di una scrittrice inglese, Evelyn Beatrice Hall.
Avete già capito di cosa parlo: non sono assolutamente d’accordo con quello che ha scritto Stefano Prizio su facebook (ah, quanti danni produce questa piattaforma infernale!) a proposito dei tifosi, ma non farò mai niente per impedirgli di esprimere le sue idee.
E siccome lo considero una persona intelligente, e anche un’ottima penna, sono rimasto colpito dalla pochezza del concetto espresso e anche dello stile, sinceramente non da Prizio.
Detto tutto questo, aggiungo che ho sempre odiato le vendette, che siano dirette o ancora peggio trasversali.
Negli anni novanta, quando la radiocronaca era a rischio perché clandestina e io ero pure il responsabile dello sport a Canale Dieci, Vittorio Cecchi provò a dare un diktat: via da Radio Blu Agroppi e Luca Frati, che invece rimasero tranquillamente al loro posto di opinionisti.
Luciano Luna mi propose un po’ di tutto purché finissimo di fare il filo diretto con Mario Sconcerti e fu invitato ad occuparsi di altre cose e potrei continuare a lungo.
Poichè Radio Bruno ed il Pentasport non hanno niente a che vedere con facebook, posso pensare di prendere provvedimenti solo se Stefano sbarella in trasmissione o insulta qualcuno.
In caso contrario sarei solo uno stupido censore, perderei credibilità con voi che ascoltate e con la redazione.
Leonardo Petri, tanto per dirne una, fu mandato via dopo che aveva detto sciocchezze colossali nel Pentasport senza volersi scusare successivamente e non certo per altre vicende personali capitategli precedentemente e che a me non interessavano assolutamente.
E così sarà per Stefano: se non vi sta bene quello che ha scritto, e secondo me avete completamente ragione, tanto che lui ha fatto una parziale marcia indietro, andate sulla sua pagina e diteglielo, ma il Pentasport non c’entra niente.
Vorrei aggiungere un altro aspetto che sfugge a molti e cioè la differenza tra chi fa parte della redazione del Pentasport e gli opinionisti.
I secondi, lo dice la parola stessa, hanno opinioni che si possono o non si possono condividere ed il mio compito è quello di “ingaggiare” chi mi sembra adatto per rendere interessante il programma, stando sempre attento a non debordare nel linguaggio e, appunto, nelle opinioni.
Se Stefano avesse detto quelle sciocchezze in diretta, sarei intervenuto per obbligarlo ad un contraddittorio e anche a delle scuse, che se non fossero arrivate mi avrebbero indotto ad altre riflessioni.
Nelle sue frasi su facebook non esiste certamente la gravità di espressioni razziste, come alcuni di voi hanno scritto: sono concetti su cui non sono d’accordo espressi secondo me molto male, ma qui per me finisce il discorso.
Un’altra cosa era se un componente del Pentasport avesse usato le stesse parole su una piattaforma accessibile a tutti, in quel caso sì che sarebbe scattata la responsabilità oggettiva e sarei stato coinvolto come direttore.